I bambini sono l'altra parte di noi stessi

I bambini sono l’altra parte di noi stessi, una parte che purtroppo tendiamo a dimenticare, come succede ai grandi. Perché l’innocenza di un bambino, la sua ingenuità, il suo lieve respirare accanto al frenetico mondo degli adulti, il suo zampettare continuo a contatto con le vicende della vita quotidiana di familiari e parenti, giungono direttamente al cuore meglio di mille parole: un bambino è indifeso, solo, senza secondi fini, si consegna a noi senza ombre, senza riserve ma proprio per questo è fragile e prezioso.
Ciò che ferisce un bambino ci colpisce profondamente, le lacrime di un bambino scavano solchi dentro di noi. Perché tutti noi siamo stati bambini una volta e sappiamo come stanno le cose.
Eppure perché, perché proprio i bambini vengono abbandonati in un angolo come straccetti buttati via, perché sono i primi a essere dimenticati, resi muti e silenziosi dall'ira dell'uomo, perché sono i primi a cui viene rubato il giorno, a cui si acceca la luce, a cui si strappa la voce?
Eppure ricordiamo bene la nostra fragilità di bimbi, le ferite dell'infanzia sono marchiate a fuoco sulla pelle, indelebili, vivide, a tratti grossi di pennarello.
Eppure... sorridiamo e cantileniamo davanti ad un bimbo paffuto e roseo nel suo passeggino, lo vezzeggiamo e tubiamo come tortore al suo primo vagito, tenero fagottino caldo. Un fagottino di vita, poche gocce di storia, frammenti di sogni friabili come pergamena antica, ancora imbevuti di rugiada come le prime ali di farfalla. Scricchiola solo un poco sotto le scarpe, mentre avanza l'uomo lungo il sentiero degli incanti. E non si volge indietro.