Il vuoto

La pioggia, triste e grigia, scivola sul mio viso, chinato a guardare la strada affollata di una lugubre città, osservata del ventesimo piano di un edificio.

Una lacrima si confonde in quel caos di gocce e ghiaccio, gelido come il mio spirito, e cade sempre più giù, fino a sfiorare il viso di una donna felice che passeggia mano a mano con l'amore della sua vita, e che mai si renderà conto che quella lacrima era il segno di una vita passata ad aspettare quello che lei già possiede, e con un lieve gesto si asciuga la fronte umida.

La pioggia non cessa di cadere e l'animo non placa la sua ira, ormai scambiata per sconforto e disagio. Nella mente la confusione è regina, che,come una vecchia scorbutica, dà solo fastidio e deve essere allontanata.

Io ora ho preso la mia decisione, cadrò al suolo assieme a questo triste diluvio e non ci sarà più modo di convertire la mia mente ad una decisione più ottimistica.

Allora mi alzo, e senza pensare, salto.

I piedi sono ormai sempre più lontani dal cornicione e mentre il vento mi sfiora i capelli, in quegli ultimi attimi, trovo il tempo per pensare al mio corpo immobile ed intriso di sangue, statico su quella strada dove caddero le mie ultime lacrime. Il mio cammino è giunto alla fine, e fortunatamente anche le mie sofferenze.

Il mio ultimo ricordo è solo un forte odore acre e metallico.

Dopo, il buio.