Le mie cuginette

Post di Linda Landi
25 ottobre 2018

Ed oggi, uscendo dal lavoro, mi è venuto in mente: "Fai del bene che appresso ti viene". 
O era "Fai bene che appresso ti viene"? Più probabile e più vera la seconda, ma ho mantenuto la prima versione e mi è venuta in mente mia cugina L....za.

In particolare quando mia cugina aveva cinque anni e prorompeva in un pianto lamentoso.
La mia interpretazione, allora, era che si lamentava in quel modo perché era la più piccola della nidiata e veniva/si sentiva sempre messa da parte.
Ed io, quattordicenne, poiché mi dispiaceva per la sua sofferenza, la prendevo da dietro da sotto le ascelle e cominciavo a farla roteare fino a quando cominciava a girarmi la testa. 
Lei rideva felice e quando smettevo diceva: "Ancora!".

Quali altri ricordi ho di mia cugina L....za?

Arriviamo a quando arrivò la telefonata della sorella più piccola di mio padre, sconvolta perché era arrivata una citazione dal Tribunale perché il fratello (il penultimo) l'aveva denunziata. Mio padre tentò di calmarla, poi telefonò al lestofante (almeno morale, quella che è poi la giustizia formale è un'altra cosa). Mia madre gli strappò la cornetta di mano e vi urlò dentro: "Fai schifo!".
E cosa c'entra mia cugina L....za?
Pochi giorni dopo, mio fratello Alberto, rientrando a casa riferì che aveva incontrato L....za che gli aveva detto: "Hai sentito che belle parole si sono scambiate i nostri genitori?"

Poi arriviamo a quando L....za deve scegliere la facoltà all'Università. 
Chi sa come, ci troviamo a casa dei suoi genitori quel tizio che mi si è attaccato addosso e non mi ha mollato ed io e L....za ci chiede consiglio.
Le dico che dipende dalle sue intenzioni:"Tu cosa vuoi fare?", le chiedo.
"Voglio fare i soldi", è la risposta.
Mi trattenni dal replicarle: "Allora vai ad aprire una saracinesca", intendendo: apri un negozio.

Comunque, mia cugina, pur laureandosi, essendo in gamba, bella e determinata nella sua intenzione, ci è riuscita: ha fatto i soldi.
Anche se è andata all'estero per riuscirci.

Il ricordo successivo è quando tornò da Londra dove era andata con il progetto Erasmus. Disse che la avevano apprezzata per la sua preparazione teorica, superiore a quella degli studenti locali, mentre lei aveva apprezzato i laboratori disponibili e ben attrezzati.

Poi c'è la sua festa di laurea.

Saltiamo le informazioni indirette e gli incontri legati a 'motivi di famiglia'.

Arriviamo a quando sono, purtroppo, già vicina di suo padre e quel tizio che mi si è attaccato addosso e non mi ha mollato ed io le andiamo a fare una cortese e doverosa visita a casa di suo padre, portando la scatola di cioccolatini di prammatica poiché non era stata bene.
Vedo che tollera a stento la visita ed appena la porta si chiude alle nostre spalle inizia a sforbiciare ed a criticare con i genitori.
Penso di sapere qual è il motivo della loro puzza sotto al naso: non ho sposato qualcuno 'socialmente' all'altezza.
Avevano avuto lo stesso atteggiamento anche con il marito di mia zia e lo avrebbero avuto con il marito di un'altra cugina, semplice artigiano non laureato.

E, ho ricordato dopo, appena appena uno è un poco felice o ha qualcosa che loro ritengono apprezzabile, si rodono il fegato. Devono vedere la gente soffrire e messi proprio male per essere completamente felici.

Veniamo a quando si trova in zona in occasione del matrimonio di un'altra comune cugina. 
Quel tizio che mi si è attaccato addosso e non mi ha mollato ed io stiamo chiudendo la porta del nostro appartamento.
L....za ed il suo fidanzato stanno scendendo le scale. 
Si ferma e fa le presentazioni, poi precisa, con tono di sufficienza (per non dire di schifo): "Loro abitano qui al pian terreno".
Io mi trattenni dal replicare: "Invece loro abitano all'ultimo piano nell'appartamento che gli ha regalato mio padre!".

E quella fu l'ultima volta che ci siamo parlate.

Due anni dopo mi fa trovare un biglietto sotto la porta comunicandomi che c'è posta per noi. Vado a vedere nella cassetta. Trovo l'invito al suo matrimonio. 
Altra acqua era passata sotto i ponti. 
Lo respingo.

P.S. Mentre passeggiavo con mia figlia ho avuto un altro flashback.
Quando ero a Roma, la sorella di L....za mi chiese se potevo ospitarla per due o tre giorni.
Mi mette un poco in difficoltà perché ho una stanza in affitto in un appartamento abitato anche dalla proprietaria, una studentessa calabrese ventitreenne. Comunque la terza stanza in quel momento non è affittata e la proprietaria mi dice che posso ospitare mia cugina. 
E così fu.
Sempre pronti a risparmiare (e lucrare) alle spalle del parente povero. Poi avuta la grazia, gabbato lu santo. 

Linda Landi
14 agosto 2018 · 
Dopo aver visto tutte le puntate de "La mafia uccide solo d'estate" (la prima serie ogni puntata un piccolo gioiello), sono passata a "L'ispettore Coliandro", poi "Questo nostro amore" (solo la prima serie, nelle altre ci sono situazioni che si allungano in maniera abnorme solo per mantenere in piedi la serie), sono passata, come sapete, (non c'è molto altro da scegliere) a "Don Matteo".
Una "maga" dice a don Matteo: "Io e lei facciamo lo stesso mestiere: aiutiamo le persone."

Ed ho pensato a te, fratello, io e te avevamo questa tendenza: aiutare il prossimo. Tu più di me. L'avevamo assorbita dai nostri genitori. Non so se e quando tu sia rimasto deluso e ti sia scocciato. Temo sempre che la prima ad averti deluso sia stata io.

C'è un episodio che mi fece scoprire come la mia disponibilità fosse irrisa dalla parte 'furba' della nostra famiglia e mi fece riflettere sul fatto che la mia disponibilità fosse forse eccessiva. 
Ma, come dice Salemme, nella parte conclusiva del film "Cose da Pazzi", chi nasce tondo non può morire quadro.
La scorsa estate un neurologo mi ha chiesto: "Ma che? Lei è una suora?".

L'episodio è questo:
Stavo sotto l'ombrellone sulla spiaggia a Paestum e stavo pensando tra me e me: "Quasi quasi vado a farmi un altro bagno" ero quindi in procinto d'alzarmi ed in questo movimento vedo sotto un altro ombrellone nostra cugina L.u.a che sta parlando maliziosamente , e capisco di me, alla sua amica (incolpevole) Paola D'A.. Le osservo chiedendomi quale malignità le stesse raccontando. Poi L.u.a fa una domanda, sempre maliziosa, all'amica. Dall'espressione capisco che la domanda è: "Vuoi vedere?". 
Si volta verso di me e fa:"Mi porti l'asciugamano?".

Molta gente furba non capisce che noi stiamo zitti per educazione.

P.S. del 22/06/2019. A settembre del 1999 si sposa il fratello maggiore di L.u.a. Arrivo nel piazzale del locale nell'auto guidata da mio padre. Scendo dall'auto. Più in là c'è L.u.a appena scesa anche lei dall'auto. Evidentemente stavo particolarmente bene, perché L.u.a mi vede, non mi saluta nemmeno, ma immediatamente si volta verso la mamma e chiede allarmata:<<Mamma, sto bene?>>.
Al tavolo mi ritrovo seduta accanto al fidanzato (di allora) di L.u.a che mi dice ammirato e leggermente meravigliato:<<Stai bene!>>.
Nell'album di fotografie di quel matrimonio non c'è una foto dove ci sono io.