Caos generale

Alberto dopo aver girato un po’ tutta la Francia per piazzare i prodotti della sua fabbrica romana la S.I.M.A. – Società Italiana Macchine Agricole aveva deciso di tornare a respirare l’aria natia che gli mancava tanto. Giunto all’aeroporto di Orly ebbe la sgradita sorpresa di apprendere che tutti i voli per l’Italia erano stati cancellati per ‘mancanza di personale’. Mancanza di personale! Ma se in po’ in tutti gli stati c’era disoccupazione a non finire…inutile polemizzare, meglio accedere al più sicuro wagon lit o voiture‐lit per dirla alla francese. Fu fortunato: “Monsieur vous avez de la chance, il ne reste qu’un seul compartiment avec deux places, venez avec moi.” ‘Foraggiato’ il conduttore Alberto cercò inutilmente di prender sonno, nella fretta aveva dimenticato di acquistare qualche rivista, si mise a leggere le caratteristica della cabina: la biancheria da letto, i servizi offerti a bordo, quelli offerti al mattino…stava per addormentarsi quando il conduttore aprì la porta dello scompartimento: “Monsieur vous avez de la compagnie…” Alberto rimase senza fiato, una stangona elegante senza un filo di trucco la quale si guardò bene dal salutarlo, si addolcì solo quando chiese: “Monsieur que dites‐vous si nous changeons, je voudrais dormir dans le lit en dessous, je souffre du mal des trains.”
La ragazza aveva aspettato il suo assenso, si era sistemata nel lettino inferiore, passando sotto la luce ad Alberto parve di averla già conosciuta, impossibile fra tante persone residenti a Parigi ma il dubbio restava. Al si sporse dalla sua cuccetta alla fioca luce della lampada per lettura ebbe di nuovo la sensazione di un viso conosciuto, all’albergo Bouchois, Calogero il concierge siciliano emigrato in Francia gli aveva ‘mandato’ in camera una figona simile a quella che era in cabina con lui solo che allora la demoiselle era molto truccata ma questo era un particolare trascurabile. La dama si agitava, niente sonno. “Signorina che ne dice se ci facciamo un po’ di compagnia, sento che Morfeo non viene a trovare nemmeno lei.” Nessuna risposta, solo un pianto con singhiozzi. Alberto scese dalla sua cuccetta, si mise in ginocchio davanti e quella della ragazza e: “Adesso ti riconosco, hotel Bouchois, Calogero (Lillo) il concierge ti ha mandato in camera mia, ricordo un particolare, hai due nei al senso sinistro, non ti preoccupare sono un gentiluomo, so tenere la bocca chiusa. La ragazza si era abbracciata ad Alberto, era proprio lei quella ‘conosciuta’ da Alberto in albergo. Le stazioni ferroviarie passavano veloci, i due furono svegliati dai doganieri italiani, non avevano niente da dichiarare o meglio un ‘Ciccio’ decisamente incazzato per essere andato in bianco ma questo particolare non interessava i doganieri…All’arrivo a Roma colazione al bar della stazione Termini, nessun dialogo sino a quando: “Cara che programmi hai, io vorrei andare a casa mia…” “Non ti preoccupare per me mi arrangerò…” Alberto, animo buono comprese che la ragazza era nei guai, chissà se c’era di mezzo il siciliano. “Se vuoi puoi venire a casa mia, sono scapolo, abito in via S.Croce Gerusalemme. Come risposta un abbraccio e: “Sono Georgette, in seguito ti racconterò la mia storia, per ora accetto il tuo invito.” Raggiunta l’abitazione in taxi davanti al portone c’era Sisto il portiere che si precipitò a prendere le valige. “Ben tornato, vedo che ti sei portato appresso un bel ricordo dalla Francia!” Arrivati al quinto piano fu Sisto ad aprire la porta di casa, Alberto non ricordava di avergli lasciato le chiavi. Altra sorpresa l’abitazione era in perfetto ordine…”Non ti meravigliare merito di mia moglie Jole. Pranzo alla romana preparato dalla succitata signora, insomma un accoglimento coi fiocchi. Il giorno successivo Alberto fece rientro in fabbrica acclamato dai suoi dipendenti, era riuscito a piazzare in Francia molti loro prodotti, Georgette rasserenata era ‘rifiorita’ anche grazie al trucco, aveva stretto buoni rapporti con Jole. Il sabato sera successivo mise al corrente Alberto delle sue passate traversie. Nata e cresciuta a Bergues paese del nord francese, a sedici anni ebbe le prime esperienze negative del sesso, sua madre ricca vedova aveva conosciuto e si era innamorata di un siciliano emigrato in Francia tale Vincenzo nome storpiato in ‘Bicenzu.’ Anche allora ero come dire appariscente, quell’imbecille una notte si intrufolò in camera mia e cercò di violentarmi. Lo respinsi con tutte le mie forze ma non avvertii del fatto mia madre, innamorata di lui era capace di dirmi che l’avevo provocato. L’andata a Parigi con l’iscrizione alla facoltà di lingue mi pose per un certo periodo lontano dalle grinfie di quel maiale ma non avevo fatto i conti con la sua appartenenza alla Mafia. Insegnante al’Università un siciliano tale Corrado La Mantia, Duccio per gli intimi che mi invitò ad una riunione di amici in una villa sontuosa, potevo mai pensare… Ingenuamente bevvi una bevanda che poi compresi essere quella denominata dello stupro. Mi svegliai la mattina dopo in una strada sconosciuta. Un tale mai visto mi scuoteva: “Signorina, si sente male, la porto in ospedale?” Ci volle vario tempo per compresi che anche lui era della ‘Ndrangeda, pensai di farmi aiutare da Calogero il concierge dell’albergo Bouchois dove tu mi hai conosciuto, decisione sbagliata, anche lui… per mia fortuna aveva già deciso di fuggire da Parigi per qualsiasi destinazione, sei stato il mio angelo custode!” Il mio spirito romanesco ebbe il sopravvento: “Mè mancano l’ali.” Eravamo diventati una famiglia borghese ma istintivamente pensai che c’era qualcosa che Georgette mi aveva taciuto, ci azzeccai. Alle dieci di una mattina rientrai in casa, nessuno in portineria, aprii uno spiraglio della porta della mia camera da letto da cui provenivano labili ‘miagolii’ femminili. Ci avevo azzeccato, Jole stava ‘cavalcando la mia Georgette la quale dimostrava di gradire la situazione. Sceneggiata da parte mia con il forte rumore della porta d’ingresso sbattuta, tempo concesso alle due dame di ricomporsi e poi dalla cucina: “Cara sono in casa, dove sei?” “Ti raggiungo.” Dinanzi alla mia faccia: ‘a me non la si fa’ Georgette non tentò di metter su una scusa plausibile. “Caro quando ti ho raccontato la mia storia di prostituta ho ‘dimenticato’ di metterti al corrente che talvolta Calogero mi presentava delle lesbiche che io preferivo ai maschi perché meno violente, m’è rimasto questo ‘vizietto’…Ho compreso che vorresti approfittare dell’occasione, lo sai che per te…” Jole non era molto alta di statura ma aveva un fisico particolare: vita stretta, viso da adolescente, tette a pera, gambe affusolate, piedi da far impazzire un feticista. Mi venne in mente la mia vecchia passione per la fotografia. Rispolverai la Nikon D 18/140 – F 3,5 – 5,6, ‐ la misi in funzione per ritrarre Jole con e senza maschera di Carnevale in viso. Ero ancora bravo, ripresi molti particolari del corpo della baby , inviai le foto da me sviluppate alla rivista POLANSKI che pubblicava immagini equilibrate fra la fotografia creativa e quella effetto ‘sberla in pieno viso.’ Ebbi successo, con occhi ‘pietosi’ feci capire a Jole che meritavo una ricompensa, lo ottenni alla grande, anche Georgette partecipò alla pugna ‘magno cum gaudio omnium’.