La palla di pezza

Il giorno si era appena acceso e le nuvole salivano in alto fuggendo le ultime scie di buio.
Tre donne, dai lunghi abiti, sedevano a terra nel fango invocando il sole di proteggere i loro figli.
Era un'abitudine pregare gli elementi della natura, significava scacciare i demoni.
Come ogni giorno, Amidou, usciva dalla capanna di corsa, con una palla di pezza in mano.
Gliel'aveva cucita la seconda moglie di suo padre e per lui quel dono era quanto di più prezioso possedeva.
Ovunque andasse quel gioco era accanto a lui, tanto che ci parlava come fosse una persona vera, un amico.
Certo di ragazzi della sua età al villaggio ce n'erano tantissimi, ma Amidou non era riuscito a fare amicizia e rimaneva sempre in disparte, nel campo dietro alle capanne.
Spesso sedeva sopra una roccia e si fermava a guardare l'alba.
Era uno spettacolo a cui non rinunciava mai, gli piacevano i tanti colori del cielo.
Trascorreva minuti a fissare l'infinto prima di iniziare i lavori nella terra arida.
Andava col padre nei pochi campi rimasti, cercando di rendere fertile qualche tratto in più.
Era difficile stare sotto il sole cocente per tante ore, la sua pelle ormai era bruciata, già invecchiata, nessuno avrebbe detto che era ancora un bambino.
Amidou, però era un bambino speciale.
Aspettava la sera per ascoltare i vecchi raccontare le storie d'Africa.
Ogni volta qualche persona nuova venuta da lontano si fermava al villaggio.
Quella sera, Amidou, si accorse che c'era un uomo strano, con la barba lunghissima, accanto al fuoco.
Subito chiese al nonno chi era, lui rispose che non sapeva nulla dello straniero.
Incuriosito, cercò di avvicinarsi, lo seguì mentre questi cercava dell'acqua per chetare la sete.
Gli diede una delle brocche appena riempite dalle donne al pozzo.
L'uomo ringraziò e si allontanò subito, appoggiandosi a fatica su una pietra.
I vecchi lo invitarono a sedere e fu allora che Amidou scoprì da dove veniva quell'individuo.
Si chiama George ed era un commerciante di stoffe.
Aveva perso la moglie per una grave malattia ed era rimasto solo a Parigi.
Non aveva figli, anche se aveva sempre desiderato averne.
Decise di lasciare la sua terra per scoprire le meraviglie d'Africa, avrebbe dedicato tutta la sua vita ad esplorarla in lungo e in largo.
Tutti erano attenti alle sue parole, quasi incantati.
George rimase al villaggio, i vecchi lo avevano accettato nel gruppo.
Amidou avrebbe voluto dialogare con lui, ma temeva di essere invadente, così evitò di girargli attorno.
I giorni passavano, Amidou era sempre più solo, con la sua palla di pezza sempre tra le mani.
Un pomeriggio, mentre pioveva a dirotto, George si accorse che il piccolo era fuori all'aperto che parlava, ma accanto a lui non c'era nessuno.
Solo una palla sporca e bagnata fradicia gli era accanto.
Il commerciante lo chiamò, Amidou finse di non sentire e continuò a giocare sotto lo scroscio d'acqua.
Alcuni giorni dopo George si avvicinò al bambino.
Gli aveva portato delle stoffe pregiate.
Prese la palla di Amidou e le cucì attorno un magnifico vestito.
Ora quel giocattolo non era più una banale palla di pezza, era un amico con tanto di giacca e pantaloni.
Amidou era felicissimo del regalo, adesso non solo aveva un amico con cui giocare, ma anche un padre da amare.