Faccetta Nera

Che strano, nel telefonino c’era un messaggio di Anna, sua seconda e deliziosa consorte. Alberto M.  ex maresciallo della Guardia di Finanza si trovava in caserma a Messina per stampare delle foto (in servizio era capo laboratorio fotografico) e per intrattenersi con gli ex colleghi giocando a carte. “Non mi troverai a casa, sono partita con un mio amico che è diventato il mio nuovo amore, cose che succedono, è successa a me, fattene una ragione, gli anni passati insieme sono stati magnifici ma tout passe, tout lasse, tout casse, ho portato con me i miei vestiti e La Twingo, non dovresti avere molti problemi sei agiato e di fiche nel mondo… ti lascio, per ricordo, solo il mio profumo preferito. “Alberto era sbiancato in volto, i colleghi: “Ti portiamo in infermeria, cosa t’è successo?” “Non vi preoccupate, mi sto riprendendo.” Quella che Alberto andò invece a riprendersi fu la sua Jaguar x Type al posteggio ‘Cavallotti’. Arrivò quasi senza accorgersene alla  sua villetta lungo la panoramica, Anna aveva detto la verità, Alberto aveva ereditato da parenti senza figli un sostanzioso gruzzoletto in contanti, in abitazioni ed in terreni ed in quanto a fiche…perché aveva voluto usare una vocabolo volgare e poi chi poteva essere il cotale con cui…Quella notte fu la più lunga notte della sua vita, mille pensieri: “Anna si era stancata di aver vicino un marito più vecchio di trenta anni con… ovvie conseguenze sessuali ed aveva preferito un ’toy boy’ tanto di moda ma chi poteva essere, sicuramente uno della loro cerchia di amici ma chi? Alle otto telefonò a Pippo M., carissimo amico abitante in una villa vicina di professione ortopedico che l’aveva operato già tre volte. “Pronto chi cazzo rompe a quest’ora? Chi sei?” “Alberto, Anna mi ha lasciato…” “…Vengo subito, Loredana mi vesto, oggi non vado all’Ortopedico, mi prendo un giorno di vacanza, non avevo interventi.” Anche Pippo aveva avuto la stessa sorte, la prima consorte si era ‘involata’ con un tale più giovane di lui ma aveva avuto la fortuna di trovare in Loredana una catanese ex modella, piacevole e molto elegante. Alberto aveva lasciato la porta d’ingresso aperta e andò a farsi una doccia ed a sbarbarsi, aveva stretto i pugni, stava mettendo in atto il suo motto ‘mai lasciarsi andare’. “Pippo sono in bagno, fatti un caffè e mangia quello che vuoi.” “Cavolo sembri invecchiato di un secolo, sto pensando come risolvere i tuoi problemi; fra qualche giorno, i primi di agosto, vado in vacanza, verrai con noi in barca.” “Dimmi la verità sapevi che Anna aveva una relazione extra?” “Io e Loredana abbiamo quasi litigato per metterci d’accordo se renderti edotto che Paolo S. era l’amante di tua moglie, abbiamo deciso di no sperando che…ma vedo che …” “Mon ami troppi che, sai che mi ha scritto Anna nel  messaggio telefonico con cui mi ha comunicato la sua partenza che il mondo è pieno di fiche, in fondo ha ragione: ‘vita non est nisi unus ita vixit ut optimus’ quando sono in crisi mi rifugio nel latino magari maccheronico, grazie di essere qui, vai a sbrigare le tue cose a fammi sapere quando ritieni di partire con la barca.“ Più che una barca quella di Pippo era uno yacht: due vele e con motore ausiliario, destinazione Malta. “Da medico previdente ho portato con me pillole per il mal di testa, non si sa mai…”battuta spiritosa di Pippo. Loredana si era ‘infilata’in un costume brasiliano: tette col solo  capezzolo coperto, più in basso una specie di francobollo sulla cosina depilata e dietro un filo…Guardando la moglie Pippo: “Vedi che ho fatto bene a portare le pillole contro il mal di testa…” “Mom ami, per me le mogli degli amici sono come gli angeli di cristiana memoria, non hanno sesso.” Purtroppo Nettuno non fu loro favorevole, a bordo tutti e tre si davano da fare ma un forte vento spinse lo yacht sulla costa tunisina verso l’isola di Djerba. Avvicinatisi alla banchina col motore ausiliario i tre furono ‘agganciati’ da un indigeno che aveva vinto la concorrenza di suoi colleghi. “Je suis Mohammed‐Al Mokki, vingt Euro au jour.” Affare fatto, i tre non ingoiarono quasi nulla, il mare forte aveva rivoluzionato lo stomaco, restarono a riposare: Pippo e Loredana in un cabina con letto matrimoniale e Alberto un una con due letti singoli, quella degli ospiti. La sera tutti e tre ‘ripresero le penne’ come si dice a Roma, città natale di Alberto e,  messisi sull’elegante si fecero indicare da Mohamed dove trovare un locale notturno. Furono indirizzati all’hotel Green Palm al cui interno v’era ‘Le Cyclone’.  Musica orientale con tanto di ballerine dedite alla danza del ventre. Ad un certo punto Alberto si mise a ridere. “Finalmente ! Cos’hai trovato di tanto divertente?” “Ritornando agli studi classici ha ricordato che quest’isola era nell’Eneide quella dei lotofagi, mangiatori di loto pianta che fece loro dimenticare il passato tanto si non voler più ritornare ad Itaca, spero mi faccia lo stesso effetto!” L’orchestra passò alla musica occidentale e alcune coppie di stranieri presero a ballare. Alberto adocchiò un tavolo con un arabo bassotto, panzone e faccia da crapulone circondato da due ballerine e vicino a lui, seduta a terra, una ragazza vestita di nero col solo viso scoperto. I suoi occhi erano molto belli ma tristi, il resto del viso piacevole, molto giovane. Si avvicinò e le chiese di ballare in italiano. Palla di lardo in francese: "Si vous  voulez vous  pouvez l’acheter, est mon esclave, donne moi trois mille Euro.”
Alberto dal francese che aveva studiato a scuola capì la richiesta e, ritornando al tavolo si fece dare da Pippo duemila €uro, li aggiunse a mille dei suoi li diede al panzone e, presa per mano la schiava, la portò con se al tavolo; i  suoi amici avevano gli occhi di fuori (in senso traslato.) “Torniamo alla barca, ti spiegherò.” Vicino allo yacht trovarono il guardiano che a gesti fece capire che la ragazza non poteva salire a bordo, bastarono cento Euro…Poi la spiegazione di Alberto senza alcun commento da parte di Pippo e di Loredana la quale prestò una camicia ed una vestaglia da notte alla ragazza che si era presentata. “Mon nome est Amina Sawsan, je suis soudanaise.” L’atmosfera era diventata surreale, tutti a letto sino alle sette di mattina quando Pippo: “Albè ci siamo incasinati, che ne facciamo della ragazza, non puoi portarla in Italia senza documenti. Anche se è abbastanza chiara di carnagione si vede subito che non è italiana.” “Pippo tu fammi sbarcare a Messina, per il resto me la vedo io.” Venti favorevoli, giunsero nella città dello Stretto nel tardo pomeriggio del giorno seguente. Alberto telefonò al guardiano delle villette: “Salvatore sono Alberto (si davano del tu), vai a casa mia, prendi le chiavi della Jaguar e raggiungici al molo dinanzi alla Prefettura. All'andata aveva usato un tassì. Caricati sulla auto sia i bagagli che i passeggeri, presto arrivarono alle rispettive abitazioni. Salvatore era tutto un punto interrogativo che rimase senza risposta sino al giorno dopo. “Amico mio, quella ragazza è sudanese, non ha documenti ma è bellissima e la voglio… regolarizzare in Italia, qui ci sono duecento €uro, per favore non farne cenno a nessuno a vacci a comprare qualcosa per mangiare.” La convivenza con Amina era diventata una commedia in primis per via della lingua: Alberto cercava di parlare il miglior francese di sua conoscenza traducendo poi le parole in italiano per insegnarlo ad Amina con la quale divideva il letto matrimoniale ma..ognuno dalla sua parte. La ragazza fu fornita di qualche vestito e scarpe da parte di Loredana ma in seguito fu accompagnata da Alberto nel miglior negozio di Messina  dove una commessa: “Signor M. chi è la ragazza?” “È una mia cugina di Parigi, parla solo francese.” La balla non fu creduta dai vari appartenenti del negozio che nel frattempo si davano da fare per accontentare la nuova acquirente che, prima di acquistare un vestito o un paio di scarpe chiedeva, con gli occhi, l’approvazione del suo anfitrione. I giorni passavano scanditi solo dalle lezioni di italiano che Alberto impartiva ad Amina la quale, da ragazza intelligente, in poco tempo migliorò il suo idioma italico. Dietro consiglio dell’avvocato  Nino A. Alberto con lo sborso di 10.000 Euro fece avere alla ragazza un falso passaporto sudanese col quale si recò all’Inps dall’amico Ferdinando F. per una pratica di badante. Il cotale, malgrado i buoni rapporti, era piuttosto perplesso: “Alberto sei sicuro di questo passaporto, la ragazza ha venticinque anni, nella foto ne dimostra molti di meno non vorrei…” “Vorrai, vorrai mon ami, ti ricordi quella statuetta che hai visto nella gioielleria Strano di viale S.Martino? È ancora là in attesa di un acquirente…” Le cose in un certo senso erano state sistemate solo un punto mancava, si proprio quello, il sesso. I settanta anni si facevano sentire in quel campo e allora? Alberto decise di andare in una farmacia dove non era conosciuto, recentemente ne aveva notato una nuova lungo la circonvallazione, si presentò al titolare un giovane medico coadiuvato da un aiutante: “Dottore sono Alberto M., settanta anni, ho bisogno di un aiutino…riservato.” “Sono Alfio T. e questo è Turi S., le prescrivo la Spedra da 100 mg. da assumere mezz’ora prima di…sempre che abbia a disposizione la materia prima!” “A proposito di materia prima mi dia anche degli assorbenti igienici per donna ed una confezione di pillole anticoncezionali.” “Età della signora: cinquanta?... Quaranta?... Trenta?...Venti?” “Venti.” “Questa è Azalia, auguri e…ci vada piano.” Era un consiglio o l’espressione di una punta di invidia? Chissene… A casa Amina era intenta a guardare una trasmissione della tv, riguardava Roma ed i suoi monumenti. “Molto bella Roma, mi sembra tua città.” Ci sono nato e l’ho lasciata a 19 anni, ci tornerò volentieri con te, intanto cerco un albergo a Roma, non voglio disturbare il figlio di mia cugina unico parente rimasto in vita.” A dir la verità Alberto aveva in mente ben altra situazione…voleva ‘assaggiare’ la cosina di ‘Faccetta Nera’, che nel frattempo assumeva la pillola Azalia, ma preferì accontentarla. Al computer cercò  l’albergo ‘Hotel Relais dei Papi’ vicino al ristorante ‘Cencio la Parolaccia’ dove voleva cenare e poi, sistemato il navigatore satellitare partenza  prima sul traghetto a poi sull’autostrada per Roma. Lungo il tragitto  grande euforia di Amina che durante le soste l’abbracciava con grande entusiasmo e curiosità da parte di persone vicino a loro (un vecchietto vicino ad una giovane e bella perdipiù negretta!) Arrivarono nel pomeriggio, sistemazione in albergo, piccolo riposino, trucco della baby e rasatura per lui e poi ingresso al ristorante ‘La parolaccia’ subito circondati da camerieri con gli occhi di fuori felici di poter sfottere una coppia fuori del comune. Alberto: “Je voudrais
une table pour deu.” Voleva vedere sino a che punto si sarebbero spinti i camerieri con gli insulti, gli improperi e le parolacce. “ ’n vedi , ‘n vecchio rincoglionito cò ‘na mignotta negra, je portamo spaghetti al viagra!” Alberto “Mè sa che er Viagra serve a te, eppoi me sembri pure ‘n po’ frocio, nun sei dè Roma ma burino lavoratore strappato a la tera” “Er nonnetto è romano damoje solo seconni che viso pallido non conosce, che ne dichi de: osso buco, coda alla vaccinara, scaloppine al limone, saltimbocca alla romana e abbacchio al forno. Poi portamo n’ananàs pè fa digerì er vejardo nun vorrei che ce resta secco.” Alberto fece buon viso a cattivo gioco, diede una sostanziosa mancia ai tre camerieri che, capita l’antifona, non ruppero più le scatole. Amina mangiò un po’ di tutto sporcandosi le mani, ogni tanto abbracciava con trasporto ‘er vejardo’ con ovvia curiosità degli altri commensali. Alberto assaggiò appena il vino  Trebbiano di Soave cui invece fece un po’ troppo festa Amina con la conseguenza che, una volta rientrati in albergo, la baby stecchita su buttò sul letto ed finì nelle braccia di Morfeo e non in quelle ‘der vecchietto’ il quale si rassegnò sperando nel domani ricordando con tristezza il: ‘Carpe diem quam minimum credulus postero’ e facendo un pensiero sugli ultimi avvenimenti: ‘acquisto’ di una schiava, rientro al proprio focolare e per l’agognato desidero nulla più che qualche bacio, un po’ poco! Amina la mattina si svegliò per prima, prese possesso del bagno ed uscita bella e profumata (aveva usato il profumo di Anna il Mit Ciu Quo baciò Alberto con una novità: “A Khartoum ero a scuola d'’arte, e vorrei visitare i monumenti di Roma.” Porca vacca, questa proprio non ci voleva ma, more solito, il buon Albertone si piegò ai desiderata della futura ‘consorte’ e, dietro consiglio del portiere dell’albergo, chiamò un tassì, sarebbe stato difficile girare per Roma e posteggiare con la Jaguar. Gli capitò il classico romano: “Dottò 'ndò annamo?” “Come te chiami?” “Romoletto.” “A’ Romolè io sono Alberto, mia moglie vuole visitare i monumenti, facce girà pè Roma.” E così fu sino all’ora di pranzo che Alberto preferì consumare nel ristorante dell’albergo, non aveva nessuna voglia di essere investito da parolacce varie. Dopo pranzo Amina guardò Alberto negli occhi e inaspettatamente: “So quello che tu volere, dopo riposo sono tutta per te.” Essere al settimo cielo era l’espressione adatta per il settantenne prossimo amante della baby. E così fu: finalmente sotto la doccia Alberto poté rimirare il flessuoso corpo di Amina, una bellezza da modella, a letto un cunnilingus con relativo finale  e, passata la mezz’ora preconizzata dal farmacista tutto come quando aveva quaranta anni. Tralascio e vissero a lungo felici anche se così fu con invidia di tutti tranne che di Pippo e di Loredana con cui spesso  pranzavano ed andavano in gita. ‘Viva l’Italia’ espressione che non c’entra gran che con la storia ma fa tanto patriottico!