Così potrò curare il mio amore

Fabio Bolognesi stava scrivendo qualcosa in un fogliettino, quando suonò il citofono di casa.  Fabio si mise il fogliettino in tasca ed andò ad aprire. Quel pomeriggio aspettava ospiti. Dovevano venire da Como due vecchi amici d’università, Pietro e Maria.
“Weee Fabio! Quanto tempo…come stai?” disse immediatamente Fabio.
“Va tutto bene vecchio amico mio” rispose Fabio. “Fammi salutare Maria”. Fabio salutò Maria con due baci sulle guance e li invitò ad accomodarsi in salotto.
“Elisa dov’è?” chiese Maria. “ Ci piacerebbe salutarla. È possibile?”
“Sicuramente” rispose Fabio, “è in camera da letto, è stata poco bene. Adesso sediamoci che dopo la andrò a chiamare”.
“Come sta reagendo alla malattia?” domandò Pietro.
“Beh, abbastanza bene direi. Solo in questi ultimi giorni sta avendo piccole crisi…ahimè amici, ci sono momenti che non si ricorda neanche di me”.
“Non ti abbattere Fabio” disse Maria. “Stai facendo tanto per Lei, sono tanti anni che la curi con dolcezza e affetto. L’amore reciproco che provate vi darà la forza per andare avanti”.
“Bah, dai , cambiamo discorso. Sono anni che non ci vediamo. Come procedono le vostre vite?” disse Fabio. “Ah, una curiosità: ancora non avete raggiunto le nozze d’oro, no?”
“No, ancora ci mancano sette anni” rispose Pietro.
“ Vergognati, non ti ricordi neanche la data del nostro matrimonio!” disse Maria accennando un sorriso.
“Ah, se è per questo a fatica ricordo quella del mio matrimonio”.
Intanto Fabio chiese a loro se gradivano un amaro. Risposero dì sì. Gli offrì un liquore al cioccolato fatto in casa. Glielo donò una cugina che viveva nel loro stesso quartiere a bologna. Questa cugina era diventata come una sorella per Fabio, e si prendeva cura di Elisa quasi al pari di lui, da quando gli diagnosticarono, dieci anni prima, la patologia dell’ Alzheimer.
“  Vado a svegliare Elisa” disse Fabio. Nel frattempo gli pose dei biscotti sul tavolino. “Mangiateli” disse. “Sono buonissimi”.
Salì nel piano di sopra dove stava la camera da letto. Quando aprì la porta la trovò a terra, stava cercando di salire nella sedia a rotelle da sola. “Ma cosa stai facendo!” gli urlò Fabio. “ Perché non mi hai chiamato?”. Così la mise sulla sedie a rotelle e si assicurò che non avesse niente di rotto. Stava bene, quindi la portò dagli ospiti.
Nonostante la sedie a rotelle non era difficile scendere le scale : avevano montato una specie di sedia – ascensore, che avrebbe permesso ad Elisa di scendere con facilità al piano di sotto.
Quando Fabio portò Elisa in salone, Maria e Pietro rimasero sorpresi nel vederla in sedie a rotelle. Non si aspettavano che fosse già arrivata a questo stadio.
Maria si alzò per dargli un bacio. “Come stai Elisa?” gli domandò. “Io sono una tua amica, sono venuta da lontano solo per vedere te”.
Elisa , però , non rispose nulla.
“Non  pretendere che ti risponda” disse Orlando. “Spesso non risponde neanche a me. Probabilmente non ti ha ascoltato neanche, è semplicemente persa nel suo mondo”.
“Capisco” rispose Maria. “ Comunque, è sempre un piacere rivederla”.
La visita durò fino ad ora di cena. Fabio li invitò a  stare per mangiare, ma loro rifiutarono. Volevano tornare presto a casa che domani avrebbero lavorato.
Quando i due uscirono dalla casa, Fabio tornò in salotto, dove si accese una sigaretta. Era l’ultima sigaretta del pacchetto, cosi attorcigliò  il pacchetto e lo pose sul tavolo. Elisa sembrava essersi addormentata: aveva la testa piegata, appoggiate sulla spalla destra. Fabio si sedette sulle ginocchia proprio di fronte a lei e le prese le mani. Ivi si mise a piangere. Le lacrime cadevano come pioggia sopra la sua mano, ma lei continuava a dormire.
Un’ ora dopo troveranno due corpi senza vita nel giardino che fa da entrata ad un condominio della periferia di Bologna. I corpi erano quelli degli anziani coniugi “Bolognesi”.
Nel giornale del mattino si leggerà che Fabio bolognesi “ Getta la moglie dalla finestra, poi si lancia nel vuoto”.
Nelle tasche del suo pantalone troveranno un fogliettino con scritto: “ Così potrò curare il mio amore”.