La favola del castello

C’era una volta un grande castello dove vivevano un re ed una regina. Il castello era circondato da un immenso terreno dove nessuno poteva mettere piede senza il permesso del re. Ma un giorno un ragazzo distratto calpestò col suo cavallo quel bellissimo prato senza accorgersi del rischio che stava correndo. Subito il re ordinò ai suoi cavalieri di catturare quell’intruso. Si abbassò il ponte levatoio e dieci cavalieri con le lance corsero all’inseguimento di quel giovane ingenuo. Il ragazzo non provò nemmeno a fuggire o a difendersi, ma anzi, appena fu catturato, si scusò subito con quei dieci cavalieri. Fu portato, con le mani legate dietro alla schiena, davanti al re che ordinò, per lui, la prigione sotterranea e pane ed acqua come unici alimenti. Disse il giovane mentre lo portavano nella cella: “Il re mi non mi è sembrato proprio cattivo, avrebbe potuto farmi uccidere se voleva, appena potrò rivederlo lo ringrazierò”. Poche ore dopo arrivarono due guardiani e gli portarono un pezzo di pane duro e una ciotola d’acqua. Il giovane si rivolse a loro dicendo: “Avreste potuto farmi morire di fame ed invece posso mangiare e bere. Devo ringraziarvi di cuore”. Quando venne la sera, aprì la porta della cella un soldato che teneva in una mano la spada e nell’altra una coperta: “Non ti avvicinare, giovane” gli disse “o sarai trafitto dalla mia spada. Ti ho portato una coperta per sentire meno freddo”. “Ora per me sei come un amico” gli disse il giovane “senza il tuo aiuto avrei sofferto tutta la notte, non so come ringraziarti”. Il giorno dopo nel castello si era sparsa la voce che in una cella sotterranea c’era un ragazzo che sembrava quasi contento di essere stato catturato ed imprigionato. Anche la regina fu informata e chiese di incontrarlo nella grande sala, alla presenza dei soldati e dei contabili. Appena davanti alla regina e al re, il prigioniero ringraziò il re per avergli salvato la vita, la regina per averlo voluto incontrare, i guardiani per averlo nutrito ed il soldato per la coperta. Si scusò per aver calpestato quei bellissimi prati e spiegò che mai aveva visto dell’erba così verde e dei fiori così sgargianti. E di quel castello disse che era simpatico, luminoso e pulito e che gli sarebbe piaciuto visitarlo tutto. Ogni persona in quella sala fu soddisfatta di quelle parole. Il re fece un gran sorriso e la regina sembrò molto orgogliosa. Disse la regina al re: “E’ molto lunga la pena per questo giovane?” “Chi invade il nostro territorio e uccide un nostro soldato viene di solito condannato a morte ma questo ragazzo non ha ucciso nessuno e quindi starà solo in prigione” rispose il re. “Tutta la vita?” chiese inorridita la regina. “Certo che no” rispose il re “solo dieci… cinque… tre… due… un anno!”. Si avvicinò, in quel momento, il Consigliere della Corona, che aveva ascoltato tutto, e bisbigliò all’orecchio del re: “Penso che la regina sarebbe molto contenta se la pena fosse un po’ più breve…”. Allora, il re si alzò dalla sua poltrona e disse a quel ragazzo inginocchiato davanti a lui: “Abbiamo deciso che la durata della tua prigionia sarà di un intero mese!” Il condannato fece un grande sorriso e guardando la regina esclamò ad alta voce: “Mia regina, Lei è una donna fortunata ad avere un marito così buono. Quando tornerò a casa troverò sicuramente il modo per ringraziarlo.” Dal fondo della grande sala si sentì un brusio sempre più forte. Le voci, che prima erano mescolate, poi si udirono chiaramente e ripetevano: “E’ troppo, un mese è troppo, un mese è troppo!”. La regina guardò il re negli occhi e il re guardò il Consigliere che sembrava spaventato. Allora il re scese i gradini che lo separavano dal prigioniero e, rivolto a tutta la sala, disse: “La condanna definitiva è di un, di un, di un… giorno. E siccome l’ha già scontata ordino che venga slegato per poter visitare tutto il castello insieme alla regina e alla Guardia Reale. Stasera ci sarà una festa e, quindi, io adesso vado a riposare”. Per la prima volta, in quel castello, tutti furono contenti e festeggiarono.
Si scoprì che il re e la regina erano buoni, che i guardiani erano gentili e i soldati generosi. E che il castello era stupendo. Nessuno se n’era mai accorto. Il giorno dopo, tutta la gente era sulle torri a salutare quel ragazzo distratto che se ne tornava a casa. Poi, il ponte levatoio si chiuse e tutto, in quel castello, tornò come prima.