Narratrice Onnisciente

Aprire gli occhi e cominciare a vivere, con la consapevolezza di essere uno dei tanti personaggi che calcheranno il palcoscenico per l'ennesima volta.
L'abitudine ha cancellato ogni sorta di timore dovuta ad una comune ansia da prestazione; siamo tutti pronti dietro il sipario cremisi, aspettando che le luci in sala si oscurino e il silenzio cali attorno a noi, aiutandoci nella perfetta recitazione della nostra parte. Impeccabili, ripetiamo gesti e parole a noi familiari, mischiandoci nell'agitazione febbrile della folla. Si dimena, si contorce, ci spinge e ci risucchia in un vortice continuo, senza sosta danziamo sulle note del dramma esistenziale.
E' un viaggio quotidiano nei meandri del nostro conscio, preludio al sogno e all'incubo, che penetra il nostro subconscio. Ci lascia esanimi  sulla riva di un fiume ancora in piena e che mai sembra placarsi, perché distante, fin troppo distante il suo mare l'aspetta.
E' un viaggio quotidiano, incantevole quanto abominevole, che coinvolge interpreti poliglotti e poliedrici, eccellenze e sciatterie, bestemmie al bello ed elogi al brutto, diffusi e confusi tra una calca di volti coperti da maschere d'argilla, nel subdolo tentativo di identificarsi nella fisionomia originaria della forma.
Cantori e suonatori, saltimbanchi e domatori, attori e comparse, in misure diverse contribuiscono alla messa in scena dello spettacolo spettacolare.
Mi vedo, un punto tra tanti, una parte cucitami addosso dall'ago del giudizio e dal filo del disprezzo, facile da strappare, difficile da bruciare, ma abbastanza comoda da cambiare cento e ancora mille e più volte.
Talvolta però, l'angoscia fa parte di me, timone del senso e della ratio, mi guida alla deriva e mi conduce a più porti, alcuni mai visitati prima, dove mi spoglio completamente di ogni miseria e nobiltà, di ogni farsa o realtà, e dimentico la mia piccola parte, dò fuoco al mio copione e comincio ad improvvisare.

Mi ritrovo a solcare un palcoscenico a me nuovo, a dirigere il mio sguardo su un panorama più ampio, diverso, dove ogni cosa appare nel caos più chiara, e mi vedo per la prima volta in un nuovo ruolo, deciso dal Nessuno, che fratello all'Ognicosa mi ha eletta sua compagine, testimone degli eventi e degli avventi delle maschere attorno a me.

Adesso percepisco, conosco, sono sua fedele narratrice onnisciente del dramma universale dell'Essenza e dell'Apparenza.