Due mondi

Eustachio per dimenticare i suoi recenti guai sentimentali si era recato in una sala da ballo di Roma, ‘Il Tritone’ frequentata da chi si poteva permettere di pagare un ingresso ben superiore agli altri locali simili. Tutto era ordinato e tranquillo, niente musica rock, un’orchestrina con pianoforte che lui amava per averlo suonato da giovane, ottoni e violini come ai tempi d’oggi non se ne trovano più facilmente, in giro ci sono cantanti, i rap che parlano invece di cantare, la loro viene chiamata musica pop o punk mah… Nei locali della movida alcuni giovanissimi mischiano droga ed alcol con conseguente ricovero in ospedale e talvolta ‘fanno visita’ in orizzontale al Verano, insomma persone che a lui cinquantenne non piacevano proprio, forse era fuori tempo. Eustachio era in lotta col mondo dei più giovani, di recente Eu, come lo chiamavano gli amici aveva subito l’onta delle corna da parte di Mirella Modigliani sua convivente da tempo che l’aveva fatto becco con un toyboy come ormai di moda. Professore di matematica gli venne in mente la storia di Vulcano e di Venere di lui consorte, quest’ultima aveva concesso le proprie ‘grazie’ a Marte. Vulcano poteva lamentarsi solo in parte, era brutto e sciancato, lavorava in officina ed aveva poca confidenza con l’acqua ed il sapone, sessualmente…. Il dio del fuoco poco signorilmente aveva messo delle catene nel letto dove i due amanti si incontravano con la conseguenza che Venere e Marte, incatenati non combinarono nulla in campo sessuale e furono oggetto di derisione da parte degli altri dei. Ad Eustachio la situazione si era evoluta in maniera diversa ma nello stesso tempo simile, ai tempi nostri non esistono più gli dei pagani cocu ma anche fra i santi cattolici qualcuno con le corna c’era stato ma forse erano corna divine. Mirella da qualche giorno non era più la solita, niente sorrisi né coccole, era scura in viso sin quando una sera: “Caro debbo confessarti…” “Eustachio celiò: “Mi hai preso per un prete?” “Non scherzare parlo seriamente, mi sono innamorata di uno studente universitario Joele Petrignani, vorrei andare a vivere con lui…” Come inveterata abitudine Eustachio: “Noi siamo felici, noi siamo contenti, le chiappe del culo porgiam riverenti…” Il signore cercava di non metterla sul serio citando i versi di un poemetto goliardico ‘Ifigonia in Culide ma…”Fammi contenta, appena mi stancherò di Gioele ritornerò da te, te lo giuro…” Ultima battuta da parte di Eu: “Insomma vuoi una liquidazione in soldi…” “Non chiamarla liquidazione, un prestito…se mi lasciassi la carta di credito…” Eustachio capì che ormai il destino era segnato e: ”Niente carta di credito, un assegno a tuo nome di cinquantamila Euro, immagino che il toyboy sia uno squattrinato…” “Hai indovinato, sei un tesoro, mi sta aspettando in macchina sotto il portone.” Intascato l’assegno Mirella prese le valige già preparate e sparì velocemente, aveva avuto buona fortuna, Eustachio era innamorato di lei e lo aveva dimostrato facendo il sacrificio delle corna legittimandole. Lo cose strane della vita: Eu quella notte dormì alla grande, si domandò perché di quella reazione perlomeno insolita nel suo caso, non trovò una risposta. Riprese la vita di tutti i giorni, era sabato, passaggio in bagno, niente colazione, passeggiata in via Cavour a Roma dove erano situati sia la casa di sua proprietà dove abitava che il liceo scientifico dove insegnava, ritorno in abitazione. Assente Mirella nessuno ovviamente aveva preparato il pranzo, si recò nella trattoria sotto casa e: “Claudio oggi razione doppia di pasta alla carbonara!” Claudio il padrone della trattoria aveva il nome giusto per la sua deformità, era claudicante ed aveva come soprannome ‘er foresta’ sia per il petto villoso, per la gran massa di peli sul petto che di capelli in testa.” “A coso, chi c’iha problemi s’embriaca, colla pasta non funziona, sento puzza de corna…” “Hai indovinato anche perché mi pare che anche tu…” Ad Eustachio erano giunte alle orecchio della scomparsa di Manuela la moglie der foresta, erano pari. Ritornando al locale da ballo ‘Il Tritone’ Eu dovette constatare che più che altro era frequentato da persone di mezza età, atmosfera rilassata, musica in sottofondo. I tavolini erano tutti occupati, si guardò intorno, ce n’era uno in cui era seduta una ragazza sola particolarmente bella, fece la faccia tosta: “Signorina col suo permesso vorrei sedermi vicino a lei, gli altri tavoli sono occupati da più persone, lei è sola…” Eu col suo vestito alla moda ed il cravattino papillon fece una buona impressione: “ Sono Eubea Carotti, abito vicino a piazza Barberini in via degli Avignonesi…” Eu scoppiò in una risata fragorosa e poi: “ Sono Eustachio Emiliani, mi scusi non volevo prenderla in giro solo che mi son venute in mente due situazioni o meglio un versetto della mala romana e…” “Me la reciti, sono curiosa.” “A suo rischio e pericolo. A piazza Barberini più giù der Tiratore me scappa ná pisciata, ná pisciata me metto a fà. Me s’appresenta uno vestito da borghese cor cappello alla calabrese in prigione mé vó portá. In prigione nun ce vado pecché n’ho fatto gnente, te piasse n’accidente, che te possino ammazzá. In prigione me ce mise stanotte a mezzanotte e me diede ‘na pagnotta mezza cruda e mezza cotta stó gran fijo de na mignotta…” “Certo non può dirsi che l’autore abbia lo stile del Petrarca, forse assomigliava più a Cecco Angiolieri ed ora mi dica il motivo della sua curiosità per la via degli Avignonesi dove io abito.” “Si tratta di una ‘storia’ finita nel 1958 quando una certa senatrice decise di aprire le cosiddette case chiuse frequentate da ragazze disponibili.” “Dica chiaramente un casino, l’ho sentito dire, sicuramente data l’età lei l’avrà frequentato non si vergogni, è stata una sciocchezza da parte dei soliti conformisti lasciare le donne esercitare la prostituzione su strada.” “Lei è un fonte inesauribile di sorprese, non avrei mai sospettato che…” “Mi scusi, vado in bagno…” Eustachio poco dopo la vide ritornare al tavolo proveniente dalla sala da ballo, come aveva fatto a fare il giro di tutta la sala in così poco tempo…” “Cara Eubea è stata un fulmine!” “Io sono Eufrasia sorella gemella di Eubea, spesso ci scambiano l’una per l’altra.” Ovviamente le due gemelle si assomigliavano, ambedue erano alquanto piatte davanti, viso molto sensuale, gambe chilometriche. “Vedo che ha conosciuto mia sorella che ne dice di una battuta spiritosa riferibile a noi due… Nel frattempo era ritornata Eubea: “Cara sorella il qui presente Eustachio è specialista in poesie carnascialesche.” “Ho esaurito il repertorio.” “Perché di colpo è diventato serio, prima era più simpatico e gradevole.” Mi sento come un burattino su un palcoscenico di terza categoria….” “Il signore ha bisogno di un incoraggiamento!” Inaspettatamente Eustachio fu preso d’assalto, baci a destra ed a sinistra del suo viso, carezze e coccole.”Mi avete tolto il fiato…” Eu fu portato letteralmente in mezzo alla pista da ballo, fece da ‘panino’ fra le due sorelle ballando in tre fra lo stupore degli altri avventori sin quando Eufrasia: “Basta, questo ci muore fra le mani, andiamo a casa nostra, che ne dici brother?” “Il fratello non disse nulla, aveva ben poco da dire, era sorpreso ed un po’ confuso. In via degli Avignonesi, sulla porta d’ingresso una etichetta col nome Mattoli. “È il vostro cognome?” “In seguito capirai, aspettati una sorpresa!” Eustachio si sedette su un divano del salone. Sorpresa fu, Eubea ed Eufrasia si presentarono con un costume alla brasiliana, appena coperto il capezzolo del seno, minigonna mini senza slip, ballando le due ragazze mettevano in mostra una fitta selva bionda in contrasto con i capelli castani. Dopo contorcimenti sensuali Eu si trovò con ciccio in erezione che anelava di uscire dal guscio, fu accontentato. Le due gemelle se ne presero cura sino allo sfinimento dello stesso, erano proprio brave sia con la bocca che con la passera, ciccio dovette alzare bandiera bianca, stanco ma felice delle sue prestazioni. Un ampio letto matrimoniale fu testimone sia del riposo del guerriero che delle due amazzoni. Il solito raggio di sole rompiballe illuminò il viso di Eu che fu costretto ad aprire gli occhi, erano le dieci, solo sul letto, le ragazze senza trucco, bruttine come tutte le donne appena sveglie stavano facendo colazione in cucina. Nessun colloquio sino alle tredici quando: “Per mangiare facciamo all’americana un brunch, noi siano di New York, a Roma in vacanza, questa casa è di proprietà di amici dei nostri genitori, nostro padre Alan Martin è un assicuratore, nostra madre Grace Jones è titolare di una sartoria per signore facoltose, noi facciamo le modelle, proviamo i suoi vestiti ed infine i nostri veri nomi: Ava al posto di Eubea e Mia sostituisce Eufrasia. Ti son piaciute le sorprese?” Da voi mi posso aspettare di tutto non mi meraviglio più di niente. “Ed allora non ti stupirai della nostra proposta: venire con noi a New York, per noi la vacanza è finita, che ne dici?” “Non so che rispondervi, io sono un conservatore poi alla mia età…” “Non fare il vegliardo, noi due saremmo i tuoi angeli custodi.” Convintosi, ottenuta un’aspettativa dalla scuola, Eu si ritrovò un aereo del Pan Am diretto all’aeroporto Kennedy di New York, una fila di tre sedili con lui al centro, Ava e Mia angeli custodi laterali. “Cara che ne dici di un blowjob a Eustachio?” L’interessato solo a pattuella aperta capì il significato di quel vocabolo inglese, un pompino in piena regola con ingoio da parte di Mia, per loro fortuna gli altri passeggeri e gli assistenti di volo non avevano fatto caso alla ‘manovra’. Dopo dieci ore di volo dalle sei alle sedici, (a New York erano le ventidue) i tre di ritrovarono in confusione fra passeggeri in partenza ed in arrivo, Ava e Mia presero in mano la situazione, recuperarono i bagagli sulla rotativa, un facchino li portò sino all’uscita dove c’era ad attenderli la madre Grace che baciando Mia si accorse del sapore particolare delle sue labbra ma non diede importanza al…sapore italiano. I signori Martin abitavano in una villetta alla periferia della città, classico giardinetto ben tenuto circondato da siepi, Bongo un cane Labrador uscì di corsa da casa, andò a far le feste alla due gemelle, annusò il nuovo venuto accogliendolo con un abbaiare festoso, aveva un buon carattere. Eustachio aveva ovviamente notato la assenza del pater familias, non chiese sue notizie che dopo cena gli furono fornite dalla ‘suocera’: “Mio marito Alan è un consulente tributario, ha deciso di rinverdire la sua non più giovane età andando a convivere con una giovanissima, Rebecca la sua segretaria, siamo rimasti in buoni rapporti, ogni tanto insieme alla convivente viene a farmi visita.” Eustachio si sentiva isolato, stava rinverdendo il suo inglese scolastico anche se in casa tutte parlavano con lui italiano, ebbe modo di conoscere Alan e l’amante Rebecca due persone piacevoli, accettò la proposta del signore di aiutarlo nella sua professione di consulente tributario, si mise di buon buzzo a studiare le leggi americane insomma si stava inserendo nella nuova realtà. Le due gemelle, espletato il loro impiego di modelle sparivano dalla circolazione anche per vari giorni e ritornavano al focolare domestico allegre e pimpanti, molto probabilmente avevano riallacciato pregresse relazioni sentimentali. Eustachio preso dallo studio non si interessava della amata patata, in giro c’era solo Grace che una sera dopo cena: “Ti vedo preso completamente dallo studio, sabato sera c’è un concerto di musica classica strumentale in un teatro qui vicino, ho due biglietti…I biglietti furono usati, Eu e Grace furono indirizzati da una ‘maschera’ad una barcaccia vicino all’orchestra, si goderono una serata di musica: Chopin, Beethoven, Vivaldi ed altri autori, al rientro in casa erano ancora estasiati, si trovarono abbracciati e la conseguenza fu quella ovvia di finire nel letto di Grace dove si era insediato Bongo che fu costretto a sloggiare, una notte indimenticabile…Al rientro le due gemelle annusarono la novità e fecero i complimenti a ‘papino’ ed alla mamma, formavano una bella coppia. Eustachio prese atto della nuova situazione, superò gli esami in inglese di consulente tributario, si impiegò nella ditta del marito della sua amante, diede le dimissioni di insegnante in Italia e non vi fece più ritorno anche se talvolta aveva nostalgia per qualche piatto culinario romano. Ebbe un colpo di fortuna, nella sua nuova professione di consulente tributario si imbatté in un cognome italiano fuori del comune, molto probabilmente si trattava di un italo‐americano di seconda generazione: Frank Mezzasalma era il conduttore di una trattoria a conduzione familiare, c’era la speranza di potervi gustare piatti italiani. Frank fu convocato da Eustachio ufficialmente per chiedergli alcune precisazioni inerenti il suo lavoro, la verità era per sapere notizie su di lui e sul tipo di cucina della sua trattoria. Frank non veniva preso in giro dagli americani che non conoscevano il significato del suo cognome, Frank in un italiano farcito di americanismi spiegò che proveniva da una frazione vicino Roma ed era in grado di preparare piatti della cucina romana. Un ‘evviva’ dentro di sé da parte di Eustachio che in occasione dell’anniversario del suo ‘matrimonio’ con Grace la condusse nella trattoria ‘Mezzasalma’ dove la signora gradì molto la cucina romana si come aveva apprezzato le prestazioni di un appartenente maschio della penisola italica.