La vacanza dell'anno scorso (demenziale)

Lasciata la strada vecchia per la nuova ricordo di non aver pagato il casellante. Assurdo, io che dimentico una cosa simile?! Cinque chilometri di retro in autostrada sulla corsia di emergenza per saldare il debito. L’omino è stato cordiale, ha chiamato anche la polizia perché pensava che io fuggissi senza pagare. Ma tutto bene quel che finisce bene. Prendo la strada sterrata tra un sasso e l’altro mi capita di bucare. Mi rilassa il fatto di avere con me durante i lunghi viaggi un ago e del pluriball da far scoppiettare.

Inserisco una vecchia cassetta di Frank Sinatra ed attiro a bordo strada delle nutrie canterine. Mi fermo, facciamo un assolo di My way insieme, ed dopo aver insistito per un bis, riprendo la mia corsa. Non che avessi fretta, ma chi va piano va sano e va lontano, io dovevo arrivare al paese vicino e non mi andava di finire chissà dove.
Dopo aver trascorso tre ore e ventisette minuti di viaggio mi accorgo di aver lasciato a casa la macchina fotografica. Devo tornare indietro ma come faccio a piedi a ritornare poi qui per l’ora prestabilita con l’albergo? Me la faccio spedire dal vicino tramite un telegramma, dovrebbe arrivare in giornata.
Ho una gran voglia di fare un bagno al mare, è da due anni che non lo vedo, ora dopo l’operazione alla vista me lo posso gustare in tutta la sua maestosità.
L’albergo è carino, posto su diversi piani. Al primo ho il letto, al secondo un lavabo e al terzo un cesso. Se volevo la chiave per la doccia al quarto piano, bastava pagare 10 euro in più, ma chissenefrega, tanto c’è il mare, mi lavo lì. Svuoto la valigia e mi accorgo di non avere un armadio.
Infuriato scendo dal proprietario e gli espongo il problema. Sul volantino effettivamente non c’era scritto nulla a riguardo, ma l’idea di condividere un armadio al pianterreno con gli altri 40 clienti non mi andava.
Lascio tutto nella valigia e mi metto il costume.
La sabbia è calda e fine. Mi avvicino sempre più ma del mare nessuna traccia. Il bagnino stupito si avvicinò a me e mi disse: “quest’anno c’è ne poco di mare, se va al largo trova qualcosa, ma non è detto, è stata una stagione con poca acqua.”
Mi avvio per quel deserto, quando all’orizzonte arriva il mare, una pozza simile ad un laghetto e poche flebili onde, ma ormai è notte e sono stanco. Torno in albergo.
Fortunatamente ho portato con me del taleggio e dei wurstel da mangiare per tutto il mese di permanenza. Il problema è che i topi attirati dal profumo del formaggio si diedero appuntamento nella mia stanza e sgranocchiando pane e taleggio con me, abbiamo passato tutta la notte a parlare di statistica e marketing aziendale. Non ho dormito per nulla.
Alle 8 e un minuto suona una sirena antincendio. Mi precipito fuori dalla stanza e mi accorgo che è solo la chiamata per la colazione. Tutti riuniti in garage per la colazione, stile mensa aziendale. Uno schifo. Eppure l’albergo aveva quattro stelle.
Mi infilo il costume e mi dirigo in spiaggia. Guardando bene la targhetta con il nome dell’albergo mi accorgo che non erano stelle ma quattro scarafaggi ancora vivi attaccati con il bostick sulla plastica. Rientro e infuriato pretendo delle spiegazioni.
Alla fine me ne andai al secondo giorno, mi feci restituire i soldi del periodo prestabilito, e mi portai via con me i sei topolini che ormai erano miei grandi amici. Mi rilassai continuando la mia vacanza con loro per tutto il mese nell’autogrill tra Genova e Savona. Ogni tanto mi trovo ancora con quei piccoli topini a parlare fino a notte tarda di psicologia e filosofia.