Due giorni di vantaggio su Cristo

Nella notte gridava parole incomprensibili, corse verso il treno e ci si piazzò davanti. Fu investito. La madre ne raccolse i pezzi la mattina dopo, le orecchie erano intere, poi il naso, il busto intatto per metà ma totalmente dissanguato.
Raccolse il tutto, o meglio, il resto e lo dispose in una cassa, la interrarono ma prima ci fu un funerale. La madre pianse, gridava parole incomprensibili
Il giorno dopo lui risorse ed era in anticipo di due giorni, due giorni di vantaggio su Gesù Cristo.
Poi riprese a gridare e la cosa si ripeté la settimana successiva. Fu investito, raccolto, pianto e risorto. Mio cugino era così, un distratto mentecatto che ogni qual volta che ritornava al mondo ripeteva gli stessi errori.
La predicazione implica la stasi degli ascoltatori e predicare a un treno nella notte è senza dubbio un suicidio, ma certamente non volontario, almeno nel suo caso. Un predicatore nato nel Novecento è pur sempre un predicatore e un predicatore non si ammazza da solo ma predica fino a che qualcuno non lo ammazza. Così, imbevuto di volontà divina e svuotato della propria, non può far altrimenti che donare se stesso credendo di donare Dio, ed è per questo che mio cugino si dà al treno, simbolo della modernità e di tante altre cose moderne e ancora un po’contemporanee.
Tanti anni fà era forse meno rischioso imbastire una qualsivoglia predicazione, oggi il pericolo è quello di confondersi tra la confusione e tentare di fermare coscienze smosse da attivatori di comportamento ben più forti della parola declamata.
Gesù Cristo oggi non sarebbe percepito più come matto, rivoluzionario, come portatore di novità, oggi sarebbe un mentecatto qualsiasi e confondendosi nella confusione finirebbe con il confondere in se stesso il suo rapporto con le cose da dire e le persone a cui dirle. Troverebbe un treno pronto a segargli le gambe ben prima d'essere giudicato e crocifisso. Sarebbe così una giustizia sommaria a dover condannare una predicazione... oggi come oggi... sommaria.