Fiocchi di cenere

I fiocchi di cenere scendevano ancora dal cielo affumicato sulla savana bruciata, baobab carbonizzati, acacie polverizzate… l’erba arroventata e fumante agonizzava sotto il sole tropicale e gli animali in fuga si erano rifugiati in ogni anfratto, ogni possibile riparo dalle fiamme che avevano travolto il loro territorio, la terra selvatica in cui tutto e tutti erano parti di un perfetto insieme, equilibrio alimentare, vegetale, minerale, elementi dell’acqua e dell’aria, fenicotteri e aironi, gazzelle e zebre, gnu, elefanti, giraffe, babbuini, farfalle e leopardi… facoceri e bouganvilles, fiori del pane, fiori del fuoco… distrutti dal fuoco stesso… difficile respirare, acre e pungente il monossido asfissiante impestava l’aria… il vento dondolava gli ultimi lapilli e le nuvole portavano pioggia benefica, ristoro, salvezza, speranza… rinfresco… cadevano le gocce di temporale mentre i fulmini illuminavano per l’ultima volta lo squarcio ferito e devastato…

Giungeva la notte…

Saliva la luna, argento, sereno, luce vivida, brillante e selvaggia sulle terre denudate… scheletri vegetali imploravano le stelle, pozzanghere di pietra, carbone, carbone ovunque… polvere e ceneri… cenere e polveri,  fiocchi… granelli…

I due cuccioli terrorizzati ansimavano ancora, da ore, raggomitolati e intrecciati uno sull’altro, tremavano sconvolti, traumatizzati dalla fuga, l’abbandono, la casa, la famiglia… tutto disperso, tutto smarrito, solo l’angoscia, la solitudine, la disperazione, poi… la piccola tana in cui rifugiarsi, il pelo morbido, estraneo e rassicurante… zampettine da stringere, cuore da ascoltare… buio, tanto buio e nessuno osava fiatare, respiravano solamente… stretti, vicini, pelo nel pelo, corpo a corpo, cucciolo e cucciola…

Quanto tempo…

Ore… forse… giorni…

Nessuno osava allontanarsi dall’altro, uscire dal riparo, vedere cosa accadeva, fuori, nel mondo… troppa paura… le fiamme avevano scolpito nelle loro viscere il disegno dell’orrore più tremendo, orrendo, terrificante… paralizzati nel loro spazio sotterraneo, respiravano… in silenzio… vicini…

Ancora ore… forse giorni…

Si accarezzavano, iniziavano a conoscersi, leccarsi, scaldarsi e confidarsi, aprirsi e fidarsi, si davano vita, si rianimavano, si riaprivano, si rialzavano… uscirono all’aperto, osservando il tappeto grigio che ricopriva il loro regno, distrutto, scomparso…

Lei lo spinse dolcemente con il musino, come per dire… “Andiamo… facciamoci forza…”
Il manto grigio, maculato, le orecchie appuntite, il naso sottile, gli occhi sensuali e malinconici… “Andiamo via… dobbiamo trovare un nuovo regno, una nuova terra, dobbiamo fuggire da qui…”

Lui accartocciava lo sguardo spento e umido… il pelo dorato rifletteva i raggi del sole equatoriale… erano due cuccioli, diversi, uniti da un destino comune, dall’esigenza di unirsi per sopravvivere… iniziarono a camminare verso un orizzonte lontano, solamente erba, terra, rocce… nessuna forma di vita, nessun habitat, nessuna pozza per dissetarsi, nessun branco da cacciare… lei stanava i topolini della prateria, lui si nascondeva acquattato sul terreno e li aggrediva, fulmineo, felino… banchettavano insieme, dividevano il cibo e camminavano, insieme, alla ricerca del proprio futuro…

Non sapevano chi fossero, cosa fossero, erano solo insieme, uniti e congiunti… ognuno parte dell’altro, si integravano, stavano bene, facevano tante, tantissime cose insieme… notte e giorno, sempre insieme…

‐ Guarda… se l’acqua è pura, limpida, possiamo specchiarci, vederci, rifletterci, leggere in noi, entrare forse nella nostra anima e capire chi siamo… ‐
‐ Tu sei dorato, come i raggi del sole, forse sei suo figlio… sei bello, luminoso, forte e soprattutto… mi doni tanto, tantissimo calore, mi scaldi il cuore, accanto a te sono serena, felice, sorrido e non mi manca nulla… ‐
‐ Tu sei argentea, come la luna risplendi dentro di me… illumini la notte con gli occhi brillanti, come stelle… forse sei sua figlia… ‐

Figlio del Sole… Figlia della Luna…

Erano perfetti uno per l’altra, tutto era perfezione… magia… giocavano e correvano, si inseguivano, dormivano e crescevano, scoprivano l’erba e i fiori, le ragnatele illuminate dai primi raggi dell’alba… dialogavano con tutte le creature e stabilirono di accasarsi alle soglie della foresta che garantiva cibo, vicino a una sorgente per dissetarsi… un perimetro di rocce per rifugiarsi, proteggersi, vivere, abitare…

‐ Io non potrei fare a meno di te… sei tu che illumini la mia giornata, il mio risveglio, il mio cammino, sei la scintilla che mi ha scaldato il cuore, la compagna della mia vita, sorella, madre e luce al tempo stesso… Amo sentire il tuo pelo morbido, i tuoi odori, le tue movenze, seguire le tue orme, stanare le tue prede, dividere con te il cibo, il tempo, il giorno, la notte… ‐
‐ Anche a me piace il tuo pelo color del sole… solamente non capisco, alcune cose… certe volte ho la sensazione di essere contro natura, andare contro il mio modo di essere… non so se sia giusto o sbagliato stare insieme, non so se sia questa la mia strada… so che anche io, tuttavia… non posso fare a meno di te…‐
‐ Se non puoi fare a meno di me significa che stai bene, stiamo bene insieme… quindi come può essere sbagliato..? il bene è una cosa giusta… come le farfalle colorate che si posano sui petali per dare vita a nuovi frutti… come le lacrime del cielo che ci dissetano e alimentano le sorgenti, gli alberi, la terra… il bene è nella luce del sole e tu sei la mia luce, il mio riferimento… sto bene con te… come posso decidere diversamente… il bene è nel bene… dentro di noi sappiamo perfettamente quando stiamo bene… o quando non lo siamo…‐
‐ Sì… hai ragione… sento che sto bene, stiamo bene… poco importa se la mia natura mi grida nelle viscere, urla che devo strappare ciò che amo, ciò che desidero, ciò che sento… il bene è bello e io voglio restare nel bello, nel bene, insieme a te… non voglio perderti, allontanarmi, lasciarti, voglio un nostro insieme… anche se… ‐
‐ Non c’è un se… Figlia della Luna… c’è il nostro spazio, la nostra libertà, il nostro potere di scegliere, in libertà… dove vogliamo essere e con chi… io ho già scelto, forse il destino ha scelto… a volte percepisco un disegno, la trama di una storia scritta, per me… e io seguo i segnali che mi giungono dal cuore… lascio scorrere le cose, lascio che accadano… non so chi sono… non so chi sei… ma nel mio cuore tu sei una grande Regina e solamente questo per me ha importanza, ora… ‐
‐ Sì…è difficile capire chi siamo, quali siano le nostre origini, le nostre radici… di sicuro siamo diversi, quasi opposti… ma forse è proprio per questo che stiamo così bene insieme… ci… completiamo… ci integriamo, quando sono vicino a te ho la percezione del tutto, non mi manca nulla, sono fortunata… sei la mia metà… l’incastro perfetto…‐
‐ Dammi la zampa, ora… buonanotte… mia Regina…‐
‐ Buonanotte, dolce Re…‐

Gli animali migravano, le terre rifiorivano… il Figlio del Sole e la Figlia della Luna, congiunti dalla solitudine, uniti dall’abbandono, sposati nello smarrimento… erano una coppia felice, assortita, serena, gioiosa…giocosa… contavano le stelle, rincorrevano le nuvole arricciate nel grande cielo dell’equatore… una volta immensa con l’orizzonte lontano… tanto spazio per saltare sui tronchi di baobab, scivolare nel fango insieme agli ippopotami, ai cuccioli di coccodrillo… inseguire le scimmiette che dondolavano tra una palma e l’altra, snidare le quaglie o correre ringhiando nella terra dei fenicotteri, che si alzavano in volo a migliaia, dipingendo traiettorie rosa, onde ricamate sul tessuto azzurro dell’atmosfera…

Lo sciacallo si aggirava da tempo intorno alla loro tana… i suoi denti carognivori pregustavano nottetempo il gustoso piacere di affondare nella carne principesca del Grande RE… banchettare con il piatto più prelibato… cibarsi del cadavere più succulento, appetitoso, ghiotto, goloso… troppo facile mangiare i resti di gazzella, spolpare gli avanzi di zebra, le ossa di gnu… gli scheletri di antilope… il Figlio del Sole… il leone… era in cima alla catena alimentare, l’anello più elevato, alimento assoluto…

Gettò una palla di fango nella loro sorgente, rimase ad aspettare…

Figlia della Luna giunse per raccogliere l’acqua… la vide intorbidita, alzò lo sguardo, lo sciacallo era in attesa…

‐ Brava… è ora di alzare, finalmente lo sguardo, verso il cielo, verso la luce… la vera luce… è ora di scoprire, capire chi sei… la tua natura… la tua missione… è ora di crescere, imparare, evolvere… ‐
‐ Chi sei… perché l’acqua non è più limpida…? –
‐ Non devi più farti ingannare dai riflessi ingannevoli… la purezza è ingannevole, non esiste! Devi guardare solamente dentro di te… io so chi sei! –
‐ Ma io… credo… che la sorgente fosse limpida, sincera… pulita… pura… Chi sono io… realmente… ? ‐
‐ Tu sei figlia della notte… come me… io e te dobbiamo unirci, allearci… saremo imbattibili, invincibili, forti, unici, potenti… luminosi… Devi lasciare il felino dalla criniera d’oro… lui non è… non può essere il tuo compagno di vita…! –
‐ Ma cosa stai dicendo… come puoi pensare queste cose, affermarle? Noi stiamo benissimo insieme, abbiamo tutto, siamo felici…‐
‐ Ti inganni, Figlia della Notte… lui è un Leone… Tu sei una Iena… siete diversi… lui è ingenuo, presuntuoso, superficiale… tu sei la perfezione, devi sedere al mio fianco… sarai la mia Regina… ‐
‐ Ma io sono già… la sua… Regina… ‐
‐ Uccidilo…!‐
‐ Ma non posso… è il mio RE! –
‐ Sarò io il tuo re…! –
‐ Ma come.. perché dovrei fare una cosa simile…? –
‐ Perché è questa la tua natura… E’ questa… e io sono qui per schiarire il tuo cammino, illuminarti… non è questo che cerchi? Luce, chiarezza…? Le senti quelle ombre dentro di te…? Indicano che non sei te stessa, rincorri un modo di essere che non ti appartiene… Non sai, NON PUOI essere fedele, buona, sincera, non puoi allearti, devi tradire, colpire alle spalle… questo facciamo noi… mangiatori di carogne… siamo animali notturni senza sorriso, la morte altrui… è la nostra vita… ‐
‐ Io… non so bene cosa fare… sono confusa…‐
‐ Chiamalo… alla sorgente… digli di guardare il proprio riflesso nell’acqua… non vedrà nulla… non potrà capire… lo attaccheremo da dietro, lo azzanneremo al collo. Sarà un attimo… ‐

La Iena fece quanto richiesto… forse accecata dal suo desiderio di luce, chiarezza, forse ammaliata, sedotta, manipolata… Attaccarono il Leone che per un’ultima volta, prima di morire, la guardò negli occhi…

‐ Come puoi farmi questo, come può essere… che nel nostro bene ci sia tanto male… ? –

‐ Sono solamente me stessa… tu me lo hai impedito… mi hai costretta ad essere diversa da quello che sono… il tuo non era amore, era interesse, hai approfittato di me… mi hai impedito di esprimermi, hai reso la mia vita confusa, instabile, fragile… ora è giunto il momento di rinascere… trovare la mia strada… un nuovo re… ‐

‐ Hai gettato fango dove c’era amore… non mi interessa più… … … vivere… ‐

La iena e lo sciacallo banchettarono tutta la notte sul cadavere del leone, lo sbranavano avidamente… cibo eletto, carne regale, principesca, sopraffina…

Al mattino i raggi del sole illuminavano gli avvoltoi che depredavano gli ultimi lembi di pelle dorata, scarnificato e senza più sogni… lo spirito del leone si spense nella palude dell’infamia, nelle sabbie mobili dell’inganno, nel vuoto assoluto…