Il sogno

‐ Questa sera mi piaci molto, più del solito. Sei attraente, seducente e eccitante. Sarà forse dovuto a questo  pigiama che indossi. Il suo bel colore azzurro, puntellato di tante stelline, sulla tua pelle ignuda, mi conferisce serenità ma al tempo stesso mi ispira fortemente una gran voglia di te, caro amore mio, – disse Gianni alla sua dolce e desiderata moglie.
‐ Non ti ricordi che me lo hai regalato tu nel viaggio in Cina? Non l’ho messo perché è una cosa preziosa per me e non vorrei sciuparlo. È seta pura. Quando mi muovo sento accarezzarmi la pelle delicatamente. L’ho messo perché questa sera voglio fare l’amore prima di dormire, – rispose con un tono malizioso ma sincero Gilda.
Gianni e Gilda fecero l’amore non perché quel giorno era il loro anniversario di nozze e, alla fine, stremati, sudati, soddisfatti, ma felici si addormentarono di botto. Riposarono tutta la notte senza svegliarsi mai.
Destato dai luminosi raggi solari che filtravano attraverso gli spifferi della finestra, Gianni dopo il consueto stiracchiamento mattutino, rivolgendosi alla moglie anche lei sveglia e accarezzandole il viso, sussurrò:  ‐ Questa notte ho dormito bene e ho fatto un bel sogno.
‐  Raccontami! Sono curiosa! – Ordinò sorridendo Gilda.
‐ Un lungo vestito azzurro, soffice, morbido, ondulato, setoso al tatto, mi è apparso disteso su un pianoro concavo. Sono stato attratto come fosse una cosa preziosa e lo volli sfiorare, ‐ iniziò a dire Gianni, che continuò: ‐ Nel momento in cui lo toccai, si trasformò come per incanto in liquido, in acqua limpida e chiara che scorrendo si è estesa riempiendo quel pianoro concavo diventando prima un lago e poi un mare grandissimo, infinito, calmo, piatto, limpido, trasparente, azzurro, sovrastato da un cielo luminoso e terso. Non una nube in cielo che si specchiava su di esso. In mezzo a quel mare c’era un’isola a forma di cono, figura geometrica in cui il cerchio di base al vertice si riduce ad un infinitesimo, punto asimmetrico dell’infinito. Da lontano sembrava un vulcano sulla cui vetta di tanto in tanto sprazzi sfavillanti si disperdevano a ventaglio, simil a fuoco d’artificio, nell'aria circostante, e a intermittenza, come se avesse un cuore, pulsante di intensa passione. Mi venne la voglia di farmi un bagno e mi tuffai. Incominciai a nuotare dirigendomi verso quell’isola e mentre nuotavo, sentivo che il mare trasmetteva al mio corpo, completamente sommerso, un calore bizzarro, anzi un tepore intimo simile al tepore  umano, confortante, familiare, umidiccio, vaporoso, materno, genuino, femminile. Nuotavo senza accusare fatica godendo anche di un gradevole effluvio odoroso di rose, ricco di nerolo, citronellolo, geraniolo, farnesolo, che esso emanava e diffondeva nell’aria mescolandosi con l'aria, e mi inebriava quasi stordendomi. Sembrava che Poseidone e Morfeo avessero congiurato contro di me. Intanto mi approssimavo sulla spiaggia dell’isola che nel momento in cui la toccai, come per magia, si trasformò in una donna, bellissima, incantevole, leggiadra, con una lunga chioma, vestita di una sottile e trasparente veste del colore del mare, che mi accolse tra le sue braccia. Guardandola in viso mi accorsi che aveva le tue sembianze, dolce Gilda. L'accarezzai, mi accarezzò. La baciai, mi baciò. L'abbracciai, mi abbracciò. Fortemente rimanemmo uniti come in un solo corpo e facemmo l'amore.