Estate

Se l’estate potesse essere definita senza parole, se la sua stessa essenza potesse essere raccolta en masse – da un frutteto provenzale in agosto, da un mare di Corfù a giugno ... da un assaggio di un po’ di fragole e panna a St. James Park, o da una pesca perfetta mangiata su una veranda protetta in Ferrara –, e se quella essenza potesse essere cristallizzata in un unico momento onnicomprensivo, allora l’estate non potrebbe che essere questo, certamente.
Di sicuro, questa è la definizione stessa dell’estate, o perlomeno è quella che meglio si confà a me.
Sto guardando – mento dal più profondo! – in un mare color zafferano, con il ronzio delle api da miele che riempiono l’aria, una moltitudine di piccoli violinisti che si accordano per suonare la loro sinfonia quotidiana di mezzogiorno. Sotto un oceano di cielo senza nuvole, mi trovo al centro di dieci acri di girasoli, un semplice punto di lino bianco su una tela d’oro. Fedeli alla loro natura, poiché sono sempre i più gentili dei fiori, mi rendono la benvenuta, annuendo e salutando mentre passo dopo passo sono sempre più a fondo in mezzo a loro; i girasoli, fino ad ora, sono tutto ciò che vedo. Mi sento quasi una di loro, una loro rappresentante vivente che respira d’estate.
Scegliere quali girasoli portare a casa per poi metterli nei miei vasi è un compito più difficile di quanto immaginassi, perché ognuno è unico nella sua bellezza e grazia, e ognuno sembra desiderare un’avventura, un viaggio lontano verso luoghi sconosciuti. Sentendomi più ricca di Mida, il mitico re della Grecia, riempio d’oro il mio secchio verde e mi meraviglio della mia generosità. Alla fine, faccio ritorno attraverso i campi di girasoli.
E adesso... ci sono vasi e vasi di facce color giallo‐burro ovunque io scelga di guardare.
Le mie stanze sono piene di estate.