Il cuore di sirena (non finito)

Dalla prua della nave si levò un canto. Era lei.. L’ultima Sirena.. Un rumore improvviso, e poi eccolo, il tesoro più grande: Il cuore di diamante dell’ultima sirena.

PROLOGO

Le onde gigantesche che sembravano voler inghiottire la nave, la tempesta era vicina, il capitano lo sapeva e cercava in tutti i modi di avvicinarsi all’unico porto nelle vicinanze. La meta era ben lontana dall’essere raggiunta, e il capitano temeva i pirati, ciò che trasportavano era troppo importante perché finisse nelle mani di quegli adoratoti del diavolo. Harper fissava il mare e pensava che tutto ciò che gli era intorno appariva cupo come lo era il suo cuore dopo la morte della madre, avvenuta qualche settimana prima. “Stai bene?” Willy si avvicinò ad Harper. I due ragazzi si sentivano compagni di sventura, entrambi diciassettenni, avevano assaporato il gusto amaro della vita. Harper non aveva conosciuto suo padre,che era un conte inglese, giustiziato dalla corte perché creduto un traditore della corona, avevano perso tutto, titolo, ricchezza, privilegi, e la madre,ancora incinta, era stata costretta a fuggire e a cercare rifugio in uno dei quartieri poveri nei pressi del porto. Elise, la madre di Harper aveva iniziato a lavorare come sarta e ricamatrice, Harper era nato, cresciuto e insieme avevano lottato con le unghie e con i denti per sopravvivere, almeno finché la madre  non si era ammalata di. Harper  cercava lavoro ed era stato nei pressi di un ristorante che aveva conosciuto Willy. Willy proveniva da un paesino sperduto del sud dell’Inghilterra, era arrivato a Londra due anni fa’, dopo essere scappato da un patrigno troppo violento, aveva iniziato a lavorare come lava piatti in un ristorante, ma dopo una lite con il cuoco era stato cacciato, aveva incontrato Harper ed erano diventati amici. Elise lo aveva accolto come un figlio, nonostante la malattia la divorasse. Harper e Willy avevano girato tutta Londra per un lavoro ma nessuno voleva assumerli. Arrivò l’inverno, uno dei più rigidi mai visti, Elise, già provata, si ammalò di polmonite e la morte la strappò alla vita nel sonno, Harper pianse e Willy gli rimase vicino. Lo sfratto fu’ l’ultima goccia per entrambi, soli e senza un tetto vagavano per le strade di Londra, finché Harper non decise di imbarcarsi, ormai più niente lo legava a Londra se non tristi ricordi, Willy lo assecondò e per la prima volta nella loro vita ebbero fortuna, il capitano di quel mercantile li assunse subito, e dopo due giorni il mercantile partì. Harper sbruffò. “Mi sta venendo il mal di mare.” “Non ti lamentare!” lo rimbrottò  Willy. “L’idea di imbarcarti è stata tua!”
“Meglio della tua di idea, fare i lustra scarpe… Patetica!”
‐‐‐? Prologo  2 parte
“No, certo, sacrifichiamoci come cibo per pesci! E’ sicuramente più bello!”
“Il mio mercantile non affonderà Willy, ha solcato i mari per anni e anni e non ci tradirà proprio ora.” affermò il capitano con aria severa.
Willy scolorì. “Non intendevo.. Io… Io.. E’ ovvio che questa barca non affonderà… Io.. Non…”
“Rilassati William, ti stavo prendendo in giro!”esclamò il capitano ridendo. “E comunque questa è una nave non una barca!” concluse allontandosi.
Harper rise.. “Ti diverti?”
“Si, molto…”
“Ahahahahah.. che ridere!”
“Dai, Will, non fare il musone!”
Dalla vedetta si levò un grido che raggelò la ciurma. “PIRATI! DRITTI A PRUA!”
Il capitano raggiunse Harper e Will sul ponte di prua con cannocchiale. “Era ciò che temevo.. Pirati…”
“Cosa dobbiamo fare?” domandò Harper.
Il capitano lo guardò afflitto. “Pregare.”
“CAPITANO.” Urlò il marinaio dalla vedetta. “HANNO ALZATO IL JOLLY ROGER!”
“Cosa vuol dire?” sollecitò Willy
“Il Jolly Roger è una bandiera pirata, nera con un teschio rosso…” mormorò il capitano con un filo di voce.
“E quindi?” incalzò Harper.
Il capitano li guardò con aria sconfitta. “Non lasceranno superstiti…”
Harper e Willy si guardarono, il sangue gli si gelò nelle vene.
Il capitano ululava ordini all’equipaggio, che correva avanti e indietro.
“Sarebbe saggio abbandonare la nave.” Suggerì il secondo.
“Comportarci da vigliacchi?” protestò Willy.
“Sai combattere, ragazzino?” lo aggredì il secondo.
“No, ma….”
“Ma, niente! Sono pirati, e hanno innalzato il Jolly Roger, ci massacreranno se non scappiamo.” .
E intanto la nave pirata con la bandiera nera e il teschio rosso sangue si avvicinava..l
‐‐?  Prologo 3 e ultima parte
“La Sirena” era la più temibile nave di pirati al mondo.
Tutti ne avevano sentito parlare e tutti la temevano, raggiunse in un batter d’occhio l’Oceano Blu e la ciurma di pirati lo assaltò, ben consapevole che aver issato il Jolly Roger valeva a dire “Niente superstiti”, e l’equipaggio sapeva bene che il capitano non avrebbe accettato defezioni  di alcun tipo; l’equipaggio del mercantile assalito doveva essere trucidato.
L’assalto fu violento, le urla dei pirati assordanti.
Willy fissava la scena sgomento e non si accorse nemmeno di quando il colpo di pistola gli passò il cranio da parte a parte.
Harper osservò l’amico cadere nella stiva e lo raggiunse, quando dalla nave pirata giunse il primo colpo di cannone che colpì proprio la stiva mandando in pezzi quasi tutto, ferito e tramortito, Harper, si mise la testa di Willy sulle ginocchia, troppo debole per una qualunque reazione.
Il capitano dell’Oceano Blu ne aveva una paura matta, eppure quando i pirati assaltarono il suo mercantile difese la sua nave e il suo equipaggio finché qualcuno non lo trafisse alla schiena; incredulo si voltò e vide una donna: capelli ramati, occhi verdi che lanciavano lampi di ira.
<<Sei stato coraggioso, hai almeno tentano di difendere la tua nave prima di soccombere.
Avresti fatto meglio ad arrenderti; forse ti avranno risparmiato.>>. Disse la bella piratessa.
Con un gemito, il capitano esalò l’ultimo respiro.
La piratessa si guardò intorno, i suoi compagni avevano trucidato ogni membro dell’equipaggio, decisa si diresse verso la stiva per controllare che non vi fossero superstiti.
Si aggirò tra le tavole di legno spaccate e le botti di rum rovesciate.
I suoi compagni avevano già trafugato l’ampio bottino.
Fece per tornare, quando un suono attirò la sua attenzione.
Si avvicinò cauta, con la lama sguainata, e vide un ragazzo.
Ciò che la colpì fu lo sguardo fiero del giovane che la fissava.
Gli andò più vicino e vide che teneva sulle ginocchia la testa di un compagno morto.
La piratessa lo fissò per un lungo istante, mentre rifletteva.
Qualcuno la chiamò: <<Isabel, dobbiamo andare. Sta arrivando la marina.>>.
Isabel non rispose, il pirata proseguiì: <<Isabel, hai trovato qualcuno ancora vivo?>>.
Sentendo dei passi avvicinarsi, la piratessa si destò: <<No… Non c’è nessuno. Possiamo andare.>>. E con un’ultima occhiata a quel ragazzo, se ne andò.
Harper la fissò andarsene via, l’assalto era durato pochi minuti.
Willy giaceva trafitto da parte a parte.
Harper sapeva che avrebbe dovuto vendicare l’amico morto, ma sapeva anche che lo sguardo tormentato di quella piratessa non lo avrebbe abbandonato mai più.

Due anni dopo

Harper c’era riuscito, finalmente era un marinaio della marina militare inglese in piena regola, ora poteva vendicare Willy.
<Allora marinai!> avvertì il capitano. <Il nostro unico compito è di uccidere ogni pirata che incontreremo. Tutti i pirati devono finire come quei signori appesi alla vostra destra.> e indicò degli uomini che erano stati impiccati il giorno prima. <Non mi deludete!>
Harper era felice finalmente la sua vita aveva senso.
<Non vedo l’ora di incontrare qualche pirata!” proruppe Tristan, un altro giovane marinaio.
<Perché?> si interessò Harper.
<Quei cani hanno assalito il mercantile di mio padre due anni fa, uccidendo tutto l’equipaggio!>
Harper trasalì. <Co… Come si chiamava il mercantile di tuo padre?>
<L’oceano blu, perché?>
<Ti sbagli, non è morto tutto l’equipaggio…>
Tristan lo guardò. <E tu, che ne sai?>.
Harper sospirò. <C’è un sopravissuto…..>
<Chi?> incalzò Tristan.
<Io….>
<TU! COSA?>
<Ero sul mercantile di tuo padre quando la “Sirena” ci ha attaccati, il mio migliore amico è morto nell’assalto, io ero ferito e svenuto, mi hanno creduto morto e se ne sono andati, quando mi sono svegliato la nave era in fiamme ed erano tutti morti..>
<E come hai fatto ad abbondare la nave?>
<Per mia fortuna passava da lì un peschereccio, ho gridato, mi hanno sentito e portato in salvo.>
Tristan arricciò le labbra. “Sei stato fortunato.. Nessuno è mai sopravvissuto all’assalto della “Sirena”..”>
<Se vuoi chiamarla fortuna…>
<Quindi ti sei arruolato per vendicare il tuo amico.>
<Si..> mormorò Harper perso nei suoi pensieri, “si, era vero che si era arruolato per vendicare Willy, ma era anche vero che era l’unico modo per rivederla… Isabel... La prima donna pirata che chiunque avesse mai incontrato.. La donna che gli aveva salvato la vita, era scesa lei nelle stive per cercare eventuali feriti o tesori, e l’aveva visto, ma nonostante si fosse accorta che era ancora vivo l’aveva risparmiato e Harper non  potava dimenticare quegli inquieti occhi verde topazio..
Tristan lo scosse. <Servono il rancio.. andiamo.>.
Le giornate erano lunghe e stancanti sulla “Daimond”.
Finito il suo turno di vedetta, Harper cercò un po’ di pace sulla sua brandina, Tristan era simpatico, ma lo aveva tartassato di domande.
Harper chiuse gli occhi, e a un certo punto si svegliò in un luogo immerso nella nebbia, completamente cieco, tentò qualche piccolo passo in avanti, quando una luce apparve nella bruma e un’ombra luminosa gli apparve davanti sussurrando. <Continua a cercarmi..>.
Harper si svegliò di scattò, non aveva dubbi, l’ombra aveva la fisionomia di una sirena.
‐‐‐? Primo capitolo secondo e ultima parte
Isabel si trovava nella sua cabina, unica donna in una ciurma composta interamente da maschi, occupava di diritto una cabina tutta sua.
<Uff.. questi nodi!> .sbruffò mentre si spazzolava i lunghi capelli ramati e mossi.
<Questi nodi… Questi nodi>. Trillò Anselmo il suo pappagallo.
<Ti ci metti pure tu?>.
<Pure tu.. Pure tu..>.
<Guarda che ti butto in mare!>. Minacciò Isabel.
<Ti butto in mare… Ti butto in mare…>. La beffeggiava il pappagallo.
<Stupido pennuto!> proruppe Isabel riconcentrandosi sui nodi che le aggrovigliavano i capelli.
<Sembro una medusa!>. si lagnò Isabel fissando la propria immagine allo specchio, persa nei suoi miti pensieri, senza nemmeno rendersene conto, intonò una canzone.
<Sono qui..persa nei tuoi sogni….
cercami e mi troverai.. ascolta e mi sentirai..
Il suono della mia voce ti condurrà da me…
e tu per sempre mio sarai..
senza paure… senza incertezze..
persi in un sogno.. un sogno d’amore..
per sempre felici io e te..
io e te….>.
<Che canzone è?> la interuppe Thomas.
Isabel sussultò. “Non si usa bussare!>.
<Non mi dire che ti ho spaventato?>.
<Certo che no! Solo che devi bussare prima di entrare nella mia cabina, è la regola!>
Thomas le si avvicinò, appoggiandole le mani sulle spalle. <Per me non puoi fare un’eccezione alle tue regole?>.
Isabel si alzò di scatto. <Niente eccezioni per nessuno!>.
<Saresti più divertente se ti lasciassi andare un po’ ogni tanto..>
<Sono sicura che le tue amichette di scape si impegnano già abbastanza per farti divertire…>.
Thomass alzò le spalle. <Si, sono divertenti, ma non sono te..>
<Io sono unica e rara!> . affermò Isabel.
<Una perla preziosa…> .
<Ma non per te..>. decretò Isabel lasciando la stanza.
Seccata e a passo deciso si diresse verso la prua, scavalcò e si mise a cavalcioni sulla testa della sirena che ornava la nave.
<Quel cretino di Thomas.> mormorava tra sé e sé. <Mi ha fatto venire un colpo. Non avrei potuto rispondere alla sua domanda, non so nemmeno io come ho fatto a imparare quella stupida canzone,so solo che mi ronza in testa dopo che ho incontrato quello strano tipo su quel mercantile due anni fa, ancora non mi spiego perché l’ho risparmiato, nessuno è mai sopravissuto a un nostro attacco, non lasciamo mai superstiti e a lui l’ho lasciato vivere.. mah..>
Isabel chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle onde, là nessuno sarebbe venuta a disturbarla.
Ad un trattò sentì un canto melodioso, aprì gli occhi e vide molta nebbia, il mare in tempesta, le onde erano gigantesche si ricordò di essere in bilico sulla testa della sirena e si mosse piano cercando dei punti sicuri su cui appoggiarsi per tornare sulla nave prima che qualche onda la spazzasse via, quando a un certo punto, tra la nebbia scorse un’immagine luminosa che le bisbigliò. “Continua a cercarmi….” Isabel spalancò gli occhi di colpo, il cielo era terso come sempre in agosto e il mare una tavola, resasi conto di aver sognato, sorrise. <Che strano sogno.> mormorò alle onde e sorridendo tornò sul ponte della nave.