La colonna stregata

Nonnino ha 82 anni (ma ne dimostra solo 80,5) e i suoi passatempi preferiti sono fumare, bere il vino, guardare la TV e prendersela con il clero. Quando guarda Don Camillo spera sempre che qualche auto metta sotto lui e quella sua bici di cacca...o che almeno Don Matteo gliela rubi. Per poi andarsi a schiantare contro un tir.

Ma oltre a essere contro il clero, è contro anche qualsiasi tipo di magia, stregoneria, diavoleria e paranormale. Tranne quello di Paranormal Activity, poichè gli concilia il sonno.
Nonnino non sapeva che la vicina di casa era in realtà una strega. Una strega, ma veramente strega, che al confronto Wanna Marchi sembrerebbe la Madonna di Lourdes. Non essendo mai riuscita a prendere la patente, Olimpia si era dunque data allo studio della stregoneria e dell’occulto, quantomeno al fine di poter riuscire a volare su una scopa e venire dunque finalmente in possesso di un agognato mezzo di locomozione. E così la strega Olimpia ce l’aveva sempre a morte con gli automobilisti, ragion per cui, avvalendosi di letali stregonerie, anatemi e maledizioni di ispirazione thumbergiana, faceva schiantare le autovetture in transito lungo la strada contro la colonna della sua casa. L’ultima cosa che decine e decine di innocenti automobilisti avrebbero visto nella loro sciagurata vita.

In questa prima storia vi canterò dunque della maledetta colonna di Olimpia, che infiniti lutti addusse agli automobilisti, molte anzi tempo della RC auto la scadenza, generose travolse vetri, gomme e metalli, e di sfasciacarrozze orrida rottamazione lor telai abbandonò, così di Greta l’alto consiglio s’adempìa.

 

LA COLONNA STREGATA

 

ovvero

Come il nonno killer sconfisse la temibile strega ecologista immolandosi per la salvezza della cittadinanza tutta

 

Nessuno poteva sapere che quel giorno potesse iniziare con un’altra strage. Le due badanti di Nonnino fecero il punto della situazione prima di fargli rapporto: “Una strage! É stata una strage!”. “Mamma mia! Per caso c’è stato un altro sinistro?!”. “Sì! Questa storia inizia a farsi sinistra!”. Così le badanti 1 e 2 corrono a riferire a Nonnino: “É successa una disgrazia!”. “Sono finite le sigarette?!”. “Nooo, per carità!”. “Allora tanto disgrazia non può essere...”. “Si tratta della colonna di Olimpia: lo dicevo io che era maledetta! Le auto ci vanno a sbattere!”. “Proprio come il triangolo delle Bermuda”. “Ieri una famiglia...”. “Danni collaterali”. “L’altro ieri l’auto del vescovo...”. “Bella notizia”. “E stamattina anche il camioncino che porta il vino cotto!”. Bam! Bam! Bam! BamBam! BamBam! Nonnino inizia a battere sul tavolo bestemmiando, per poi sentenziare: “La colonna di Olimpia dev’essere annientata”. Così parlò Nonnino. L’indomani esce sul balcone del soggiorno accompagnato dalle badanti e fa il discorso alla nazione...ehm famiglia, che si trova in giardino a osservare: “La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Magoria e Stregonia. Scendiamo in campo contro le stregonerie olimpiocratiche e reazionarie del vicinato, che, in ogni tempo, hanno ostacolato il nonnismo [...]”. Il discorso viene altresì accompagnato dai gesti di assenso con il capo e gli inizi di applausi da parte delle badanti. “Attaccheremo finito Geo e Geo” sentenzia Nonnino. Ma ecco che...drin drin: arriva una telefonata. “Chi parla, prego?” chiede la badante 1. “Sono Francesco”. La badante 1 chiama altresì la 2: “Rispondi al telefono, c’è tuo marito”. “Francè, te l’ho detto almeno mille volte: se non ti rispondo al cellulare è inutile che mi chiami qui al fisso! Vuol dire che sto facendo...oggi abbiamo dichiarato guerra, e poi...ah mi scusi! Pensavo fosse mio marito!”. La badante 2 passa così il telefono a Nonnino, riferendogli che c’è un certo Francesco che lo cerca, e che dunque gli comunica: “Caro fratello, sii buono, non fare la guerra”. “Chi è che parla?! Un prete!?”. “No, di più”. “Un vescovo!?”. “No, di più”. “Un cardinale!?”. “No, di più”. “E non sarà mica il papa!?”. “Si, papa Francesco”. Dopo una breve pausa si ode una sonora bestemmia e dunque il telefono riagganciato. O meglio, sbattuto in faccia. Intanto tututù tutù tuttutù tutù, tuttutù tutù...e finisce Geo e Geo: Nonnino, pronto a iniziare la campagna di guerra contro il vicinato, cerca di alzarsi dalla sedia puntandosi sulla tavola, impresa in cui però non riesce sin da subito, ricascando sulla sedia un poco ogni volta. Alla fine fa un ultimo sforzo, si alza puntandosi sulla tavola – che non può che cedere – per poi prendere il girello e dirigersi verso il teatro di guerra. La macchina bellica diretta contro Olimpia prevede che si cominci con la Ritapulta™, ovvero la micidiale catapulta registrata e brevettata che si avvale dell’impiego della leggendaria cuoca di Nonnino, la quale – da diligente adepta e fan di Antonino Cannavacciuolo – si dice abbia un peso compreso tra i 300 e i 400 kg circa, nonostante nessuna bilancia al mondo sia stata in grado di pesarla senza finire in frantumi. Tale arma di distruzione di massa viene prontamente scagliata contro la casa di Olimpia per fare breccia tra le mura, poi dal balcone che si affaccia sulla casa di Olimpia viene fatta scendere una passerella diretta a penetrare tra le linee nemiche; ed ecco Nonnino avanzare prontamente con il girello, servendosene per far cadere i fetidi zombie fatti animare da Olimpia e posti a guardia della casa: come dei demoni si scagliano contro di lui, ma non possono nulla contro la furia nonnesca e finiscono per precipitare sul canneto che segna il confine tra le due case, per poi rimanere trafitti sulle aguzze punte delle infingarde canne. Gli zombie più lontani vengono altresì stesi dalle badanti, le quali scagliano contro questi esseri immondi posaceneri in ottone, nonchè dei pannoloni sporchi e vino d’annata oramai inacetito. E pensate che io, tenera coniglietta, non posso fare la mia parte?! Bè vi sbagliate di grosso! Non sapete quanti zombie ho sbranato (sanno un po’ di vecchio, ma forse ben cucinati sono più buoni) e di quante cacchine ho mitragliato contro quelli troppo puzzosi da poter mangiare. Alla fine Nonnino fa breccia nelle mura e con il girello‐ariete sfonda le porte della casa di Olimpia e gli zombie superstiti vengono fatti prigionieri. Ma di Olimpia non c’è traccia. Terminata la battaglia, si cerca finalmente di distruggere la colonna, ma non c’è niente da fare: a nulla possono il girello, i miei scavi, nè la Ritapulta™, che rimbalza ricadendo sulle due badanti, schiacciandole.

Atterrito, Nonnino non può che giocare la carta di chiamare la sibilla di Italia 328, il canale delle televendite che egli guarda quando a Geo e Geo c’è la pubblicità. E non per vedere i tarocchi, bensì il décolleté della sibilla, che con la sua quinta occupa i due terzi dell’inquadratura dei primi piani di ogni tarocco tenuto tra le mani.

 

La sibilla non ha dubbi: l’oroscopo e i tarocchi le confermano che “É stregoneria! Senza ombra di dubbio! E una colonna stregata non si può mica distruggere così: dovete distruggere chi questa stregoneria ha generato, dovete uccidere la strega!”. Ma dove si troverà la strega Olimpia adesso? Per avere qualche info in più in merito, Nonnino prova a far parlare, sotto tortura, lo zombie capo catturato: così gli fa legare la gamba al girello e poi lo trascina per tutta la strada come Achille con Ettore. Ma il capo zombie o non sa niente o è stato abituato alla tortura...certo è che non parla. A questo punto però Nonnino inizia a spazientirsi, e intanto “tututù tutù tuttutù tutù, tuttutù tutù”, si ode dai TV delle case vicine la sigla di Geo e Geo! Nonnino allora ne approfitta per guardarlo dalla finestra di una casa vicina, ma il capo zombie, madido di sangue e lagnante, non fa sentire Geo e Geo. E la punizione per chi non fa sentire Geo e Geo è una e solo una: il tiro di posacenere in testa accompagnato da bestemmia. Fracassato dunque il capo zombie, l’unico che poteva sapere qualcosa, si brancola nel buio. Ma la notte porta consiglio: la mamma del mio padroncino infatti riceve in sogno la visita del fantasma di sua nonna, Nadina, la quale le suggerisce: “Devi mandare la raccomandataa...senza bustaaa...”. E così mamma, destatasi, prontamente invia la raccomandata, rigorosamente senza busta, al Ministero della Magia per fare richiesta di informazioni in merito al presunto possesso, da parte di Olimpia, di manufatti magici e/o incantati atti all’opera di incantamento della colonna. Ma la risposta del Ministero non è ben augurante:

 

“Gentile signore/a, grazie per aver contattato l’ufficio relazioni con il pubblico del Ministero della Magia. Al fine di fornire un servizio di qualità, desideriamo informarla che abbiamo preso in carico la sua richiesta, ma siamo tuttavia spiacenti nel comunicarle l’esito negativo dell’adempimento di attuazione della stessa. Ai sensi della legge 196/03 in materia di protezione dei dati personali, il Ministero della Magia è impossibilitato nell’espletare la funzione comunicativa al pubblico del possesso, da parte di privati e/o imprese, di qualunque manufatto magico e/o incantato, ovvero atto a compiere qualunque forma di incantamento e/o stregoneria, nè tantomeno è autorizzato a fornire informazioni inerenti natura e provenienza degli stessi. Il Ministero della Magia non è altresì responsabile dell’uso inappropriato dei suddetti manufatti nella misura in cui l’abuso, nonchè l’ignoranza dei principi teorico‐pratici sottesi agli stessi, possa pregiudicare l’incolumità psicofisica di persone e cose, nella misura in cui, a causa di un ipotizzabile utilizzo negligente, i primi possano ricevere nocumento ad opera diretta o indiretta dei secondi. In virtù della natura di servizio di pubblico funzionamento statale, il Ministero della Magia applica una politica di limitazione di ogni responsabilità dall’identificazione, rilevazione e trasmissione mediante qualsiasi tipo di mezzo di informazione e comunicazione, del possesso di vizi di fabbricazione e incantamento dei manufatti magici e stregati in commercio dentro e fuori i confini nazionali e non è in nessun caso imputabile di obblighi di manleva legati a sortilegi e incantamenti visibili e invisibili. Con la presente il Ministero della Magia dichiara pertanto l’archiviazione della richiesta 67908779879/21A in quanto inefficace, ricordandole la facoltà di poter adire le vie di conciliazione stragiudiziali con il Ministero della Magia appellandosi all’Arbitro Magicalincantatario, inviando entro e non oltre 7 giorni dal ricevimento della presente, apposita raccomandata via gufo o civetta al seguente indirizzo: Arbitro Magicalincantatario, Via delle Bacchette Arrugginite, 666. Data la natura pubblica del servizio comunitario di mediazione magica, sarà compito dell’Arbitro Magicalincantatario prendere in consegna la sua richiesta entro e forse oltre 749 giorni dal ricevimento della stessa e nel risponderle quando gli pare e piace. In caso di esito insoddisfacente della procedura di conciliazione con il Ministero della Magia, è sua facoltà adire le vie legali rivolgendosi alla magistratura ordinaria o confidare in un miracolo.

In Fede, Mago Oronzo”.

 

Stando così le cose, l’unica mossa possibile è ora quella di visitare i negozi di articoli magici al fine di poter capire cosa ha comperato Olimpia per poter effettuare il maleficio della colonna: quello più vicino è La Bottega del Sortilegio del “Mago della Verità”, reso celebre (anche) a causa dei vari servizi televisivi delle emittenti locali per vecchi. Mamma va subito a parlarci chiedendogli se avesse avuto come sua cliente anche la strega Olimpia, alchè egli risponde: “Bè, se ci penso bene mi pare di ricordare che c’era una signora che tempo fa comprò un amuleto...”. “E questa signora com’era?”. “Una signora bassa, di una certa età, con gli occhiali e una tunica nera”. “Guardi, io non sono fisionomista...”. “Sembrava la sorella di Emma Bonino”. “Ah ecco, grazie, adesso ho capito”. Avendo adesso qualche info in più, il mio padroncino decide di hackerare il sito del Ministero della Magia al fine di trovare la geolocalizzazione degli amuleti in questa zona...e infatti ne compare uno che starebbe sotterrato nel centro storico di Poggio San Rocco, che sarà dunque la prossima destinazione. Arrivati dunque al centro storico, nei pressi di quella che è divenuta la tomba di S.Rocco, veniamo subito accolti da un’orda di fantasmi. Colpirli non serve a niente, meglio allora affumicarli, pensa Nonnino; e infatti molti se ne scappano una volta affumicati e con la tunica annerita. Ma ci sono anche i fantasmi fumatori. Essendosi il mio padroncino portato anche l’amplificatore audio da 100000 Kw, penso bene di suggerirgli di mettere un po’ di techno berlinese e usarla contro i fantasmi fumatori – che pertanto non si erano messi in fuga in seguito alla ciminiera ambulante posta in essere da Nonnino – che vengono così fatti balzare via dalle onde sonore. A ogni modo per me è stata una vera e propria paura questo incontro ravvicinato con i fantasmini, tant’è che mi è venuta da fare un po’ di pipì e pupù, su cui Rita scivola e, precipitando, crea un cratere che spacca il terreno.

L’Emilia torna a tremare

 

così titolarono l’indomani i giornali, in cui si legge:

 

“terremoto di intensità 6.7 registrato in Val Padana, con epicentro a Poggio San Rocco. L’INGV: episodio tellurico a origine lipidica”.

 

Un cratere che si è formato proprio nel bel mezzo di una galleria, che ovviamente andremo ad esplorare. Nonnino, però, sbatte troppo gli scarponi quando cammina, e infatti nella galleria si verifica un crollo che impedisce di proseguire. Non mi resta che scavare nella galleria, con faro da minatore allacciato al culone, al fine di liberarla dai detriti. Alla fine si arriva a un ponte, e oltrepassato quest’ultimo a una cripta contornata da mosaici poggesi. Mamma non si fa certo scappare l’occasione per fare la maestrina e inizia a sentenziare: “Notate questi mosaici risalenti al periodo storico chiamato medioevo poggese: si nota l’invasione del Poggio da parte dei piccioni scacazzatori [effige raffigurante i piccioni che scacazzano i poggesi e questi ultimi agonizzanti], poi l’arrivo provvidenziale di S. Rocco al Poggio [S. Rocco con l’aura dorata in testa a cavallo con in una mano una croce e in un’altra una spada, con i poggesi inginocchiati che lo supplicano], quindi la sconfitta dei piccioni da parte di quest’ultimo [una distesa di carcasse di piccioni insanguinati per terra e sopra S. Rocco in piedi su di essi e con in una mano la spada insanguinata e dall’altra un piccione decapitato grondante di sangue] e infine la riunione delle più numerose famiglie poggesi superstiti [S. Rocco circondato dai capifamiglia delle 3 famiglie superstiti]: i Cerulli, i Galli e i Pigliacampo. I primi riconobbero in S. Rocco sia il potere spirituale sia quello temporale, ed ebbero terreni e bestiame, i secondi riconobbero nel santo solo il potere temporale, ed ebbero solo i terreni, i terzi non riconobbero in lui nè il primo nè il secondo potere, e non ebbero nè bestiame, nè terreni. Infatti se li rubavano”. A quel punto, però, la pedante spiegazione viene interrotta da un terrificante sussulto: compare infatti la strega Olimpia, alla cui visione tutti scappano. Solo Nonnino rimane sul ponte e le intima: “Tu...non puoi...PASSARE!!!” sbattendo il girello sul ponte, allorchè tutta la cripta inizia a franare e precipitano sotto terra sia lui sia Olimpia.

 

UN ANNO DOPO

 

Al posto della casa di Olimpia c’è un’enorme statua di Nonnino con la sigaretta in bocca accesa tipo fiaccola della statua della libertà e il girello che arriva fino alla casa dall’altra parte della strada, di fatto facendo a mò di arco sotto al quale passano le auto. Il parroco celebra la messa in ricordo di Nonnino: “Siamo qui per celebrare la ricorrenza dalla chiamata del nostro compianto fratello alla Casa del Padre. In suo ricordo diciamo tutti un porco qua e un porco là e in segno di ricordo accendiamo una sigaretta”. Ognuno accende dunque una sigaretta e la innalza al cielo tipo candeline, e il fumo che si sprigiona dalle stesse viene portato dal vento fino a dove è morto Nonnino, e qui inizia a mescolarsi con altro fumo, che proviene dal sottosuolo; a un certo punto la terra (ri)comincia a tremare, si fende il terreno e lo schermo diventa nero. Poi iniziano i titoli di coda.

Dott. Eugenio Flajani Galli

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