Il pittore

Quest’aria afosa m’impedisce di dipingere?
Respiro a fatica e il sudore mi scorre sul viso a rivoli sottili. Il cielo è terso. Mai stato così. Almeno non ricordo. Neppure una nube a turbarne l’azzurra purezza. C’è una luce ideale.
Sono davanti al cavalletto – pennello in una mano, tavolozza nell’altra – in attesa di porre un colore sulla tela che pare fissarmi sbigottita.
Non mi decido. Non è il caldo, no. Non l’afa.
Ho dipinto anche in condizioni peggiori. Con il freddo ad esempio. Quando le mani e le dita non sono che pezzi di ghiaccio, talmente intirizzite che neppure le senti o le muovi.
Cosa mi manca perché cominci a dipingere?
C’è tutto: verde nei prati, grigio nei monti, ocra, viola, giallo, cinabro e altri colori nei fiori, negli alberi, nelle case poco distanti… che sembrano in posa.
Dunque?
Ma sì!
Credo mi manchi un azzurro più intenso e brillante di quello del cielo, un azzurro che faccia risaltare l’essenza delle cose, la più nascosta e viva: l’azzurro dei tuoi occhi.
Ecco, vorrei fossi tu al centro del tutto, di questo paesaggio che attende che io lo ritragga; questo paesaggio che senza di te sembra essere privo, al mio sguardo, di un senso vero.