L'ala rotta

Luigi Figarra, detto Lui Sfigo, é senza ombra di dubbio il giocatore più snobbato dalla dea bendata di tutta la centenaria storia della calcio dilettantistico siculo. La sua innata predisposizione ad attrarre su di sé eventi avversi di tipo traumatico si manifestò subito dopo il parto, quando sfuggì di mano all’ostetrica rovinando sul linoleum e procurandosi la lussazione di entrambe le spalle. L’attitudine a calciare il pallone di Luigi si manifestò fin dal loro primo contatto, all’età di 14 mesi. La frattura scomposta dell’alluce destro che ne conseguì non fu interpretata dai genitori come una pericolosa avvisaglia.
I primi veri calci furono dati nel ruolo di ala con la casacca del Santo Stefano di Camastra, squadra del suo paese, dove si guadagnò da subito il soprannome che lo ha accompagnato fino al ritiro. Nella partita d’esordio, dopo essersi procurato una ferita lacerocontusa impigliandosi nella maniglia della porta in uscita dallo spogliatoio (25 punti dati col kit da cucito dalla moglie del massaggiatore), si ruppe una vertebra cervicale nel primo duello aereo slogandosi anche la caviglia sinistra nel ricadere a terra. Mentre lo portavano fuori dal campo scivolò giù dalla barella ben tre volte complicando ulteriormente il suo quadro clinico. Fortuna volle che il frontale che ebbe l’ambulanza nel tragitto verso il pronto soccorso non avesse ulteriori conseguenze se non il decesso del conducente, di un motociclista e di un pedone di passaggio (sfortunatamente un dog‐sitter con una cinquina di cani al guinzaglio: tutti morti sul colpo).
Dopo aver collezionato solo due presenze in tre anni ‐ la prima della durata di 10’ fino alla lacerazione dell’intestino per essersi infilzato con la bandierina in occasione di un calcio d’angolo; la seconda di ben 23’ terminati i quali si ruppe un femore inciampando inavvertitamente in una rarissima specie di tasso che stava attraversando in quel momento l’area piccola – Lui fu ceduto in prestito con diritto di riscatto alla Virtus Roccella Valdemone. La Virtus lo girò immediatamente alla Vis Sant'Angelo di Brolo per motivi disciplinari: presentatosi tutto tumefatto ed in clamoroso ritardo al primo allenamento (a sua detta si era imbattuto in un nuvolo di vespe incazzatissime), aveva reso inutilizzabili i genitali di ben tre compagni schierati in barriera tramite un curiosissimo gioco d’effetto impresso al pallone grazie ad una clamorosa scivolata al momento della battuta che gli cagionò, tra l’altro, la frattura del bacino. Anche nella Nunc‐et‐semper‐Spes Roccella, tuttavia, Sfigo durò pochino. Dopo aver perso l’occhio sinistro ricevendovi il fischietto soffiato troppo energicamente dall’arbitro, perse anche l’uso dell’orecchio sinistro per una pallata scoccata dal campo di golf attiguo trovandosi così a dover convivere di lì in avanti con complessissime problematiche di deambulazione (per evitare collisioni con persone o cose tendeva a prediligere la direzione destra muovendosi quasi sempre in circolo).
Rimasto senza squadra per un breve periodo a seguito della perdita del cartellino in un incendio scoppiato inspegabilmente nella sede del Gemini Fondachelli‐Fantina al momento della firma del contratto, Sifgo approdò all’Indomita Gioiosa Marea dove trascorse buona parte della stagione in lungodegenza per aver bevuto del disinfettante per latrine da una bottiglia inavvertitamente sostituita a quella dell’acqua durante l’intervallo di una partita amichevole contro una selezione locale di pescatori di granchi.
L’Audace Mistretta lo arruolò nelle sue fila per alcuni mesi ma dovette presto rinunciare ai suoi servigi perché si ruppe entrambi gli zigomi, il naso e il lobo frontale per una collisione con il palo della porta causata dalla spinta involontaria di un compagno, urtato da un avversario a sua volta vittima della caduta del quarto uomo preda di un attacco cardiaco (singolarissimo effetto domino).
Sfigo chiuse bruscamente la carriera nella squadra Pulcherrima Naso dopo aver perso tutti e cinque i sensi in un curioso incidente aereo: un piper è precipitato esattemente sulla zolla del campo in cui stava effettuando una rimessa laterale.