La Gatta Nuda

"Vai nel salone, ti porto il caffè." Alberto si sprofondò in un'ampia poltrona di pelle, allungò le gambe, chiuse gli occhi e si stiracchiò. Una moltitudine di pensieri invase la sua mente, nessuno piacevole, preferì ritornare alla realtà riaprendo gli occhi.
Le pareti della stanza erano tappezzate con le foto della cheri, il suo grande amore, tutte scattate da lui. Audrey nella maggior parte delle fotografie era poco vestita, in pose languide, erotiche, promettenti voluttà, la loro visione faceva immaginare una donna disponibile, dispensatrice di piaceri sessuali.
Alberto non si stancava di ammmirarle, gli procuravano sensazioni forti che gli prendevano le viscere e gli facevano aumentare la voglia di possederla. La preferita era quella in cui la dolcissima era seduta su di un basso mobile, le gambe piegate, la mani affusolate poggiate sulle caviglie e le lunghe e strette estremità davano un senso agli amanti del feticismo. Lui stesso le aveva baciati a lungo provando una profonda eccitazione.
Altre foto mostravano una donna dai lunghi capelli biondi, occhi di un blu profondo, il naso all'insù ed una bocca invitante. Il seno a pera, un sedere prominente ma non volgare ed infine due gambe lunghissime, come aveva potuto conquistare una tal beltade?
Estate, un anno prima, si era fatto trascrinare da un amico al Lido di Mortelle a Messina ad una serata danzante, malvolentieri in quanto il ballo non era il suo forte, anzi, diciamola tutta, ora proprio un orso.
Se ne stava su un terrazzino appoggiato ad una balaustra ad osservare le onde che di rifrangevano sulla battigia quando dietro di sè sentì una risata squillante: era lei che ballava un lento.
Come avvicinarla senza dimostrarsi troppo invadente? Approfittò della circostanza che la bionda era andata in bagno, si appostò nei pressi e alla sua uscita:
"Le faccio una confessione, non so ballare."
"Spero che non mi abbia scambiata per un prete!" La frase era stata sottolineata da un'allegra risata.
"Non sono riuscito ad ecogitare un altro modo per avvicinarla, sono affascinato da tanta beltade, non sarò certo stato io il primo a farle dei complimenti ma..."
"Bene, complimenti accettati e poi..."
"Potremmo passeggiare sulla spiaggia oppure salire sulla mia spyder e farci coccolare dalla brezza oppure..."
"Oppure io ritorno dai miei amici, bonsoire ami sconosciuto."
"Se è per questo Alberto M., anni trenta, scapolo, quanto ad aspetto veda lei..."
"Leggermente presuntuoso anzi niente leggermente, penso che possa cadere ai suoi piedi?"
"Ricominciamo da capo: signorina dal primo momento che l'ho vista..."
"Siamo al patetico, questo era l'inizio di una lettera che i nostri nonni scrivevano per conquistare la beneamata, non ha fantasia!"
"In quanto a questo si sbaglia, già immagino..."
"Cosa immagina lo immagino, la sua faccia da satiro è tutta un programma!"
"Amo le persone dal linguaggio schietto, una proposta: lasciamo questo posto e rifugiamoci sui  monti Peloritani: vista piacevole e rilassante, leggera brezza, silenzio assoluto e ..."
"Cosa dico ai miei amici?"
"Che un principe azzurro la sta portando sull'empireo, l'aspetto fuori, ho un Duetto color rosso."
Alberto era uscito dal locale, non sapeva nemmeno il suo nome; ben poco speranzoso stava per andarsene quando la bellissima apparve ancheggiando leggermente; senza guardarlo in faccia aveva aperto la portiera e si era seduta dal lato passeggero.
Alberto, paralizzato, seguitava a guardarla in viso.
"Sto trabiccolo parte o è in panne?"
"In panne è il padrone..."
"Allora ciao."
La bionda stava per aprire laportiera.
"Carolina vai!"
"Chi è stà Carolina?"
"È la cotale su cui la S.V.ha poggiato le sue nobili rotondità."
"Mettere il nome alla propria auto, lo facevano i nostri nonni!"
"È lo stesso nome che mio padre aveva dato ad una Lancia Flaminia."
Andrea, dopo una curva ad U, aveva preso la strada che conduceva alla via Palermo,(erano a Messina)nel frattempo mise un CD di Diana Krall.
"Organizzatissimo, anche musica da conquistatore, complimenti!" La bionda si mostrava proprio tosta.
"Ho una collezione variegata: da Bach a Tommy Dorsey, da Vivaldi a Sinatra per non parlare di Wagner con la Cavalcata delle Walkirie, la mia preferita."
"Anche la mia, la uso in sottofondo quando faccio l'amore!"
Era troppo. La signorina lo stava bellamente prendendo per i fondelli.
"Ricominciamo da capo: ho trent'anni, scapolo, nessun legame semtimentale serio, amo la vita, ho il senso dello humor, amor essere preso in giro dalle belle ragazze, specialmente da una di cui non conosco il nome."
"Ti accontento: sono Audrey D., svizzera tedesca in viaggio per l'Italia per poi tornarmene nella mia Locarno dopo molteplici esperienze sessuali con giovani italiani esuberanti, sei esuberante?"
"In questo momento sono più che altro dubbioso, sino a che punto vuoi prendermi in giro e soprattutto vorrei conoscere il motivo per cui sei con me oltre che divertirti a mie spese."
"Mmmmmmmm"
Al decise di proseguire senza ulteriori commenti, alle quattro strade prese a sinistra e si fermò dinanzi ad una palizzata, dinanzi il panorama della baia di Milazzo illuminata.
"Come promesso silenzio totale, fruscio del vento, le stelle brillanti in cielo, atmosfera perfetta per..."
Audrey stava piangendo silenziosamente, Al vedeva le lacrime scorrerle sul viso, il pianto di una donna era une di quelle cose che lo mettevano in  crisi, prese dal cruscotto una confezione di fazzolettini e gliela porse.
"Organizzatissmo, immagino a cosa servono i fazzolettini!"
"Non pensi di essere un pò rompiscatole, d'accordo sono rimasto abbagliato dalla tua bellezza ma non ti immaginavo tanto acida, scusa la sincerità."
Audrey si era asciugata le lacrime, era scesa dalla macchina e si era appoggiata alla balaustra di legno., Andea l'aveva seguita, le aveva cinto la vita con un braccio, nessuna reazione.
Stettero in quella posizione sin quando Audrey si girò e prese a baciare Alberto il quale, oltre alla parola perplessità, non trovava altri aggettiivi.
Ritornarono in macchina, fu abbassata la capote, si era levata una leggera caligine.
"Non ho voglia di darti una spiegazione, sono ospite di amici a Torre Faro, ti dò il numero del mio telefonino, puoi chiamarmi, ci vediamo domattina, riportami indietro."
Audrey era alloggiata in un'abitazione sita fra Ganzirri e Torre Faro, una villetta che dava sul mare.
Audrey si collegò telefonicamente con gli amici:
"Sono qui fuori, mi aprite? Ciao, non pensarmi troppo stanotte!" La bionda aveva 'ripreso le penne.'
"Appuntamento domattina sulla spiaggia qui davanti."
Audrey ci aveva azzeccato, Al passò la notte ad immaginarla in pose lascive e questo gli aveva impedito di dormire bene.
La mattina seguente alle sette in piedi, barba, doccia, colazione e poi sulla via che conduceva a Torre Faro, ombrellone aperto sulla spiaggia antistante l'abitazione della baby, due stuoie stese a terra e poi l'attesa.
Attesa lunga, forse Audrey l'aveva visto dalla finestra e voleva tenerlo sulla corda. La vide arrivare ma fece finta di dormire.
Tocco del piede di Audrey alle costole del bell'addormentato, apertura degli occhi, visione  fantastica: mini costume a due pezzi tipo hawaiano, la figura dinanzi al sole ne faceva risaltare la silhouette.
"Sei impressionato?"
"Ti sto ammirando, mi piacerebbe fotografarti, sono direttore di un negozio di macchine fotografiche, saresti una modella favolosa, hai molto stile."
"Ti sarai domandato il perchè delle mie lacrime ieri sera, è una storia molto strana per cui sono venuta via da Locarno."
"Quando vuoi sarò il tuo confessore ma non sono sicuro dell'assoluzione, prima devi fare una penitenza piacevole, almento per me."
"Non sono un tipo facile in quanto ad amicizie, sono metà tedesca da parte di mio padre e metà italiana, mia madre è di Como. La parte tedesca è quella che mi spinge alla riservatezza ma con te... non so cosa mi sia successo, non darti arie da conquistatore, forse ti sei presentato in un momento particolare."
"La spiaggia si sta popolando, niente intimità, che ne dici di andare a casa mia?"
Sguardo perplesso di Audrey: "Posso fidarmi, non ti conosco, non so se sei sposato, se hai qualche relazione, se sei una persona per bene..."
"Guardami negli occhi e decidi."
Audrey aveva deciso: "Vado a cambiarmi, aspettami sotto l'abitazione."
Audrey aveva indossato un abito leggero, sandali alla schiava, s'accomodò sulla spyder e, guardando Alberto negli occhi: "Si va all'avventura!"
Al aveva una casa di proprietà lungo la strada panoramica, un'abitazione all'ultimo piano in un complesso signorile con piscina e campo da tennis, un pentavani arredato con gusto moderno.
"È molto bello ma si vede però che manca una mano femminile."
"Le femminucce entrano ed esocono, non voglio relazioni fisse, ho preso una fregatura a vent'anni...
Ho acquistato questa casa con un mutuo ventennale, è costata parecchio ma il mio stipendio da direttore me lo permette, andiamo nel balcone posteriore c'è un divano a dondolo, qui davanti ci dà fastidio il sole."
Un silenzio condiviso, nessuno dei due aveva voglia di parlare, Audrey si era distesa ed aveva poggiato il capo sul ventre di Al, stettero così a lungo.
"Il mio stomaco gorgoglia, vado in  cucina a preparare qualcosa da mettere sotto i denti."
Al aveva avuto da sempre la passione per l'arte culinaria, qualità ereditata dalla madre scomparsa recentemente insieme all'altro genitore, una ferita mai rimarginata.
Pasta al sugo con melanzane fritte, involtini di carne, contorni di carote, funghi, carciofini, frutta, Audrey rimirava il tutto con un sorriso: "Mio padre non sarebbe capace, mio padre..." Aveva ripreso a piangere.
"Tuo padre è morto?"
"Sarebbe stato meglio. Giorni addietro sono andata a trovare un'amica a Zurigo, sono rientrata la mattina presto un giorno prima del previsto. Sentendo delle voci maschili provenienti dalla camera da letto dei miei genitori ho aperto la porta e ho trovato mio padre... che si.. intratteneva con un  nostro vicino di casa.
Sono andata in bagno a vomitare e poi mi sono rifugiata nella mia camera. All'ora di parnzo mia madre è venuta a trovarmi e mi ha messo al corrente della situazione, anche lei aveva un rappoRto omossessuale con la moglie del nostro vicino, avevano scoperto la loro vera natura.
Il giorno dopo sono partita per Messina per far visita alla mia amica Santina T., eravamo compagne di collegio a Zurigo, fine della storia."
"A vino che gusti hai, preferisci un bianco di Alcamo, un rosso Nero d'Avola o un brioso Lambrusco di Sorbara?"
"Vada per il Lambrusco, dà allegria, in questo momento è quello che ci vuole."
Il pomeriggio era passato con i due sul divano nel salone ad ascoltare musica, lo stereo al minimo, serrande abbassate a metà, un'atmofera rilassante.
"Riaccompagnami a Torre Faro."
Così era iniziata la storia fra Alberto ed Audrey che aveva deciso di fermarsi a Messina ospite di un arcicontento Al invidiatissimo dai suoi amici ai quali presentava con un  sorriso di superiorità la sua conquista.
Audrey non intendeva restare a casa quando il suo amato era al lavoro, aveva trovato un impiego come commessa in un  negozio di calzature in una traversa di viale S:Martino, a Locarno aveva lo stesso impiego presso l'esercizio di suo padre.
L'invidiosa Giunone, enternamente arrabbiata per le corna con cui il non beneamato marito Giove regolarmente la incorniciava, dall'alto dell'Olimpo vide la felicità dei due innamorati e, spinta dalla gelosia, decise di distruggere la loro felicità.
In crisi di liquidità poichè le vendite andavano a rilento, il titolare del negozio in cui lavorava Andrea, decise di liquidare l'attività e di licenziare tutti i dipendenti.
Alberto affranto aveva cercato subito un altro impiego ma non era facile trovarlo, c'erano tanti disoccupati come lui, nemmeno un lavoro in nero.
Lo stipendio di Audrey bastava a malapena a coprire la spesa di tutti i giorni ma poi c'erano da pagare il mutuo, le bollette, il gravoso condominio, la spyder...
Andrea sembrava invecchiato di colpo, profonde rughe gli segnavano il viso, la notte non riusciva a dormire, talvolta non si rasava peggiorando il suo aspetto fisico, ogni giorno cercava inutilmente una occupazione qualsiasi, niente.
Era giunto a quel punto quando Audrey si presentò nel salone con una tazzina di caffè.
"Altro che caffè, per me ci vorrebbe una camomilla!"
Audrey lo baciò delicatamente sulle labbra.
"C'è una soluzione, a mali estremi..."
"...."
"C'è un  cliente del negozio che stravede per me, è un italo inglese, molto ricco, ha un mini attico in piazza Cairoli in cui ha tentato tante volte di portarmi. Praticamente viene ogni giorno, si prova quasi tutte le scarpe, talvolta ne compra un paio ma poi regolarmente si ripresenta.
Anche il titolare se n'è accorto, in principio di prendeva in giro ma ora s'è scocciato, forse è anche un pò geloso, John m'ha fatto capire che farebbe qualsiasi cosa per avermi, m'ha detto che non dorme più bene di notte, che ha la mia immagine sempre presente dinanzi a se.
Un giorno s'è presentato con un grosso astuccio, quasi sicuramente una collana acquistata in una vicina gioielleria, ho rifiutato ma ora... sarei disposta a recarmi nel suo appartamento, gli chiederei una cifra enorme, sicuramente mi accontenterebbe...."
Un pesante silenzio era sceso fra i due, Audrey si voleva prostituire per aiutare la famiglia, Alberto era immobile lo sguardo fisso nel vuoto, un forte dolore alla pancia, non riusciva a parlare.
L'argomento fu ripreso da Al:
"Siamo alla disperazione, vendere la mia donna... e poi non sappiamo che tipo sia, può essere un sadico, un pazzoide che ti fa  del male..."
"C'è una soluzione, farlo venire a casa nostra."
"Accetterebbe? In ogni caso non intendo lasciarti sola."
"Potresti stare nello studio a portata di voce."
Non ne parlarono per vari giorni poi:
"Ho detto a John di venire a casa nostra domani sera a mezzanotte quando chiude il campo da tennis così nessuno lo vedrà."
Alberto cominciò a pensare come organizzarsi, voleva avere la situazione sotto controllo; quando era direttore del negozio di macchine fotografiche aveva preso una piccola telecamera ed una spina elettrica che serviva per inviare suoni che venivano captati da un ricevitore.
Riuscì a piazzare la telecamera nascosta nel lampadario ed a mettere la spina nella presa  elettrica dell'abat jour.
A cena non riuscirono a mangiare quasi nulla, l'attesa della mezzanotte era snervante, Al passeggiava nervosamente in tutta la casa, Audrey in bagno a truccarsi per poi indossare un delizioso, baby doll rosa, uno schianto!
Al era diventato di ghiaccio, controllava il funzionamento sia della telecamera che del ricevitore sin quando sentirono squillare il telefonino di Audrey, John stava arrivando.
"Ti ha svisto qualcuno?"
"No tutte le luci erano spente."
"Togliti le scarpe, usa queste pantofole, spogliati in camera da letto e poi va nel bagno a lavarti, ti aspetto in camera."
Al era nello studio, Audrey gli faceva segno con le mani per rassicurarlo, rassicurarlo un cavolo!
Il cotale si presentò poco dopo con il coso già duro, mise in ginocchio Audrey penetrandola da dietro forsennatamente, una voglia arretrata, durò poco.
Audrey gli porse una salviettina e, mentre il signorino si abbandonava al post ludio, andò in bagno a lavarsi la gatta.
Ritornò dopo una decina di minuti e si sdraiò vicino a John che prese a  baciarla sul collo.
"Niente baci nè goderecciata in bocca!"
"Diecimiila Euro non sono pochi, non mettere limitazioni." Il tale aveva un marcato accento inglese.
"Io valgo molto di più anzi, anzi sai che ti dico, che ne voglio ventimila!"
"D'accordo ma voglio fatto un pompino."
Audrey stava capitolando: "Va bene ma li voglio in contanti." 
"Li ho portati con me, inizia subito."
Audrey riuscì a far rinverdire il coso di John e poi iniziò a fare su e giù aiutandosi con una mano  per finire prima. Ci volle del tempo che ad Andrea sembrò lunghissino sin quando Audrey iniziò a sputare in un tovagliolino, missione compiuta.
Audrey andò in bagno a sciacquasi la bocca, rientrata in camera:
"Voglio assaggiare il sapore della tua gatta, dev'essere delizioso!"
Audrey non riuscì a dire di no, ripensò ai ventimila Euro, John si tuffò nella dolce natura di Audrey mugugnando di soddisfazione e abbassando ed alzondole il bacino interessandosi anche del buchino posteriore.
"Quello te lo puoi dimenticare!"
Il cunnilingus durò a lungo tanto che Audrey godette alla grande, ad Alberto si strinse il cuore, non era previsto che la sua amata partecipasse al banchetto.
Dopo una diecina di minuti:
"S'è fatto tardi, devi andare."
"A proposito il tuo fidanzato?"
"È fuori per lavoro, torna domani."
I due sparirono dalla visione di Alberto il quale, sentendo la porta d'ingresso chiudersi, si appalesò ad Audrey.
Un attimo di imbarazzo e poi un abbraccio, Audrey aveva in mano ventimila Euro!
Pecunia non olet, una boccata d'ossigeno  per la disastrata cassa familiare.
I giorni seguenti furono sereni per entrambi, sistemate le pendenze monetarie, i due si mostravano molto più rilassati concedensosi anche qualche lusso come un pranzo a Taormina.
Anche le ubriacature hanno una fine, man mano che passavano i giorni la realtà si mostrò in tutta la sua crudezza: il gruzzolo diminuiva rapidamente e i due furono costretti a pensare al futuro.
"Devo ricominciare a cercare un lavoro, non possiamo pensare ad un John che ci foraggia per sempre e poi una volta passi ma..."
"Non ti preoccupare, troveremo una soluzione."
"Non so da cosa derivi il tuo ottimismo e non lo condivido."
Audrey tornava dal lavoro sorridente, Al era tutto un interrogativo, la deliziosa lo rassicurava  con un sorriso e con un bacio. Messa alle strette Audrey confessò di essere destinataria delle attenzioni del suo principale che, una volta sparito dalla circolazione John, aveva preso a corteggiarla dapprima con leggerezza ed in seguito sempre più esplicitamente.
"Quel bell'imbusto mi dava ai nervi, sempre in negozio con la scusa di provarsi le scarpe, spero che sia riuscita ad allontanarlo, creava il clima di pettegolezzi da parte delle altre commesse e poi quella Aston Martin posteggiata in doppia fila davanti al negozio e i vigili a mollargli contravvenzioni di cui bellamente se ne fregava, voleva solo te, l'avrai capito."
"L'ho liquidato per sempre, non lo avrà più fra i piedi ma mi permettta una malignità: non è che la situazione creava in lei della gelosia?"
Un lieve rossore aveva tinteggiato le gote di Giuseppe T. Il titolare si era dimostrato con le dipendenti un uomo tutto d'un pezzo ma, a quella domanda, aveva vacillato.
"Andiamo nel mio ufficio, devo parlarti a quattr'occhi."
Audrey aveva seguito il principale, con suo istinto femminile aveva compreso già da tempo la situazione ma voleva che il signor Giuseppe si sbilanciasse; pensava di ricorrere al suo indiscusso fascino per farsi aumentare lo stipendio con un pò di moine.
"Audrey, voglio essere sincero con te, da quando sei entrata in questo negozio hai sconvolto la mia vita, ho conosciuto tante ragazze ma, dopo un pò, me ne sono liberato., mia moglie è paralizzata per incidente stradale e, diciamo, talvolta mi do da fare ma ...quando ti guardo...ormai avrai capito, ho venticinque anni più di te ma mi fai sentire un giovincello alle prime armi. Vorrei dirti tante cose ma mi risulta che hai una relazione fissa con un tuo coetaneo e non vorrei crearti problemi ma..."