Chanel vs. Peppe Cool - Sfida in Cassazione
Estratto dal divertentissimo libro satirico di Eugenio Flajani Galli "La Fama e la Ricchezza", disponibile presso Amazon, Google Play/Google Books, Mondadori, Feltrinelli, IBS e tantissimi altri store!
Chanel Cazzaniga (@chanel.is.real su IG) – nota influencer e content creator – una volta travolta dallo scandalo mediatico di cui fu vittima, si trasferì da Milano a Napoli per lavorare dal sig. Ciro, un sant'uomo che si mise pure una mano sulla coscienza e cercò di venirle incontro e di aiutarla, ma solamente perchè si trattava di una bella ragazza, altrimenti non gliene sarebbe potuto fregar di meno. Cercò dunque di far sentire Chanel importante nonostante la sua condizione di disabilità, mettendola così in contatto con un’associazione di suoi pari sulla sedia a rotelle, che stava organizzando un convegno a Napoli dal titolo “Diversamente abili nel Mezzogiorno: aspetti storici, normativi e sociologici”, con ospiti politici, sindacalisti, un avvocato specializzato nell’assistere in giudizio disabili veri o falsi che fossero, una psicologa a caso che non aveva altro da fare quel giorno, e così via. Tale associazione, che di certo non aveva chissà quale budget, cercava anche qualche ospite VIP a basso costo, di modo da pagarlo il meno possibile ma allo stesso modo di guadagnarci in termini di prestigio e visibilità; di conseguenza acconsentì alla richiesta del sig. Ciro di far partecipare Chanel al convegno in qualità di ospite d’onore. L’altro ospite d’onore era tale Peppe Cool, uno stand‐up comedian locale noto soprattutto per il fatto che forse era l’unico stand‐up comedian a recitare i suoi pezzi da seduto, sulla sedia a rotelle. Oltre a qualche testo autoironico sulla disabilità e la vita da disabile, per evitare di deprimere l’audience recitava prevalentemente un repertorio incentrato su temi maschilisti e con battute misogine, forte del fatto che non sarebbe stato criticato, ovvero insultato, ovvero denunciato più di tanto dato che in ogni caso avrebbe potuto difendersi facendo la vittima e dicendo che chi lo attaccava era una brutta persona che se la stava prendendo con un povero disabile costretto sulla sedia a rotelle. Costui, che prima di parlare non aveva fatto altro che fissare il generoso décolleté che Chanel esponeva per l’occasione, appena prese la parola non fece altro che bersagliare la signorina Cazzaniga prendendola in giro, deridendola, e più in generale facendo battute molto pesanti sulle donne citando tutta una serie di luoghi comuni ad esse associati. Ad esempio disse che a Chanel era stata assegnata una sedia a rotelle appositamente progettata per il suo deretano, dal momento che una sedia a rotelle normale non avrebbe potuto nè reggerlo, nè tantomeno contenerlo. Poi disse che le donne dal seno prosperoso attirano l’attenzione maschile per il semplice motivo che ricordano i palloni del calcio, e che pertanto il sesso femminile, per risultare di un qualche interesse agli occhi di quello maschile, dovrebbe avere un qualche motivo di attinenza con lo sport calcistico. Meglio se quando, durante ogni partita del Napoli, la donna si mettesse a quattro zampe e facesse il servizietto al marito o compagno intento a guardare la TV, al fine di intrattenerlo per bene durante questo sacro momento televisivo; dopodichè, laddove il Napoli segnasse, una moglie o compagna ideale dovrebbe spogliarsi e twerkare accanto al televisore per festeggiare, e inoltre servire e riverire il suo uomo con popcorn e birra ghiacciata no‐stop. E la più grande soddisfazione per lei sarebbe stata vedere il suo uomo ruttare di gioia, giacchè questo era il verso che confermava che lei si era comportata da brava moglie o compagna che fosse. E questa era la donna ideale, mentre quella riprovevole era descritta come femminista, spendacciona, frigida, piagnona, cagacazzi e non devota al sacro e onnipresente tema calcistico. Una donna simile, sottolineò Peppe Cool, può anche disinteressarsi alle palle calciate in campo, ma solo ed esclusivamente se poi si dedicasse con impegno e passione ad un altro tipo di palle. Ascoltate queste ed altre perle di stand‐up comedy, Chanel non potè far altro che sforzarsi di fingere di essere divertita, ostentando anche un (amaro) sorriso. A un certo punto, però, iniziando a spazientirsi, fece cenno a uno degli organizzatori di avvicinarsi, e così gli comunicò che l’intervento dell’altro ospite si stava prolungando ben oltre la mezz’ora che come da scaletta gli era stata dedicata: in tal modo ella temeva che stesse sottraendo tempo per il suo intervento, che era l’ultimo in programma e previsto subito dopo quello di Peppe Cool. Il signore dell’associazione che aveva organizzato il convegno la rassicurò prontamente dicendole che ella avrebbe parlato subito dopo e per tutto il tempo originariamente previsto, e che loro dell’associazione non potevano comunque chiedere al comico di smetterla con il suo pezzo dato che tutta la sala si stava divertendo e pertanto sarebbe stato scorretto nei confronti del pubblico. In realtà, però, l’associazione aveva sin dall’inizio stabilito di invitare la signorina Cazzaniga giusto perchè di bella presenza, di modo da poter così richiamare più gente e allo stesso tempo arredare la sala polifunzionale come Madre Natura arredava lo studio di Ciao Darwin, non essendoci d’altronde mai stata intenzione alcuna di farla parlare: ecco perchè permettevano che andasse avanti il pezzo comico anche durante l’arco temporale in cui avrebbe dovuto parlare Chanel. “I milanesi sono noiosi e non ha senso che parli una milanese, per giunta ca’ a Napul’, se ci sta o’ comico che fa ridere” commentò il presidente dell’associazione. Di fatto, appena Peppe Cool terminò il pezzo si erano fatte le 8 di sera, e Chanel non potè nemmeno prendere il microfono in mano poichè il moderatore annunciò che il convegno era finito, per poi recarsi da lei e spiegarle che la sala era prenotata fino a quell’ora, quindi non sarebbe nemmeno stato possibile continuare. Ciò disconfermava quanto detto dall’altro membro del direttivo dell’associazione, che però già se ne era andato poco prima, proprio per evitare l’intuibile reazione di Chanel. Ella, incazzata nera, all’uscita dalla sala polifunzionale raggiunse Peppe Cool e gli disse di essere un grandissimo scostumato, un deficiente, un ignorante, che le sue battute facevano cagare, che era anche un pervertito per come la stava guardando, eccetera, eccetera. A quel punto egli le rispose “E che cazz’ sarà mai! Pe’ du’ zinne rifatte...”. “Ah! Si vede pure quanto sei sfigato perchè non sai nemmeno distinguere un seno naturale da uno rifaAHHHHH!” urlò Chanel, dato che Peppe Cool le aveva messo la mano in mezzo al seno al fine di verificarne l’autenticità. A quel punto si avvicinò altra gente, incuriosita da quello che stava accadendo, e Chanel urlando spiegò che Peppe Cool la voleva violentare, giacchè le stava mettendo la mano in mezzo al seno – che già aveva fissato prima al pari di un pervertito – e poi sicuramente sarebbe passato anche a fare altro, per scendere più in basso e abusare così di tutto il suo corpo. A quel punto Peppe Cool cercò inizialmente di sdrammatizzare e poi mise altresì in guardia gli astanti da Chanel, dicendo che, come si poteva intuire dal suo accento, era una milanese, e pertanto occorre stare sempre attenti a quello che dicono o fanno i milanesi, giacchè è risaputo in tutto il mondo che sono una razza di truffatori e malfattori che se ne infischia delle leggi e che non aspetta altro che raggirare ignare vittime, come anche qualche onesto napoletano per bene. In ogni caso, dato che si erano avvicinati anche dei vigili urbani – più che altro perchè avevano sentito urlare che c’erano di mezzo le tette – ai quali Chanel chiese di stilare un verbale, dato che ella era intenzionata a sporgere denuncia nei confronti di Peppe Cool. Ma una volta querelato il comico, non pagando alcuna spesa di giudizio giacchè poteva avere accesso al gratuito patrocinio, il tribunale le diede torto dato che non c’erano testimoni che potessero deporre a suo favore accusando Peppe Cool di averle toccato il seno. D’altra parte nel momento in cui egli le toccò il seno non c’era nessuno ad assistere e, fatto grave, Chanel non si era nemmeno data da fare per trovare testimoni falsi, dato che tale usanza non rientrava negli usi e costumi a cui era abituata e di conseguenza ancora non l’aveva acquisita. Inoltre il tribunale respinse anche l’accusa secondo cui Peppe Cool le stesse fissando il seno in un modo così perverso al punto che per come la stava guardando, ella “si sentiva stuprata”. Infatti il giudice sottolineò che una violenza sessuale, per essere tale ai sensi dell’art. 609‐bis c.p., deve necessariamente manifestarsi quantomeno a livello fisico. La signorina Cazzaniga fu quindi condannata a rimborsare le spese di lite, ma ella non rimborsò alcunchè giacchè era di fatto nullatenente e dunque la controparte non poteva pignorarle alcunchè in quanto non aveva nè immobili nè veicoli intestati, non aveva conti correnti, non aveva un contratto di lavoro che consentisse ai creditori di aggredirne il quinto (infatti il sig. Ciro l’aveva assunta a nero) e praticamente le uniche fonti di reddito ufficiali erano l’ADI e la pensione di invalidità, entrambe non pignorabili. Di conseguenza, nonostante avesse vinto la causa, Peppe Cool aveva comunque perso, poichè non avendo il gratuito patrocinio dato che oltre a fare serate di cabaret lavorava – si fa per dire – pure come impiegato delle poste, essendo stato assunto in virtù della sua presenza all’interno delle categorie protette, dovette pagare l’avvocato e il contributo unificato. Chanel, essendosi capacitata delle peculiarità di questa usanza di fare causa a spese dello stato (cosa di cui a Milano non aveva mai sentito parlare), decise che le conveniva fare pure un’ulteriore causa perchè tanto non le costava nulla. Impugnò pertanto la sentenza di primo grado ricorrendo in appello, ma anche in secondo grado i giudici diedero ragione a Peppe Cool, confermando di fatto la sentenza precedente e (ri)condannando Chanel a indennizzare la controparte per le spese di lite. A quel punto il povero Peppe Cool, vincendo contro una nullatenente col gratuito patrocinio, aveva di fatto perso, sia a causa delle ulteriori somme spese per il ricorso in appello, sia a causa di tutte le conseguenti arrabbiature. E dato che non c’è due senza tre, la signorina Cazzaniga ricorse in Cassazione. Qui, però, accadde che la sentenza fu ribaltata: infatti il giudizio insindacabile degli Ermellini, prendendo come riferimento la sentenza della Cassazione Penale n. 19562 del 2004, sentenziò che l’illeceità dei comportamenti deve essere valutata alla stregua del rispetto dovuto alla persona e sulla loro attitudine ad offendere la libertà di determinazione della sfera sessuale, che prescinde dal grado di intrusione corporale subìto dalla vittima. La Corte Suprema sottolineò altresì la fondamentale importanza di considerare anche gli aspetti psicologici e interiori coinvolti negli abusi di natura sessuale, sostenendo giustamente che non è necessaria la mera violenza di tipo fisico per integrare il reato di violenza carnale, ma che può anche bastare quella di tipo psicologico. Chanel, di conseguenza, aveva tutto il diritto di sentirsi stuprata per il modo minaccioso, perverso e altresì abominevole in cui Peppe Cool aveva fissato il suo décolleté, causando un grave nocumento alla candida coscienza di una “ingenua ragazza di sani principi e dall’integerrima rettitudine morale”, come ella stessa si era descritta nel corso del processo. E la cui descrizione non era stata messa in dubbio dagli Ermellini, i quali d’altronde non conoscevano appieno la signorina Cazzaniga, non essendo essi iscritti a OnlyFans. Peppe Cool fu dunque condannato a indennizzare la signorina Cazzaniga per il danno subìto, e a sostenere tutte le spese processuali – anche quelle che lo stato aveva speso per far costituire Chanel col gratuito patrocinio – di tutti e tre i gradi di giudizio. Eccitatissima per l’esito della causa, Chanel postò subito sui social la relativa sentenza e prese anche in giro il povero Peppe Cool, scrivendo che “A dispetto del nome, non ha avuto tanto culo” e che “Se non mi paga fino all’ultimo cent gli pignoro tutto iniziando dalla sedia a rotelle di modo che si ritrovi col culo per terra”, spiegando inoltre che “Prima era lui a fare battute sul mio culo, adesso le faccio io sul suo. E spero proprio che si ritrovi in mutande”. Questa, appunto, fu la reazione che sarebbe avvenuta 10 anni più tardi, con la fine della causa approdata in una remota sezione della Cassazione Penale.
Il resto del racconto nel libro "La Fama e la Ricchezza" di Eugenio Flajani Galli, disponibile presso Amazon, Google Play/Google Books, Mondadori, Feltrinelli, IBS e tantissimi altri store!
Dott. Eugenio Flajani Galli
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