La volpe

La morte di un contrabbandiere di sigarette avvenuta nei pressi di Domodossola in quel di Novara, avvenimento riportato in un trafiletto in un giornale locale aveva lasciato indifferente la maggior parte della popolazione indigena soprattutto perché si trattava di uno ‘straniero’, siciliano della provincia di Enna. Dietro quel luttuoso avvenimento c’erano storie tristi di varie persone. Il cotale Salvatore insieme alla figlia Carmela aveva lasciato la sua cittadina per guadagnarsi la ‘pagnotta’ per sé e per la sua famiglia. Altre storie collegate quelle di Giorgia farmacista di Domodossola, della figlia Desire’e del fidanzato Maurizio. Una mattina di festa Giorgia in compagnia della figlia stava percorrendo un sentiero di montagna in quel di Malesco quando la ragazza mise un piede in fallo precipitando in un burrone scosceso. Subito allertati gli appartenenti al soccorso alpino giunsero sul luogo della disgrazia, recuperarono il corpo della ragazza purtroppo deceduta sul colpo. Desiré era la fidanzata di Maurizio un insegnante di lingue del liceo ‘Spezia’. Funerale con al seguito molte persone, la madre sorretta dal fidanzato della figlia. Era d’estate, Giorgia in compagnia di Maurizio si era recata Malesco, una frazione di Ponte Ribellasca per passare il week end in una baita di sua proprietà. Giorgia, farmacista era il classico tipo mascolino, capelli corti, sguardo penetrante di persona che non si arrende mai, fu lei che: “Caro, Desiré in questa disgraziata occasione avrebbe voluto niente piagnistei, lasciamo perdere che il destino è superiore agli dei e fregnacce del genere mi basta avere una foto sorridente di mia figlia, l’ho sempre nel mio cuore. Diamoci da fare per mettere un po’ in ordine stà baita, passeremo qualche giorno al fresco, tu potrai restarci, io dovrò tornare in farmacia a Domo.” E così fu. Giorgia una mattina si recò al lavoro quando trovò seduta sui gradini della ‘spezieria’ come si diceva un tempo, una ragazza piangente col volto fra le mani, le toccò la fronte, scottava, aveva la febbre. “Che ti è successo?” “Ho passato la notte alla stazione ferroviaria, faceva tanto freddo, la padrona di casa mi ha sfrattato, non le ho potuto pagare l’affitto…” “Ferdinando resta tu, io vado a casa mia con la signorina, se hai bisogno telefonami.” “Come ti chiami?” “Carmela.” “Cavolo hai la febbre molto alta, mangia due biscotti poi assumi queste due aspirine, lavati e mettiti nel mio letto.” La sera Carmela era migliorata grazie anche al brodino della nonna sempre efficace. “Ho avuto paura che avessi una polmonite, quando te la senti raccontami tutto di te.” La mattina, grazie alla sua gioventù Carmela era rifiorita. “Tu non sei di queste parti… “ ”Sono siciliana della provincia di Enna sono venuta a Domodossola con mio padre per fare fortuna, mio padre Salvatore è caduto con tutta la bricolla in un burrone, è morto.” “Stessa fine di mia figlia, appena ti sarai ripresa ti assumerò in farmacia come commessa, non penso che abbia la laurea, domani andremo in giro per negozi, ben vestita sarai un’altra.” Carmela diventò un’altra, proprio il tipo che piaceva a Giorgia lei era dell’altra sponda. La farmacista aveva la beneficenza nel cuore, Ferdinando (Nando) il giovane collega ‘romano dè Roma’ era stato trasferito a Domodossola come finanziere arruolatosi sia per fare il militare ma soprattutto per poter studiare e comprare i libri necessari per dare gli ultimi esami nella facoltà di farmacia e conseguire la laurea, sua madre, vedova tirava avanti impiegata in una ditta di pulizie. Maurizio rimasto solo usciva dalla baita per esplorare i dintorni, il resto del tempo lo passava a vedere la televisione, Giorgia aveva fatto installare sul tetto i pannelli che fornivano l’elettricità per le esigenze della baita, per il resto una noia mortale. Maurizio non era nato montanaro, stava per prendere la decisione di ritornare a Domodossola quando in una giornata di pioggia un avvenimento gli fece cambiare parere: fuori dalla baita sentì provenire un guaiolare sommesso verso tipico della volpe. Uscito all’aperto accertò che nelle vicinanze c’era un lupacchiotto bagnato dalla pioggia ed in serie difficoltà. Lo prese per la collottola, lo portò in baita, uno straccio pulito sul tavolino fu il primo rifugio dell’animale che poco dopo al calore diede segni di vita. Rifocillato con del latte spruzzatogli in bocca con una siringa prelevata dall’armadietto dei medicinali l’animale ingurgitò la bevanda con ingordigia e finito il contenuto della prima siringa alzò il muso come per richiedere altro latte. Maurizio dentro di sé rise, comprese perché la volpe nel regno animale era considerata un ‘callidus’. Posto vicino al calore del camino acceso il lupacchiotto, pancino pieno si addormentò. Maurizio era stato colpito da quell’avvenimento, gli si era riproposto il concetto ‘Umanità delle Bestie’. Il caldo del caminetto fece addormentare sia lui che il lupacchiotto che nel frattempo si era rifugiato sotto il letto. La luce del giorno fece da sveglia ai due, Maurizio aprì la porta dell’ingresso, una folata di vento gelido riportò il lupacchiotto sotto il letto, una chiara mossa di non gradimento, gradimento invece ad una siringa di latte., la televisione fu di gradimento dell’animale che rimase a fissarla interessato. Il giorno dopo finalmente il tempo migliorò, Mau decise di tornare a Domodossola ma…c’era un ma, che fare del lupacchiotto? Ormai Mau ci si era affezionato, decise di portarlo con sé, l’unico modo era quello di mettergli un guinzaglio che lui non aveva, decise per una corda. Il lupacchiotto non era dell’opinione di farsi imbracare e si dimenava. Mau stanco lo liberò e prese a camminare per il sentiero ma il lupa prese a seguirlo. Maurizio lo prese, lo appoggiò ad un muretto e supino cominciò a mettergli i nuovo la corda stavolta intorno al busto e…scoprì che era una femmina…non aveva pensato a quel particolare, contemporaneamente pensò a dargli un nome, decise per ‘rouge, rossa come il suo pelame. I due raggiunsero la Mini posteggiata all’inizio del sentiero ove li aspettava Giorgia che ovviamente rimase sorprese nel vedere i due: “Mi ricordi la Vergine Cuccia del Parini dove l’hai presa, a parte che è per legge proibito prendere animali selvaggi come intendi governarla?” “Rouge” si è dimostrata socievole in caso contrario la porteremo in un canile a Domo.” La volpe sembrava interessata al dialogo dei due, all’arrivo dinanzi a casa di Giorgia d’iniziativa scese dalla macchina in attesa di eventi. Liberata dalla corda entrò in casa e prese ad ispezionarla entrando ed uscendo dalle varie camere. “È diventata la padrona di casa, incredibile, ha dimostrato la furbizia tipica delle volpi.” Mau si recò in un negozio ed acquistò dei cibi adatti ai cani che Rouge dopo averlo annusato lo trovò di proprio gusto e prese a mangiarlo. Cena con tavolata composta dalla padrona di casa, da Maurizio e da Nando che prese al volo l’occasione per una battuta alla romana: “Potemo mette su ‘n circo equestre, manca solo er’ domatore!” Rouge si era abituata alla compagnia umana, di lei si vedeva solo il muso uscire da un mobile sotto cui si era rifugiata, Mau al laccio di un guinzaglio acquistato per l’occasione la portò ‘fare i bisogni’ fuori casa. Per non lasciarla sola Giorgia decise di portarsela in farmacia, Rouge al’inizio spaesata pian piano prese confidenza con l’ambiente e con i clienti che entravano, in pochi giorni era diventata un’attrazione, nessuno aveva denunziato alla Polizia la sua presenza e quindi poteva rimanere in pace. All’inizio della primavera Rouge diede segni di insofferenza, il solito Nando: “Non avete capito un cazzo, questa c’ia vija e scopà, lassatela libera ner bosco!” Il suo suggerimento fu messo in atto, Rouge ne approfittò subito, con una volata sparì tra il fogliame. In farmacia un po’ tutti i clienti domandavano di lei, solita risposta: ‘è scappata.’ La natura aveva preso il sopravvento, tutti se ne erano resi conto, la storia sembrava essere al termine quando una mattina Maurizio in baita per il week end sentì all’esterno il guaiolare tipico delle volpi, uscì all’esterno e vide una Volpe molto probabilmente Rouge con tre volpacchiotti che al suo avvicinarsi prese a scodinzolare, era proprio lei che aveva messo su famiglia. Nando si commosse, l’accarezzò e pensò come sistemare lei e famiglia. Vicino alla baita c’era un deposito di legname, lo svuotò, ci mise della paglia. Rouge comprese che era per lei e per i suoi cuccioli e ci si installò. Ferdinando voleva dimostrarsi un duro, non lo era. Al rientro a Domodossola acquistò un bel po’ di muschio, quello che si usa per i presepi; al rientro a Malesco lo sparse nella tana ‘magno cum gaudio’ di Rouge e cucciolotti.