Grafia porno in fiaba ( vietata ai minori )

Lei.
Lei era figlia di sguattera ripetutamente violentata e stuprata durante l'ultima invasione del castello da parte dei Mandinghi.
Fu partorita in una squallida topaia ed ebbe una giovinezza tra molti stenti e pochi avanzi.
Lo stesso comunque man mano allungava intorno tanto curiosamente guardava, una gran bella faccia, su splendida intelaiatura base, esponeva ed una tosta determinazione, creata da rabbia ed invidia, ingrassava.
Era troppo piacente quello che dal basso ammirava.
Il lusso della reggia l'attirava.
Voleva sentirsi famosa ed invidiata tale la principessa e.
E la ricchezza esagerata dei signori di corte fra le sue mire balenava indi.
Indi decise d'essere disposta a tutto.
Che in quel mondo ci sarebbe ad ogni prezzo arrivata.
Che solamente la poltrona accanto al trono le sarebbe bastata.
Ed all'uopo comunque non viaggiò per stregoni e manco si dedicò alle arti magiche che normalmente nelle fiabe esibiscono i felloni.
No!
Dapprima maggiorò prepotentemente i seni con siliconi ed ormoni.
Poi visitò il mago dei fianchi ed il luminare dei labbroni.
Studiò quindi posizioni più che pozioni.
Seguì corsi di tecnica ed aggiornamento al parigino bordello.
Assunse un aspetto appropriato e ritornò formata al castello.
Dove tutto filava liscio ovviamente.
Dove la regina spegneva ancora i fuochi del re allegramente.
E cominciò subito la manovra d'accerchiamento con una masturbatina al reale padre confessore sulla soglia del convento.
E tre giorni appresso, da costui raccomandata, era al tè del cancelliere con il cardinale ed il capo del personale.
Che non fu facile d'addomesticare però.
Però in due settimane alfine l'assunse come cameriera personale.
Del re chiaramente.
‐E forse chi scrive ha saltato qualche passaggio per non coinvolgere troppo, tra gli altri, l'ecclesiastico personaggio, ciò non di meno ci sono riuscita‐ pensò quella sera.
‐Ora sta tutto nelle mie arti e nell'esporre a modo le mie parti‐.
Perfetto.
E sapeva serviva entrare in scena alla grande.
E la prima mattina di lavoro gli capitò in camera con la colazione su scollatura esagerata e la mini nera in gamba da tacchi a spillo allungata.
E piegò il busto in avanti giusto quel che serviva, alzando la tendina, per far ammirare sul retro la mutandina e tutta premurosa le sistemò la tovaglietta giuliva mentre.
Mentre lui guardandola, ancora steso, in gola deglutiva mezzo litro di saliva.
Sfortuna ( casuale? ) volle, proprio quel dì, la madre della regina, nel suo maniero, avesse un malore e che lei dunque dovesse partire.
Ed il re poverino era triste quella sera e per dormire pensò ad una tisana da sorbire tra i fumi del bagno ed appena appresso alle solite tre birre.
«Chi sei tu?» le chiese quando lei entrò con la tazza fumante.
La nuova cameriera sire rispose accattivante.
«E ti sembra quello il modo di presentarti?
Sono un uomo sensibile sai.
Le tue straripanti grazie dovresti nasconderle un po', altrimenti non so se in futuro mi controllerò».
Io sono al vostro servizio sire, ribadì alzando la cresta, non.
Non dimenticatelo mai e.
Ed il giorno seguente all'alba egli non poté non notare che, per allungarsi ed aprire la finestrella, s'era tolta la mutanda ella e che per confondere la scollatura sotto la camicetta appariva pelle pura.
Al che nel prendere il vassoio la mano gli scivolò fra due turgide enormi mammelle, ma lei si scostò e porse i vestiti e lo scettro decorato di pietre preziose e belle.
E più tardi pertanto si fece trovare nelle stalle ammiccante fra le pagliose balle.
Ed il pomeriggio sotto la sua finestra d'aperte natiche al vento, prendendo il sole, fece abbondante mostra.
E la sera per la tisana ed il bagno si presentò con un'assai stringata tutina.
Color rosa.
Rosa maialina.
L'acqua della tinozza il regnante faceva bollire nell'ammirare il suo movimento fluire.
Decise di rompere gli indugi.
Si mise seduto e l'ordinò di strofinargli la schiena.
‐Oh sire mai potrei toccarla‐ rispose fingendosi timorata, bensì lui sbottò.
«E per bene!
Sia chiaro».
E lei allora come dire colse la palla al balzo ed aprì la tutina sul davanti.
Si creò con spugna e sapone abbondante schiuma sul seno e con lui sfregolò.
Eccome se non sfregolò la spina dorsale, le scapole e le reali reni.
E muovendolo con le mani dopo massaggiò il collo ampiamente ed in seguito coi capezzoli, iper allungati, gli ripulì l'orecchie singolarmente.
E lui a quel punto era fremente.
S'alzò in piedi col pisello ingrossato non da niente e pretese un rapporto orale immediatamente.
E lei s'applicò straordinariamente.
Con la lingua toccava sapientemente.
Con le labbra avvolgeva meravigliosamente e tutto incamerò, febbrilmente, allorché lui ebbe l'orgasmo felicemente e buonanotte infine gli disse gentilmente.
E non starò tanto a descrivervi quel che successe la mattina seguente, né di quanto vagina, ano, bocca e mani lei mosse, tra spalmate di burro e marmellate, voluttuosamente.
Dirò soltanto non fecero altro finché non tornò la regina lei tapina, che la sera tentò d'applicare le sue arti al re nelle nobili parti ed esse non risposero che in cantina, giusto quando la servetta gli piazzava una scrollatina o nel parco quando ancora l'apriva il suo varco o se glielo nascondeva nel di dietro in fondo al vicolo sul retro.
Praticamente era fatta.
‐Ribadisco il narratore tende a minimizzare e non ha tenuto conto di diverso altro mio sudore che ho dovuto versare e.
E comunque ho fatto centro‐ si disse contenta.
Il re di lei infatti oramai stava invaghito.
La meta era vicina, bastava eliminare la regina.
Di modo che insolitamente cominciò a negarsi accuratamente, nonostante lui diventasse sempre più invadente.
‐Eh no mio sire, ora c'è la vostra dama vada da lei ad elargire la brama‐.
Rispondendo alle sue insistenze le fece sapere, laddove stesa ignuda nel letto con la bocca l'indice si bagnava prima di portarlo al grosso e paonazzo clitoride che esposto l'aspettava.
«La caccerò via.
Non è mai stata brava.
Sì m'accontentava e m'ha dato due figlie, anche se a pensarci bene io la desideravo e lei esponeva il compitino da moglie e mai qualcosa che varcasse le soglie.
La riconsegno alla mamma, che sarà una manna ed appresso sposerò te».
‐Ed io credo che accetterò‐ lei esultò.
‐Con voi mi trovo bene, provo vera gioia nel leccarvi i testicoli ed il pene ed ho sempre sentito gran esibizione quando m'avete posseduta, quindi gradirei molto che la cosa fosse risaputa, quotidiana e ripetuta‐.
E fu così che una regina venne espulsa, l'indomani sul presto, assieme alla sua prole e che i cappellani di corte indossarono le stole per celebrare, in grande stile, la nuova unione.
E seguirono giorni strepitosi.
Lei felice arrivata ed accontentata, lui che finalmente il tipo di donna da tutti segretamente desiderato aveva a portata.
E furono perciò notti e notti.
Non mille ed una.
Mille e dieci, venti, trenta, notti fecero incendiare tanto che senza dubbio alcuno, sebbene la loro favola ai puri possa perfino fare cariare i denti, vissero lo stesso appagati, sorridenti, felici e contenti.