Compleanno

Un compleanno, a una certa età, la mia, è una sinfonia di sensazioni. Poche, le piacevoli, troppe, quelle sgradevoli, o, per lo meno, non pertinenti allo spirito di una festa. Tra le piacevoli, l’innesco di una cascata di ricordi, di volti sorridenti, di giornate di luce, di colori, che vivono in ogni icona del nostro cervello. L’aprirsi di una porta e il volto dei genitori, giovani, che t’inonda di suoni cari. I baci, gli abbracci, parole che attendi. Regali parchi, dato il periodo di dopoguerra. Un libro, un indumento necessario, ma non bello. Il poter smettere il cappotto rivoltato di Zia Maria, con un taglio di stoffa nuovo, da portare alla Cipollina, la sarta di casa. . “Auguri Papà”, bigliettini con piccoli disegni infantili, mi creano il volto dei miei due figlioli. Sono gradini della loro crescita, che riportano l’arricchirsi del contenuto lessicale con il trascorrere degli anni. Le loro voci e il balzo nel lettone a raggiungermi di prima mattina. Eravamo consci del valore irripetibile di quei momenti? Non ne sono sicuro. I miei diari trattengono nel tempo solo questi grafiti d’affetto. Iniziai a scrivere il mio primo diario, una sera d’inverno, uscendo dal radiologo con mio padre. Quell’ombra, al polmone, mi comunicò, quella sera, che mio padre non era immortale, come, sino allora, avevo creduto. Ora, la manovella del vecchio proiettore ha preso la corsa, gli anni sono trascorsi lasciando luci e cicatrici indelebili. Le sensazioni spiacevoli, avevamo detto? L’essere della schiera dei superstiti, ti dovrebbe dare egoistiche forze vitali, invece, ti arricchisce il dubbio, che ti porti dietro, da anni, di non aver capito nulla, su ciò che si chiama vita. Un sorteggio di spirito, al riparo del nulla, che chiamano morte. Volti sorridenti di amici, svaniti, seguendo turni accurati, meditati da chi? Perché loro e non io? Ora il tempo non ti concede illusioni. “ C’è una porta che non riaprirò” dice il poeta. E se, una sera, prima della partenza, guardi le luci di Place Vendome, a Parigi, ti poni la stessa domanda. “ La rivedrò?” Lo sguardo degli altri, quelli che tu valuti estranei, ti ferisce, quando intravedi la loro sorpresa nello scorgerti ancora vivo. .” Dottore …lei ! Come sta?” Alcuni incontri hanno dell’addio tragico: “ Dottore, fatevi baciare” . E quelli sono i momenti più pericolosi per il mio fisico, in quanto, improvviso una rappresentazione di un benessere e di una gioventù, che non ho, salendo le scale in fretta o attraversando la strada, in uno slalom imprudente, tra macchine, da baldo ragazzaccio.