Due gemellini davvero speciali

“Driiiiiiiiiiiin” il suono della campanella decretava la fine di un’altra giornata di scuola. I bimbi correvano festanti verso l’uscita e si fermavano senza varcare la soglia cercando di intravedere in lontananza i loro genitori. C’era come sempre chi andava a scuola con piacere e chi invece aveva bisogno di essere maggiormente invogliato al fine di ottenere risultati migliori. Tra i mille e più bambini che popolavano quella scuola, vi erano Elisa e Davide, due bimbi disabili, costretti a stare su una sedia a rotelle, a causa di alcune complicazioni avute alla nascita. La loro condizione li aveva portati a emarginarsi dal resto della loro classe e non di rado dovevano sopportare i loro compagni che continuamente li deridevano. Fortunatamente questi due gemellini speciali, avevano alle loro spalle una famiglia molto unita che quotidianamente soffriva con loro ogni singolo disagio e con grande dedizione, si occupava di quei figli con l’amore incondizionato di ogni genitore. Era, però una famiglia abbastanza modesta, vivevano infatti al decimo piano di un grande palazzo popolare, abitato da persone poco raccomandabili dove non vi era un ascensore che potesse facilitare ai due bimbi l’accesso al loro appartamento. Ogni giorno gli sforzi per condurli a scuola erano molteplici, i loro genitori dovevano prenderli in braccio per aiutarli a scendere le scale e farli avvicinare al pullmino che veniva a prenderli. Elisa e Davide erano iscritti al terzo anno delle elementari con enorme profitto e ciò ripagava i loro genitori delle fatiche quotidiane alle quali erano costretti. Anche le loro maestre erano felici del loro andamento scolastico e spesso li indicavano come modello da seguire per gli altri bambini. Questa cosa dava un po’ fastidio agli altri alunni, l’idea della competizione non piaceva a nessuno, quindi Elisa e Davide erano puntualmente bersagliati dai loro compagni meno bravi che li definivano secchioni. Erano principalmente i bambini più grandi della scuola a deriderli continuamente appena li vedevano passare sulla loro sedia a rotelle.
Un giorno, mentre un collaboratore scolastico li accompagnava in bagno, durante la ricreazione, si presentarono due ragazzini dell’ultimo anno dalla cui espressione sembrava che volessero aggredirli. Il loro accompagnatore si era per un attimo allontanato, fu così che quel bulletto, di qualche anno più grande Davide, ne approfittò per colpirlo con un pugno in pieno volto, abbastanza forte da procurargli alcune ferite sul viso. L’episodio fece immediatamente il giro di tutta la scuola e scatenò un vero putiferio tra le famiglie di tutti gli allievi. L’indomani una delegazione di genitori si recò dal dirigente scolastico per chiedere spiegazioni su quanto accaduto il giorno precedente. Tra questi vi erano anche i genitori di Elisa e Davide che, al termine di un’animata discussione con il preside, decisero di ritirare i loro figli da quella scuola. Non potevano sopportare che i loro bambini fossero trattati con tanta crudeltà a causa della loro disabilità. “Non possiamo più tollerare che questa situazione vada avanti” Tuonò il padre dei gemellini rivolgendosi al dirigente. “I nostri figli non possono continuare a subire simili vessazioni, non è giusto che i nostri figli vedano la scuola come un incubo”. Il dirigente in un primo momento non rispose, sapeva benissimo di trovarsi davanti a dei genitori con una grande ferita nel cuore e per di più molto preoccupati per i loro figli. In seguito cercò di convincerli dicendo loro che la scuola era un’importante tappa per la crescita di ogni bambino in particolare per Elisa e Davide che erano considerati “speciali”.
Nonostante le parole di convincimento del preside, i genitori di Elisa e Davide apparvero irremovibili, vollero a tutti i costi ritirare i loro bambini da quella scuola e affidarli a un istituto privato in cui erano sicuri che non accadessero episodi spiacevoli di violenza e discriminazione. Per qualche giorno i due bambini rimasero a casa, in attesa che i genitori trovassero per loro una degna sistemazione. Durante quei giorni di assenza obbligata da scuola, i due gemellini mostrarono tutto il loro disagio, la loro abitudine quotidiana era quella di stare in classe e seguire le lezioni con impegno e quella permanenza forzata a casa li disorientava non poco.
Alcuni giorni dopo, arrivò finalmente per Elisa e Davide, il momento di ritornare fra i banchi. I due piccoli non stavano più nella pelle, amavano la scuola e la voglia di apprendere non li aveva di certo abbandonati. Furono così condotti dai loro genitori, presso un istituto privato, dove ad accoglierli, arrivò un uomo con una lunga barba e dall’aria molto severa. Quell’uomo era il sig. Giovanni, da molti anni direttore di quella struttura e del quale si diceva che fosse un bravissimo educatore. I due gemellini rimasero spaventati dall’aspetto fisico di quell’uomo e stettero per un bel po’ rannicchiati sulla loro sedia a rotelle. Arrivò subito un collaboratore che li condusse nella loro classe.  In quella struttura regnava un silenzio quasi spaventoso, era molto diversa dalla scuola che Elisa e Davide avevano da poco smesso di frequentare. Per i corridoi non si sentivano voci e tutto sembrava spettrale in quell’istituto. I due bimbi entrarono nella loro classe e, dopo una breve presentazione, rimasero ad ascoltare la loro insegnante spiegare la lezione del giorno. Era ormai trascorsa una settimana dall’ingresso di Elisa e Davide in quella nuova scuola e, nonostante quello strano silenzio tutto sembrava procedere per il meglio. I bambini sembravano aver superato le difficoltà legate alla loro disabilità e seguivano le lezioni con la loro solita serietà.
I problemi erano però dietro l’angolo per i due gemellini; una mattina, mentre  con la loro classe, si stavano recando a mensa, si imbatterono in quel collaboratore scolastico che li aveva accompagnati in aula il primo giorno. Li avvicinò per dare loro delle caramelle chiedendo di seguirlo. I due bambini cominciarono a camminare, spingendosi con le loro carrozzine, lungo un immenso corridoio. Arrivarono fuori la porta di una stanza, il collaboratore la aprì e improvvisamente si materializzò dinanzi ai bambini il signor Giovanni che iniziò a schiaffeggiarli senza un valido motivo. Gli schiaffi andarono avanti per alcuni minuti, la stanza era lontana dalle aule e nessuno poteva udire i lamenti di Elisa e Davide. Il signor Giovanni continuava a inveire contro quei poveri bambini: “Brutti piccoli handicappati, ne ho abbastanza di voi, siete ridicoli su quella carrozzina”. Questa era la frase che i due gemellini si sentivano ripetere continuamente dall’uomo dalla lunga barba che, dietro quell’aria da severo educatore, nascondeva una personalità malvagia che sconfinava nell’odio profondo per i bambini con difficoltà motorie. Le vessazioni e le percosse contro quei due innocenti fanciulli andarono avanti per giorni, ogni volta tornavano a casa con i chiarissimi segni di ciò che subivano ed erano costretti a raccontare ai loro genitori la solita bugia: erano caduti durante l’ora di educazione fisica e i lividi erano dovuti al colpo subìto. I genitori dapprima credettero alla versione dei loro bambini, ma quei lividi erano presenti da troppo tempo sui loro volti e decisero quindi di indagare e andare fino in fondo a quella faccenda. Il papà di Elisa e Davide decise di fare tutto da solo appostandosi per ore intere in un parco pubblico situato di fronte l’istituto e dopo alcune ore di attesa, vide ciò che gli occhi di un genitore non vorrebbero mai vedere. Il signor Giovanni entrò nella sua stanza seguìto dal suo collaboratore e dai bambini. Elisa fu alzata dalla sua sedia a rotelle e messa in un angolo in modo che non poteva muoversi, mentre Davide era schiaffeggiato dal signor Giovanni. Un forte senso di rabbia penetrò nel cuore di quel papà nel vedere quelle scene e decise subito di intervenire con l’aiuto della polizia. L’indomani si presentò nell’istituto con due poliziotti che immediatamente condussero in carcere il signor Giovanni e il suo collaboratore cogliendoli in flagranza di reato. I gemellini tirarono così un sospiro di sollievo abbracciando forte il loro papà. “Scusaci papà se non ti abbiamo detto nulla” esclamò Davide piangendo. “Quel signore ci ricattava e avevamo paura”. “Tranquilli piccoli miei” rispose il papà. “Adesso è tutto finito e ritornerete nella vecchia scuola, dove adesso vi attendono a braccia aperte”. Qualche giorno dopo, Elisa e Davide fecero ritorno nella loro vecchia scuola e ad accoglierli ci furono proprio tutti: dagli allievi a tutto il corpo docenti. C’era anche quel ragazzo che alcuni mesi prima, aveva colpito Davide con un pugno, il quale immediatamente si scusò con lui giurandogli di non farlo mai più. I due gemellini speciali avevano finalmente ritrovato il sorriso e potevano proseguire con serenità il loro percorso di studi, circondati dall’affetto dei loro compagni e delle maestre che in breve tempo, fecero loro dimenticare lo spavento patito con le violenze del signor Giovanni, facendoli questa volta sentire accettati da tutti.