Il fratello Giulfurio anziano

Prosieguo de "Il fratello Giulfurio" https://www.aphorism.it/racconti/il‐fratello‐giulfurio/ 26 dicembre 2013

56 ANNI
Dopo la tragica morte di Al, Liliana – che non è più l’ex‐ragazzina – non ha più voluto incontrare né parlare con Giulfurio. Ora sono passati quattro anni ed è costretta a chiamarlo: la madre non sta bene. Quando arriva, nella casa della madre, la prima cosa che le dice è: “Stai lontana da me ché tu non sei vaccinata”. La seconda è: “A me Montesano fa ridere”. Lì per lì, Liliana non capisce. Pensa che Giulfurio abbia nominato Enrico Montesano perché è noto come “no‐vax”. Comunque, non commenta nessuna delle due affermazioni del fratello maggiore.
Pochi giorni dopo le torna in mente il plausibile motivo dell’osservazione del fratello: più di un anno prima, aveva fatto sapere al parentado, via e‐mail, che Enrico Montesano aveva messo ‘Like’ ad un suo post. Perché lo aveva fatto sapere? In Liliana c’era ancora un po’ dell’ex‐ragazzina e aveva voluto ‘sfottere’ i parenti – ancora più infantili di lei – per sottintendere: “Vedete? A voi piace descrivermi, pensarmi come una scema incapace e, invece, vedete persone di quale levatura apprezzano quello che scrivo!”
Il risultato di quella comunicazione fu che i suoi post scritti da fine settembre a fine ottobre 2021 non furono più visibili. Liliana aveva sempre pensato che fosse opera di quell’invidioso e rancoroso di zio Furio, il quale aveva una figlia che lavorava alla Commissione Europea, invece, probabilmente, era stata opera del fratello Giulfurio, esperto informatico. O era stato un caso.
Poco dopo l’arrivo del fratello, sono le 21:00, Liliana prende il cagnolino e va a dormire altrove: non si sentirebbe sicura a dormire dov’è il fratello e sa che il fratello non si sentirebbe sicuro a dormire dov'è lei.
Il pomeriggio successivo, vedendo Liliana seduta alla scrivania del padre, Giulfurio osservò con malgarbo: “E ti pareva che non si fosse piazzata pure qui!”
Liliana – la quale, quando sedeva alla scrivania del padre, non usava la poltrona che lei e il marito gli avevano regalato per il compleanno dell’agosto 2008, bensì su una sedia qualunque – non replicò. Come al solito. Però, pensò: “A parte che bisognerebbe capire cosa significhi quel ‘pure’, chi altri avrebbe dovuto ‘piazzarsi’ qui? Fino a prova contraria, l’unica tra tre i figli che si è laureata in ingegneria, come nostro padre, sono io”.
Il terzo giorno, Giulfurio – al quale spesso Liliana aveva dovuto ingiungere: “Smettetela di spiare la mia vita!” e Giulfurio aveva sempre replicato sprezzante: “E chi ti pensa!” – cominciò a fare indagini. Prima provò a dire qualcosa per sapere perché Liliana avesse lasciato il marito. Liliana fu lapidaria: “È molto semplice: trentacinque anni fa ho avuto pietà di uno stronzo; e trentacinque anni fa ho avuto pietà di uno stronzo, perché sono nata circondata da stronzi.”
La sera, quando Lila si accingeva ad andarsene con il cagnolino per andare a dormire altrove, Giulfurio provò a chiedere: “Ma in quale casa vai?”. Liliana lo guardò, un po’ schifata, e asciutta replicò: “A casa.”
Giulfurio non se ne dette punto e insistette: “Ma è vero che dove vai non c’è la corrente?” Liliana avrebbe potuto trattenersi e invece replicò: “E a te chi lo ha detto?” Giulfurio fece un ghigno di maligna soddisfazione: “Ah, allora è vero!?”
Liliana ritenne che qualcuno, preoccupato per Liliana, avesse riferito a Giulfurio, credendo che il fratello si attivasse per il bene della sorella, non sapendo che, invece, Giulfurio era il primo nemico della sorella Liliana. “E’ opportuno che lo faccia sapere”, pensò Liliana.
Quarto giorno. La madre quella mattina è stata operata. Stanca, alle 21:00, Liliana prova ad accennare al cagnolino: “Che ne dici se oggi dormiamo qui?” Riteneva che Giulfurio oramai avesse compreso che da parte della sorella non c’era pericolo: avevano pure mangiato insieme! Invece, il fratello si dirige deciso verso di lei e le afferra la gola con la mano, sbraitando: “TU TE NE VAI DI QUA, CAPITO!?” Lì, sulla soglia dello studio del loro padre.
Liliana, già in tensione da settimane per le ‘conversioni’ o malattia con guarigione (e successivo green‐pass da 'guarigione') di leader no‐vax e la dolorosa notizia della morte del già senatore Bartolomeo Pepe, lo affronta e offre ancora di più il collo: “AVANTI! Aiutali a completare l’opera!”. Liliana si riferiva ai sostenitori della narrativa vigente o ai parenti e vicini di via Vattelapesca n.0? Non lo sappiamo. Probabilmente, ad entrambi.
Giulfurio lascia il collo della sorella e, continuando a sbraitare, rivela il vero motivo del suo astio: “Tu hai avuto la casa gratis, mentre io ho dovuto lavorare una vita per pagare il mutuo!”
Adesso basta, Liliana non si trattiene: “Ma da chi lo vuoi!? Lo hai scelto tu di andare a Roma!? E adesso da chi lo vuoi!? Avevi bisogno di una casa anche a Battipaglia!? Tu la tua vita l'hai vissuta! A me non avete permesso di viverla!”
Liliana ricordava come, dopo tanti tentennamenti dopo l’aut‐aut del padre: “Se tu compri un altro appartamento, io vendo il nostro a via Vattelapesca”, aveva riunito i fratelli nello studio del padre e aveva spiegato la situazione: “Pino ed io abbiamo trovato un appartamento da acquistare; papà insiste che andiamo a via Vattelapesca. A voi sta bene o avete qualcosa da dire?” Liliana riteneva che fosse evidente il sottinteso: “Papà mi sta chiedendo che, invece di utilizzare i miei soldi come base per un mutuo, io aggiusti l’appartamento abbandonato da vent’anni a via Vattelapesca.” Giulfurio subito aveva ribadito, come ribadiva da oltre cinque anni, quando il padre prendeva l’argomento, che a lui quell’appartamento (dove erano nati e stati bambini; Al vi era solo nato e poi andato via di lì ad un anno) non gli interessava.
Lo ricorda a Giulfurio e chiede: “Cosa dovevo fare? Farvi mettere una firma!?”
E a Liliana torna in mente anche un’altra cosa. Sei mesi dopo la morte di Al, aveva scritto: “Non mi sarei mai aspettata che avere deciso di accontentare mio padre e ristrutturare, a mie spese, la casa di famiglia, avrebbe comportato non solo la mia morte prematura, ma anche quella di mio fratello.
Giulfurio aveva contestato questo scritto: “Vedi sempre le cose a modo tuo!”
Evidentemente, invece, Liliana non aveva tanto torto.
Ah, anche quel post non si trova più.

E potremmo fermare qui il racconto di questo episodio.

Invece, no, continuando sul prosaico, approfittiamone per mettere i puntini sulle i.
La casa gratis.
Liliana avrebbe potuto dire anche qualche altra cosa a Giulfurio:

  1. ricordati che io ho speso tot per entrare in quella casa, tu hai avuto lo stesso tot da papà e mamma per aiutarti a comprare il tuo appartamento a Roma;
  2. se ti ha pesato pagare il mutuo, prenditela con tua moglie: ricordo come tu preferivi continuare a stare in affitto, mentre la tua compagna ti indusse ad acquistare.

La casa gratis.
La casa gratis, costata, finora, tra lavori per renderla riabitabile e poi nuovi lavori per, la sicurezza (solai SAP e infiltrazioni di pioggia), lavori straordinari condominiali che aspettavano da vent’anni (€16000), spese e imbrogli di avvocati messi in mezzo per gli attacchi dei vicini (€25000), a Liliana la casa è costata £132000000.
La vicina che comprò l’appartamento da uno zio lo pagò £140000000. Il prezzo non comprendeva il ripostiglio nel seminterrato. Lo zio decise di regalarlo al padre di Liliana, il quale si era occupata della compravendita in sua vece. Però, quando, quattro anni dopo, Liliana si trasferì lì, vide che la vicina si era impossessata da tempo del ripostiglio.
Un altro vicino, che comprò l’appartamento da una zia che aveva fretta di vendere e aveva abbassato il prezzo da £140000000 a £120000000, propose di levare £5000000 davanti al notaio ("Con questi £5000000 ci andiamo a mangiare una pizza", disse) e lo pagò £115000000.
Lo zio Furio ebbe il suo appartamento in regalo dal padre di Liliana nel 1965.
Il cugino Poldo è andato a vivere nell’appartamento ristrutturato dieci anni prima dalla sorella, però ha dovuto mettere tazza e bidet, portati via dalla sorella, nel bagno principale; quindi ha dovuto sostenere anche lui un’ingente spesa, come ci tenne a precisare con Liliana la consorte di Poldo, evidentemente frustrata che lei ci era entrata gratis in quell'appartamento, o meglio al costo di una scopata dalla quale era risultato un bambino, mentre Liliana ci aveva messo il frutto del suo lavoro da metalmeccanica.

E Liliana ha avuto la casa gratis. La casa gratis dove non ci può nemmeno vivere, date le caratteristiche dei vicini.

Ah, allora aggiungiamo gli €80000 che il marito ha, in totale, chiesto a Liliana come contributo per l'acquisto dei vari appartamenti dove l'ha portata a vivere con la motivazione ufficiale di portarla via da Vattelapesca n.0, lontano da quei vicini perniciosi.
E Liliana non ha nemmeno una casa in cui vivere. O morire.
La casa gratis.

57 anni
(to be continued)