Domenica 15/03/2015 Il Viaggio dell'anima

A volte, le più grandi intuizioni sulla vita, sulla nostra essenza, sui grandi perché del nostro cammino, non sono altro che il bagaglio, insperato e provvidenziale, di un viaggio.
Suona banale o quasi scontato, ma spesso dimentichiamo quanto viaggiare sia importante, quanto quelle immagini, che corrono davanti ai nostri occhi, siano destinate a rimanere impresse e, forse, a far scaturire qualcosa. E non servono grandi mete, luoghi esotici o avventure da mille ed una notte: basta solo aprire gli occhi, ascoltare il proprio cuore e lasciare la mente libera di spaziare e di intrufolarsi anche negli angoli più
remoti ed indesiderati del nostro animo.
Non è difficile, ci diciamo, crediamo sia un'operazione tanto banale, quanto inutile, ma, in realtà, si minimizza sempre ciò di cui, in fondo, si ha un pò paura, ma si fa fatica ad ammetterlo. E allora ci nascondiamo dietro a tecnologici tablet, a giornali pieni di notizie apocalittiche o all'ultimo album del nostro cantante preferito, cercando di smorzare quel rumore di fondo che ci assilla e, magari, ci chiede di essere considerato un po' di più, perché anche lui ha qualcosa da dire.
Eppure, di tutto l'incessante vociare, condividere e twittare della società moderna, forse ci è sfuggita proprio la pacata bellezza di una consapevolezza interiore, di una voce interna che conosce i nostri pensieri e continua ad accompagnarci, commentando gioie, delusioni, sorprese di ogni giorno che passa.
Ho imparato ad intrattenere deliziosi dialoghi con questa voce tempo fa, all'inizio della mia avventura nel mondo universitario trentino: imparai presto che fare l'università in un luogo distante non significa solo grande autonomia e un nuovo capitolo tutto da percorrere, ma anche avere tanto tempo a propria disposizione, in quei regionali veloci che tanti lavoratori, pendolari, giovani italiani prendono frequentemente, proprio come me. Così, ho cominciato a guardare fuori, a lasciare che i miei occhi abbracciassero i differenti paesaggi che incontravo, a sbirciare cosa facessero i miei compagni di viaggi, scrutare i loro volti e cercare di interpretare le loro emozioni, le loro smorfie. E, credetemi, nulla sorpassa la bellezza di questo lento soffermarsi, di questa silenziosa esplorazione della realtà, di questo tempo speso a capire se stessi ed il perché si è proprio lì, in quel momento.
Ho capito così che un raggio di sole, abbagliante e con la sua luce avvolgente, è capace di rischiarare qualsiasi nube possa addensarsi nel mio cuore e riesce sempre a strapparmi un sorriso e rendermi grata per essere qui, anche oggi, ad ammirare questo spettacolo.
Ho capito che non c'è nulla di più bello di osservare il mare con le sue coste, increspate dalle onde, con gli scogli che affiorano appena dalle acque e l'orizzonte da abbracciare con lo sguardo, per poi alzare gli occhi e ritrovarsi, come d'incanto, davanti a cime impreziosite dal candore puro della neve, a montagne imperiose e possenti, pronte a toccare il cielo: nulla, come questi due paesaggi, potrebbe meglio descrivere il percorso della mia vita.
Ho capito, infine, che la vera umanità è quella che si incontra nei binari di una stazione, fra le sue scale labirintiche e davanti a quegli enormi tabelloni elettronici: è racchiusa nella gioia di una nonna nel riabbracciare il nipotino che non vedeva da tempo, nel fidanzato che stupisce la sua amata e le darà quel bacio bramato da settimane, nel padre che torna a prendere la figlia e le sussurra, con grande commozione, "bentornata a casa".
E se noi ci immergessimo un po' più in questo viaggio e sentissimo dentro di noi le emozioni provate da quei volti, da quegli sguardi, da quegli sconosciuti, eppure così simili a noi, il mondo, ne sono sicura, sarebbe davvero un posto migliore.
Cecilia Cozzi
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