Lucia La Svedese

Alberto M., romano, un destino: la Guardia di Finanza. Suo  padre Armando, tifoso delle Fiamme Gialle a cui non  era riuscito ad accedere per l’amputazione di una gamba in seguito ad incidente stradale, era riuscito a far arruolare il primogenito Alfredo all’Accademia non così il fratello Alberto che, pur di raggiungere lo scopo, aveva fatto domanda quale allievo finanziere e nell’ottobre 1954 ed era stato ammesso alla Legione Allievi di Roma perchè, nel frattempo, la famiglia si era trasferita a Jesi (An) per aver padre Armando vinto un concorso quale direttore della Banca di Credito Anconetana. Così Alberto, iscritto al Distretto Militare di Ancona, si trovò a vivere di nuovo a Roma, dove era nato, con le stellette ma senza ancora le Fiamme che avrebbe ricevuto dopo sei mesi di corso. Diversi erano i compiti assegnati agli allievi finanzieri che, oltre alla piazza d’armi ed allo studio delle materie tributarie erano costretti a pulire i cessi (o meglio le latrine) sulla cui porta d’ingresso un cartello ammoniva i fruitori con uno scritto (non dico nel centro ma almeno, figli di p...cacate dentro!), a far pulizia nei locali e talvolta in cucina a pelar patate ed altri analoghi piacevoli servizi  che non aveva previsto di dover compiere ma, In fondo, la sua vita era migliore di quella di molti suoi colleghi arruolatisi come dire, per fame, perché provenienti da famiglie indigenti mentre lui veniva foraggiato dal padre meglio dalla madre, ricca di famiglia, con ben 50.000 lire al mese, una pacchia! Alberto nei primi venticinque giorni dall’arruolamento durante i quali non c’era libera uscita, passava il tempo ad ascoltare un suo collega toscano, tale Colbucci, virtuoso di sassofono e con lui anche  Antonio T. suo collega con cui aveva stretto amicizia. Altri allievi frequentavano in locale messo a disposizione del Cappellano Militare, munito di televisione in bianco e nero, Cappellano dai gusti particolari che non interessavano minimamente  Alberto da sempre eterosessuale. Al ventiseiesimo giorno grande libera uscita per i trecento allievi che, ovviamente pensavano solo ad una cosa… Alberto, circondato da alcuni di essi, li divise fra vari ‘casini’ di Roma (allora la Merlin non aveva ancora rotto i…con la sua assurda legge) riservando per sé e per Antonio il migliore a Piazza di Spagna, un casa di gran lusso e di 500 lire a marchetta che per allora era una bella cifra. Appena entrato ebbe una sorpresa, la maitresse Lalla di Furlè (Forlì) che aveva conosciuto a Jesi, gli corse incontro abbracciandolo e: “Nipotino mio che piacere vederti.” Gli avventori in sala un bumm generale che fece arrossire Alberto a cui cadde a terra il cappello.
“Lalla ti prego sono in divisa!”  “Fottetene di questi quattro froci, si siete  un branco di finocchioni,voi due venite con me al primo piano, ci sono belle signorine.” Alberto ed Antonio si sedettero su un divano in attesa. Effettivamente si presentarono quattro bellezze, Alberto prese la prima che aveva accanto e si recò in camera, dopo circa mezz’ora riapparve soddisfatto nel salottino dove ritrovò Antonio. “Già fatto?” “Vedi non ho soldi sono orfano e…” “A 'mbecille li potevi chiedere a me, qua 500 lire e vai!” Al ritorno di Antonio discesero le scale, pagarono alla cassa e via a cercare un autobus per rientrare in caserma appena in tempo. Finito il corso, dopo gli esami ci fu il campo estivo a Fiano Romano; scomode dormite in tenda su un pagliericcio, esercitaziomi con un vecchio fucile 91 della guerra 15/18, esercizi militari come il passo del gattino, del leopardo e amenità del genere. Al rientro dal campo la destinazione finale: Alberto alla Legione di Torino, Compagnia di Domodossola, Antonio a quella di Palermo. Compagnia di Cefalù. Nel frattempo un lutto nella famiglia di Alberto. Suo fratello Alfredo molto amico di Bacco e dei dolciumi, ricoverato in ospedale per un crisi acuta di diabete, era deceduto. Dopo i funerali, cui aveva partecipato anche Antonio, i due amici si aggiornarono con la proprie novità: Alberto aveva sposato Flora L. e Antonio Lucia M. Descrizione delle  consorti: Flora insegnante di ginnastica, castana, media altezza, un bel fisico da atleta, sempre allegra e sorridente, ottimista, anticonformista. Alberto si considerava fortunato, aveva trovato la donna ideale. Antonio piuttosto titubante non riusciva a descrivere in modo completo la moglie: Lucia è figlia di contadini ricchi, suo fratello Calogero insieme  ai genitori e villici alle dipendenze coltivavano  vari terreni di loro proprietà ed avevano in gestione un Bad and Breakfast, Lucia era molto differente di fisico dai genitori e dal fratello decisamente bruni, robusti e non alti, Lucia era  bionda, un metro e settantacinque, fine nei modi, occhi di un blu profondo, viso da madonna, seno non eccessivo, gambe chilometriche, piedi deliziosi, una modella! I genitori, molto orgogliosi di quella bella figliuola, respingevano gli ovvi pettegolezzi dei paesani richiamandosi a lontani parenti nordici, la verità era che Lucia era stato un cadeau alla signora durante una notte di amore da parte di un bel fusto svedese di passaggio al Bad and Breakfast.  L’avevano iscritta al liceo classico in un collegio femminile condotto da suore ma dopo aver la stessa conseguito il diploma non intesero mandarla all’Università perché la loro figlia si era messa in testa di fare la modella, in un ambiente di perdizione pensavano loro e così Lucia rimaneva giorni interi a vedere la tv o a leggere libri ovviamente rompendosi i cabasisi per dirla alla siciliana. Un giorno conobbe Antonio che era andato al Bad and Breakfast per una verifica fiscale e, pur di togliersi dalla scatole, accettò, anche se malvolentieri, la sua corte e lo sposò, finalmente lontano da casa sua. Talvolta Lucia guardava suo marito con tristezza: dalla padella alla brace, il marito era decisamente rozzo ma almeno lei, foraggiata dai genitori, riusciva ad avere molta libertà, bei vestiti e guidava una Alfa Romeo spyder,  si consolava così. Destino volle che sia Alberto che Antonio vincessero il concorso per allievi sottufficiali presso il Lido di Ostia, era il 1958. Grandi abbracci, studiavano insieme come insieme andavano in libera uscita, ogni tanto riuscivano ad avere un giorno di permesso che passavano la maggior parte del tempo in albergo con la relative consorti che li raggiungevano ad Ostia. Per fortuna il tempo passava veloce, fine del corso, esami, campo estivo a Canazei in Trentino, rientro ad Ostia, cucitura sulla giubba dei gradi di vicebrigadiere, ulteriore fortuna, assegnazione di ambedue alla Legione di Messina, Alberto assegnato al Servizio Informazioni (era anche fotografo), Antonio al Nucleo di Polizia Tributaria per i bei voti ottenuti agli esami. A lui era stato assegnato un alloggio in caserma mentre Alberto aveva acquistato un appartamento in viale dei Tigli, zona Vip. Rimasto unico erede della famiglia M.,Alberto alla morte dei genitori si trovò con un sostanzioso gruzzolo e così pensò bene di acquistare una villa sui Monti Peloritani che sovrastavano la città di Messina. La fece rimodernare, prima di tutto con una piscina, al pian terreno un gran salone con televisione e con stereo di ultima generazione oltre ad un tavolo per banchettare e comode poltrone, vicino un'ampia cucina. Al piano superiore tre camere da letto con relativi servizi ed in ultimo una gran terrazza da cui si poteva spaziare con lo sguardo sino alle isole Eolie, un bijou. All’inaugurazione oltre ad Antonio e Lucia furono invitati tutti gli amici e i superiori ufficiali dei due vicebrigadieri (era sempre bene tenerseli buoni!)Il pranzo fu servito alla grande da due camerieri in divisa prestati per l’occasione da un famoso ristorante di Ganzirri che avevano portato tutte le vivande con un camioncino della ditta. Grande allegria, brindisi a ripetizione, tutti un po’ brilli meno Alberto che voleva tenere sotto controllo la situazione, infine balli scambiandosi le relative consorti,un successone! Spariti gli ospiti, rimasero Alberto, Flora,  Antonio e Lucia. L’Albertone aveva subito apprezzato le ‘doti’ della mancata modella e si era messo in testa di…Ne aveva parlato con Flora che, da buona anticonformista, si era fatta della matte risate: “Brutto zozzone ti vuoi fare la moglie del tuo migliore amico è immorale.” E giù risate a non finire che volevano dire una sola cosa: divertiti. Flora era innamorata folle di Alberto e lasciava correre qualche sua scappatella avendo ormai conosciuto la sua natura. A questo punto ritenne opportuno dargli una mano per sbloccare la situazione sia con Lucia che con Antonio, come? Ballando stretto con quest’ultimo sino a condurlo nel suo talamo. Rimasti soli Lucia capì la situazione e divenne seria:”Anche se ho studiato dalle monache non sono così sprovveduta, tua moglie si è portato in camera Antonio e tu?" “Dipende da te, inutile dirti che ho apprezzato sin da subito il tuo stile, la signorilità con cui tratti le persone, il tuo fisico e soprattutto la tua intelligenza, sei una donna fuori del comune, mi domando…” “Ti domandi perché ho sposato Antonio, dovevo allontanarmi ad ogni costo dall’ambiente retrivo di casa mia. Ti dico che in campo sessuale sono un disastro, Antonio dice che sono frigida e poi dinanzi a te mi vergogno, non voglio fare la vergine dai candidi manti ma…” “Lascia stare Stecchetti, vedo che dalle monache non leggevi solo libri ‘castigati.” “Ho una pessima esperienza in fatto di sesso,ero vergine e la prima volta Antonio mi ha fatto un male cane, in seguito non ho apprezzato le sue goffe avances…” “Ti chiedo solo di rilassarti,lascerò acceso solo un abatjour.” E prese a baciarla in bocca, per poi passare sulle deliziose piccole tettine ed infine sulla madre di tutte le godurie. Lucia aveva un clitoride pronunciato, molto sensibile e cominciò a godere a ripetizione e quando Alberto la penetrò dolcemente ebbe come delle convulsioni, tremava tutta, Alberto ebbe  paura che si sentisse male, ma quale male, dopo un po’ Lucia prese a baciarlo follemente, sei un dio mi hai distrutta!” “Vedi Antonio prima di te ha avuto contatti solo con puttane professioniste e quindi non conosce affatto il corpo femminile, non so che consigliarti, quando vuoi sono a disposizione (bravo il furbetto!), intanto prova a sgrezzare il consorte. La mattina dopo tutti assonnati dinanzi ad una ricca colazione preparata magistralmente da Flora per recuperare le forze. Lascio alla fantasia dei lettori il finale di questa storia vera a secondo della propria mentalità, ognuno troverà una soluzione per questo wife swapping. Non sapete che vuol dire? 'Gnurants consultate il vocabolario di inglese!