Il cuore di Anna

Da bambina le dissero che non esisteva il principe azzurro e <<vissero felici e contenti>> si avverava solo nelle favole. Lei ascoltò con attenzione quelle parole uscire dalle bocche dei grandi e in quel momento nel suo cuore si chiuse la prima porta.
Da ragazzina subì la prima grande delusione d'amore, il coetaneo per cui si era presa la prima innocente cotta le confessò di preferirle la sua amica; fu allora che si chiuse la seconda porta.
A diciassette anni si chiuse la terza porta. Durante la festa di compleanno di una sua amica, che per l'occasione aveva invitato parecchi amici, trovò il suo fidanzato appartato con una ragazza appena conosciuta e anche in quell'occasione dovette sopportare l'umiliazione del rifiuto.
Ci vollero quasi tre anni per riprendersi da quella delusione, ma poi all'università incontrò quello che per lei sarebbe stato l'uomo della sua vita. Bello capace ed anche benestante, la trattava come una regina. A volte era fin troppo premuroso nei suoi confronti e a lei avrebbe fatto piacere invece che in alcune circostanze si fosse comportato un po' più da uomo; ma in fondo lo amava per ciò che era. Quella mattina però si chiuse anche la quarta porta: stavano facendo colazione nel bar della facoltà quando lui le prese delicatamente la mano. Un gesto d'affetto che compiva spesso e lei lo interpretò come tale. Ma quella volta la sua mano indugiò e lei capì che qualcosa non andava, lo fissò dritto negli occhi e le fu subito chiara una cosa, lui non la amava più. Ritrasse la mano inorridita, non voleva sentirsi raccontare qualche storia campata in aria e in tutta fretta si alzò dalla sedia pronta a scappare via, lui però riuscì a fissarla intensamente e ad emettere un'unica parola "Scusami!" Quella parola, sincera e spontanea, non ebbe alcun effetto su di lei; ormai le porte del suo cuore si stavano esaurendo. Dopo due giorni lo incontrò mano nella mano con la sua compagna di stanza e le fu immediatamente chiaro perché lui venisse così spesso a trovarla nel suo alloggio. Ma non fu quell'ulteriore episodio a farle chiudere la quinta porta.
Passarono ancora alcuni anni prima che ciò accadesse, tempo in cui lei si era ripromessa di non voler più aver nulla a che fare con gli uomini, ma come spesso accade al cuor non si comanda e fu così che trovò il suo uomo sul posto di lavoro, in ufficio. Il loro fu amore a prima vista e dopo pochi mesi decisero di sposarsi. Prepararono tutto scrupolosamente e il gran giorno erano entrambi in splendida forma. Avevano optato per una cerimonia ristretta e riservata a pochi invitati. Tutto stava filando liscio, ma quando il celebrante pose la fatidica domanda, dal fondo della chiesa si levò una voce stridula: "Mi domandavo fino a che punto ti saresti spinto vigliacco. Ricordati che oltre me hai anche tre figli da mantenere ed è giusto che la tua nuova fiamma ne sia al corrente"
Anna si risveglò in una stanza di ospedale, gli occhi gonfi e la testa che rimbombava come l'eco di una caverna. Una dottoressa le sorrise e lei a malapena fece altrettanto mentre nel frattempo si chiedeva dove fosse e cosa fosse successo; la dottoressa sembrò averle letto nel pensiero e anticipando le sue domande spiegò "Si trova in ospedale, al San Martino. Ha avuto un malore durante la funzione, ricorda?" Ricordava  a stento, poi però le immagini e le parole riaffiorarono nella sua mente, ora rammentò tutto. "E lui?" Chiese più a se stessa che a qualcuno in particolare. La dottoressa le si avvicinò e dopo aver constatato che si  fosse ripresa, le parlò con calma "Forse è meglio che parli con sua madre, è qui di fuori che aspetta" "Va bene" Rispose Anna. Sua mamma fu contenta di riabbracciarla e scoppiò in un pianto irrefrenabile; lei aspettò che si calmasse un po' e poi parlò decisa "Adesso mamma mi racconti tutto" La donna a malincuore raccontò tutta la verità alla figlia, quella storia sigillò ermeticamente anche la quinta porta.
Ci vollero un anno di cure e sedute con vari specialisti per ristabilire un minimo d'equilibrio nella sua testa. L'affetto di amici e parenti furono importanti, ma in particolar modo ultimamente la vicinanza di un volontario fu determinante per la sua ripresa. Era un uomo di qualche anno più anziano di lei e fin dall'inizio le aveva raccontato tutti i dettagli della sua vita, tanto che a un  certo punto fu più lei ad essere utile a lui che viceversa. Le aveva detto di essere separato, con due figli e disoccupato. Riusciva a sopravvivere solo grazie ad un piccolo contributo che la sua ex moglie, ricca e benestante, gli elargiva ogni mese, che si sentiva un parassita ma con il tempo si era abituato a questa situazione e per stare in pace con se stesso si era dato al volontariato. Giorno dopo giorno Anna sentiva crescere qualcosa dentro il suo cuore, non tutte le porte erano chiuse e quell'uomo, premuroso e così indifeso, cominciò a fare breccia nella sua corazza e un dì decise di rompere il ghiaccio invitandolo a cena nel suo appartamento. Per l'occasione cucinò al meglio delle sue capacità, indossò un abito sexi e si tirò a lucido. Lui fu sorpreso nel vederla, era bellissima e non smise di corteggiarla per un attimo.
Anna si svegliò con un gran mal di testa, dalla finestra della piccola cucina entrava la luce del sole, che ora era? Si alzò a fatica dal divano e nonostante la mente annebbiata si rese subito conto che qualcosa non andava. Lui dov'era? E soprattutto, come mai la casa era a soqquadro? Scoprì di essere stata derubata di tutto ciò che aveva di valore. Gli uomini dell'Arma raccolsero la sua deposizione e dei possibili indizi e il loro superiore concluse amaramente "Lei è l'ennesima vittima di questo truffatore, il suo <<modus operandi>> è come una firma in calce. Adesca donne sole e facilmente raggirabili e quando riesce ad entrare in casa loro le addormenta e poi sparisce con il bottino. Purtroppo signora non è la prima e non sarà l'ultima vittima di questo delinquente" Concluse amaramente il militare.
Quello fu l'episodio che sbarrò la sesta porta del suo cuore, la penultima e non aspettò l'ennesima batosta per chiudere l'ultima, la settima e senza aspettare oltre la sprangò immediatamente, per sempre; non ci sarebbero stati mai più uomini nella sua vita, solo paura.
Erano passati diversi anni da quell'ultimo fattto, Anna ora era una splendida trentacinquenne in carriera, il suo cuore di pietra le aveva permesso di farsi strada nel mondo del lavoro e la sua tenacià e le sue capacità l'avevano portata ad aprirsi uno studio in proprio, che ora impiegava una dozzina di persone, tutte rigorosamente donne; Anna aveva fatto un voto, mai più uomini nella sua vita. Quando per lavoro o per causa di forza maggiore doveva avere a che fare con elementi dell'altro sesso si chiudeva nella sua corazza comportandosi da uomo più dei maschi stessi. Ormai nell'ambiente la chiamavano tutti cdp, cuore di pietra e solo sua mamma riusciva a trasmetterle un po' di calore umano.
Quella mattina, che avrebbe cambiato il corso della sua vita, era in ritardo tremendo e non avendo altre alternative fermò il primo taxi di passaggio. Senza un minimo di educazione prese posto sul sedile posteriore e si rivolse all'uomo alla guida come se stesse parlando ad uno zerbino e con tono autoritario indicò l'indirizzo della sua meta. Senza scomporsi miimamente l'uomo si girò verso di lei e con modi gentili ma allo stesso tempo canzonatori, le rispose "Senti carina, io non sono il tuo galoppino, chiaro? Il mio è un lavoro e anche se vengo pagato pretendo un po' di rispetto ed educazione; e poi a casa tua non ti hanno insegnato a chiedere per favore?" Anna si accigliò, avrebbe voluto sbranare quel cafone ma aveva troppa fretta e il tragitto sarebbe stato abbastanza lungo quindi optò per la moderazione "Va bene buonuomo, come vuole lei; per favore può dirigersi verso l'indirizzo che le ho indicato?" "Ok, così va meglio, tu mettiti comoda che adesso partiamo" Rispose lui gentilmente "E comunque" Precisò lei "A casa mia hanno insegnato a non dare del tu alla prima persona che si incontra" Lui sorrise "D'accordo, hai ragione, io sono Michele e tu?" "Io sono Anna" Si sorprese a rispondere lei. Michele la osservò dallo specchietto retrovisore mentre si immetteva nel traffico della città, era una bellissima donna.
Io sono Anna, stava ripensando alle sue parole. Da anni non si rivolgeva più così ad un uomo non permettendo a nessuno, neanche ai bene intenzionati, di intraprendere un discorso con lei. Eppure quelle parole le erano uscite spontaneamente come se una parte di lei, una parte sepolta ma evidentemente ancora viva, pretendesse il suo spazio.
Il viaggio durò meno del previsto, Michele conosceva il suo mestiere e nonostante i modi di fare un po' coloriti raggiunse la meta permettendo ad Anna di non essere fuori tempo massimo. Durante quel tempo i due si erano scambiati alcune frasi di cortesia e lei stranamente apprezzò la genuinità dell'uomo, spontaneo al limite della sfacciataggine ma comunque dai toni e modi di fare da gentiluomo. Doveva avere qualche anno più di lei ed era in splendida forma e non poté fare a meno di osservarlo a fondo cercando di non farsi notare; lui però era un uomo navigato ed esperto del mestiere e gli bastarono alcuni sguardi per capire cosa stesse pensando lei. Quando furono prossimi all'arrivo lui chiese senza mezzi giri di parole "Tu sei libera Anna?" Lei restò colpita da quella schiettezza e si limitò a rispondere "Cosa vuol dire?" "Suvvia cara la mia signora, hai capito bene. Voglio sapere se hai un uomo, o una donna. Insomma devo capire come muovermi" Anna  diventò paonazza e ribatté tutto d'un fiato "Lei è un cafone, un maleducato; come si permette!?" Chi si crede di essere?" Lui sorrise con quella faccia disincantata di chi ne ha viste e sentite tante nella vita e rispose "Io sono Michele e se non sbaglio eravamo passati a darci del tu. Comunque non hai risposto alla mia domanda: sei libera o no? Perché se è si allora posso continuare a farti il filo" Lei stava per rispondere con un insulto ma poi si disse che non ne valeva la pena. Chiese il conto e dopo aver pagato scese bruscamente dalla vettura ma prima che potesse allontanarsi lui la chiamò "Anna" In lei due forze interiori entrarono in conflitto e dopo anni si ritrovò a voler dare corda ad un uomo. Come se le fosse stata fatta vioenza si voltò verso di lui e chiese "Si?" Michele sorrise per l'ennesima volta e lei non riuscì a respingerlo "Questo è il mio bilgietto da visita, mi farebbe piacere rivederti, chiamami se vuoi" Lei afferrò quel biglietto e senza aggiungere altro lo infilò nella borsetta e se ne andò.
L'impegno di lavoro la tenne occupata per il resto della giornata e la sera non ricordava praticamnte più ciò che era avvenuto quella mattina. Fu solo quando tornò a casa e come al solito rovesciò tutto il contenuto della borsa sul tavolo che vide il biglietto da visita di Michele e con un gesto rabbioso lo scagliò a terra. In realtà quella sera faticò a prender sonno, una fitta al petto le faceva mancare il respiro e dopo ore di strazio si addormentò esausta. Una porta nel suo cuore si era riaperta e a nulla erano valsi tutti i tentativi per tenerla chiusa, gli uomini non le facevano più paura.
Quella mattina si svegliò stanca e dolorante, aveva dormito poco e non aveva riposato. Inveì contro il tassinaro per tutto lo scompiglio che le aveva creato e poi se la prese con se stessa per non essere stata in grado di gestire la situazione. Si recò al lavoro dopo essersi fatta un'abbbondante dose di caffè nero e forte e si ripromise di cancellare quell'uomo dalla sua testa, ma nonostante tutti i suoi sforzi quel giorno non riuscì a concentrarsi; ogni pretesto era buono per rimandare la mente alla mattina prima. Stanca e frustrata decise di tornare a casa prima del solito e lasciò le ultime mansioni alla sua fidata segretaria. Rincasò con il morale sotto i tacchi, non era da lei trascurare il lavoro,quando un occhio colse per terra il biglietto da visita di Michele; era lui la causa di tutto. Adesso l'avrebbe chiamato spiegandogli che tra loro non ci poteva essere nulla. Compose il numero di cellulare e attese; cinque, sei squilli e lui non rispondeva, forse era alla guida e non poteva distrarsi ma una vocina dentro di lei diceva che non era così.Dopo nove squilli, tempo in cui lei avrebbe anche potuto desistere, lui rispose "Pronto sono Michele, chi mi desidera?" Chi mi desidera? Pensò lei; e con quale presunzione pensi che chi ti chiama ti desideri? "Sono Anna, ti ricordi di me?" Esordì lei con tono aggressivo "Anna? Certo, la bella signora. E come posso non ricordarmi di te?" Rispose lui tra il serio e il faceto. Ciò la fece imbestialire ulteriormente e accecata dalla rabbia cercò di ribattere "Senti, io volevo dirti che" "Che hai accettato il mio invito e, senti, dove vorresti che ti porti a cena? Conosco un sacco di posti ma se hai qualche preferenza sarò ben lieto di accontentarti" Lei restò senza parole, ma che faccia tosta aveva quell'uomo? "Anna, ci sei? Ascoltami, alle otto sarò da te, dimmi dove stai e passo a prenderti. Per il ristorante ci pensiamo dopo, con calma" Lei era sbalordita da quello che stava avvenendo e come un automa fornì il suo indirizzo all'uomo che precisò "Grazie Anna, sei un tesoro. E mi raccomando, fatti bella" Sotto la doccia sentì una fitta al petto, un'altra porta del suo cuore si era aperta e con essa la ritrovata fiducia negli uomini.
Fu una serata magnifica. Anna riassaporò il piacere di essere corteggiata, la bellezza della compagnia maschile e il gusto per la buona cucina. Michele si comportò da signore e quando furono sotto casa di lei la prese per le mani e Anna chiese "Vuoi salire da me?" Lui la fissò e sorrise come al solito ma rispose seriamente "Tu non immagini quanto lo desideri, ma ho capito che la tua storia è molto complessa e ti chiedo di prenderti tempo e rifletterci su. Adesso abbiamo rotto il ghiaccio, ci stiamo conoscendo, ma io non voglio rovinare tutto per una serata a letto. Hai il mio numero, se domani sei ancora dell'idea allora ci sentiamo" Lei restò un attimo perplessa ma poi capì che lui era serio. Lo baciò teneramente sulla guancia e lo  salutò "Buonanotte Michele" "Buonanotte a te" In quel momento nel cuore della donna si aprì, meno dolorosamente delle altre, un'altra porta facendole riscoprire il rispetto reciproco tra uomo e donna.
Il giorno successivo affrontò gli impegni di lavoro con una grinta eccezionale e tutte in ufficio si reserò conto che qualcosa era cambiato; cuore di pietra emetteva una luce ed una carica mai viste prima, era radiosa come il Sole. Alla sera rientrò a casa con l'intento di chiamare Michele ma qualcosa la bloccava. Aveva superato la paura, aveva riassaporato la fiducia e il rispetto degli uomini ma adesso temeva l'idea del rifiuto e del tradimento e la successiva amarezza che le avrebbe distrutto il cuore, definitivamente. E se lui ci avesse ripensato? Tormentata da quei pensieri non riuscì a prendere una decisione e per evitare di commettere errori decise di non chiamarlo. Dormì male e fece degli incubi terribili ma alla fine una luce squarciò la nube di dubbi che avvolgeva il suo cuore e quando si destò alla luce dell'alba aveva preso una decisione importante, afferrò il telefono e compose il numero di Michele. Nonostante fosse presto lui rispose con voce squillante, era ben sveglio e pronto ad ascoltarla "Michele, ci ho riflettuto a fondo e credo di essere giunta ad una conclusione" "Ok" La interruppe lui "Ma forse è meglio se ne parliamo a quattr'occhi" "No Michele, non riesco ad aspettare, devo parlarti ora" "E allora fammi salire a casa tua" Era sotto casa in attesa della sua chiamata. Lo fece entrare e prima che  riuscissero a dirsi qualcosa si ritrovarono nel letto e fecero l'amore. Lei riassaporò appieno tutte quelle piacevoli sensazioni che da anni le mancavano e lui le trasmise amore e passione allo stesso tempo. Stremati, ma contenti di ciò che stavano vivendo, si assopirono teneramente abbracciati e si risvegliarono solo qualche ora più tardi. Fu lei a destarsi per prima e si meravigliò di non essere minimamente imbarazzata e quando anche lui fu sveglio lei affrontò con coraggio il tema che le stava tremendamente a cuore. "Ecco Michele, io vorrei chiederti una cosa" "Dimmi Anna" "Tu hai mai tradito?" Lui comprese il suo terrore del tradimento, probabilmente aveva subito qualche trauma ma rispose a sua volta con una domanda "Sei disposta a correre il rischio?" "Si" rispose sicura "Si" ribadì convinta. Fecero ancora l'amore, ormai quella giornata di lavoro era persa e Anna sentì il suo cuore leggero; la porta in cui aveva rinchiuso il terrore del tradimento si era riaperta e lei adesso era di nuovo libera di amare.
La loro relazione si cementò giorno dopo giorno su solide basi di rispetto e condivisione. Il loro amore permise ad Anna di spalancare l'ennesima porta nel suo cuore e riacquistare così la consapevolezza di essere una donna che sapeva amare e voleva essere amata. Il tempo trascorreva veloce e tra alti e bassi i due affrontarono gioie e difficoltà di una relazione stabile evitando di rivangare il loro passato. Non si sposarono, ma dalla loro unione nacquero due figlie ed un figlio e dopo anni di convivenza che regalò loro parecchie soddisfazioni, Anna sbloccò anche la penultima porta chiusa del suo cuore. Ormai viveva il suo rapporto con Michele in modo semplice ed innocente, erano talmente innamorati ed affiatati che un giorno una loro amica disse "Voi siete come l'idrogeno e l'ossigeno che uniti formano l'acqua limpida e portatrice di vita"
La loro storia risultò inossidabile e finalmente Anna potè aprire l'ultima porta del suo cuore e proclamare, coronando il suo sogno da bambina <<vissero felici e contenti>>.
Il suo cuore da quel giorno restò per sempre aperto per tutti pronto a dare e ricevere amore.
"Vi è piaciuta la mia storia bambini?" "Bellissima nonna Anna" "Bene, quindi ricordate sempre: aprite il vostro cuore al mondo, non fermatevi di fronte alle difficoltà ma affrontatele e superatele, in qualsiasi occasione. Il mondo è pieno di gente che desidera amare ed essere amata, basta trovarla" "Mamma, cosa stai raccontando ai bambini?" Chiese sua figlia che nel frattempo li aveva raggiunti in salotto "La mia storia e quella di tuo padre, il loro nonno" "Oh mamma, ti manca tanto papà?!" "Tantissimo tesoro, tantissimo"