La Piú Ricca Del Reame

 
LA PIÙ RICCA DEL REAME
Chi vi ricorda il titolo di questo racconto? Aggiungetevi ‘Specchio delle mie brame’ il tutto vi ricondurrà alla favola di Biancaneve. Nella realtà odierna era solo nel finale in cui Alberto, maresciallo delle Fiamme Gialle si trasformò in principe e cambiò la vita di Biancaneve. Era stata per il cotale una nottata orribile per l’alta temperatura, aveva ‘litigato’ con il condizionatore, l’aveva spento ma sembrava che lo stesso, per dispetto, avesse fatto aumentare il caldo notturno, insomma tutti e due notevolmente arrabbiati per non usare un termine più volgare,  non era mai corso buon sangue fra i due. Doccia prima tiepida e poi fredda come consigliato dai ‘sacri testi’ e, consumata la colazione con yogurt e fette biscottate  destinazione lido di Mortelle in quel di Messina. La spiaggia praticamente deserta, Alberto piantò l’ombrellone con i colori dell’arcobaleno vicino alla battigia per usufruire di una leggera brezza, piedi che si ‘sciacquavano’ nell’acqua, il buonumore non faceva compagnia al maresciallo. Dopo la separazione dalla consorte sembrava che tutto gli andasse storto anche in ufficio con i colleghi, aveva ottenuto trenta giorni di licenza che non sapeva come impiegare. Ad occhi chiusi gli giunse una voce femminile: “Stó signore non sa che nel bagnasciuga non si può  piantare l’ombrellone!” Sicuramente si trattava di una vecchia zitella incartapecorita e scassa….Alberto fece finta di non aver sentito e seguitò ad essere cullato dalle piccole onde che si infrangevano sui suoi piedi. Giratosi si accorse che un trio di femminucce aveva sistemato un ombrellone simile al suo un po’ più indietro. Una signora non più giovanissima dal fisico scultoreo e dai capelli azzurrini e due ragazze more piuttosto alte niente male, anzi…’La faccia tosta spesso paga’ diceva nonno Alfredo vecchio donnaiolo, Alberto mise in atto il detto e: “Signore sono Alberto,  ho sbagliato nel mettere l’ombrellone sulla battigia, vi chiedo scusa, che ne dite di una fresca  granita al bar? “Sono Nicole, Colette per gli amici e queste due Beatrice, mia nipote e Ginevra una sua amica, lei ha pontificato sottolineando battigia al posto di bagnasciuga, dal suo dialetto mi accorgo è che romano, i suoi paesani non sono famosi per la loro signorilità…” “Le rispondo per scusarmi ‘m’arrunchio’, non sono sicuro di interpretare bene il siciliano, è sempre valido l’invito al bar.” Inaspettatamente Colette: “Ragazze andiamo ad assaggiare stà granita, sarà sicuramente buona, è siciliana!” “Io so leggere nel pensiero degli altri, vediamo se indovino: stà vecchia quanti anni avrà, sicuramente più di cinquanta ed è tutta rifatta, va in palestra e frequenta istituti di bellezza, deve essere anche ricca…” “Ed io penso: stà signora mi sta facendo fare la figura del ‘frescone’ come dicono a Roma, che ne dice  di  fare pace almeno una tregua!” Le due ragazze ridevano evidentemente conoscevano bene la dama la quale per sigillare la pax abbracciò Alberto il quale le mise una mano sul didietro lasciando  Colette senza fiato ed aggiungendo: “Devo fare come Muzio Scevola che bruciò la mano che…” Stavolta risero tutte e tre, Alberto capì che stava cavalcando l’onda giusta. “Gentili signora e signorine è stato un piacere avervi incontrato, al vostro arrivo ero di pessimo umore ma ora il mondo mi sembra più roseo, se uniamo gli ombrelloni avremo più ombra. E così fu: Alberto si piazzò al centro tra Colette e Beatrice e non poté fare a meno di esibirsi in due battuta: ‘Beatus inter feminas!’ e ‘ginecocrazia imperat!’ ”Ha fatto sfoggio di latino e di greco, ci vuole far partecipi di tutta la sua vasta cultura, quante lingue conosce?” “Ho studiato latino, greco, francese e conosco anche un po’ di inglese, me ne vergogno un po’ ma conosco anche frasi scurrili in altre lingue ma non vorrei scandalizzare le caste orecchie delle signorine. “ “Ed i miei padiglioni auricolari non potrebbero essere casti?””Con tutto il rispetto mi permetto di dubitarne…non è un’offesa, non ha mai amato le ‘vergini dai candidi manti’” “Conosce pure Stecchetti ma lei è un cochon!” “Anche lei è ferrata in lingue, non preferirebbe fare una ‘promenade’ digestiva e lasciar sole le signorine …” “Ragazze se non torno fra un’ora chiamate la Polizia, in giro potrebbe esserci un maniaco!” “Mi posso permettere….e, senza aver ottenuto l’assenso Alberto prese sottobraccio Colette che: “Sei un ‘son of a bitch’ me n’ero accorta subito!” Il braccio passò sulle spalle della signora che non protestò anzi parve stingersi più vicino al maresciallo poi la dama di sdraiò sulla sabbia col seguito di un ‘incollamento’ delle sue labbra su quelle di Alberto. ‘Ciccio’ aveva ben presto annusato l’odore di ‘topa’ in calore e si era eretto dentro il costume. “Torniamo indietro, potremmo scandalizzare qualche famiglia di benpensanti, tutto rimandato a… “Al rientro sotto l’ombrellone Beatrice: “Mamma ti sei perso per strada il rossetto delle labbra!” “Non me lo sono perso, è rimasto su quelle di questo signore che mi ha quasi violentato.” “Mamma raccontala ad un’altra, ti conosco!” “Che ne dici di passare quella famosa espressione inglese dalla mia persona a tua figlia che evidentemente ti conosce bene!” “Il fatto è che non c’è più rispetto per le persone anziane! Meglio andare sul romantico: è l’ora che volge al disio e ai navicanti ‘ntenerisce…” “Cara mamma non mi sembra che si sia intenerito qualcosa ad Alberto…” “Stavolta il maresciallo volle fare il duro anche per difendere l’onore di Colette. Di colpo rovesciò sulla sabbia Beatrice in posizione prona e le mollò un paio di sculaccioni con grande sorpresa dell’interessata.  “A stà zozzola è mancato un padre che ha preferito una sciacquetta ad una moglie come me, ben fatto, applaudo.” Alberto per migliorare l’atmosfera rovesciò  Beatrice in posizione supina e la baciò in fronte: “Pace mia dolce fanciulla!” “Tu cò stà pace mi prendi per il culo, niente pace.” “Si vis pacem para bellum, sono cintura nera terzo dan, ti troveresti un culetto come quello delle scimmie ed ora tutti a casa propria.” “Niente casa propria, tutti alla mia villa ad Orto Liuzzo, Concetta deve aver preparato una buona cena, le ho detto che non sarei tornata per il pranzo.” Davanti allo stabilimento balneare oltre alla Cinquecento Abarth di Alberto era posteggiata una Volvo V60. “Chi viene con me a farmi compagnia nella Cinquecento?” “Non so se fidarmi….” “Mamma fai bene a stare attenta, nella Fiat non c’è il cambio automatico, potresti sbagliarti con il cambio manuale!” Questo era troppo, Beatrice riuscì ad evitare l’ira materna chiudendosi nella Volvo con Ginevra e mettendola in moto. Alberto non riusciva a partire, se la rideva alla grande. “Che ne dici di controllare se tua figlia ha ragione?” Colette mise su un broncio “Hai ragione tu, le vecchie signore debbono essere rispettate e non trattate come delle p…ne!” “In un altro momento avrei apprezzato il tuo spirito romanesco ma è venuta fuori una storia che mi ha colpito profondamente, ne riparleremo in un’altra occasione, aspetta a partire, dammi un abbraccio.” Dopo circa un quarto d’ora Alberto fece ‘cantare’ la sua Abarth, era un bravo guidatore anche se un po’ spericolato per i gusti della passeggera. Beatrice e Ginevra erano già giunte a Orto Liuzzo, avevano spalancato le finestre della villa ed incontrato Concetta cui avevano comunicato la presenza a cena di un’altra persona. “Alberto che ne dici di una doccia, nella camera degli ospiti c’è un bagno personale, ci sono anche un accappatoio e tutto il resto. Alle venti tutti a tavola.” Beatrice lontana dalla madre, Alberto vicino a Colette, a dir il vero aveva sperato che sotto la doccia ci sarebbe stata anche la padrona di casa, ma era chiedere troppo. Concetta era una signora simpatica, moglie del contadino che conduceva il terreno vicino casa di Colette si fece apprezzare per i vari piatti a base di pesce, un ananas digestivo ed un caffè decaffeinato, la padrona di casa non avrebbe riposato la notte con un caffè normale. Alberto chiese il permesso a Colette ed iniziò ad accendere la pipa. A questo punto Beatrice: “A me fai tante storie per qualche sigaretta, il signore…” “Per un po’ di tempo gradirei che girassi alla larga, ai miei tempi i maschietti comandavano, oggi…”Alla fine della cena il campanello: “Deve essere Alfonso il mio fidanzato.” Era Alfonso che: “Chiedo scusa per il ritardo, mi hanno trattenuto in ospedale per un caso urgente.” “Il mio fidanzato è specializzando al Policlinico, specializzando in ostetricia e ginecologia, gli capita spesso di fare tardi.” “Alberto fece la faccia dell’indiano o gnorri che dir si voglia, il significato era chiaro, si era ‘fatta’ qualche paziente. “Il mio fidanzato è persona seria, non come te, mai si permetterebbe…Intervenne Alberto: “Mi presento dato che nessun a di queste signore e signorine l’hanno fatto, sono Alberto un maresciallo delle Fiamme Gialle, da buon romano talvolta mi lascio andare a delle battute salaci, la tua difesa da parte di Beatrice è buon segno, te lo dice chi ha di recente divorziato e conosce le ‘delizie’ di una moglie ‘camorria’.”Alfonso era una persona distinta, ben vestita, magro con occhiali da vista cerchiati d’oro. Profilo di persona  intelligente ma non furba a giudizio di Alberto, i fatti gli avrebbero dato ragione. In giardino ‘si respirava’, anche Alfonso era un patito della pipa e con Alberto si scambiarono notizie circa le miscele di tabacco. Verso mezzanotte tutti a nanna con finestre aperte, Alberto constatò con piacere l’assenza di un condizionatore. Dopo circa un’ora cigolio della porta della stanza degli ospiti, uno spiraglio di luce e poi di nuovo solo luce proveniente dal giardino, un’ombra in camera, sicuramente la signora o una signorina a meno che Alfonso non fosse omo. Prima versione giusta, era Colette in vestaglia, profumata di gelsomino e col classico ‘sotto la vestaglia…’ Accucciatasi vicino al corpo di Alberto cominciò silenziosamente a piangere…ahi, ahi, ahi era la classica situazione in cui il buon Albertone era disarmato. Ci volle del tempo prima che Colette si calmasse. “Non pensare che sono venuta qui per motivi sessuali, c’è ben altro, una situazione che non mi fa dormire la notte: giorni fa, un pomeriggio, ho scoperto Beatrice e Ginevra nude a letto che…io che speravo di diventare nonna di un paio di pargoli rompiscatole, una figlia lesbica! Oggi è di moda l’appartenenza alla LGBT o come diavolo si chiama ma non riesco ad accettare la situazione soprattutto dopo che quell’imbecille di mio marito…”Hai detto bene, tuo marito è stato uno scimunito, anche se hai cinquantasette anni…” Chi ti ha detto la mia età, sicuramente quella mentecatta di mia figlia!”  “L’ho indovinata, ne dimostri venti di meno…il qui presente in fatto di donne…” “Va bene ti do la patente di puttaniere, scusa il linguaggio ma sono arrabbiata e preoccupata. Alfonso è un bravo giovane ma non è in grado di gestire la situazione, tu che mi consigli?” “Pecunia non olet!” “Hai ragione ma c’è il problema che mia figlia potrebbe avvisare Ginevra, intascare i soldi e seguitare la loro tresca.” “Se ti fidi c’è un’altra soluzione, io cerco di portarmi a letto Ginevra poi le offro una grossa cifra in assegno ma il problema che nell’assegno non ci deve essere la tua firma, unica soluzione condividere con me il tuo conto corrente sempre che io non scappi col malloppo come tuo marito! Al posto tuo ci penserei bene, sai come ci chiamano a noi finanzieri: ‘caini’ ossia traditori dei fratelli, vedi tu!” Colette si era talmente fidata del ‘caino’ da passare il resto della notte in un rapporto sessuale come non ricordava da tempo, uno che scopa così bene…La mattina successiva in banca la firma di Alberto comparve  vicino a quella di Colette sotto lo sguardo indagatore da parte del direttore di banca che…non si faceva i fatti suoi. Alberto si recò dalla concessionaria Abarth e cambiò la sua Cinquecento con uno Spider 1400   con l’aggiunta di una somma considerevole di denaro. Ginevra era una maestra d’asilo, Alberto ebbe da Colette le coordinate della sua scuola  ed alla fine delle lezioni si presentò alla insegnante che meravigliata, come ovvio, sparò la classica battuta: “E tu che ci fai qua?” “Secondo te che fa un fanciullone come me dinanzi ad una beltade come te, se la vuole scopare!” ‘Sei il solito, oggi sono di cattivo umore, portami a mangiare in un bel ristorante.” Alberto era un abitudinario, condusse la nuova conquista a  Ganzirri da Salvatore che, imperturbabile fece finta di non conoscerlo. Alla fine del pranzo Ginevra era più serena anche se curiosa di quell’incontro. Il problema era di Alberto che doveva trovare il modo di mollare centomila Euro a Ginevra con una scusa valida…nel frattempo seduti fuori del locale aveva acceso la pipa per ispirarsi. “Sono stato contattato da Alfonso che è venuto a sapere della vostra relazione, al fine di evitare scandali a mio mezzo ti offre una somma notevole per non incontrare più Beatrice, di lesbiche ce ne sono in giro, di moneta poca.” “Sentiamo di quanto si tratterebbe.” “Che ne dici di diecimila Euro?” “Non mi bastano, oggi si spendono facilmente.” “Va bene, ultima offerta centomila Euro, prendere o lasciare.” “Dove sono stí centomila? “ “Ecco un assegno, manca solo la mia firma.” “Non è che l’assegno è scoperto?” “Va in banca e te ne potrai accertare, dimmi dove devo accompagnarti.” Ginevra abitava al Tufello in una casa popolare, centomila Euro le dovevano essere sembrati una cifra spropositata, era diventata una paperona e poteva far la figura della signorona con le sua amiche. Beatrice non si rendeva conto del mutamento del comportamento dell’amica ma non si pose altre domande. Alberto aveva vissuto un periodo particolarmente movimentato, ogni tanto ‘faceva visita’ con la sua Fiat 1400 Abarth a Colette (ed al suo conto corrente). Colette che si rese conto di aver ben investito i suoi soldi.