Il mio aquilone

L'Orfanotrofio di Caltagirone era stato per me un'autentica prigione, e non solo per me ma anche per centinaia di altre anime in pena...fiumi di ferite hanno infierito su noi tutti e nessuno, mai nessuno ne sono certo e' mai riuscito a fuggire dall'eterna ombra di quei brutali e sofferti ricordi che attimo dopo attimo hanno depredato l'innocenza di ognuno di noi...nessuno riusciva a farsi spazio per poter giocare a palla almeno con la testa...cosi' il mio unico e vero gioco era l'illusione che almeno in quei momenti di finta liberta' quasi mi imponeva di alzare lo sguardo al cielo...mi sedevo per terra in compagnia del mio eterno singhiozzare e volgevo lo sguardo in alto proprio alla fine delle alte mura dove intravedevo un fazzoletto di cielo colmo di quella liberta' tanto desiderata...vedevo qualche uccello che molto velocemente attraversava lo spazio di quel tetto del cortile eternamente aperto e sognavo di poter volare come lui per fuggire e andar via lontano per trovare una mamma vera che mi avesse amato e mi avesse preso sempre per mano...soltanto il volo di quei passerotti dava conforto alla mia Anima illudendola che anche lei un giorno sarebbe fuggita via lontano...il mio sguardo era rimasto imprigionato in quello schifoso mondo fatto di tonache nere e di ferite amare, poi come per incanto mi ritrovai in un inferno meno sofferente fatto di tutto ma lo stesso di niente. I preti del collegio di Trecastagni sembravano diversi e meno aggressivi, ma quella mia speranza duro' quanto il battito d'ali di una farfalla...eppure riuscii a sopravvivere e quasi ad apprezzare quel mio nuovo mondo che non mi lasciava dove altro andare...il mio nuovo cortile era tutto aperto e vi era anche una pertica dove poter salire e un gigantesco albero che riusciva a far sognare...a ridosso di un muro un altro piccolo alberello dove ero solito rifugiarmi. Accadde che un giorno vidi un ragazzo intento a tagliare dei fogli di carta velina colorata e qualche canna sottile, mi avvicinai e volli capire cosa stesse facendo...seguii passo passo tutto il suo da fare e rimasi sbigottito quando alla fine mi accorsi che aveva messo insieme tante cose o forse niente ma che avevano una forma e un qualcosa che dava da pensare...era la prima volta che assistevo a qualcosa del genere...quel giorno soffiava un leggerissimo soffio di vento e il freddo intenso gelava le mani e il naso sempre rosso...vidi quel ragazzino che si mise a correre e a girare attorno al cortile e lo fece trascinando quel "coso" che aveva costruito e che aveva preso la forma di un grande uccello, ma io pensai che soltanto gli uccelli potevano volare e d'un tratto i miei occhi si illuminarono di gioia e la mia bocca rimase del tutto aperta...non so' se era lintenso freddo o la gioia di quel momento, ma io piansi per la prima volta con la gioia nel mio cuore...quell'Aquilone era in cielo e volava come gli uccelli ma ancor di piu' perche' superava anche quelli...quell'amico Aquilone era appeso ad un lunghissimo filo e tenuto stretto dalle mani di quel bambino che ne guidava i movimenti sempre attenti e gioiosi e sorridenti...da quel giorno mi scrollai di dosso ogni brutto pensiero e la mia anima prese fiato per la primissima volta, cosi' quando riuscivo ad evitare di cadere in deleterie e assurde punizioni che mi vedevano assente dalla mia ora di liberta' in quel cortile ed intento a scrivere per diecimila volte: "quando mi trovo nell'orario di studio non mi devo distrarre", correvo a prendere tutto quel che mi serviva per poter costruire il mio amico Aquilone. I tentativi si susseguivano uno dietro l'altro e io mi disperavo perche' non riuscivo a farne volare nemmeno uno. Un giorno rimasto impresso nella mia mente e nella mia Anima riuscii a costruire un bellissimo Aquilone tutto fatto con vero amore...quel giorno nelle mie mani avevo tutto il mio passato...le sofferenze e gli eterni pianti e senza mai poter fuggire e persino privato dei miei rimpianti...iniziai a correre attorno a quel cortile con il filo stretto nelle mani e io correvo a piu' non posso con il petto che mi batteva sempre piu' forte...non avevo il coraggio di liberare quel filo piano piano, avevo paura di perdere quella mia liberta' tanto agognata e sofferta...poi d'un tratto mi feci coraggio e il filo comincio' a sgusciare dalle dita...in quell'attimo i miei occhi videro la liberta', quella stessa che avevo tanto sognato...piansi tante lacrime fatte di gioia e di ricordi sommersi e il mio tormentato passato sembrava lontano, tanto lontano...ora ero fermo con quel filo in mano e guardavo il mio amico che dall'alto mi stringeva la mano...finalmente ero felice e lo fui per tutti gli altri anni a venire perche' accanto a me avevo sempre un grande Amico...il mio Aquilone, fatto di colori e di speranze e fatto d'amore...di tanto amore...
GIANNI LIMOLI
POETA SCRITTORE