Il decimo libro

Stando al contratto stipulato dieci anni prima, lo scrittore Orlando avrebbe dovuto pubblicare i nove libri della serie con la stessa casa editrice.
L’ultimo libro di questa serie, che racconta le avventure di un ragazzo dotato di strani poteri, finalmente era uscito l’anno scorso costringendo Orlando a girare per le librerie del mondo intero, a firmare autografi e a pubblicizzare il nono libro, il suo ultimo capolavoro che in realtà non sarebbe stato l’ultimo.
In una intervista rilasciata mesi fa a un piccolo giornale nella città dove è nato, Orlando aveva infatti dichiarato di essersi già messo al lavoro sul decimo libro che però, aveva continuato a dire, in tono confidenziale, abbassando la voce, non intendeva pubblicare con la casa editrice che lo aveva reso ricco.
La donna che lo aveva intervistato – sua sorella – gli aveva chiesto se per caso il decimo libro sarebbe stato caricato nel Web in modo che chiunque lo potesse leggere gratis.
‐ No.
Era stata la riposta di Orlando, prima di bere un sorso d’acqua e di appoggiare il bicchiere sul tavolo messo accanto ai loro gomiti, a metà strada tra le due poltrone marroni, giallognole nei punti più esposti alla luce del sole.
A quel punto toccava alla sorella bere, dato che la gola le si era seccata. Il bicchiere era freddo mentre le sue dita si stavano infuocando per la tensione: il fratello le stava per confessare un segreto che avrebbe fatto vendere al suo giornale chissà, milioni di copie. Posato il bicchiere vicino a quello del fratello, si era infilata una ciocca dietro l’orecchio sfiorando il ciondolo appeso al lobo: ciondolo che aveva cominciato a oscillare, in un moto ipnotico per gli occhi del fratello incapaci di staccarsi da lì.
‐ In un primo tempo volevo metterlo nel Web, – ha detto Orlando continuando a fissare il lobo – poi ho preferito inventarmi qualcosa.
‐ Cioè?
‐ Sai, quando firmi le copie dei tuoi libri, i fan ti chiedono sempre di aggiungere una dedica o una citazione dal libro o menate simili che non sopporto. Perciò ho deciso di scrivere il mio decimo libro a pezzi, al posto delle dediche.
‐ Stai dicendo che il decimo libro è già nelle mani dei lettori? – ha chiesto lei sistemandosi la gonna, anche se in verità a essere stropicciata era la sua mente.
‐ Esatto.
‐ E la tua casa editrice?
‐ La mia ex casa editrice mi denuncerà, – ha risposto lo scrittore sorridendo al soffitto – e sarò condannato a pagare una multa record.
‐ E poi?
‐ La pagherò volentieri, tanto di soldi ne ho troppi, e il libro sarà pubblicato da chi per primo riuscirà a raccogliere le migliaia di dediche sparse nel mondo.
‐ Una notizia incredibile.
‐ Però è vera, – aveva detto Orlando alzandosi dalla sedia – e tu sei la prima a saperlo. Sabato prossimo scriverò l’ultima parte e a proposito: da che parte è il bagno?
La settimana seguente il giornale di sua sorella aveva venduto ogni giorno milioni di copie, le tivù si erano messe alla caccia del fratello, purtroppo introvabile.
Nessuno sapeva dove si era cacciato lo scrittore e la sorella doveva dribblare i fotografi, oltre ai colleghi giornalisti che la bombardavano di telefonate e la spiavano o le offrivano soldi o ingaggi, ma nemmeno lei sapeva niente del fratello.
Nel Web erano intanto nati dei siti di raccolta: chiunque avesse una dedica scritta dal pugno di Orlando la poteva pubblicare, per condividerla con il mondo e, pezzo dopo pezzo, contribuire al completamento del puzzle.
Alcuni lettori avevano capito che il pezzo di libro in loro possesso valeva una cifra: anziché pubblicarlo gratis lo vendevano a prezzi esagerati, mostruosi, immorali.
Qualche collezionista non si spaventava di fronte a nessuna richiesta: li comprava lo stesso, per unire questi pezzi a quelli presenti nel Web con il risultato di ottenere un testo in cui frasi isolate diventavano paragrafi, e i paragrafi diventavano capitoli e i capitoli diventavano? Boh. Il messaggio dell’autore restava incomprensibile: a volte era impossibile ordinare i paragrafi in un ordine logico, anche per colpa dei furbi che ne avevano approfittato per pubblicare o vendere pezzi falsi, prima che entrassero in scena gli esperti di grafia perché certificassero l’autenticità della dedica, per essere sicuri che il pezzo fosse stato scritto dal pugno di Orlando nel frattempo intento a spassarsela alle spalle del mondo.
‐ Signore e signori, – ha detto lo scrittore in un video apparso ieri nel Web, rassicurando chi lo credeva morto – brindo alla vostra ricerca.
Lo sfondo dietro Orlando era bianco e non lasciava capire dove si trovasse, con la sua camicia rosa e vistosa e beffarda.
In una intervista per la rete televisiva nazionale, la sorella scuotendo la testa ha dichiarato che la caccia è destinata a fallire.
‐ E perché? – le ha chiesto la bionda intervistatrice, accavallando le gambe e spargendo in aria il profumo della vanità.
‐ Centinaia di dediche saranno già state perse, in un trasloco o in un incendio o per altri motivi impensabili.
‐ Dovremmo rinunciare?
‐ Al contrario, penso che il messaggio di mio fratello sia: caro fan, il decimo libro della serie è compito tuo.
Nel dire questa frase, la sorella di Orlando ha indicato l’obiettivo della telecamera riferendosi a te che la stai guardando: qualunque sia l’impegno che ti eri preso per stasera mettilo via, da parte, non pensarci. Il decimo libro aspetta di essere scritto da te.