Barney e Bessy

Non poteva esserci un’idea migliore di quella, perché se così non fosse stato Barney avrebbe perso un amico, visto quello che era successo al porto solo poco tempo prima, una faccenda della quale Bessy aveva un certo ricordo, piuttosto, come dire, amaro, o se proprio non amaro, quanto meno spiacevole, che aveva ridotto il credito di Barney nei confronti di Bessy, nonostante il rapporto che li legava, perché tutti al covo conoscevano l’amicizia che univa quei due personaggi scomodi, così come tutti erano al corrente delle loro liti, tra le faccende nascoste, col loro modo di vivere giocando, il prezzo che davano alla vita, le donne che frequentavano, quelle mignotte che non sapevano far altro che starnazzare e sognare un principe azzurro, senza aver voglia di guardar fuori dalla torre, o anche solo bruciare qualcosa, così che il fumo potesse essere visto da qualcuno, che le liberasse dall’infame destino nel quale si crogiolavano, perché loro si lamentavano sempre di Barney, di Bessy, degli altri, ma in fin dei conti stavano bene così, ascoltando le storie bieche, commentando gli atteggiamenti impavidi, quelli stupidi, aprendo le cosce con fare naturale, preferendo solo un certo tipo di persone, prendendo i soldi da tutti, dandosi perfino un certo tono, soprattutto quando Bessy si presentava da loro con il suo giacchettino migliore e porgeva un mazzo di fiori, allora sì che le vedevi in cielo quelle donnacce, fiere, volgari, svogliate, perfette compagne di sbronze per gente come Bessy, Barney e gli altri, che non facevano altro che cavarsela, arguire la cosa migliore da fare e farla, per poi oziare mesi su mesi, per permettersi serate di rum e di carte, in locali sporchi, tra chiacchiere ripetitive e progetti insensati, tra un affetto fatto di cazzotti, un amore nascosto nel sangue, basato su di un codice indiscutibile, del quale solo pochi avrebbero sospettato la presenza, ma che c’era e legava tutto quel mondo senza senso, senza futuro, grazie al quale ci si poteva svegliare una mattina uggiosa e pensare che tutto era possibile, che un’intera vita di dissipazione poteva portare a raggiungere qualcosa, una meta che tutti gli esseri umani parevano ambire, puntare, ma che pochi di essi sapevano bene che forma avesse, che colore, che temperatura, che diavolo di nome, come Bessy, che un giorno l’aveva detto, il suo scopo, facendo ridere tutti i ragazzi tranne Gemma, così sensibile stracciona, la quale non ebbe dubbi sul fatto che quello sarebbe stato il suo uomo, che a tutti avrebbe dato il suo corpo, così da poter continuare a vivere, ma solo a lui lo avrebbe concesso con la mente accesa, non spenta, come faceva quando Barney le allungava qualche spicciolo nei periodi magri, qualche dollaro sonante in quelli grassi, perché Barney parlava male, e faceva male, era costantemente pericoloso e amava esserlo, non gli importava di morire, mentre Bessy era tutt’altra cosa, lui sì che sapeva essere gentile, sapeva dire grazie e non era una qualità da poco, al contrario di Barney, che non chiedeva, pretendeva, non si complimentava, prendeva atto, non proponeva, imponeva, come tutta la faccenda che era nata e per la quale quella sera Bessy si era fatto trovare in un magazzino, dove era stato obbligato a dirigersi, nonostante la faccenda del porto fosse ancora fresca. Ma Barney, si sapeva, aveva una riga in mezzo al volto, un culo parlante, come diceva il vecchio russo che tutti chiamavano semplicemente L, e Bessy alla fine ci era andato, in quel magazzino, per ascoltare la voce di Barney e per lasciarsi trasportare da una delle sue nuove trovate, per poi scoprire che la faccenda era piuttosto grave, più che scomoda, immorale e pericolosa, perché non si era parlato di furti, di truffe, di affari, si era parlato di uccidere un uomo innocente per prendere un bel gruzzolo di soldi, e la parola killer era risuonata nella mente di Bessy, rattristandolo, mettendolo a disagio, inducendolo a una riflessione, a rivalutare la vita da sobborgo, perché di assassini ne aveva conosciuti a iosa nella vita e aveva sempre preso le distanze da loro, si era sentito diverso, più integro in un certo modo, perché l’omicidio era per Bessy come varcare una linea che aveva sempre badato bene a non oltrepassare, che lo faceva sentire un po’ meglio, un po’ meno nel torto, nonostante tutto, che lo metteva su un piano più alto rispetto a Barney e quelli di quella cricca, per questo quella sera, benché avesse estremamente bisogno di soldi, disse al compare che per lui la cosa non andava fatta e che lo uccidesse lui da solo, quel povero tizio, così non avrebbe dovuto neppure dividere l’introito. Barney non aveva accettato le remore di Bessy, perché a suo modo di vedere quel lavoro andava fatto in due e non aveva altre persone di cui si potesse fidare, e aveva tirato fuori un discorso sullo spirito di amicizia, di abnegazione verso la causa della sopravvivenza, ma Bessy era stato fermo sulla sua posizione, facendo alterare Barney, che era pure sbronzo e non era affatto felice all’idea di dover ammazzare il tizio tutto solo, tanto che l’insistenza era trasbordata in imposizioni feroci, rimarcate dalle vene gonfie sul collo, dai pugni stretti al bavero di Bessy, il quale, appestato dal fiato di Barney, non oscillava e ripeteva la sua tesi, si tirava fuori e ogni volta che lo ripeteva, il compare pareva aizzarsi sempre più, fino a quando spuntò fuori quella rivoltella vecchia, usata, che Barney portava con sé una volta ogni tanto, soprattutto nelle notti più rischiose, e quella pistola traballava nelle mani di Barney, mentre Bessy aveva cambiato espressione e chiedeva al compare di rimettere via il cannone, ma l’altro proprio non desisteva e ripeteva logorroico le sue congetture, rimarcava il suo modo di pensare, ribadiva l’atteggiamento che Bessy avrebbe dovuto tenere in quella circostanza, fino a quando il grilletto era stato premuto, forse per errore, forse no, e Bessy era caduto sul sudicio e freddo pavimento di quel magazzino abbandonato, così che Barney aveva smesso di parlare ed era rimasto immobile a guardare la chiazza rossa che si allargava sotto al corpo dell’amico, mentre Bessy, incredulo a sua volta, sentiva la vita scivolargli via dal corpo, aggrappata ad un ultimo pensiero, rivolto a Gemma, sentendosi fiero di non aver seguito Barney nel suo progetto sanguinolento, felice di aver riscattato una vita di abusi con un gesto nobile, rammaricato di non averlo potuto raccontare a Gemma, la quale lo avrebbe senz’altro pianto, dolce schiava della società, unica persona tra i miliardi di esseri umani disseminati sul pianeta che aveva saputo abbracciarlo con calore, baciarlo con ardore, dare un significato al suo cammino incerto.