Morte e resurrezione di un impiegato

Si annunciò morto prevedendo già la sua resurrezione per le sei del mattino dopo. L'almanacco diceva che il sole sarebbe sorto alle cinqueetrentanove minuti cosicché avrebbe avuto il tempo di guardare, da morto, il mondo al suo risveglio. Alle sei in punto un jingle pubblicitario avrebbe risuonato nell'aria per annunciare la sua resurrezione, mentre la gente era impilata sulle scale mobili in ordine crescente di altezza respirando del purissimo monossido di carbonio. Appena risorto, con la musica jingle‐jangle monofonica, si sarebbe reso presentabile per aspirare al suo posto, al suo gradino di scala mobile, alla sua porta‐ad‐apertura‐automatica, al suo tavolo pieno di lettere e numeri che copulavano formando degli indici che significavano sempre  e solo che bisognava sacrificarsi per portare in pareggio il bilancio e per azzerare il debito pubblico contratto da Garibaldi nella guerra dei Due Mondi contro gli alieni guidati da Orson Wells. Però ora era morto, era morto davvero. Di una piccola morte, sicuro. Ma era morto davvero.