Il guardaroba e tutto il resto

"Basta!" Era stanco di quelle scene "Mettetevi quello che ha detto la mamma e smettetela di urlare"
I due ragazzi si azzittirono e, in ordine, si ritirarono nelle proprie camere a prepararsi. Sua moglie si avvicinò a lui e posò delicatamente il palmo di una mano sul suo viso.
"Stai tranquillo tesoro, sono ragazzi, siamo stati giovani anche noi" Quel gesto e quelle parole bastarono per tranquillizzarlo "Si Giulia, forse hai ragione, però" "Niente però Andrea. Adesso ci prepariamo e andiamo alla festa tranquilli e rilassati, troverai i tuoi amici e dopo un paio di bicchieri starai ridendo e scherzando dimenticandoti di tutto il resto" Lui la guardò e fece una smorfia con la bocca, lei aveva vinto ma a lui non stava bene. Poi però sorrise e con un braccio la trasse a sé "Sei la solita" E i due si baciarono appassionatamente.
In macchina, durante il tragitto, i due figli non aprirono bocca. Lucilla, 18 anni, era praticamente una donna, mentre suo fratello Dario, 16, era nel pieno del rimbambimento adolescenziale e riusciva sempre a far perdere le staffe alla sorella. Alcune volte il padre non sopportava i loro bisticci ed esplodeva urlando a squarciagola, toccava allora alla moglie riportare calma e serenità, come in quel caso. Giunti a destinazione parcheggiarono la macchina in un ampio cortile dove un addetto indicava come sistemare le vetture. Appena scesi dalla macchina Dario sbuffò sonoramente attirando a sé uno sguardo mortifero da parte del padre, mentre la sorella approfittò di quel diversivo per rincarare la dose "Che palle mamma, dovevamo venire per forza?" "Tranquilli ragazzi" Si affrettò a rispondere lei prima che il marito desse in escandescenza "Ci saranno anche dei giovani come voi, tavoli pieni di ogni ben di dio e, come avrete notato, l'ambiente è grande con ampi spazi all'aperto, con un po' d'iniziativa potreste divertirvi parecchio" "Ma papà doveva per forza" "Basta Dario, state zitti. Per vostro padre è importante questa cosa, non rovinategli la serata per piacere" I due ragazzi si guardarono negli occhi e fissarono un tacito accordo, una sorta di armistizio, quella era la serata di papà, dovevano rispettarla.
La location scelta per l'evento era davvero maestosa, si trattava di una reggia privata circondata da un parco enorme. I proprietari, facoltosi industriali operanti nel settore dell'elettronica, erano amici dei titolari di Andrea, impegnati nel settore dei finanziamenti. Andrea era un procacciatore di clienti e grazie alla sua bravura e spigliatezza aveva un ruolo importante in seno all'organizzazione. Quell'evento, a cui partecipavano tutti i dipendenti con le rispettive famiglie, festeggiava i 35 anni di attività del gruppo ed era una sorta di riconoscimento per tutti i dipendenti e collaboratori; in tutto c'erano circa 500 persone. Giulia sapeva quanto fosse importante per il marito quella serata e anche se non era particolarmente entusiasta della cosa dissimulò la sua noia dispensando sorrisi e battute a chiunque incontrasse mentre Andrea, che non era stupido e aveva percepito il disagio della moglie, cercò di starle il più vicino possibile, ma il problema era un altro, i ragazzi.
"Che palle sta festa, mi sembra un ritrovo di manichini e poi papà in mezzo a loro sembra il più idiota di tutti, non abbiamo scampo" La voce annoiata di Dario sembrava il rantolo di un moribondo.
"Lasciami pensare testa vuota. Il posto è interessante, c'é un sacco da bere e tanta roba da mangiare e in mezzo a tutto questo puttanaio ho intravisto alcuni giovani che potremmo agganciare, basta scegliere con cautela e vedrai che qualcosa di buono salterà fuori" Lucilla stava già pensando a qualcosa di eclatante, ma il fratello non era dello stesso avviso "Sarà, ma sembra che i figli di questi pinguini siano più deficienti degli adulti che li hanno messi al mondo" Lucilla fulminò il fratello con lo sguardo, si sarebbe fatto come diceva lei. Dario abbassò il capo in segno di sottomissione, in fondo a lui interessava che quella serata passasse alla svelta. Si aggirarono per i tavoli assaggiando di tutto avvicinando nel frattempo tutti i vari giovani presenti, ragazzi e ragazze ben vestiti incollati ai loro cellulari di ultima generazione, indifferenti a tutto ciò che li circondava e alle mille possibilità di svago che offriva un luogo del genere a degli adolescenti. Mentre in Lucilla cresceva l'ansia nel rendersi conto che anche quella sera, in quel posto, ai suoi coetanei interessava solo il loro maledetto cellulare, Dario si era allineato agli altri e, incurante dei mugugni della sorella, smanettava con il suo di apparecchio.
"Ma insomma Dario, anche tu?" "Datti una calmata sorellona, mi sto rompendo e visto che il tuo piano alternativo è fallito miseramente ripiego sul classico, come sempre" Rispose lui.
"Già, come sempre. Prendiamo qualcosa da bere e mangiare e poi troviamo un posto tranquillo dove trascorrere sto schifo di serata" Il fratello annuì con la testa senza staccare lo sguardo dal piccolo schermo. Visto che avrebbero cercato un posto lontano dal casino, riempirono un capiente vassoio di cibarie di vario tipo, presero un po' di bottiglie di birra da bere a canna e si avviarono con l'ingombrante fardello lungo un vialetto che si inoltrava tra le piante del parco. Appena si furono allontanati di un centinaio di metri si resero conto di essere immersi nel silenzio, il clamore della festa era un frastuono lontano che adesso non impediva di sentire i rumori della natura; piccoli animali, il ronzio degli insetti e il frusciare delle piante. Lucilla era affascinata da quel posto e l'unico rumore che la collegava alla solita routine era quello del cellulare di suo fratello.
"E spegni quel coso, non ti pare uno splendido posto?" Dario si guardò in giro per un attimo "Come preferisci, troviamo un posto per sederci che ho fame" "Sei il solito" Lei lasciò la frase a metà, inutile discutere. Nel frattempo raggiunsero uno spiazzo sotto ad un grande abete dove vi erano sistemate delle panchine ed un tavolo di pietra e decisero di accomodarsi in quel posto illuminato da uno dei lampioni del parco. Lei sistemò le vivande sul tavolo e lui si servì subito una birra "Non esagerare con il bere o mi toccherà portarti a casa a spalle" Lo ammonì lei che però prese a sua volta una bottiglietta, la stappò e cominciò a bere "E tu?" Chiese il fratello "Io ho sete, ma non ho intenzione di esagerare; anzi, sai che ti dico? Mi sono già stufata, torniamo indietro" "Eh no cara, adesso ho fame e c'è ne stiamo qui tranquilli a mangiare e bere, dopo mi faccio una fumata e poi vedremo" "Una fumata?" "Si, non farla tanto lunga, sai cosa intendo, non lo faccio spesso ma stasera mi sembrano il momento e il posto adatto per farsi una canna" Lucilla non replicò, in fondo anche lei aveva provato a fumare, cosa poteva dire al fratello? Dopo aver mangiato e bevuto Dario si preparò da fumare, una cosa piccola tutta per lui e la sorella si aprì un'altra birra "Vuoi fare un tiro?" Domandò lui "No grazie. Tu fuma, io bevo e poi torniamo alla festa sperando che sia ora di andare" Dario non disse nulla e si concentrò nel suo rito.
All'improvviso, mentre erano intenti a bere e fumare, si ritrovarono di fronte due ragazzi, un maschio e una femmina che più o meno avevano la loro età. Dario non si scompose minimamente mentre Lucilla sobbalzò dalla panchina e si parò davanti a loro con fare aggressivo "Chi siete?" Domandò con la voce impastata dall'alcol "Chi siete voi?" Rispose la ragazza senza batter ciglio "Siamo i figli di uno degli invitati alla festa" Si affrettò a dire Lucilla come se ciò permettesse loro di star lì a bere e fumare impunemente "E' evidente e scommetto che vi state stufando della festa e siete venuti qui a fare i vostri porci comodi" Replicò il ragazzo. Lucilla finì di tracannare la birra e dopo essersi asciugata la bocca con la manica della camicetta precisò: "Siamo fratelli, niente porcherie, solo un po' di sballo per allietare la serata" Adesso era nella fase dell'euforia, l'alcol ingerito la rendeva loquace e disinibita "Ma prego, accomodatevi, c'è ne anche per voi. Io sono Lucilla e il cannaiolo è mio fratello Dario" "Io sono Adele e mi servo volentieri" Il ragazzo fece per trattenerla da un braccio ma la ragazza si divincolò "Dai Mariano, non fare il solito musone. Lui è Mariano, mio fratello" Lucilla e Adele si accomodarono su una panchina e si servirono birra e panini, Dario invece era sbracato contro il grande albero, mentre Mariano osservava quella scena cercando di comprenderla, poi disse: "Adele, ma che fai? Non sappiamo neppure chi siano questi due; e se ci mettono nei guai?" "Ma è sempre così tuo fratello?" Chiese Lucilla rivolta alla nuova compagna "E dai, smollati un po', vieni che c'è da bere anche per te" "Dai Mariano, vieni qui" Aggiunse Adele. Suo malgrado il ragazzo si accomodò vicino alle ragazze e si servì da mangiare e bere. Dopo circa un quarto d'ora si erano ben rifocillati, Lucilla e Adele ridevano e scherzavano come due vecchie amiche, Dario pisolava appoggiato alla pianta e Mariano, che non aveva ecceduto con l'alcol, si accese una sigaretta. Per un'altra mezz'ora le due ragazze continuarono a urlare e ridere poi tutto d'un tratto si ammutolirono e cominciarono a piagnucolare "Mi vien da star male" Disse Lucilla "Anche a" Adele non riuscì a finire la frase e vomitò in mezzo al vialetto, Lucilla riuscì invece ad accostarsi ad una siepe e rigurgitò anche le budella. Tutto quel trambusto ridestò Dario dal suo torpore, il ragazzo si diresse verso il tavolo e si servì quel poco che era rimasto. Mariano lo osservò ingozzarsi di pasticcini senza battere ciglio, poi Dario chiese "Hanno esagerato con l'alcol?" "Sì, anche con quello poi si sono strafogate di ogni schifezza e adesso vomitano" "Bha! Mia sorella è grande abbastanza per arrangiarsi, la tua quanti anni ha?" "Adele ha 15 anni anche se fisicamente ne dimostra 20, a volte però penso che il suo cervello si sia fermato all'infanzia" Dario sorseggiò una birra già aperta e dopo aver sbuffato rispose "E tu, grande saccente, quanti anni hai?" Mariano considerò il fatto che Dario fosse sballato e rispose cordialmente "Io ho 19 anni, ma al contrario di voi mi devo già arrangiare, non sono un figlio di papà" Dario si era ripreso e colse il tono sarcastico dell'altro "Quindi? Cosa vorresti dire? Che nostro padre ha i soldi e il tuo no? E allora, dobbiamo rinunciare a quello che voi non potete avere?" "Sei drogato e hai bevuto, non sai quello che dici" "Una canna e un po' di birra non mi fanno sragionare, ho capito benissimo che tipo sei; ti dà fastidio che altra gente se la passi meglio di te, ma tu cosa fai per migliorare la tua situazione?" Nel frattempo le due ragazze si erano leggermente riprese e avvicinatesi ai fratelli stavano ascoltando quella discussione ancora frastornate dall'alcol ma in grado di seguire il discorso. Mariano aveva socchiuso gli occhi e stava fissando Dario, sembrava lo stese sondando con il pensiero, e rispose "Io faccio quello che posso per migliorare la mia situazione mentre tu che parli tanto ti accontenti di fare il parassita alle spalle dei tuoi" Una smorfia trasfigurò il volto di Dario che come un felino balzò addosso all'altro e nel volgere di un istante i due si stavano azzuffando. Le due ragazze si ripresero immediatamente sferzate dall'adrenalina causata da quella scena e subito cercarono di dividere i due litiganti "Ma che state facendo, siete impazziti?" Adele sapeva che il fratello avrebbe potuto far male veramente all'esile Dario e ruggì come una tigre "Basta Mariano, smettila!" Il ragazzo si calmò all'istante e nel frattempo Lucilla stava trattenendo Dario che sbuffava e ansimava "Ma che ti è preso idiota, è grosso il doppio di te, se vuole ti stacca la testa" "Ha detto che siamo  figli di papà, maledetto stronzo" Lucilla prese il volto del fratello tra le sue mani, lui stava piangendo "Ha ragione, siamo figli di papà, lo sappiamo e non facciamo nulla per non esserlo" Per un attimo regnò il silenzio e si tornarono ad udire in sottofondo i rumori tipici del bosco, allora Dario si avvicinò a Mariano tendendogli la mano "Scusa" Mariano strinse la mano dell'altro e disse "Sì, scusa anche me" "Bene, visto che vi siete calmati, che ne dite di conoscerci meglio?" Proclamò Lucilla che, appena si furono tutti accomodati attorno al tavolo proseguì "E' vero Mariano, i soldi non ci mancano, mamma e papà guadagnano bene e noi frequentiamo la migliore scuola della città, siamo viziati e un po' snob, e voi invece? Cosa fate? Come mai siete qua?" I due fratelli si guardarono, Mariano abbassò il capo e Adele rispose "I nostri genitori sono i guardiani della reggia, in questo momento sono impegnati a verificare che tutto vada bene, i nostri padroni tengono molto a far bella figura e tutto deve filare liscio. Io e mio fratello avevamo l'incarico di tenere sotto controllo il parco ed avvisare in caso di problemi tenendoci lontani dalla festa e soprattutto dagi invitati, noi non siamo ricchi e colti come voi"
Dopo l'euforia iniziale che li aveva avvicinati, adesso un solco divideva le due coppie di fratelli. Dario non era interessato a quei due, dopo quella sera non li avrebbe più rivisti; Adele aveva messo in chiaro le cose e adesso era intenzionata a rientrare nei ranghi, come sempre; Mariano era il più timido dei quattro e non aveva più levato il capo vergognandosi di guardare in faccia gli altri e infine Lucilla, lei aveva una mente aperta e un cuore sensibile, infatti disse: "Ok ragazzi, ci siamo chiariti. Noi siamo ricchi, voi no. Noi siamo mantenuti, voi lavorate. Noi siamo colti, voi un po' meno; e allora?" Gli altri la guardarono poco convinti e suo fratello le rispose "Sei ancora ubriaca" "Stai zitto. Sono stufa di queste situazioni di merda, quelli che Mariano e Adele considerano fortunati e colti sono là, in mezzo alla bolgia, attaccati ai loro dannati cellulari" dopo una breve pausa riprese a parlare con tono più conciliante "E' presto, abbiamo ancora tempo, che ne dite di raccontarci i nostri affari senza che nessuno ci disturbi?" "Sì! Sì!" Esclamò raggiante Adele, mentre Dario sbuffò come al solito, ma Lucilla non tenne conto del suo atteggiamento, avrebbe fatto di testa sua, si rivolse invece a Mariano che tutto sommato era anche un bel ragazzo "E tu, che ne pensi Mariano?" Il ragazzo era visibilmente in imbarazzo e cercò di evitare quella situazione" Ecco, mi piacerebbe, ma se i nostri genitori ci beccano sono guai" " Dai, non fare il guastafeste" lo riprese la sorella" "Non aver timore" lo tranquillizzò Lucilla avvicinandosi a lui "Saremo solo noi, i tuoi genitori avranno altro a cui pensare" Concluse la ragazza mentre afferrava la mano del ragazzo.
"E adesso?" Chiese Dario spazientito. Lucilla prese a dire "Era parecchio tempo che non passavo una serata all'aperto in compagnia di nuovi amici e non dei soliti fighetti. Tu e tua sorella non uscite mai con gli amici, non vi trovate mai?" "Mio fratello si vergogna, noi siamo poveri e non possiamo permetterci cellulari e vestiti alla moda. Abbiamo cominciato presto a lavorare qui, con i nostri genitori, la reggia è enorme e c'è sempre da fare. Non ci manca nulla ma i soldi sono pochi e mamma e papà vivono nel terrore; non sono sicuri che in futuro i padroni continueranno ad usufruire dei nostri servigi e temono che noi non troveremo mai un lavoro"
Lucilla stava fissando la ragazza sempre tenendo per mano Mariano che era immobile come uno stoccafisso, il loro abbigliamento era effettivamente di scarsa qualità e anche l'acconciatura di Adele rasentava il ridicolo, mentre Mariano era rasato e le sue scarpe da lavoro erano da buttare. Adele indossava un abito poco femminile e almeno due misure più grandi della sua taglia. Cercò di convincersi di credere che quelli fossero abiti da lavoro, per quella serata in cui dovevano sorvegliare il parco,ma il suo cuore diceva che la realtà era un'altra. "Adele" Lucilla si rivolse alla ragazza cercando di misurare le parole" "Quanti vestiti hai nell'armadio?" Hai delle scarpe diverse da quelle che indossi ora che non hanno nulla di femminile?" Mariano strinse forte la sua mano, non aveva gradito quella domanda ma non voleva perdere il contatto con Lucilla che gli dava una bella sensazione, lei capì il suo stato d'animo e quando il ragazzo allentò la presa rispose con una stretta affettuosa e lui si tranquillizzò all'istante. Adele titubava, voleva rispondere sinceramente ma si rese conto di essere in forte imbarazzo e Dario ruppe quel silenzio con il suo solito modo di fare "Ma non vedi che è vestita di stracci? Cosa pensi possa avere nell'armadio? Toppe e altri stracci" Lucilla stava per rispondere a tono ma fu anticipata da Adele che colpì con uno schiaffo l'incredulo Dario "Te lo sei meritato" Sentenziò Lucilla "Sei il solito cafone senza un briciolo di cervello. Chiedi scusa ad Adele e siediti. Se vuoi aprir bocca cerca di non sparar cazzate o ti prendo a calci in culo, chiaro? Dario strinse forte i pugni e trasse un profondo respiro, chiese scusa ad Adele e si mise seduto, da solo "Nell'armadio ho pochi vestiti e nessun paio di scarpe. Quando andavo a scuola la mamma mi comprava qualche capo nuovo ogni tanto, ma da quando lavoro qui ho solo lo stretto necessario. la stessa cosa vale per mio fratello" "Siete prigionieri qui a lavorare con i vostri genitori?" Chiese Lucilla "No!" Rispose Mariano senza mollare la presa "I nostri genitori sono buoni e noi non siamo prigionieri, possiamo uscire da qui quando vogliamo" "Ma non lo fate perché vi vergognate" Concluse Dario che questa volta evitò di fare lo sbruffone e si limitò a dire ciò che era evidente, infatti Mariano si ammutolì. Dopo qualche istante Adele, parlando con voce strozzata, riuscì a dire "Per noi è imbarazzante, ma non siamo gli unici" Lucilla fece una smorfia mentre Mariano le tastava la mano, Adele prese fiato e proseguì con più calma "Tantissimi ragazzi hanno lo stesso problema, i genitori non lavorano o se lo fanno fanno fatica perché i soldi, i maledetti soldi, non bastano mai, si vive nel terrore di non riuscire ad arrivare a fine mese e anche quando servirebbe davvero qualche abito nuovo o un paio di scarpe si fa finta di niente e si va avanti alla giornata" Mariano ascoltava la sorella che con coraggio e dignità parlava della loro condizione sociale senza vergogna e un moto d'orgoglio lo fece riavere dalla sua apatia "Mia sorella dice il vero, noi e tanti nostri amici viviamo in famiglie di onesti lavoratori strozzate dalla crisi e dall'incertezza. Mamma vorrebbe comprarci qualcosa ma siamo noi a rifiutare, sappiamo che i soldi sono pochi e ci sono cose più importanti del cellulare o dei vestiti all'ultima moda e quando alla domenica andiamo in chiesa indossiamo l'abito bello, come facevano i nostri avi una volta. Quando dobbiamo telefonare usiamo il telefono della mamma, ci spostiamo in bici o a piedi e i nostri amici fanno lo stesso, ma se venite a casa nostra sarete i benvenuti e aggiungeremo due piatti in tavola, per gli ospiti" Adele aveva le lacrime agli occhi, suo fratello evitava sempre quegli argomenti. Si avvicinò a lui e lo abbracciò forte, il ragazzo lasciò la mano di Lucilla e ricambiò la stretta della sorella poi Adele si asciugò le lacrime e si rimise a sedere mentre Mariano allungò di nuovo la mano verso Lucilla che immediatamente la prese tra la sua. Dario si alzò di scatto, pareva infastidito, si servì una birra e dopo averne sorseggiata un po' si schiarì la voce "Anche noi abbiamo le nostre preoccupazioni e i nostri problemi. I soldi aiutano a superare molte difficoltà e a rendere la vita più semplice, ma tante cose belle non dipendono dal denaro. Io sono un fanatico dei bei vestiti, delle belle cose e dei cellulari di ultima generazione. Ho centinaia di contatti e numeri telefonici di ragazzi e ragazze ma purtroppo sono sicuro che nessuno di loro, se mai avessi un problema serio, si presterebbe ad aiutarmi o ad ascoltarmi. Fino ad oggi potevo fare affidamento solo su una persona per questo, mia sorella, ma spero che dopo questa serata possa aggiungere anche voi due a questa preziosa lista" Adesso era Lucilla con le lacrime agli occhi e Mariano con un gesto la invitò ad andare dal fratello. Lei si avvicinò a Dario e lui disse "Scusa sorellona, ho sempre fatto il cafone ma ti voglio bene" "Anche io Dario, tantissimo" Quel momento idilliaco fu interrotto dalla potente voce maschile di Andrea "Eccovi qua maledizione, non sapevamo più dove cercarvi" I genitori dei quattro ragazzi erano apparsi dal nulla e li stavano fissando con aria severa ed interrogativa allo stesso tempo. Lucilla fu la prima a parlare "E' colpa mia, mi stavo annoiando ed ho costretto Dario a stare qui con me, poi quando Mariano e Adele ci hanno trovato li abbiamo obbligati a farci compagnia, loro conoscono il posto" "Vedo che ci avete dato dentro con il bere" Disse Giulia tentando di sdrammatizzare "Solo io e Lucilla, loro sono praticamente astemi" Provò a dire Dario. Suo padre stava per rispondere a tono mentre i genitori di Mariano e Adele non sapevano se essere arrabbiati, indignati o semplicemente umiliati. Come spesso accadeva fu Giulia a togliere tutti dall'imbarazzo anticipando la sfuriata del marito "Ok ragazzi, vi siete almeno divertiti?" I due fratelli avevano gli sguardi a terra in attesa della punizione che i loro genitori gli avrebbero impartito, loro non potevano avere contatti con gli ospiti della reggia. Ma Andrea stupì tutti, se stesso per primo, dicendo
"D'accordo ragazzi, siete qui tranquilli e a quanto pare vi siete divertiti più di noi adulti, ma adesso è tardi e dobbiamo rincasare e i signori qui presenti saranno contenti di riavere con loro i propri figli" Così dicendo voleva evitare ai ragazzi una punizione esemplare. Mariano e Adele si avvicinarono ai genitori e chiesero scusa, mentre loro madre li abbracciò affettuosamente "Bene" Disse Giulia "E' stata una serata movimentata, adesso si torna a casa" "Mamma" "Dimmi Dario" Possiamo invitare Mariano e Adele a passare la giornata di domani a casa nostra?" Si guardarono tutti meravigliati, Giulia cercò lo sguardo del marito che con un sorriso malizioso diede il suo consenso "Certo ragazzi, se a loro va bene. Cosa ne pensano i vostri genitori?"
I due adulti fissarono i figli che con sguardo supplichevole chiedevano il permesso ad accettare quell'invito. Sapevano che erano in imbarazzo ma desideravano tanto poter stare ancora con i nuovi amici e probabilmente loro padre percepì quel forte desiderio e rispose "Ok, ma dovrete comportarvi bene"
L'indomani i quattro ragazzi passarono una splendida giornata che fu alla base di un rapporto che con il tempo andò consolidandosi. Impararono ad apprezzare le reciproche virtù cercando di correggere i propri difetti e le proprie mancanze, allargarono il proprio giro di amicizie senza vincoli sociali ed economici. Dario cominciò a fare attività sportiva dedicando al cellulare solo il tempo necessario e smise anche di fumare. Adele imparò, grazie anche ai consigli di Lucilla, a curare meglio il suo aspetto esaltando la sua giovane e fresca bellezza naturale e sull'onda dell'entusiasmo, appoggiata dai genitori, si iscrisse alle scuole serali per conseguire il diploma da maestra, il suo sogno nel cassetto,mentre Mariano, investito da tutte quelle novità, all'inizio soffrì parecchio. Grazie al padre di Lucilla, che fece da intermediario con i padroni della reggia, riuscì, insieme ai suoi genitori, ad avere un colloquio con i titolari che garantirono il lavoro e anzi, visto che uno dei figli dei ricchi possidenti aveva idee innovative, Mariano fu iscritto, a spese loro, alla scuola di agraria; sarebbe diventato il responsabile di tutti i parchi delle loro tenute. Il ragazzo era al settimo cielo. Lucilla, ricambiata, era innamoratissima di lui, i due avevano superato tutte le barriere che all'inizio li divideva e adesso stavano costruendo con tenacia, un legame che qualche tempo prima sarebbe stato assurdo solo pensare.
Quella sera lei aprì il guardaroba e dopo aver scelto con cura si preparò per uscire a cena con Mariano, dovevano festeggiare il loro primo anno da fidanzati. Lui arrivò puntuale e lei le andò incontro "Sei bellissima. E quegli indumenti, quelle scarpe" Esatto, sono le stesse cose che indossavo quella sera al parco, come vedi anche io conservo i miei abiti nel guardaroba" I due si abbracciarono sotto gli sguardi di Andrea e Giulia e poi, mano nella mano, si avviarono verso la loro serata d'amore.