Il Sesso Non Ha Colore

Era l’inizio di giugno, a Rimini il tempo non faceva i ‘capricci’ tanto temuti dagli albergatori anzi le giornate erano assolate e la temperatura gradevole. Paola Rossi, tramite agenzia,  aveva contatto una famiglia di profughi Tunisini per impiegarli nel suo stabilimento balneare ‘Intimità’. Inaspettatamente una mattina si trovò tutta la famiglia istallata sulla panchina dinanzi allo stabilimento. Il capo famiglia fece le presentazioni: “Sono Aban Madani, mia moglie Leyla Hamid, i miei figli gemelli Bashir e Hadi, mia figlia Amira, ci hanno dato il suo indirizzo dello stabilimento ma non quello di casa sua per questa ragione siamo qui. Paola passò in rassegna con gli occhi i Tunisini, tutti dalla pelle piuttosto chiara, soffermò la sua attenzione particolarmente sui due gemelli: due giovani un metro e ottanta circa dal fisico atletico e dal sorriso accattivante, anche la ragazza non era male, insomma una famiglia di belli. L’agenzia di collocamento aveva fornito per loro buone referenze, nessun procedimento né pendenze penali, insomma affidabili. I Tunisini avevano soggiornato in una località siciliana per cinque anni ma non era stato specificato il motivo del loro trasferimento, parlavano un italiano comprensibile. Paola: “Penso non abbiate un alloggio, a Rimini d’estate è un impresa trovarlo, sopra casa mia c’è un piccolo appartamento di tre stanze, potreste sistemarvi lì, non è lontano. Leyla abbracciò Paola per ringraziarla: “Siamo stati fortunati signora, sapremo ricompensarla col nostro lavoro.” Era domenica, a casa di Paola tutti i suoi congiunti: Andrea Fabbri pater familias e poi Silvia e Fabio ambedue studenti universitari a Bologna. “Appena vi sarete sistemati Bashir ed Hadi dovrebbero venire con me per sistemare lo stabilimento, E così fu, a bordo della Dacia di Paola arrivarono nel posteggio dello stabilimento e poi in cabina. Paola si era presentata con una costume intero di color nero provocando l’ilarità dei due giovani. “Cosa avete da ridere , mai vista una donna in costume?” “Madame ci scusi l’impertinenza (in Tunisia si parlava il francese) ma una giovane e bella donna dovrebbe indossare qualcosa di più sexy per far godere la vista dei maschi del lido.” Paola non rispose, sarebbe stato difficile dire qualcosa di spiritoso per ribattere quella osservazione piuttosto impertinente, guardò meglio i due giovani: due statue greche o meglio tunisine, si meravigliò lei stessa per il suo interesse per due ragazzi che potevano essere suoi figli. “Voi  sarete addetti al salvataggio, sul lido c’è una piattaforma sopraelevata per scorgere meglio eventuali bagnanti in difficoltà, ci sono due attrezzi di plastica per la bisogna e due binocoli, inoltre  avete il compito di mettere gli ombrelloni e le sdraie dove vi indicherò. Bashir ed Hadi avevano ben capito quale fosse il loro lavoro e dimostrarono sveltezza e precisione che fece piacere a Paola. “Io vado a casa, ogni nuovo cliente deve essere riportato nel registro delle presenze ed a lui dovrete rilasciare una tessera d’ingresso, ben capito?” “Madame, noi a scuola eravamo piuttosto bravi, lo saremo anche qui.” Paola era rimasta colpita dalla osservazione dei due ragazzi, forse avevano ragione, a quarant’anni molto ben portati un costume intero era eccessivo;  si recò nel negozio di una sua amica, anche se era domenica, d’estate tutti gli esercizi erano aperti. “Cara Paola è un  piacere vederti, cosa chiedi alla tua amica Isolde? (Era una tedesca che aveva sposato un riminese). Ho un costume intero, vorrei un due pezzi non molto scollato.” “Due pezzi da monache non ne ho, col tuo fisico ti puoi permettere tutto, eccone uno bellissimo, tipo brasiliano, farai girare la testa a tutti i maschietti, auguri.” E così fu, al rientro nello stabilimento i due Tunisini le fecero i complimenti: “Madame est fabuleuse, ha visto che la nostra osservazione era giusta.?” Paola non si voleva dar per vinta, “A casa ho tanti costumi…” Anche Andrea, Silvia e Fabio rimasero stupiti, la rispettiva moglie e madre si era modernizzata, un po’ troppo pensò il marito. Andrea era proprietario di una grande pasticceria ubicata nel Comune di Verucchio, non era riuscito ad ottenere una licenza per Rimini, troppa concorrenza e poche raccomandazioni e così aveva ripiegato per un Comune limitrofo  sempre affollato da turisti per le sue antichità. Giorni  prima alcuni vicini lo avevano informato che la sua dipendente,  Alma Crocetti,  in sua assenza, si dava ai bagordi con degli amici con i prodotti esistenti in pasticceria, la licenziò per giusta causa senza liquidazione ed era in cerca di una sostituta. Chi meglio della tunisina Amira, sembrava una ragazza assennata e poi fisicamente piacevole il che non guastava. Andrea spesso non rientrava a Rimini con la motivazione che il locale chiudeva alla due di notte e la mattina apriva molto presto; si era ricavata una stanza con due letti ed un bagno nel retro della pasticceria. Anche Amira fu costretta a seguire gli orari del datore di lavoro, Aban, il padre, non era contento di quella situazione ma capì di non poter intervenire. Ogni giorno Andrea ed Amira si ‘avvicinavano’ sempre di più specialmente quando rimanevano soli. Cosa strana per un’araba, fu Amira che fece il primo passo in campo sessuale, una notte si distese sul lettino di Andrea: “Scusami se ti disturbo, mi sento sola, ti dispiace se sto un po’ vicino a te?” Andrea non aspettava altro da vario tempo ma  aveva avuto paura della reazione della ragazza, sarebbe venuto fuori uno scandalo ed anche a casa sua non l’avrebbero presa bene. Amira dimostrò di non essere alla sua prima esperienza sessuale con gran gioia del suo amante che con la moglie, in questo campo, aveva tanti problemi per la ‘rigidità sessuale’ della consorte, insomma una puritana. All’inizio Paola non era contenta della lontananza costante del marito ma un episodio le fece cambiar idea. Una mattina Bashir, vedendo arrivare in spiaggia Paola particolarmente pimpante, pensò bene di prendere al volo l’occasione. “Madame Paola, visto il mare calmo che ne dice di una nuotata insieme, a controllare la situazione ci sarà Hadi.” “Purtroppo io non so nuotare.” “Non ci credo una signora che abita in una città di mare, va bene le insegnerò io, prendiamo la barca di salvataggio per ogni eventualità.” Con meraviglia di se stessa, Paola accettò senza parlare, remando remando Bashir portò la barca abbastanza al largo, le ‘fils de pute’ capì che la situazione volgeva a suo favore, fece scendere in acqua Paola e: “Le insegno a fare il morto, chiuda gli occhi, metta la testa in acqua, io la sorreggerò con la mano sulla schiena, si rilassi.” Paola si rilassò a tal punto quasi da non accorgersi che gli veniva sfilato lo slip, o meglio se ne accorse ma non ebbe il coraggio o meglio la forza di protestare. Fu difficile da capire come Bashir fosse riuscito a penetrare nel ‘fiorellino’ di Paola, per lei era  un’esperienza unica, mai provata; ebbe due orgasmi consecutivi sempre ad occhi chiusi, cosa che non aveva provato mai con suo marito, anche per sua colpa. Sembrava addormentata. Bashir: “Madame dobbiamo tornare a riva, Hadi potrebbe pensare che lei sia annegata e poi la gente che ci ha visto andare al largo…” Paola pian piano si rese conto della situazione, un cumulo di sensazioni da quella più bella a quella della colpa ma la prima ebbe il sopravvento. Baciò in bocca il suo amante senza parlare. A terra la dama si era ripresa ed ad Hadi:”Tuo fratello mi sta insegnando a nuotare.” (chiamalo nuotare!) Il giorno successivo Hadi: “Signora penso che lei abbia ancora qualche lezione per esser sicura nel nuoto, prendiamo la barca ed andiamo al largo.” Il giovane era stato  previdente, aveva portato con sé un materassino che, poggiato sul fondo della barca rendeva piacevole il distendersi dei due corpi. Questa volta fu Paola a spogliarsi di sua iniziativa, Hadi sembrava aver un pene più grande del fratello e Paola provò orgasmi multipli fino a rimanere senza forze. Hadi riportò la barca a terra, Bashir la ormeggiò senza far commenti e guardò in faccia i due, sembravano proprio spompati. Le ‘lezioni di nuoto’ erano quasi giornaliere, i due tunisini recuperavano le forze con cibi ‘ricostituenti’ forniti da Paola  sempre più in  forma fisica cosa notata da Silvia e Fabio che, recatisi una mattina in spiaggia notarono le manovre della madre con il bagnino di turno e si resero conto della situazione, non erano puritani. “Hai capito mammina, tanto per bene, ha scoperto il sesso a quarant’anni.” Aban, il padre, bravo meccanico, aveva trovato un impiego presso una officina automobilistica che includeva anche un concessionario di marche di auto estere, c’era molto da lavorare ed Aban tornava a casa la sera ‘distrutto’ fisicamente, cena a poi a letto. La moglie Leyla era la donna di casa, dalla cucina alle pulizie tutto sulle sue spalle e, vedendo gli altri divertirsi si cominciò a domandare se anche lei non aveva diritto ad un po’ di ‘rilassamento.’ L’occasione capitò un pomeriggio quando andò in camera di Fabio per spolverare e vide il giovane nudo sul letto, un membro morbido ma…promettente. Lo prese in mano sin quando il proprietario si svegliò  ed esordì con: “Grazie cara, che ne dici di farti vedere nuda, chiudi la porta a chiave.” Leyla era ancora appetibile, un bel fisico anche se un po’ robusto, tette dure e fiorello? Deliziose, piacevoli, paradisiache forse gli aggettivi erano eccessivi ma le sensazioni provate da Fabio erano  assolutamente maggiori di quelle saggiate con le sue coetanee. Unica rimasta a bocca asciutta? Silvia che sconsolatamente ricordò il poema satirico ‘Ifigonia in culide’ in cui la protagonista, al par suo, si lamentava. “Quanta fava quanta fava ma perché nessun mi chiava?”