L'élite

Lettera aperta ai figli di Lorina, mia cugina (secondo il codice civile).
Cari bambini,
non ci conosciamo e spero continui ad essere così, a meno che non dimostriate di avere una mentalità diversa da quella di vostra madre, vostro nonno, vostra nonna, etc, ma di ciò dubito.
Ad ogni modo vorrei parlarvi della mia conoscenza con vostra madre, perché bisogna sapere da dove si viene.
Il ricordo più remoto che ho di vostra madre è quando lei doveva avere quattro o cinque anni. Quindi io ne avevo tredici o quattordici.
Ricordo che a quell’età vostra madre si lamentava sempre, emettendo un iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii come pianto lamentoso. Interpretavo quel lamento come dovuto al fatto che si sentisse/venisse esclusa dal nostro gruppo di cugini, dai nostri giochi di ragazzi più grandi. Vostra madre era la più piccola.
A me, come a mio fratello minore, mio padre, mia madre, dispiace vedere qualcuno che sta male e, soprattutto, già sapevo cosa significasse essere esclusa, così, per farla sentire meglio, la prendevo da dietro da sotto le braccia e, girando su me stessa, la facevo roteare. Lei smetteva subito di piangere e rideva contenta.
Quando smettevo, strillava: <<Ancora!>>. Ricordo una volta che dissi: <<Un momento, a me gira la testa, mi devo riprendere>>.
Naturalmente ci vedevamo in altre occasioni, minimo minimo alle feste di Natale, però il successivo ricordo che riguarda specificatamente vostra madre è quando voleva scegliere la facoltà universitaria.
No, c’è ne è un altro, anche se è un ricordo indiretto. Era il 1991 o dintorni, mio fratello Alberto tornò a casa la sera dicendo che aveva incontrato vostra madre che gli aveva detto: <<Hai sentito che belle parole si sono scambiati i nostri genitori ieri sera?>>.
Cosa era accaduto la sera prima? Aveva telefonato mia zia Liliana, sconvolta. Mia zia era nata quando mio padre aveva 25 anni, quindi capirete che mio padre per lei era più un padre che un fratello. Mia zia era sconvolta: vostro nonno, suo fratello maggiore di dodici anni, l’aveva citata in tribunale. Mio padre telefona a vostro nonno e vedo mia madre strappargli la cornetta di mano ed urlarvi dentro: <<FAI SCHIFO!>>. Non chiedete conferma a mia mamma, tanto dirà che non si ricorda. Mia madre, beata lei, non si ricorda quello che non vuole ricordare.
Torniamo a quando vostra madre voleva scegliere la facoltà universitaria.
Non ricordo per quale motivo, ero a casa dei suoi genitori con il mio (ahimè) ragazzo e ci chiese consiglio.
Le dissi: <<Dipende da quello che vuoi fare>>. Rispose: <<Voglio fare i soldi>>.
Con me cascava proprio male. Io avevo fatto l’università ob torto collo, perché non avevo saputo tenere testa a mio padre che mi denigrava: <<E che vuoi fare con un diploma di maturità scientifica?>>. Hai voglia all’epoca quante cose potevi fare con una maturità scientifica! Oltretutto conseguita con il massimo dei voti come avevo fatto io. Lo avevo detto proprio io ai miei compagni di classe pochi mesi prima. Qualcuno aveva chiesto alla professoressa di filosofia e storia a che servisse prendere 60 (il massimo voto all’epoca) all’esame di maturità. La professoressa girò la domanda a me. Mi volsi verso chi aveva posto la domanda e risposi: <<Per esempio il banco di S. Paolo ha appena emesso un bando di assunzioni rivolto a diplomati con 60/60>>.
E mi sa che vostra zia, la sorella maggiore di vostra madre, che si era appena laureata in giurisprudenza, proprio poco dopo questo episodio di vostra madre che chiedeva consiglio, partecipò ad un bando della S. Paolo per diplomati con il massimo dei voti e fu assunta. (Poi ha lasciato anche, immagino, per avere maggiori soddisfazioni ed ora sta dove sta).
Tornando a vostra madre che affermava: <<Voglio fare i soldi>>, dicevo, con me cascava proprio male.
Io avevo scelto la facoltà che avevo frequentato per:

  1. influssi familiari;
  2. perché sembrava che me la cavassi meglio con la matematica e la logica che con l’italiano;
  3. perché speravo mi permettesse di trovare lavoro senza ricorrere a raccomandazioni;
  4. e non avevo seguito mio fratello maggiore che si era iscritto alla facoltà di informatica, solo perché ritenevo che quella che avevo scelto io offrisse anche altre strade.
    E così vostra madre voleva fare i soldi (intento in cui è riuscita benissimo), io puntavo solo ad un modesto lavoro che mi permettesse di vivere, tanto è vero che a 18 anni per me il massimo sarebbe stato ottenere un bel posto alle Poste, magari nella mia città natale così da poter continuare con i miei hobby: pallavolo, studio del pianoforte, canto corale. Cosa potevo rispondere a vostra madre? Infatti non risposi, ma pensai: <<Allora va ad aprire una saracinesca>>, intendendo apri un negozio. Avevo evidentemente ancora una mentalità di provincia.
    Poi vedo vostra madre alla sua festa di laurea.
    Poi, purtroppo, alla festa del mio matrimonio. Purtroppo perché i parenti lato paterno non li volevo, infatti al massimo volevo invitare solo gli amici, ma mi sono rovinata definitivamente la vita trasformandomi di nuovo nella figliola di provincia obbediente che segue le tradizioni.
    Quando ho rivisto di nuovo vostra madre? Era convalescente di qualche cosa a casa dei genitori e mio marito ed io, vicini di casa dei vostri amorevoli nonni, le andiamo a fare doverosa visita portandole una scatola di cioccolatini. Realizzo che tutta la visita è tirata e vostra madre mal tollera la nostra presenza. Quando usciamo, da dietro l’uscio sento vostra madre che comincia a sforbiciare.
    Poi arriviamo ai primi di gennaio del 2006. Vostra madre è seduta con vostra zia nel salotto di casa mia per parlare con mio marito della causa dell'agitazione del loro riverito padre la precedente mattina di Natale del 2005.
    Il loro riverito padre aveva telefonato a mio padre esprimendosi in modo brusco, tanto per glissare.
    Poi ci incrociamo ai primi di giugno del 2006. Sta scendendo le scale con il suo fidanzato, immagino il vostro futuro padre, nella palazzina dove abitavo e ci incrociamo davanti la porta di casa nostra. Ero con mio marito. Vostra madre si ferma a fare le presentazioni e aggiunge, con aria schifata: <<Loro abitano qui, a piano terra>>. Pensai: <<Loro invece abitano all’ultimo piano, nell’appartamento che gli ha regalato mio padre>>.
    Come al solito, pensai. Non dissi.

Quando è stata l’ultima volta che ho sentito parlare di vostra madre? Anzi, che ho sentito parlare vostra madre? Erano i primi di luglio del 2008 e vostra madre era sul balcone sul retro dell’appartamento di vostro nonno e stava parlando al telefono.
Intuii che stava parlando con mia madre che era alla casa al mare e si accordava con lei per raggiungerla allo scopo di consegnarle il biglietto di invito al suo matrimonio e ritirare il regalo, la busta coi soldi preparata da mio padre.
Quella sera, tornando a casa con mio marito, trovai a terra un biglietto che era stato infilato sotto la porta. Diceva: “C’è posta per voi”.
Dovete sapere, cari bambini, che da un anno avevo ottenuto di installare una cassetta delle lettere nell’ingresso del palazzo. Gli altri vicini si erano sempre rifiutati perché le cassette erano ‘antiestetiche’ e fuori non c’era spazio e altri problemi. Le lettere di tutti erano disposte su quel davanzale che conoscete all’ingresso del palazzo alla mercé di chiunque passasse. Avevo insistito, perché nell’estate 2006 avevo dovuto realizzare che le mie bollette venivano aperte col vapore. Naturalmente è solo una mia fantasia.
Andai a controllare in cassetta: c’era l’invito al matrimonio di vostra madre. Vi scrivo sopra “RESPINTO AL MITTENTE” e lo lascio sopra il davanzale.
E questa mia risposta sancisce la fine dei miei rapporti con vostra madre.
Pochi giorni prima mio marito aveva trovato in cassetta un plico da parte di vostro nonno. Diceva che dovevamo tornare ad essere una famiglia, che dovevamo metterci una pietra sopra, etc etc.
Anche mio marito aveva respinto al mittente.
Qui penso che avrei dovuto usare il coltello che avevo dalla parte del manico. Il tizio, vostro nonno, voleva che andassi al matrimonio della figlia. Dobbiamo metterci una pietra sopra? Bene.
Caro zietto,
a) scrivi una lettera di scuse a mio marito ed a me, firmala e falla firmare agli altri tre vicini, per annullare tutti gli insulti e calunnie che hai dettato alla tua amica in quella specie di pseudo‐relazione che hai fatto firmare a tutti;
b) annullate, tu ed i tuoi amici, la delibera assembleare in cui (me assente) avete dichiarato ‘insufficiente’ il bilancio consuntivo che tre mesi prima avevate approvato all’unanimità (poi dicono che sono gli altri ad essere ‘schizzati’ con la testa) ed in base alla quale vi siete trattenuti i miei 140 euro di credito a colmare i vostri 80 e 60 euro di debito che non avete mai cacciato dalle vostre tasche;
c) scrivete una lettera di scuse a mio marito, al suo avvocato ed a mio padre ai quali il 5 aprile 2008, sabato, avete fatto pervenire un’altra lettera di illazioni;
d) caro zietto, che vivi con la tua famiglia nell’appartamento costruito grazie al lavoro gratuito di mio padre e che non hai pagato una lira quando nel 1998 mio padre ha mandato una ditta a risolverti l’eterna infiltrazione d’acqua nella parete del tuo studio e lasciamo perdere il resto, ritira la citazione pervenuta a mio marito tre mesi prima in cui chiedi in tutto circa € 58, a coronamento delle tue precedenti ed ugualmente infondate richieste.
No. Non feci presente tutto questo a vostro nonno materno. Ritenevo che potesse arrivarci da solo.
Ho capito solo di recente che avrei dovuto spiegargli bene punto per punto. Le persone ipersensibili, quale sono (o ero) io, non capiscono che gli altri non sentono come loro e non hanno le stesse intuizioni.
Ma poi in realtà con quella gente non volevo proprio più averci a che fare e, se vostro nonno non ci arrivava da solo, avevo pienamente ragione.
Solo per la cronaca. Il giorno dopo il matrimonio di vostra madre (ed immagino di vostro padre), arrivò a mio marito l’ennesima lettera, anzi una lettera raccomandata, di un altro avvocato (il quinto).
Né io e mio marito né nessun altro componente la mia stretta famiglia di origine, mi assicurò mia madre, si recò al matrimonio. Ma, come sapevo e mi aspettavo, la lettera, anzi la raccomandata dell’avvocato, sarebbe arrivata anche se vi fossimo andati. Era già tutto preparato.
Cari bambini, perché ho deciso oggi di raccontarvi tutto questo? Perché è Natale ed a Natale si pensa alla famiglia.
E perché pochi giorni fa mi è capitato davanti agli occhi l’articolo che allego. E che mi ha fatto pensare a vostra madre.
https://oasisana.com/2019/12/20/5g‐golpe‐lobbista‐nel‐parlamento‐europeo‐principio‐dinnovazione‐sostituira‐quello‐di‐precauzione‐salute‐in‐svenduta‐alle‐aziende‐buchner‐sfacciati/?

Un eurodeputato ha definito una cosa sfacciata mettere gli interessi dell’industria [io aggiungo i propri interessi] al di sopra della sicurezza delle persone. E questo eurodeputato ha anche affermato che per lui ancora vale l’uomo prima del profitto.
L’articolo dice che al Parlamento Europeo il dibattito sui pericoli dell’Internet delle cose si fa sempre più acceso. Le lobby delle industrie interessate pretendono di inficiare la sensata richiesta di uno studio preliminare sugli effetti socio‐sanitari dell’inesplorata tecnologia 5G.
Perché questo articolo mi ha fatto venire in mente tua madre? Perché pochi anni fa appresi da Facebook (forse le ho inviato un messaggio di promemoria delle azioni paterne) che mia cugina Lorina ora lavorava presso il Parlamento Europeo. Ne desunsi che avesse lasciato il suo lavoro presso una nota multinazionale di detersivi e non solo a Brussels dove da qualche anno era stata nominata dirigente.
Sapete bambini, leggendo articoli sul 5G ho letto che si tratta di una operazione “prendi i soldi e scappa”, ossia gli operatori coinvolti sanno benissimo che è una tecnologia che fa male, ma prima che la popolazione mondiale cominci ad essere decimata loro si saranno messi un sacco di soldi in tasca grazie a noi gonzi che faremo gli abbonamenti 5G, compreremo i dispositivi adatti al 5G, televisioni (è prossimissimo in Italia) ed elettrodomestici compresi.
Se ne leggono di sciocchezze in giro, vero?
Ricorre anche un’altra immagine tra gli oppositori del 5G: quella di una élite che si mette al sicuro mentre il popolino si estingue, addirittura una élite che avrà macchine, robot a servirla.
Simile all'idea dell'élite che ha pianificato di salvarsi nel film '2012'. Solo che nel film la distruzione dell'umanità è causato da eventi naturali, mentre nell'immaginario di chi è contro il 5G i potenti ed i ricchi della Terra sanno che con il 5G (e con altro) decimeranno l'umanità, diventata troppo numerosa, secondo loro.
E vostro nonno, vostra nonna, vostra madre hanno sempre cercato di fare parte dell’élite. Si sono sempre vantati di fare parte dell’élite. Vivono per questo.

Sapete bambini, in agosto ho visto un programma del giornalista Paolo Mieli in cui si leggeva cosa Lenin diceva di Stalin, di come Lenin mettesse in guardia i suoi collaboratori da Stalin. A me è venuto in mente vostro nonno. Anche mio nonno paterno, il padre di vostro nonno materno, aveva messo in guardia gli altri fratelli da vostro nonno, ma mio padre, troppo affettuoso con tutti i fratelli, non gli ha dato retta.

Ed un'altra cosa. La geopolitica attuale che punta sul 5G mi ha fatto venire in mente il film “Il dottor Stranamore”.
E stamattina indovinate a chi mi ha fatto pensare il personaggio del dottor Stranamore, interpretato da Peter Sellers?
Baci,
vostra cugina (o zia?) Liliana Landri