Fame di parole

Ventitrè anni di lavoro. Ventitrè anni passati nello stesso ufficio. Poche delusioni, alcune soddisfazioni. Qualche aumento di stipendio, qualche intervista interessante a personaggi di rielievo, qualche inchiesta che ha ricevuto consensi. D’altronde il giornalismo è un lavoro creativo e riflessivo, d’intuito, ma anche di costanza, pubbliche relazioni, parole scritte con l’inchiostro simpatico e con quello… antipatico. Luca non si è mai lamentato del suo impiego, né dei suoi superiori o delle regole a volte poco condivisibili. I rapporti con i colleghi sono sempre stati buoni e l’amore per il proprio mestiere non gli ha fatto mai saltare neanche un giorno di lavoro.
Lavoro che non può prescindere dalla creatività, qualità che Luca ha sempre avuto sin da bambino, quando raccontava le favole alla sorellina più piccola, inventando storie, mescolando i personaggi delle varie fiabe e, soprattutto, inventando mostri che terrorizzassero il più possibile l’indifesa bambina.
Creatività e fantasia che lo hanno facilitato con le donne con le quali, pur non essendo mai stato un playboy, ha sempre avuto un discreto successo. Creatività che gli ha permesso di trovare subito un impiego nella redazione di un piccolo giornale di provincia da dove, chissà perché, non si è mai mosso, senza tentare mai quel salto di qualità che gli avrebbe permesso di avere un tenore di vita più alto, maggiori riconoscimenti e visibilità, migliori prospettive per il futuro.
Ma a Luca è sempre andata bene così, fare con profitto e disciplina il suo lavoro, garantirsi stabilità economica ed una vita sociale accettabile. Quindi ha sempre accettato qualunque incarico con serenità, anche quando si è trattato di servizi su casi di cronaca locale non certo molto entusiasmanti.
Ma quello che ha sempre avuto è stato il dono di saper subito scrivere le prime parole dei suoi articoli e lasciar scivolare le altre come se sgorgassero da sole senza fatica, naturalmente. Trovare subito il titolo adatto, centrare subito il punto cruciale della situazione, pensare immediatamente alle parole giuste che potessero avvicinare con interesse il lettore al suo articolo. Gli basta mettersi davanti al computer e, dopo aver guardato lo schermo per un paio di minuti, eccolo lì che tira giù uno sciame di parole quasi senza interruzione, fino ad arrivare al termine dell’articolo.
Un venerdì mattina si alza e, come sempre, la prima cosa che fa è la colazione. Non può farne a meno, appena sveglio viene sempre sopraffatto da un senso di fame incredibile e deve correre a soddisfarlo. Ma questo venerdì, al suono della sveglia non scatta in piedi per dirigersi in cucina e preparare il solito abbondante pasto. Non sente la fame che sempre lo assale, avverte uno strano senso di vuoto che lo pervade. E’ una sensazione che non ricorda di aver mai provato. Fa una lunga doccia, si veste, si rade, si prepara ed esce. Va al lavoro. Verso le 11, un collega lo invita al bar per un caffè. Così ordina due cornetti e li divora, mandando giù un cappuccino bollente sotto lo sguardo stupito del suo collega.
Tornato alla sua scrivania, Luca trova un’e‐mail del vicedirettore che gli chiede un articolo urgente sullo sciopero in corso nel calzaturificio Bassi che si trova nei pressi del casello autostradale. E’ in atto un sit in dei lavoratori ed è intervenuta la polizia a cercare di calmare gli animi di alcuni esagitati. Luca si reca sul posto, prende alcuni appunti, fa domande ad un paio di lavoratori e torna in ufficio.
Il pezzo lo ha già in mente, deve solamente trovare il titolo, ma niente. Neanche un’idea. Passa mezz’ora, un’ora, ma niente. Luca s’innervosisce, si alza ed esce in terrazzo a fumare una sigaretta. Guarda le auto in strada dall’alto del settimo piano, non gli era mai sembrato così alto. Poi rientra. Si siede alla scrivania e riprende a fissare il monitor, che resta vuoto, inesorabilmente. Sembra impossibile, ma non riesce a tirar fuori un’idea per il titolo. Allenta il nodo della cravatta, si asciuga un po’ di sudore dalla fronte. Ha le mani bagnate, il respiro corto, la testa che gli gira. Ma cos’è? Eppure ha fatto colazione, anche se a metà mattinata. Non ha fame, non ha sete. Ha freddo. Forse un’influenza? Ma a maggio… No, c’è qualcosa di strano… Ma che angoscia, che sensazione di disagio! E questo titolo che non esce e fra mezz’ora l’articolo deve essere pronto. Fissa il monitor, ancora e ancora. E’ nello sconforto, è preso da un panico mai provato. Ma che succede?, si chiede sempre più incredulo. Osserva il monitor come ipnotizzato. Chiude gli occhi, li riapre e… sul video, sulla pagina bianca del file Word c’è scritto in stampatello, carattere Arial, corsivo, formato 16: “Calzaturificio Bassi, qualcuno vuole farci le scarpe”. Salta sulla sedia, per poco non cade… eccolo! Finalmente il titolo che cercava. Ma com’è possibile che sia scritto davanti a lui sul monitor? Non ha neanche sfiorato la tastiera! E’ incredibile, ma il senso d’angoscia è sparito, le mani non sudano più. Luca si sente bene e comincia a scrivere l’articolo, che in meno di dieci minuti è pronto.
Dopo un fine settimana tranquillo, il lunedì si sveglia e di nuovo lo strano senso di vuoto lo prende. Non fa colazione e, come il venerdì precedente, con una strana sensazione addosso va al giornale e comincia a lavorare. Anche stavolta è richiesto con urgenza un articolo sull’assessore Maggi, che ha ricevuto un avviso di garanzia. Come il venerdì precedente, anche stavolta Luca non trova le parole giuste per il titolo. Dalla sua mente creativa non esce fuori una parola, un pensiero, un vocabolo… nulla. Di nuovo l’angoscia, il sudore, il tremore… il panico. Luca non sa più cosa pensare, sta per uscire a prendere un po’ d’aria quando sul suo pc appare una scritta: “Chi garantisce per L’assessore?”. Incredulo stavolta non salta sulla sedia, ma scrive subito l’articolo. Certo che quello che sta succedendo è veramente molto strano. Sembra quasi che nel momento in cui Luca sta per crollare, arrivi a salvarlo un messaggio che gli indica cosa deve fare, quello che deve scrivere.
E così nei giorni successivi. Sempre il senso di vuoto, la colazione saltata ed un articolo da scrivere, ma niente idee, o per il titolo o per l’intero articolo. Il panico, i tremori e poi la salvezza. La magia che appare sul foglio Word. Arial 16 per il titolo ed Arial 12 per il testo dell’articolo.
Luca è come una macchina. Appena la soluzione appare sul video, il torrente delle sue parole riempie la pagina e l’articolo è pronto. E al giornale spesso riceve i complimenti dal redattore capo o dal direttore in persona.
Ma Luca ormai non pensa ad altro, sembra un automa. Le sue giornate sono scandite dalla sua mancanza di fame la mattina e dalla sua fame di parole che non arrivano quando deve scrivere. Va a dormire con il pensiero di quello che succederà domani e si sveglia con la paura di quello che potrà accadere al giornale. Poi, una volta comparse le parole sul monitor, si sente libero, leggero e per un po’ torna quello di tutti i giorni. Dopo però è di nuovo assalito dall’inquietudine di quelle parole che si manifestano inspiegabilmente, come fossero dei messaggi, delle indicazioni su quello che deve fare. Non può raccontarlo, chi gli crederebbe? Allora va dal medico che gli prescrive degli esami. Tutto negativo. Il consiglio è quello di rivolgersi ad uno specialista. Ma Luca non accetta di andare da uno psichiatra. Un giorno si alza e va al lavoro, come sempre senza aver fatto colazione. Solo che questa volta salta anche il pranzo. E oggi non ci sono articoli da scrivere. Luca osserva il video del computer. Sembra incantato. Sembra ipnotizzato. Pensa a quello che gli sta succedendo, a chi potrebbe aiutarlo. Ma fino ad oggi chi lo ha aiutato è stato solo il suo pc, con quei messaggi salvifici quotidiani. Cosa può fare? Cosa deve fare? All’improvviso appare una scritta, in carattere Arial 16: “Vai in terrazza. Guarda la strada, guarda le auto che passano. Gettati nel vuoto”.