Il killer silenzioso e i suoi nemici

 
Il killer silenzioso e i suoi nemici.

Il Dott. Alberto Celli era un noto medico del Dipartimento di Biomedicina, Sezione Malattie del Metabolismo e Diabetologia di un noto Ospedale, di una delle tante città d’Italia.

Di media statura, sui quarantacinque anni, magrissimo, stempiato ma con ancora i capelli del suo originale colore:castano.

Un po’ ombroso, almeno all’apparenza, sbrigativo, ma forse anche gentile e soprattutto molto professionale e preparato.

Adele non era certo obesa. Vantava un passato di linea perfetta, poi un cancro al seno, debellato ormai da dieci anni, una chemioterapia, all’epoca, una menopausa chirurgica, avevano mandato all’aria il suo metabolismo e così, si erano presentate vecchie eredità familiari su di lei: pressione alta, e diabete, con relativo ingrassamento della persona, esattamente 10 kg.

I  controlli con il medico specialista si svolgevano ogni sei mesi in Ospedale.

Quando era il “giorno” del controllo, Adele si presentava corredata di tutto: lista di almeno 10giorni con la misurazione giornaliera della glicemia, e analisi del sangue complete.

Il primo “approccio” era la bilancia pesapersone, sempre quella grande digitale, che nell’immediato sentenziava a chiari numeri il peso esatto.. Adele però veniva da un passato di “magra” e nei suoi occhi e nel suo pensiero aveva solo in mente la sua vecchia linea, solo quella bilancia le ricordava la realtà. Sempre di carattere combattiva, prima di salire sul malefico strumento, si rivolgeva al medico dicendogli:

‐Dottore, che faccio, mi tolgo le scarpe, la cintura, il maglione, i gioielli, o fa poi le la tara?

Il Dott. Celli, la guardava, facendo scendere gli occhiali sul naso, e poi le rispondeva:

‐Non vorrà che faccia una tara di 5kg. ?Monti sopra e mi dica quanto segna di peso.

Però, a dire il vero il Dott. Celli non le aveva mai detto né che era grassa, né che doveva dimagrire di tot Kg., si limitava solo a segnare sulla sua scheda e ad aggiustare la cura.

Era Lei, evidentemente, a sentirsi umiliata, dopo aver letto a caratteri grandi il suo peso, nonostante la ginnastica e le sue quotidiane passeggiate col cane.

In quel suo nuovo appuntamento, in una giornata di pieno Maggio che sembrava assomigliare più al grigio Novembre, Adele sedeva in sala di attesa, leggermente in anticipo rispetto al suo appuntamento.

Pensava…, a una delle ultime volte che aveva visto il Dott. Celli. Anche allora pioveva e Lui aveva sul volto un pallore molto sospetto. Lei gli aveva chiesto timidamente come stava e Lui, frettolosamente le aveva risposto che quel giorno non andava troppo bene.

Poi le cose si erano svolte in maniera solita e quando Adele era tornata a salutarlo, dopo aver preso il consueto appuntamento per la volta seguente, non riuscì a trovarlo.

Chiese ad un’infermiera dove fosse e Lei rispose:

‐ Ha avuto un malore, è svenuto, ed un’ambulanza lo ha trasportato al pronto Soccorso, siamo preoccupati per il suo stato di salute, si teme un infarto in atto.

Quando poi, la volta successiva lo trovò in forma e al suo posto di lavoro, sollevata gli chiese:

‐ Dottore, ma l’altra volta, quando non si è sentito bene, non era niente di grave vero?

Lui, con aria seriosa le aveva risposto:

‐ No, grazie. Era solo aria in pancia.

Adele per poco non scoppiò in una grossa grassa risata, poi pensò al suo killer silenzioso e rispose composta:

‐ Meglio così dottore.

La porta bianca si spalancò e Lui, leggermente invecchiato rispetto ai sei mesi precedenti e con qualche filo grigio alle tempie la salutò così:

‐ Lei è dimagrita! Salga subito sulla bilancia.

Adele sorridendo obbedì dirigendosi verso quel grosso strumento che sentenziava senza pietà, ma Lui subito:

‐ Ma dove va? Quella è una bilancia per obesi, lei non è obesa ma semplicemente un pochino su di peso, salga sull’altra piccola pesapersone.

Flebo di felicità per Adele che già vedeva la sua graziosa figura fasciata in un tubino nero.

Doveva prendere molte pastiglie Adele, aveva molti “amanti noiosi”, non certo dovuti alla sua alimentazione, ma piuttosto ad un’eredità genetica di cui avrebbe fatto volentieri a meno, però quel Dott. Celli, ora le piaceva di più, così magro, pallido, certe volte scorbutico, frettoloso, ma in fondo anche Lui, nonostante la sua magrezza,la sua alimentazione probabilmente perfetta, senza sgarrare mai, aveva i suoi problemi e li stava combattendo come tutti.

Adele lo salutò cordialmente e gli disse:

‐ Quante pastiglie Dottore…

Sempre sbrigativo Lui le rispose:

‐ Non possiamo togliere niente, abbiamo raggiunto de risultati… non è poco, anzi… l’importante è raggiungere l’obiettivo.

E le aveva già voltato le spalle.