Marlena

In una lontana New York degl'anni 60,la pioggia non finiva mai di cadere. Sembrava fosse in collera con qualcuno punendolo con cascate di solitudine e tristezza che portano con se le giornate uggiose. Il suo cielo cupo e grigio spegneva ogni qualsiasi raggio di sole o tranquille passeggiate nelle strade e nei negozi,ogni possibile sorriso che provoca il calore sul viso,ogni buona intenzione di scoprirsi per gl'amanti. Eppure,un pò per mistero o un pò per un incoscio sapere,conoscevo il ruolo della pioggia a quel tempo. Non era altro che servitrice ubbidiente di qualcosa di più grande,forse un pò simili o un pò diversi,ma erano lì,soli e insieme;la pioggia e il mare. 
Dicevano fosse nata dal mare ma non ci credevo poi così tanto. Sapevo solo che il suo nero impermeabile era sempre bagnato fradicio e rilasciava,ovunque andasse,acqua salata.
La si vedeva camminare per strada con passo deciso e veloce,con impermeabile nero e cappello,un rosso intenso le tingeva le labbra e gl'occhi eran come il mare e vi si scorgevano un pò per caso come fosse un gioco di luci e di ombre,a chi li incrociava prima o a chi vi si perdeva per ultimo. Forse,o almeno mi piace pensarla così,io ne sono stato l'ultimo che si sia perso in quel mare turbolento che portava dentro. Poteva essere tutto il mare del mondo,ma il suo calore esplosivo e incandenscente,mi faceva pensare ad una sola cosa;che più figlia del mare,mi parvea figlia del fuoco o magari,figlia del mondo. 
Non ho mai saputo il suo nome benchè non glie l'abbia mai chiesto ma credevo fosse una domanda inutile per una donna che entra ed esce quando vuole senza lasciare recapiti ne parole,ma che sapeva strapparti via tutto e poi  lasciarti e prenderti come un gioco nuovo.
Ovunque andasse,il suo corpo trasudava l'odore del mare,così dolce se associato alla sua bellezza.Tutto ciò che sfiorava diventava acqua,acqua cheta e silenziosa come il mare quando tace,