Estate 1977: "ascoltare il vento"

Il vento é come una serpe strana
che viene e che va
andanseuse...astuto!
Il vento di Ishtar che soffia
lungo le colline dell'utopia
ha reciso molte menti;
lo zeffiro di primavera ha illuso
tantissimi cuori di ragazzi e ragazze.
Il vento gitano, quello che ti rapisce
e ti porta via con sè, soffia soltanto
in estate: lo senti sulla faccia,
sulla pelle, nel cuore...
In riva al mare, sulla spiaggia,
sugli scogli; è un vento
che ti vuole, é il vento della nostalgia,
delle illusioni dei sogni.

Notte sul mio scoglio, spira un vento leggero: é un vento che mi vuole bene!

Un'estate intera trascorsi ad "ascoltare" il vento: era l'estate ‐ quella lunga, lunghissima estate ‐ del 1977.
Per venti giorni assolati e per altrettante notti stellate lo feci; ascoltai, cioè, quella calda e sottile brezza estiva: senza, però, nulla sentire...quando, alla ventunesima notte, finalmente [lui] mi disse: "vai sicuro, ragazzo, è stai contento" (ma io, allora, ero già abbastanza felice!). La notte dopo, lui [il vento], mi parlò ancora: "ragazzo, vivrai più di cent'anni", disse (ma io, allora, mi sentivo "immortale"!).
Dopo quelle notti, diciamo pure abbastanza inconsuete e speciali, continuai ad ascoltare per il resto dell'estate: sfortunatamente più nulla accadde. In autunno le vacanze finirono, tornai sui banchi di scuola e nuovi amori sbocciarono: quella rimase, però, per sempre la lunga e meravigliosa estate del 1977, quella dei quindici anni!
E da quelle notti di quell'estate, inoltre, non ho mai dimenticato ciò che accadde allora: per questo ogni tanto resto ancora ad ascoltare il vento!