Giuseppino derubricato

Il sordomuto Giuseppino, a onta del suo nomignolo, era più grosso che grande e ‐ dopo mensa ‐ appoggiava braccia e testa sul bancale e indisturbato schiacciava un fragoroso e arrembante pisolino. Lui si sentiva protetto mentre le operaie d’intorno senza infastidirlo riprendevano il lavoro.<br /><p> Gli strateghi delle “Human Resources”, avendo sempre mal digerito la legge sull’assunzione obbligatoria di una quota di portatori di handicap, a cui spettava l’istituzionale compito di trovargli un’attività compatibile con la sua condizione che soddisfacesse lui e non fosse in perdita pura per l’economia aziendale se ne sono bellamente disinteressati.</p>Per anni ha lavorato come manovale e la sua mansione, quando la produzione meccanica contava tanto, consisteva nell’andare avanti e indietro con un carrello a mano su cui trasportava del materiale grezzo dai magazzini ai reparti, da un reparto all’altro per approvvigionare le linee di produzione.<br /><p> Quando la Grande Strategia Aziendale sancì che come oscuro numero doveva essere trasferito in un’altra unità produttiva, a molti chilometri da qui, Giuseppino ha perso ‐ in una volta sola ‐ una fabbrica, un reparto, una casa, una famiglia, un sonno tranquillo.</p>Gli strateghi delle “Human Resources”, in applicazione della Grande Strategia Aziendale, l’hanno destinato come oscuro numero all’ennesimo non‐incarico in un capannone vuoto, freddo e già in stato di abbandono.<br /><p> Volutamente ignorato dai Grandi e Piccoli Strateghi, derubricato dall’Assistenza sociale, privato delle sue abitudini, isolato dalla sua comune compagnia, recarsi ogni giorno al non‐lavoro gli era diventato sempre più penoso.</p>Un mattino ha tolto il disturbo e, non levandosi più dal letto, si è lasciato derubricare dalla vita.