Il fratello Giulfurio anziano

Prosieguo de "Il fratello Giulfurio" https://www.aphorism.it/racconti/il‐fratello‐giulfurio/ del 26 dicembre 2013

56 ANNI (gennaio 2022)
Dopo la tragica morte di Al, Liliana – che non è più l’ex‐ragazzina – non ha più voluto incontrare né parlare con Giulfurio. Ora sono passati quattro anni ed è costretta a chiamarlo: la madre non sta bene. Quando arriva, nella casa della madre, la prima cosa che le dice è: “Stai lontana da me ché tu non sei vaccinata”. La seconda è: “A me Montesano fa ridere”. Lì per lì, Liliana non capisce. Pensa che Giulfurio abbia nominato Enrico Montesano perché è noto come “no‐vax”. Comunque, non commenta nessuna delle due affermazioni del fratello maggiore.
Pochi giorni dopo le torna in mente il plausibile motivo dell’osservazione del fratello: più di un anno prima, aveva fatto sapere al parentado, via e‐mail, che Enrico Montesano aveva messo ‘Like’ ad un suo post. Perché lo aveva fatto sapere? In Liliana c’era ancora un po’ dell’ex‐ragazzina e aveva voluto ‘sfottere’ i parenti – ancora più infantili di lei – per sottintendere: “Vedete? A voi piace descrivermi, pensarmi come una scema incapace e, invece, vedete persone di quale levatura apprezzano quello che scrivo!”
Il risultato di quella comunicazione fu che i suoi post scritti da fine settembre a fine ottobre 2021 non furono più visibili. Liliana aveva sempre pensato che fosse opera di quell’invidioso e rancoroso di zio Furio, il quale aveva una figlia che lavorava alla Commissione Europea, invece, probabilmente, era stata opera del fratello Giulfurio, esperto informatico. O era stato un caso.
Poco dopo l’arrivo del fratello, sono le 21:00, Liliana prende il cagnolino e va a dormire altrove: non si sentirebbe sicura a dormire dov’è il fratello e sa che il fratello non si sentirebbe sicuro a dormire dov'è lei.
Il pomeriggio successivo, vedendo Liliana seduta alla scrivania del padre, Giulfurio osservò con malgarbo: “E ti pareva che non si fosse piazzata pure qui!”
Liliana – la quale, quando sedeva alla scrivania del padre, non usava la poltrona che lei e il marito gli avevano regalato per il compleanno dell’agosto 2008, bensì su una sedia qualunque – non replicò. Come al solito. Però, pensò: “A parte che bisognerebbe capire cosa significhi quel ‘pure’, chi altri avrebbe dovuto ‘piazzarsi’ qui? Fino a prova contraria, l’unica tra tre i figli che si è laureata in ingegneria, come nostro padre, sono io”.
Il terzo giorno, Giulfurio – al quale spesso Liliana aveva dovuto ingiungere: “Smettetela di spiare la mia vita!” e Giulfurio aveva sempre replicato sprezzante: “E chi ti pensa!” – cominciò a fare indagini. Prima provò a dire qualcosa per sapere come mai fossero sorti contrasto tra lei e il marito. Liliana fu lapidaria: “È molto semplice: trentacinque anni fa ho avuto pietà di uno stronzo; e trentacinque anni fa ho avuto pietà di uno stronzo, perché sono nata circondata da stronzi.”
La sera, quando Lila si accingeva ad andarsene con il cagnolino per andare a dormire altrove, Giulfurio provò a chiedere: “Ma in quale casa vai?”. Liliana lo guardò, un po’ schifata, e asciutta replicò: “A casa.”
Giulfurio non se ne dette punto e insistette: “Ma è vero che dove vai non c’è la corrente?” Liliana avrebbe potuto trattenersi e invece replicò: “E a te chi ha detto questa cosa?”
Giulfurio fece un ghigno di maligna soddisfazione: “Ah, allora è vero!?”
Liliana ritenne che qualcuno, preoccupato per Liliana, avesse riferito a Giulfurio, credendo che il fratello si attivasse per il bene della sorella, non sapendo che, invece, Giulfurio era il primo nemico della sorella Liliana. “E’ opportuno che lo faccia sapere”, pensò Liliana.
Quarto giorno. La madre quella mattina è stata operata. Stanca, alle 21:00, Liliana prova ad accennare al cagnolino: “Che ne dici se oggi dormiamo qui?” Riteneva che Giulfurio oramai avesse compreso che da parte della sorella non c’era pericolo: avevano pure mangiato insieme! Invece, il fratello si dirige deciso verso di lei e le afferra la gola con la mano, sbraitando: “TU TE NE VAI DI QUA, CAPITO!?” Lì, sulla soglia dello studio del loro padre.
Liliana, già in tensione da settimane per le ‘conversioni’ o malattia con guarigione (e successivo green‐pass da 'guarigione') di leader no‐vax e la dolorosa notizia della morte del senatore Bartolomeo Pepe, lo affronta e offre ancora di più il collo: “AVANTI! Aiutali a completare l’opera!”. Liliana si riferiva ai sostenitori della narrativa vigente o ai parenti e vicini di via Vattelapesca n.0? Non lo sappiamo. Probabilmente, ad entrambi.
Giulfurio lascia il collo della sorella e, continuando a sbraitare, rivela il vero motivo del suo astio: “Tu hai avuto la casa gratis, mentre io ho dovuto lavorare una vita per pagare il mutuo!”
Adesso basta, Liliana non si trattiene: “Con tutto quello che sta succedendo, ancora pensate alle vostre stupidaggini!?” E Liliana pensava alla vicina che l’aveva minacciata in casa sua perché gelosa dei suoi soprammobili. E continua: “Ma da chi lo vuoi!? Lo hai scelto tu di andare a Roma!? E adesso da chi lo vuoi!? Avevi bisogno di una casa anche a Battipaglia!? Tu la tua vita l'hai vissuta! A me non avete permesso di viverla!”
Liliana ricordava come, dopo tanti tentennamenti dopo l’aut‐aut del padre: “Se tu compri un altro appartamento, io vendo il nostro a via Vattelapesca”, aveva riunito i fratelli nello studio del padre e aveva spiegato la situazione: “Pino ed io abbiamo trovato un appartamento da acquistare; papà insiste che andiamo a via Vattelapesca. A voi sta bene o avete qualcosa da dire?” Liliana riteneva che fosse evidente il sottinteso: “Papà mi sta chiedendo che, invece di utilizzare i miei soldi come base per un mutuo, io aggiusti l’appartamento abbandonato da vent’anni a via Vattelapesca.” Giulfurio subito aveva ribadito, come ribadiva da oltre cinque anni, quando il padre prendeva l’argomento, che a lui quell’appartamento (dove erano nati e stati bambini; Al vi era solo nato e poi andato via di lì ad un anno) non gli interessava.
Lo ricorda a Giulfurio e chiede: “Cosa dovevo fare? Farvi mettere una firma!?”
E a Liliana torna in mente anche un’altra cosa. Sei mesi dopo la morte di Al, aveva scritto: “Non mi sarei mai aspettata che avere deciso di accontentare mio padre e ristrutturare, a mie spese, la casa di famiglia, avrebbe comportato non solo la mia morte prematura, ma anche quella di mio fratello.
Giulfurio aveva contestato questo scritto: “Vedi sempre le cose a modo tuo!”
Evidentemente, invece, Liliana non aveva tanto torto.
Ah, anche quel post non si trova più.

E fermiamo qui il racconto di questo episodio.

Liliana, continuando sul prosaico, ha preso l'occasione per mettere i puntini sulle 'i' sulla questione della casa 'gratis' in https://www.aphorism.it/racconti/la‐casa‐gratis/ .

57 anni (febbraio 2023)
Cosa é accaduto nel 2023?
Liliana si é ritrovata a rivivere quanto era accaduto nel 2004.
‐ Se la porti a casa ‐ le consiglia lo specialista di turno nell'ambulatorio del reparto.
‐ Io me la porterei pure, però ho un fratello che non è qui al quale devo dare conto.
Il medico osserva:
‐ Signora, ma chi è che sta con Sua madre? Lei? É Lei che conta, non suo fratello.
Certo. Logica e buon senso suggerirebbero così. Ma, nel 2004, quando si ritrovò a decidere da sola per il padre e non c'era tempo da aspettare, si ritrovò aggredita: "Se papà muore, é colpa tua".
Il padre non morì.
E se le cose non fossero andate bene, le avrebbe rinfacciato per sempre di essersi assunta le sue responsabilità e di essersi informata, di avere valutato e di avere agito!?
Tanto, comunque glielo avrebbe rinfacciato.
Ha verificato, a cavallo tra il 2018 e il 2019, che comunque agisca, anche quando agisce bene, che, per il fratello Giulfurio, "la colpa é sempre sua".
Mentre é lì che sta pensando al da farsi (e non ha nemmeno molto tempo, perché quel canchero ‐ termine preso da Guareschi ‐ del nuovo direttore di sede non le ha dato il permesso di assentarsi dal lavoro) e sta per decidere di riportarla a casa, esce il chirurgo, che oltretutto conoscono per vecchi trascorsi, che afferma: "La signora va operata, bisogna fare il ricovero".
Alle sue domande, replica: "I medici anestesisti faranno tutte le valutazioni e vi informeranno".
E la madre viene ricoverata.
...
Domenica pomeriggio. Il fratello Giulfurio è arrivato. Li hanno convocati in Anestesia. La dottoressa chiede di firmare.
"Un momento", fa Liliana, "eravamo rimasti che avreste fatto le vostre valutazioni sul rischio dell'intervento e ci avreste fatto sapere".
"Mia sorella non si prende mai le sue responsabilità", sentenzia Giulfurio.
Stavolta non mi lascio provocare, come Giulfurio riuscì a fare a cavallo tra maggio e giugno 2005, per ripetere il disastro accaduto con mio fratello [il fratello minore, n.d.r.], pensa Liliana e dice alla dottoressa:
"Mio fratello da trent'anni pensa che lavora solo lui".
Il fratello, un'altra volta, non era tornato immediatamente, ma solo nel fine settimana. Nel 2004 fu una fortuna.
Va bene, stavolta aveva una scadenza lavorativa, però godeva ancora di maggiore libertà di movimento sul lavoro rispetto a Liliana.
Per fortuna, Giulfurio non pensa ad "assumersi le sue responsabilità" e non gli salta in mente di firmare.
‐‐‐
Lunedì secondo pomeriggio.
Giulfurio è tornato alla sua sede di lavoro. Liliana sta aiutando la madre con la cena in ospedale. Arriva un infermiere: "Ci sono carte da firmare". Lila ripete la sua obiezione e ribadisce che non firma nulla se non le vengono fornite spiegazioni.
Informa Giulfurio con un messaggio. Stavolta Giulfurio risponde: "E no, così non ci sto nemmeno io. Doveva essere un medico a dire i risultati delle valutazioni degli anestesisti."
Finalmente, ha capito! "Che dobbiamo farti un disegnino?", avrebbe commentato in seguito la figlia minore di Liliana.
Giulfurio contattò via telefono un medico del reparto che conosceva e poi informa Liliana: il medico lo ha informato che gli anestesisti avevano valutato che il rischio per la madre era al livello massimo.
Liliana firmerà per le dimissioni della madre, la quale tornerà a casa con un tutore.
Ma Liliana è stanca. E poche settimane dopo, si ritrova a pensare: "Questa è l'ultima cosa buona che faccio".
Mentre la madre era ricoverata, Liliana si era ritrovata a rivivere di nuovo una situazione imbarazzante, simile a quella in cui l'aveva messa Giulfurio a maggio 2004 e che avrebbe potuto condurre a conseguenze tragiche, in quando Giulfurio aveva frainteso le indicazioni degli infermieri e degli amministrativi e accusava Liliana di stare sbagliando.
Anche adesso riferisce il contrario di quello che Liliana aveva appurato e induce Liliana ad andarsi ad informare. Il medico si inalbera: "Abbiamo chiarito che qui non possiamo farlo! Oltretutto (eccetera) ...!" Liliana minimizza e calma gli animi con una fluttuazione della mano e dicendo: "C'è stato un fraintendimento, va bene così". Stavolta, non mi lascio destabilizzare, pensa Liliana.
Ci pensa Giulfurio a provare di nuovo a destabilizzarla, telefonandole – e la telefonata le arriva mentre sta cenando, sola, in pizzeria ‐ mentre la madre è ancora in ospedale, parlandole come se si stesse rivolgendo ad un bambino deficiente di cinque anni: "Dobbiamo decidere insieme cosa fare per mamma ..."
"Smettila di parlarmi con questo tono", replica Liliana.
Quello insiste. Liliana chiude la telefonata e lo blocca.
Il titolare della pizzeria le porterà, come omaggio della casa, della pizza fritta con la nutella.

Ma Liliana è stanca. E poche settimane dopo, si ritrova a pensare: "Questa è l'ultima cosa buona che faccio".