Favelada

Non poteva considerarsi baciato dalla fortuna Norberto Schiavone, a diciotto anni aveva conseguito il diploma di liceo classico, si era innamorato di una compagna di scuola Virginia De Rossi, l’aveva sposata, era nata una spendila bimba Aurora ma… dopo due anni la poco gentile consorte s’era involata con un altro uomo più vecchio di lei ma molto danaroso. Un destino crudele aveva colpito la figlia, un tumore al cervello incurabile l’aveva portata a morte.  Norberto non volle più proseguire gli studi all’università, seguì  la professione di suo padre Alfredo titolare di  uno studio  fotografico ben avviato situato sotto i portici di piazza Esedra a Roma, i clienti non mancavano.  Su richiesta di giornali d’informazione aveva preso a viaggiare in Italia, era diventato un apprezzato reporter e cronista. Fu invitato da un giornale di sinistra di effettuare un servizio fotografico sulla baraccopoli di Messina, una vergogna in piedi ancora dopo più di cento anni dal terremoto che aveva colpito la Città dello Stretto nell’anno 1908. Le varie autorità politiche, succedutosi nel frattempo vergognosamente non avevano provveduto a sistemare le centinaia di famiglie di baraccati che vivevano in  condizioni da terzo mondo. L’articolo  del giornalista  Schiavoni, corredato da foto significative fece molto rumore e fece vendere molte copie del giornale. Norberto parve riprendere le ‘penne’, via i cattivi pensieri, fu invitato dal direttore dello stesso periodico ad effettuare un reportage sulle Favelas brasiliane che risultavano essere molto peggiori di quelle messinesi. Norberto in aereo giunse a Rio de Janeiro. All’aeroporto ‘Galeâo’ una spianata di taxi gialli, fu letteralmente spinto dentro un taxi da un omone alto e grosso che aveva vinto la concorrenza. Benché tutto spesato non aveva voluto  prendere alloggio in uno dei tanti alberghi di lusso, un’agenzia di viaggi romana lo aveva prenotato presso la pensione ‘Trastevere’  condotta da tale  Giovanni Rocca un emigrato dalla capitale italiana. Il tassinaro si fermò dinanzi alla locanda, la conosceva,  ricevette duecento Rial in compenso, soldi ben graditi dal conducente che lasciò un suo biglietto da visita: Alexandre Barbosa tel. 55187. “I romani godono di fama di essere allegri e di caciaroni, Giovanni non più giovane faceva parte di questa categoria, accolse con grandi abbracci il nuovo venuto: “Finalmente un paesano, sono stanco  di vivere da anni fra stí burini, dimmi cosa sei venuto a fare a Rio.” “Sono un giornalista reporter, specialmente dopo la pandemia il Coronavirus è all’attenzione mondiale, in particolare la situazione delle favelas brasiliane, fotograferò la situazione e descriverò la vita dei ‘Favelados’ che, soprattutto dopo l’ascesa al potere del  dittatore Bolzonaro sta portando a morte i più poveri e derelitti, ho una buona scorta di mascherine, se te ne occorrono potrei farne venire altre da Roma.” “Hai toccato un punto dolente, approfitterò con i miei amici della tua proposta. Per fortuna mi ha seguito un cuoco di Ariccia, quando viene un turista che apprezza la cucina romana faccio un figurone. Vedo che hai un bella macchina fotografica.” “Si è una Nikon g 7500 – 18/140 – l’ho appena acquistata.” “Ti sconsiglio di portartela in una favela, non faresti cento metri, dopo una bastonata in testa ti troveresti a terra senza la Nikon.” “Non ci avevo pensato, userò un’altra macchina fotografica, è  molto più piccola, la Minox III, ho capito la solfa, porterò in tasca pochi Real,  altri dentro le scarpe.” La cena preparata da Angelo Marino fa accolta con applausi da Norberto, non gli avrebbe fatto rimpiangere l’aria di casa. La mattina seguente Giovanni accompagnò in taxi il romano sino al limite della favela Rocinha: “Buona fortuna…” Norberto furbescamente ai ragazzi che gli andarono incontro regalò un Real ciascuno poi, preoccupato della loro insistenza mostrò la fodera delle tasche vuote. Scattate con la Minox varie foto significative sulle pessime condizioni delle favelas e dei loro abitanti, dopo aver lasciato qualche Real ai favelados che incontrava prese la via del ritorno. Lo spettacolo che gli si era presentato era orripilante: baracche fatiscenti coperte la maggior parte da amianto, casupole senza finestre, abitanti che gettavano che in strada i loro ‘bisogni’, un puzzo notevole ammorbava l’aria, giovani giocavano con palle di pezza, vecchi che al suo passaggio lo ossequiavano levandosi dalla testa un cappello bucherellato per chiedere la carità, anziane che mostravano un sorriso sdentato, una pena.  Norberto si imbatté in una ragazza piangente che si trascinava a mala pena, la soccorse, aveva i vestiti stracciati e il volto tumefatto. “Abbracciati a me, ti porterò al mio albergo.“ Il giornalista pensò di  aver parlato a vuoto, molto probabilmente la giovane parlava solo portoghese. Un colpo di fortuna, il giovane aveva ricordato la strada percorsa all’andata. Appena uscito da quel budello vide un taxi vuoto che girava  in cerca di clienti, fece segno all’autista che prontamente si fermò e aiutò Norberto a caricare la ragazza a bordo e: “Pensione Trastevere”, l’autista fece segno col capo che aveva compreso dove doveva condurre i due. Come d’incanto spuntò la pensione, il tassista aiutò Norberto ad accompagnare dentro l’hotel la ragazza, ricevette trecento Real, i suoi occhi quasi uscirono dalle orbite. Lasciò a Norberto un  biglietto da visita: Alexandre Barbosa, un chiaro invito in caso di bisogno. Giovanni dopo un primo attimo di smarrimento fece accomodare i due nel suo ufficio: “Mi chiamo Jasmine Pereira, ho diciassette anni,  mia madre morta da poco, era italiana, grazie al signore che mi ha soccorso. Il mio problema è che non so dove andare, mio padre vuole che sposi un suo vecchio cugino, al mio rifiuto mi ha presa a botte, rientrando a casa…” “Caro Norberto, facendo alloggiare Jasmine nella mia pensione dovrei trascriverla nel registro delle presenze, in caso contrartio una soluzione ci sarebbe…ti costerebbe però un bel po’ di soldi, conosco dei poliziotti che chiuderebbero un  occhio, anzi tutti e due ma come ti dicevo…” “Mi farò mandare altra ‘grana’ dal redattore del giornale di cui sono corrispondente, l’importante che fornisca delle notizie che fanno rumore.” “Di questo non ti devi preoccupare, le favelas con i loro sciagurati abitanti ti potranno fornire storie  raccapriccianti, con qualche Real…per ora devi sistemarti nella stessa stanza con Jasmine, vi farò risultare marito e moglie, ti manderò Amanda una mia cameriera che ha la medesima taglia della ragazza, le fornirà tutto il vestiario occorrente per questa sera, domani la potrà accompagnare in un negozio per signore sempre che la tua carta di credito…” “La mia carta di credito è a carico del direttore del giornale che farà salti di gioia nel vedere le foto, è un  comunista sfegatato.” Ogni mattina Norberto vestito in maniera adeguata ai luoghi che frequentava vagava fra le favelas riuscendo a cogliere lati sempre più spiacevoli di quei posti,  inviava gli articoli e le foto al giornale a mezzo computer, risposte di apprezzamento da parte del redattore che aderì alla richiesta del suo giornalista di non pubblicare nulla sino al suo ritorno a Roma, poteva essere pericoloso che venisse scoperto, con i regimi totalitari non si scherza. Giovanni era un dormiglione, la mattina si alzava alle dieci, tutto l’ambaradan sino a quell’ora era affidato ad Angelo. Rasatura, doccia, spezzato, cravatta napoletana, cappuccino con brioche il signor Rocca era in piena forma seduto in una poltrona dell’ingresso della locanda in  lettura di un giornale brasiliano che esaltava le gesta del capo dello Stato. Gettò il quotidiano nel cestino quando vide arrivare una signora vestita di un abito ricamato azzurro, chiuso al collo e lungo sino ai piedi, una longilinea, sembrava una modella, unica ‘stranezza’ un cappello con veletta che le copriva parte del  viso. “Ben‐vinda senhora, estou à sua disposiçâo” La senhora sbottò in una risata argentina anzi brasiliana, era Jasmine che era ‘passata’ anche da un parrucchiere, ‘fiezze’ biondicce le scendevano sul viso, gli occhi ‘abbottati’ nascosti dietro grandi occhiali scuri. Al rientro da una favela Norberto apprese la novità, novità decisamente piacevole, ‘ciccio’ a riposo forzato da tempo annusò l’aria…” Giovanni: “Amico mio non fare quella faccia, ti si vede lontano un miglio che sei arrapato…” “Andrò in camera a ripulirmi e vorrei che Angelo mettesse in atto un delle sue magie culinarie, ti prego di non fare battute gratuite, Jasmine è sempre una signora!” Angelo si era superato, sorbito il caffè Norberto: “Mia cara basta con le foto delle favelas, debbo inviare un reportage scattato all’interno di qualche locale particolare, comprendi cosa mi serve?” “Conosco per sentito dire un night il ‘Gregtur Elite’ che dicono frequentato  un po’ da tutti i sessi, vestiario di alta moda, clienti selezionati in portineria, sono curiosa di andarci, potremo chiedere ad Alexandre Barbosa di accompagnarci in quel locale.” Proposta accolta, il tassista venuto a conoscenza della loro destinazione si presentò dopo una mezzora in smoking, con la sua mole ed il suo sguardo indagatore mise sul chi va la il portiere del locale che apprezzò la sua figura: “Cari quanto siete, bene staccherò tre tessere, tremila Real l’uno, per te omone un trattamento di favore, mille Euro in meno.” Dalla voce il tale si era presentato… Luci soffuse, musiche invitanti all’intimità, signori e signore tutti truccati alla grande, difficile stabilire il sesso degli interessati. Alexandre di recò al bar dove ebbe successo col barista che cercò subito di agganciarlo, Norberto si godeva la compagnia di Jasmine, già guardandola…l’idillio durò poco, un tipo vestito in giacca a righe, pantaloni grigi, camicia bianca e papillon si presentò: “ Benvenuti, mi sono accorto subito che siete italiani, sono Adail Braga il direttore del locale, vorrei, col permesso del signore rapire per un po’ la sua dama, mi sembra sia una cantante, vorrei che si esibisse sul palco.” Senza chiedere ulteriori permessi prese sotto braccio Jasmine che, con un sorriso diede l’addio temporaneo al suo compagno niente affatto contento della situazione sino a quando una voce femminile: “Caro, un così bell’uomo tutto solo soletto, sono Barbara Sorrenti, che ne dici di farmi un po’ compagnia…vedo un bozzo sospetto, andiamo alla toilette…” Non fecero in tempo ad entrare che ‘ciccio’ fu circondato dalle labbra calde e accoglienti della signora, l’interessato ricambiò con un ‘getto’ che fece esclamare all’interessata: “un fiume in piena”, che ne dici di far un po’ compagnia alla mia gatta vogliosa?” All’ultimo momento la’ padrona’ cambiò indirizzo forse per pura di una gravidanza, il popò accolse beatamente ‘ciccio’ fino in fondo godendosela alla grande. Meglio rientrare in sala, sul palco si stava esibendo in maniera canora Jasmine con accanto il direttore Braga che facendo da claque invitava i presenti a battere le mani alla cantante di canzoni brasiliane, un successo immenso, il popolo delle favelas era stato dimenticato. Jasmine si stava dimostrando una interprete di classe della saudade brasiliana che risvegliò nei presenti la melanconia nostalgica tipica dei cariocas, alcuni piangevano; alla fine dell’esibizione battimani scroscianti, nel frattempo Barbara aveva ritenuto opportuno ‘tagliare la corda’, era quella di una ‘botta e via’. Jasmine decise di ritornare ‘all’ovile’, accompagnata al tavolo da uno sconsolato Adail Braga che si congedò con un baciamano  dando uno sguardo d’invidia a Norberto. Il romano aveva un’aria imbambolata notata da Jasmine col tipico intuito femminile, forse da lontano aveva notato qualcosa dei suoi traccheggi fatto sta che: un imperioso “Andiamo a casa!” pose fine al loro soggiorno al ‘Gregtur Elite’, ritorno non gradito dal tassista che nel frattempo aveva rimorchiato una biondona. Nessun compenso per il viaggio in taxi, bastavano i duemila Real, Alaxandre con un saluto frettoloso si congedò, forse andava a riprendere il ‘discorso’ interrotto con la carioca al night. Nella stanza da letto mutismo fra  Norberto e Jasmine, quest’ultima uscita dal bagno in baby doll sul letto si girò dalla parte opposta di quella assunta dal ‘fidanzato’, brutto segno. La mattina seguente seguitò il mutismo fra i due, a piedi una passeggiata verso il mare sino a quando la ragazza: “Sono vergine!” “Una bomba non avrebbe fatto meno fragore, Norberto era impallidito non tanto per il significato di quelle due parole ma per il tono significativo. Al ritorno nella locanda, dopo pranzo il romano: “Caro amico, ormai non ho più nulla da inviare a Roma, debbo rientrare nella capitale, ho deciso di non usare l’aereo, ti prego di cercare una nave da crociera per tornare in Italia.” Il silenzio era ‘piombato fra i tre, una notizia inaspettata. Jasmine si era ‘ammorbidita’, si domandava che fine avrebbe fatto, fu rassicurata da Norberto: “Se ti va puoi venire con me!” Un abbraccio con tanto di lacrime, pace fatta. La nave era la ‘Costa Fascinosa’, diciannove giorni per giungere a Genova, partenza la sera successiva alle diciannove. Al molo abbracci silenziosi, era presente anche Marino il cuoco. Caricati i bagagli il suono prolungato della sirena di bordo annunciò il distacco dal molo della nave dal molo, Jasmine aveva abbracciato il suo fidanzato. ‘Il mondo è delle donne’ la celebre citazione  riportata anche in un film di Negulesco rispondeva alla realtà, lo dimostrò Jasmine che di botto: “Che ne dici di sposarci?” Non fare gli occhi da bambolone oggi lo fanno anche gli uomini fra di loro, e tu ti trovi davanti un gran pezzo…” “Non ci fare caso, sarà il mal di mare, ti dico di più, contattiamo il capitano della nave.” Ad un marinaio di passaggio: “Giovanotto sai dove sta il comandante? “ “L’hai vistu su ù cassero.” ”Che lingua parla….” “Deve essere siciliano, guarda lassù…” Il capo della ‘Costa Fascinosa’ era sul cassero a colloquio con i suoi ufficiali, fu raggiungo da Norberto e da Justine che si presentarono dichiarando il loro desiderio di sposarsi. “Mi sembrava strano che finora nessuna coppia si fosse presentata per unirsi in matrimonio, sono Riccardo Boscolo venezian, Caberlotto fai preparare la cerimonia nel salone per dopo cena (tipico accento veneto).” Norberto a Jasmine ospiti  la sera al tavolo del comandante, alla fine della cena apparve una torta a tre stadi con in cima un omino piccolo in smoking con vicino una sposa giunonica (il capitano aveva il senso dello humor). Grandi applausi quando Jasmine tagliò la torta e baciò sulle gote il veneto Boscolo. Un marinaio in romanesco:“Regà stateve attenti, er capitano è pericoloso!” “Una volta figliolo, una volta!” C’era del rimpianto nella voce del comandante, antichi fasti…Dopo gli applausi dei presenti i novelli sposi si ritirarono in cabina; Jasmine era stata previdente, prima di imbarcarsi aveva acquistato un baby doll rosa con cui, uscita dal bagno si era presentata ad un Norberto stranamente inquieto, non era certo la prima donna che incontrava ma Jasmine era l’amore perdipiù vergine. “Caro sono un po’ spavntata, in collegio una mia compagna di stanza mi ha raccontato della sua prima volta, sicuramente aveva incontrato un buzzurro che, lei vergine, l’aveva brutalizzata. Erano a casa di lui, la madre indignata l’aveva sputtanata con tutti gli amici per il sangue trovato sulle lenzuola, oltre al dolore la beffa, la mia amica aveva dovuto cambiare scuola oltre al dolore patito!” “Preoccupazione infondata, ho portato con me un anestetico…chiudi gli occhi e abbandonati a me.” Jasmine per la prima volta in vita sua sentì il clitoride baciato con delicatezza e provò subito un orgasmo, altro che Eden, Norberto aveva dimostrato una signorilità sessuale inimmaginabile, alla ragazza scesero delle lacrime…”Ho capito cosa intendevi per anestetico ma siamo al punto di partenza!” “Non disperare cara….” Il novello sposo prese di nuovo in bocca il clitoride della consorte quando si accorse che lei stava per provare un altro orgasmo delicatamente la penetrò in vagina, un dolore per lei piacevole. Pian piano passavano i giorni: i porti di Santa Cruz, di Casablanca, di Alicante, di Recife e, al diciannovesimo giorno quello di Genova con la sua Lanterna. Papà Alfredo, messo al corrente dell’arrivo del figlio aveva provveduto a far arrivare nel porto della città ligure il nuovo ‘ragazzo di bottega, in verità un po’ sboccacciato: “Mè sà che siete i novelli, ve se vede dalla faccia, in machina ve riposerete!” Gigi Iacovacci si era presentato da quel ‘coatto’ che era. La Maserati ‘Levante’rossa spiccava in autostrada sia per il colore rosso fuoco che per i sorpassi spericolati che il bravo Gigi metteva in atto non appena si trovava davanti un  altro veicolo. “Á coso, me sa che te giochi la patente!” “La machina è intestata a tù padre…va bene, te lo dico in italiano: modero la velocità!” Alfredo era a piazza Esedra dinanzi la negozio, non era invecchiato molto, abbracciò figlio e nuora,  lacrime in abbondanza. Dopo un breve passaggio nell’abitazione sopra il negozio, i quattro si recarono nel ristorante ‘Tazio’ in piazza della Repubblica. Seduti ad un tavolo con la veduta di Roma  giunse una ‘puella’, tipica brunona romana per accettare gli ordini dei presenti. Ti pare che Gigi si faceva i fatti suoi: “Padrone non presenti Clelia ai tuoi figli, voi due che ne dite?” ”Mi sa che ti devi trovare un altro lavoro!” “Scherzavo cavaliere io non so niente!” “Per non saper niente parli troppo, per stavolta passi.” Norberto era felice, si era ritrovato nel classico ambiente romanesco che gli mancava da tempo. “Papà mi fa piacere che…in fondo Gigi proviene dall’Esquilino, dicono il peggior quartiere di Roma, che puoi pretendere!” Gigi:“Norberto ti ricorderò nelle mie preghiere.” “È la volta buona che andrò all’inferno!” Si era creato un  clima cameratesco. La seguente mattina Norberto tutto allicchittato (aggettivo appreso da un amico catanese) stava per uscire di casa per raggiungere Gigi e recarsi alla sede del giornale quando al telefono: “Buongiorno direttore…” “Non una parola di più, qui siamo in subbuglio, mandami via mail l’impronta digitale del tuo pollice destro, ti servirà per entrare al giornale.” Perplesso Norberto obbedì poi scese in strada a mise al corrente Gigi della novità, nessun commento anche il giovane era preoccupato. All’ingresso due Carabinieri indicarono a Norberto una ‘cassetta’ dove inserire il suo pollice, dopo un OK verde via libera ad entrare nei locali del giornale. “Norberto siamo in mezzo ai casini ma nello stesso tempo abbiamo raggiunto il nostro scopo. In seguito alle tue notizie ed alle foto inviatemi due numeri fa il nostro giornale è uscito con in prima pagina un articolo a caratteri cubitali: BRASILE – JAIR BOLSONARO – ‘LO SFASCISMO DEL CAPITALISMO’. All’interno notizie e foto.  Proteste  violente da parte dell’ambasciatore brasiliano. La sera successiva dinanzi alla sede del nostro giornale  sono scesi da un’auto due individui muniti di torce accese  e di contenitori di benzina probabilmente per dar fuoco al nostro portone ed ai nostri locali.  Fortuna fu che passasse in quel momento una pattuglia di Carabinieri che, sparando in aria hanno messo in fuga i delinquenti ma da allora siamo in clima di guerra, sorvegliati giorno e notte.” Norberto provò a buttarla in barzelletta: ”Dottor Santoro se mi manda un Svezia ci dichiarano guerra anche i flemmatici nordici!” “Non lo penso proprio e poi noi scandinavi siamo fortemente democratici!” L’affermazione proveniva da una stangona bionda, longilinea,  occhi blu che era ‘spuntata’ dalla toilette. Ovvio imbarazzo di un Norberto rimasto senza parole. La nordica proseguì: “Immagino che la sua sia stata solo un battuta, sono Ellen Singmander impiegata del settimanale, complimenti per i suoi articoli e soprattutto per le foto delle favelas, ho inviato copia del giornale in Svezia, ha fatto molto scalpore.” Norberto cercò di recuperare: “Il suo cognome è particolare, ha un significato?” “Si molto preciso: ‘difensore della vittoria.’” “Lei ha avuto molto probabilmente qualche avo Vichingo.” “Va a sapere,  mia madre era siciliana di Palermo, forse lei…” “Ragazzi al giornale abbiamo grossi problemi e voi…” “Scusasse direttore, la mia metà sicula ha reagito in maniera eccessiva.” Anche Norberto si scusò e pensò…che Ellen era un gran pezzo di topa, in quel momento Jasmine non era nei suoi pensieri, per uno in luna di miele... “Collega svedese che ne diresti di andare a riempire il pancino con cose romane, parlo di cucina, conosco il ristorante ‘Tazio’.” “Sottoscrivo col permesso del direttore.” “Levatevi dalle balle, se possibile mandatemi qualcosa da mettere sotto i denti.”  Norberto nel vicino bar riempì un vassoio di cose fritte, fece la solita tiritera con l’impronta del pollice, rifornì il direttore e poi  scese insieme ad Ellen. Gigi in attesa con la Maserati aveva osservato tutta la scena: “E io che faccio?” “Prendi l’autobus 99 e ti levi dalle balle.” “Si mentre tu te la spassi…” “Esatto figliolo, ti propongo un’alternativa: al ritorno ti regalerò una ‘Trabant’ sai quella bella auto ella Germania Orientale…” “Quella te la guidi tu, non serve nemmeno a trasportare la monnezza…”Seduti ad un tavolo del ristorante ’Tazio’ ai due si presentò la solita brunona che inaspettatamente: “Alfredo dov’è?” “S’è trovato un altra fidanzata!” Immediata sostituzione della ragazza con un cameriere uomo, Norberto ci aveva azzeccato. Alla fine del pranzo: “Caro, mi sei stato subito simpatico, devo svelarti qualcosa di intimo di me stessa, non sono completamente donna o meglio ho qualcosa di più: ho il ‘Knulla’ nome svedese di cazzo e due Testiklar in svedese testicoli, il cazzo è ha la  dimensione di quello di un bambino ma quando mi eccito diventa grosso, tieni per te quello che ti ho detto, il direttore del giornale non sa nulla.” Norberto un po’ sconcertato cambiò discorso: “Sono a Roma con mia moglie Juliette che ho sposato di recente, te la voglio presentare.” All’ingresso del palazzo sul muro della portineria Ellen notò uno strano cartello che era sfuggito a Norberto: ‘Gaia – Gea – Gemma – Gina: ‘brutta la nonna – brutta la mamma – brutta la figlia e la sorella, si brutta anche quella, viva la libertà’  “Voi italiani siete un po’ strani, non ne capisco il significato dello scritto.” “Solo un romano lo può interpretare, le quattro sono le donne addette alle pulizie dei locali, un ‘bel esprit’ ha scritto quel cartello che è servito alle quattro per avere più mance da parte  dei proprietari e degli inquilini degli appartamenti.” Jiuliette era dinanzi alla porta d’ingresso, abbracciò la nuova arrivata: “Mio marito ha avuto sempre buon gusto in fatto i femminucce, tu ne sei la prova, dopo una latina si è buttato sul nordico.” “Aspetta a sapere tutta la verità, a stomaco pieno digerirai meglio la novità.” Dopo il caffè Juliette invitò i due a salire nell’attico sovrastante che Alfredo le aveva messo a disposizione per essere un po’ tutti più liberi…La brasiliana fu informata delle ‘qualità’ fisiche della svedese, al contrario di suo marito non si meravigliò, in Brasile ce n’erano tanti o tante: “Caro penso che sia proprio tu a provare di persona i ‘giocattoli’ della nostra ospite.” “Manco pè gnente, ci tengo al mio popò, tra l’altro ho compreso che da piccolo il ‘knulla’ diventa molto grande!” “Allora lo proverò io, forse hai paura di  fare  brutta figura!” La previsione si avverò, il ‘piccolo’ man mano che Elle si eccitava divenne di dimensione fuori del comune ‘magno cum gudio’ di Justine che se la godette alla grande sinchè il knulla ritornò allo stato’infantile’. Senza nessun motivo Jiustine abbracciò il marito: “M’è piaciuto ma non ci proverò più, la mia cosina è tutta arrossata e per fortuna non ho provato col deretano…