La Madonna della lettera

Tutto si può dire dei messinesi ma non che non siano religiosi, perlomeno formalmente. La manifestazione della loro devozione si esprime soprattutto il quindici agosto di ogni anno durante la processione della Madonna della Lettera. Già nei tre giorni precedenti in piazza Castronovo degli operai innalzano un baldacchino, i cotali si sentono dei novelli Michelangelo e, senza successo avevano chiesto al Comune un’indennità speciale per il loro lavoro. Intorno alla cerimonia della ‘Vara’(nome modificato di bara) c’erano molti interessi anche ‘pelosi’. Sino a pochi anni addietro era gestita da mafiosi che ‘consigliavano’ chi dovesse tirare i lunghi canapi cui era agganciata quell’enorme macchina piramidale appoggiata a terra con scivoli in legno. È l’illustrazione dell’assunzione in cielo della vergine Maria, circondata da angeli, in procinto di raggiungere l’Empireo. Non manca l’immagine di Gesù Cristo che tiene nella mano destra l’Alma Mater materna. Alla base la scritta: ‘Vos et ipsam civitatem benedicimus’, frase il cui significato è ignoto a molti messinesi. All’interno della macchina degli ingranaggi che fanno muovere i vari personaggi. Per rendere le cerimonia più significativa erano presenti le autorità cittadine con il corteo preceduto da quattro Vigili Urbani con tanto di gonfalone comunale. Quello che più colpiva della processione era i ‘tiratori’ della Vara, tutti in camicia bianca ed a piedi scalzi e l’immensa folla che stazionava da piazza Castronovo sino alla Cattedrale. Non tutti erano interessati solo alla cerimonia religiosa, la sera abbuffata generale con piatti tipici: stoccafisso, baccalà e pesce spada molto apprezzati dai messinesi. Alberto Parisi era in mezzo alla folla, non che gli interessasse la cerimonia, appassionato di foto con la sua Canon riprendeva i personaggi più strani: quelli che si flagellavano (o facevano finta), altri in ginocchio che pregavano, alcune donne piangevano con alti lai. Un risolino ai lati della bocca di Alberto che, da buon ateo anni prima era stato espulso da un collegio dei ‘Fratelli della Misericordia’ che miserdicordiosi non erano stati quando Alberto mise in dubbio che la vergine potesse vivere in cielo dove non c’era ossigeno. Altra ipotesi formulata da sempre da Alberto quella che fosse trasmigrata in cielo solo l’anima ed allora dov’era il corpo? Queste ipotesi, confutate dai sacerdoti con giustificazioni speciose erano costate ad Alberto l’espulsione dal collegio. Stanco della folla vociante, Alberto preferì trasferirsi in una strada laterale buia dove non c’erano persone, un po’ di quiete per le orecchie. Si accorse che fra due angoli di una chiesa due ombre si muovevano in maniera strana. Avvicinatosi, due ragazzi o meglio un ragazzo ed una ragazza si stavano dando da fare, lei piegata in avanti lui dietro a usufruire delle sue grazie. Al suo avvicinarsi il ragazzo scappò più velocemente di uno scoiattolo, la baby rimase un attimo in posizione poi, visto che era rimasta sola e accortasi della presenza di Alberto, abbassò la gonna e prese a fare l’indifferente. Sono un maresciallo della Finanza, le tue generalità.” “Io non pago le tasse, ci pensa mio padre.” “Io sono oltre che ufficiale di Polizia Tributaria anche di Polizia Giudiziaria, ti contesto il reato di atti osceni in luogo pubblico e la devo portare in caserma.” “Quante storie, ti faccio un pompino e la finiamo lì.” “Brava, così sono io che finisco in galera per ‘omissioni di atti d’ufficio!’ “Tu non ci guadagni niente, io sarei nei guai, i miei genitori sono cattolici, si trovano davanti alla Cattedrale, se venisse fuori questa storia immagina tu, se sei religioso faresti un’opera di bene…” Alberto alla luce dei fari di una macchina di passaggio vide bene la ragazza, era veramente piacente, alta, longilinea, un faccino infantile, naso piccolino, tette anch’esse piccoline, pensò ad un futuro erotico e: ”Va bene dammi le generalità.” “Sono Sofia Boccadifuoco.” “Sarebbe facile fare della facile ironia sul tuo cognome, lasciamo perdere, ti accompagno a casa, dove abiti?” “Non molto lontano, in via Colapesce, forse è meglio che raggiunga i miei, ci diamo appuntamento per un’altra volta, prendi nota del mio telefonino, dammi il tuo.” Un bacio alla grande pose fine al dialogo. “Se questa scopa come bacia…” Alberto, preso dal lavoro scordò l’episodio, mentre era in verifica ad una ditta squillò il suo cellulare: “Maresciallo Parisi.” “Lo sai che non conosco il tuo nome.” “Adesso sai il cognome, nome Alberto, In questo momento sono al lavoro, oggi pomeriggio sono libero, chiamami alle tre.” “Bel maresciallo mi piacerebbe vederti in uniforme, che ne dici di venire a prendermi sotto casa, con la divisa faresti un bell’effetto soprattutto su mio padre vecchio militare.” “Ho una Abarth 595 grigio argento, all’ora prestabilita sarò sotto casa tua.” Sofia era in strada che aspettava, fece un cenno di saluto ai genitori affacciati al balcone, ci teneva a far vedere con chi usciva, avrebbe evitato il solito interrogatorio sui suoi amici maschi. “Siamo quasi ad un fidanzamento ufficiale, ora voglio fare lo spaccone con i miei colleghi, andiamo in caserma in via Cannizzaro, voglio far morire di invidia un brigadiere in servizio alla porta.” Alberto partì alla grande ed alla grande si fermò dinanzi al portone della caserma con stridio di gomme. Si avvicinò il sottufficiale non simpatico ad Alberto il quale quando lo vide in compagnia di una ‘sorcona’ rimase basito poi: “Lo sa che non può posteggiare qua.” “Un attimo, vado nel mio ufficio, faccio presto.” Il bar era aperto, entrarono, Alberto: “Paolo una acqua tonica, questa è Sofia.” Al barista gli occhi vennero fuori dalle orbite, non fece pagare la consumazione con tanti ringraziamenti da parte della ragazza. “Non ho capito che siamo venuti a fare all’interno della caserma?” “Per mostrare ai ‘derelitti’ le mie capacità rimorchiatorie.” Tutti i finanzieri di guardia erano vicino al portone d’uscita a rimirare la conquista del maresciallo Parisi: “Buon pomeriggio ragazzi.” Sofia furbescamente diede la mano a tutti sorridendo, Alberto era al settimo cielo. “Cara vorrei portarti a casa mia in viale dei Tigli, sono celibe, nessun problema.” Prenotata per un’altra volta, devo raggiungere i miei, teniamoci in contatto.” Due giorni dopo: “Indovina chi sono?” “’’Na mignotta!” “Non pensare di potermi offendere, diciamo che sono libera di costumi, se sei a casa vengo con la mia Mini.” “T’aspetto.” Sofia era un buon ‘manico’, raggiunse il cortile dove c’era l’abitazione di Alberto sceso in strada per farla posteggiare. C’erano in giro gli addetti alle pulizie. “Gigi sta arrivando una mia amica, per favore togli la tua auto dal numero dodici.” “Maresciallo non è il tuo posto!” “È quello del mio amico Gaetano che dopo la morte della moglie abita a Patti, raus!” Gigi malvolentieri spostò il camioncino appena in tempo per l’arrivo di Sofia con la Mini. “Maresciallo me lo potevi dire…” “Si ti dico: fatti i cazzarelli tuoi, sto scherzando sei sempre un amico.” Sofia in minigonna mini mini e blusa scollatissima fece restare a bocca aperta gli addetti alle pulizie. “Fra loro ci sono dei padri di famiglia, se a qualcuno viene un infarto…” “Esagerato, per un paio di tette e di cosce…” “Abito al penultimo piano entra in ascensore.” Sofia girò per tutta l’abitazione: “Complimenti per il buon gusto e la grandezza, quanti metri quadrati?” “Duecento, mi è venuta un’idea, dare una festa il pomeriggio di un sabato, vorrei che oltre ai compagni di scuola ci fossero anche i tuoi genitori che ne dici?” “Sono d’accordo ma devi sapere che mia madre è molto religiosa, mio padre si chiama Asdrubale ma tutti lo chiamano col secondo nome Vittorio, ha ottenuto la commenda e ci tiene a farlo sapere a tutti. Ha uno studio di notaio a piazza Cairoli, ha gli occhiali spessi come un fondo di bottiglia, una segretaria che si può definire’La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte’ al contrario di tanti suoi colleghi pari età, insomma hai capito il tipo, regolati tu.” Il salone della casa di Alberto pian piano si stava riempiendo di giovani , per ultimo i due futuri ‘suoceri’ di Alberto. Vittorio una veloce stretta di mano al padrone di casa, Maria Luisa uno sguardo scrutatore. “Gentile signora spero di aver passato il suo esame, la vedrei bene come scrutatrice!” “Io sono prima di tutto una mamma, mi piace conoscere chi frequenta mia figlia, lei potrebbe essere il padre…” “Quindi nessun pericolo?” “Non ho detto questo, da Sofia me ne aspetto di tutti i colori, spero nella sua buona stella.” Fra gli altri partecipanti c’era Lucio, quel cotale che la sera del quindici agosto era fuggito all’arrivo di Alberto. Sofia malignamente glielo presentò spiegando al padrone di casa chi fosse. Dopo un attimo di perplessità il maresciallo gli diede un buffetto sulla guancia: “Gira al largo da Sofia, è roba mia, fa pure rima.” Lucio vedendo la stazza di Alberto ben superiore alla sua fece un risolino e si rifugiò fra i suoi colleghi di classe. C’era un buffet alla grande, ognuno poteva servirsi a piacimento, solo bevande non alcoliche. Alberto si ritirò in cucina, la musica rock era troppo alta per le sue orecchie. Fu raggiunto da Maria Luisa: ”Vorrei chiamarla solo Luisa, il nome Maria mi ricorda mia madre deceduta con mio padre durante un disastro aereo.” “Condoglianze anche se in ritardo, cambiando discorso cosa Sofia le ha raccontato di me?” “Tutto quello che è successo, le ho chiesto da sempre di essere sincera, di dirmi tutta la verità riguardo alla sua vita anche se tanti episodi…lasciamo perdere, posso chiederle che intenzioni ha?” “Rifacendomi ad un vecchio libro di dichiarazioni d’amore dell’ottocento: ‘Dal primo momento che l’ho vista’…è una frase un po’ di maniera e ridicola ma in questo momento non mi viene altro da dire…forse non ha capito, mi riferisco alla sua persona…” “Se ho compreso bene si riferisce a me?” “Esattamente, vedendo suo marito mi son fatto un’idea della sua vita sessuale, forse ci vorrebbe una scossa!” “Non sia ridicolo, non ho mai cornificato Vittorio!” “There is alwais a first time!” Alberto preso da entusiasmo sessuale prese a baciare Luisa in bocca con gran meraviglia dell’interessata che non reagì…Nel frattempo il destino fece in modo di spingere Sofia a cercare Alberto e la madre, li trovò in cucina al culmine del loro approccio. “Mammina non sai quanto sia contenta in questo momento, Alberto ha la tua stessa età, io cercherò non più l’avventura ma un mio coetaneo in gamba, finalmente potrò dar corso ad un tuo desiderio: diventare nonna ma sinora…” Un abbraccio ai due poi Alberto: “Ora che abbiamo il benefit di tua figlia andremo alla grande, quando potrai ci vedremo a casa mia, diventerà anche la tua e di Sofia, dimentica la teorie che ti hanno inculcato le ‘Ancelle Riparatrici’ nel cui collegio dove hai studiato. Nel mondo la responsabilità delle cattive azioni è dei singoli, le religioni sono state create dall’uomo per una sua necessità psicologica, rifugiarsi in esse nei momenti di difficoltà, fine del sermone.”Luisa rimase in cucina imbambolata con gli occhi fissi nel vuoto, in pochi attimi era stata rivoluzionata la sua vita. “Mammina capisco perfettamente il tuo stato d’animo, conosco Alberto sarà un eccellente compagno e soprattutto amante, torniamo a casa, stanotte dormirai male ma…dopo la cura di Alberto ‘nova vita tibi incipiam.”