Lettera al Genio della lampada

Caro genio,
purtroppo sono malato e vorrei che tu mi guarissi. Il fatto è che il mio disturbo della personalità mi tormenta da anni. All’inizio era stato divertente ma sai: vivo in uno spazio stretto e se il tuo interlocutore non ti va a genio – scusa il gioco di parole – dopo un po’ ti stufi. Lui, l’altro me, è arrivato per tenermi compagnia perché me ne stavo sempre chiuso in casa. E con la sua parlantina mi ha fatto di nuovo sentire vivo, io che praticamente ero già sepolto. Però tu mi capisci: avere molte idee in comune è bello, averle tutte invece… adesso vorrei che tu me lo levassi di torno.
E questo è il mio primo desiderio.
Poi, senti qua, potresti darmi una casa più grande? Mi piacerebbe tipo… sai quelle villette sul lungo mare? Ecco, una roba del genere. Almeno mi vedo la sabbia, i tramonti, l’infinito.
Dubito che per te sia un problema. Cioè, facciamo che rimangono fissi i miei obblighi di sempre ma in una casa un pelo più comoda, eh? Dai che all’inaugurazione invito anche te.
Il terzo desiderio: tutti hanno un sacco di aspettative su di me, e io sgobbo per non deluderli: potresti mica sollevarmi dall’incarico? I bambini ti indicano gridando: “Guarda, il genio!”, e tu sorridi, ti senti importante. Poi pensi a cosa hai prodotto in tanti anni e: delusione. Secondo me sono tutti stupidi, altro che io un genio.
Scusa per le divagazioni e, se per caso non puoi esaudire i miei tre, io non esaudirò i tuoi: ritieni pure stracciata la lettera che mi hai scritto ieri.
Buona vita.

Tu sai chi