El Duende

"Tre anni fa, ero ancora qualcosa tre anni fa, incontrai una compagniadi musicisti, zingari completi, che in quel periodo si esibiva pocolontano da noi. Gente davvero di strada quella, che si ritrovava aprimavera per poi sparire ognuno per se quando metteva al brutto, senzadate stabilite come un accidente. All’epoca io giravo per conto delT.M.M. in cerca di novità, ovviamente «sensazionali», da presentare perla nuova stagione; facevo un po’ il talent‐scout insomma, intanto chelavoravo alle mie cose... Comunque, mi avevano parlato del lorospettacolo come di un fuoco d’artificio per chitarra e tacco, un tuttoselvaggio, tutto umano, senza canzone, che resuscitava l’anima o lafaceva scappare. Un sabba laico, intendi? Mica una cosa che vedi tuttii giorni...
Paco fece segno di si e di no.
"M’eroprecipitato, curioso e interessato alla percentuale, presentandomi comeil direttore artistico del Teatro Mondiale Mobile, e che cercavo gentenuova, qualcosa d’originale e patapin patapan, insomma tutta latiritera... Al capotartaro non gli pare vero, divento lì per lì il suomigliore amico e dopo avermi leccato a dovere il culo, mi organizza unospettacolino solo per me, direttamente di fronte alla sua roulottesciccosa.
“Me ne sto seduto su una poltrona in mezzo alla suafamiglia, sai com'è in questi casi: i bambini che mi toccano, levecchie m’accarezzano… Ad un cenno del vecchio, una chitarra parte,un’altra segue, un ritmo spagnolo come tanti, poi ancora corde...Cominciano i bambini a dare palmas, uno, dos, tres, quatro, cinco,seis... Poi, una donna inizia a gridare più forte, siete, ocho,nueve... Un tono così amaro che ti veniva di guardarti le spalle... Econtinua la donna, insieme ad una più vecchia, mentre intanto la musicacresce e il cuore prende a battere al ritmo di quei numeri... Dies,once, doce!… Altri musicisti escono fuori allora dalle baracche, con ibaffi, senza baffi, tutti armati di chitarra e di coltello. Quante sonole chitarre adesso? Dieci! Quindici! un milione!…Che ne so? E a noi chec’hanno raccontato che il Giudizio Universale sarà a passo di tromba!…No! E’ qui! Là! Mi devi credere! Se Dio esiste...
Poi, ecco, ungrido più forte, improvviso, che t’entra dentro. Uno spavento chechiama nell’arena, chiama, chiama... Basta così! vorrei gridare. Hovisto abbastanza! Scansarmi tutti da dosso!...".
Si fermò un attimo, guardando Paco con occhi di spirito.
"Eccola.A lei le basta uno sguardo per affondare tutti, ma a me pare lasalvezza. Comincia a battere con i piedi il legno, quelle assiinchiodate, lenta all'inizio… E parla in morse alla vita e alla morte,la svergognata! Fa cerchi stretti stretti e dentro ci sono prigionierigli strazi che noi abbiamo il coraggio di cantare solo a mezza bocca,Paco, quando riusciamo a farlo. Lei il cerchio lo incide forte perfarcele vedere bene, lì dentro, tutte le angosce scandalose, gli angeliimbarcati nella vita vera, il coltello che balena e il cuore che se loprende e lo chiama amore!… Tutto, Paco, tutto!… e per rinchiuderlomeglio danza ancora più stretta, se la stringe al seno quella pena,inseguita dalle chitarre che pare una caccia tanto ognuno va per suoconto!.... I tempi si doppiano, si contrappuntano, si aspettano l’unocon l’altro e sono sempre là!… Le note mordono le caviglie se non si èsvegli, e lei vibra per tutti, col ventre, le tette, gambe e culo, purecon la fica balla, la diavolessa, fino a che non spezza i tacchi nellaschiena di toro del legno!...
"Sembra finita, ma non è così. Mi fariprendere fiato, per illudermi, per meglio rubarmelo il cuore... Leisa come si fa! Nessuno glielo ha insegnato! Ecco che riprende, lastrega, la maga, la terra, balla scalza adesso. Balla! Balla! In ununico vortice i capelli e la gonna! Non capisco più niente! Ce l'honella gola, nello stomaco... Ovunque! il cuore... Il cuore, Paco, dov'èandato? Via con lei? Dove?...