Ireland of my heart

Una piccola isola, placidamente adagiata nel mezzo di una infinita distesa blu di quieto mare, attira la mia stanca attenzione di viaggiatrice sul volo che da qualche ora mi sta portando finalmente in Irlanda. Non conosco il nome di quella chiazza frastagliata di splendente smeraldo, eppure quel ristretto lembo di terra solitaria riesce ad accennare con fermo orgoglio alla più vasta bellezza della costa che mi aspetta, mentre il mistero che aleggia attorno a quel remoto angolo di verde rinvigorisce la mia vivace curiosità e la mia antica adorazione per questo paese. Dopo poco, mi ritrovo in macchina, fra le vivaci strade di Dublino; stento a credere di essere realmente lì, dopo tanto tempo trascorso a sognare quel passaggio, ad ascoltarne le melodie evocatrici, a leggerne le pagine più memorabili. Tutto è però reale; il rosso e il nero delle insegne dei pub che si susseguono, il verde rasserenante dei grandi alberi, il confortante sorriso della gente, tutto ha forma e colore, ed entra vivido, concreto, incancellabile negli occhi. Ciò che rende straordinariamente irreale è il sole: caldo, con la sua chiara luce che riempie il vasto cielo blu, incredibile. Sentivo che questa terra mi avrebbe accolta al meglio, quasi mi stesse aspettando. Ed il mio cuore si riempie di pura, grata gioia.

La sera tarda ad arrivare. Quel sole rigoglioso che ha illuminato con dolcezza il mio sereno arrivo si trattiene pigramente nel cielo appena più scuro di prima, risaltando gli edifici disabitati, dai frontoni scrostati, che tuttavia resistono possenti fra le nuove costruzioni ed i locali alla moda. L’improvviso stormo dei gabbiani rompe il silenzio tutt’attorno, riportando lo sguardo rapito da quell’affascinante contrasto edilizio al quieto movimento di volti che adorna le strade piacevolmente spaziose.

La vettura si lascia adagio alle spalle tutti i colori, i profumi, i volti della città. In quello stesso, tranquillo andare via, riesco d’un tratto a ritrovare nella mente ancora felice il tiepido odore dei magnifici libri che adornano le maestose volte della Old Library, e quelle indimenticabili volte riportano poi magicamente alle scure navate della Cattedrale di San Patrizio, al silenzio dei suoi angoli riposti nella sacralità e nella cultura d’Irlanda, all’idea del vero volto di Swift e della sua amata Stella, e quel silenzio conduce infine i sensi a ridestarsi sul vivo ricordo degli ampi prati, dei dolci ponti arcuati sui piccoli laghi dove sereni nuotano i cigni di St Stephen’s Green. La città ora è lontana, vicino è invece uno scorcio della naturale, splendida bellezza di questa terra. Ecco i pendii verdi e lilla delle Wicklow Mountains, le sconfinate distese dove selvagge ma timide passano candide pecore. Tutto si tinge dell’intenso blu dei laghi fra le montagne, della Powerscourt Waterfall, portando la brillantezza del verde e quel blu così profondo ad incontrarsi in armonia a Glendalough, fra l’alta e solitaria Torre e le tante, declinanti lapidi che sussurrano infinite, nostalgiche storie sotto le multiformi croci celtiche placidamente fissate nella pianura.

Non posso evitare il vento. Tantomeno lo temo. Ne avevo sentito parlare, avevo letto della sua forte onnipresenza, ma ora che lo attraverso rapita dal blu brillante dell’immenso mare che si staglia davanti ai miei occhi ancora una volta incantati, so che senza di esso, quel luogo dolcissimo dove infine sono giunta non sarebbe splendidamente lo stesso. Tocco con la punta delle dita le onde del Mare d’Irlanda che scintilla sotto un incredibile sole e lambisce vivace la costa di Bray. L’acqua è tiepida, pulita, così accogliente. Il promontorio che si sporge più in là in queste vaste, ondeggianti acque aiuta gli occhi straripanti a restare su quella riva, su quei variegati ciottoli grigi con cui giocano divertiti i più piccoli. Il pensiero non riesce a trattenersi e va ramingo, libero. Credo di sognare, con quella luce solare che tocca e magnifica tutto. Invece, tutto è di nuovo, incredibilmente vero. Il mio corpo presto tornerà a casa, ma il cuore, per sempre colmo di questi intensi, indefinibili colori, di questi inenarrabili paesaggi mozzafiato, dell’enigmatico, altisonante suono dell’antica lingua di questi luoghi, il mio cuore resterà per sempre qui.