Onestà, Bellezza, Sesso E Soldi

Che connessione possono avere l’onestà,la bellezza,  il sesso ed i soldi?  Ve ne renderete  conto leggendo il prosieguo di questo racconto. Alberto M.  maresciallo della Polizia Tributaria di Catania aveva molto da raccontare in merito, era considerato ed era in servizio un elemento assolutamente icorruttibile e, diciamo la verità, incorruttibile anche perché era ricco di famiglia da parte della madre Mecuccia S. (diminutivo di Domenica) proprietaria di numerosi terreni e fabbricati in provincia di Viterbo (era nata a Grotte di Castro), suo marito Armando, e padre di Alberto, aveva avuto l’occhio lungo: impiegato nella locale Banca di Credito di Viterbo nello scorrere i conti dei vari  clienti aveva constatato che la famiglia S. era decisamente ricca e la signorina Mecuccia era l’ unica erede. Anche se non molto alta tutto sommato era simpatica e carina. Armando faceva al suo caso perché la signorina Mecuccia desiderava una discendenza, soprattutto maschile, di alta statura e Armando era un bel fusto e così…Ritorniamo ad Alberto: il suo ufficio era all’interno della caserma ‘Angelo Maiorana’. Nato e vissuto a Roma per motivi di servizio del padre, era il classico caciarone e amicone di tutti, il suo ufficio la mattina era il ritrovo dei più simpatici e casinisti colleghi fra tutti l’appuntato Bonannella detto ‘lingua veloce’ per le frecciate che inviava ai colleghi ed ai superiori poveri di spirito e soprattutto a quelli considerati poco onesti (è un eufemismo per non chiamarli ladri). Era una mattina di luglio dell’anno 19… nell’ufficio di Alberto prima che le pattuglie uscissero per il loro servizio, si faceva bisboccia a base di granite, cornetti, bomboloni e cannoli tutto a spese del titolare dell’ufficio. Quella mattina caso volle che per sbaglio entrasse un vecchio maresciallo, Alfio M., non considerato cristallino in quanto ad onestà che aveva una borsa di coccodrillo. “Scusate ho sbagliato…” .Bonannella  “Venga cavaliere le offriamo qualcosa!” “Accetto volentieri ho dimenticato di far colazione.” Il cotale, gran spilorcio, ogni mattina cercava qualcuno che gliela pagasse. Finito  Alfio M. di sgranocchiare  un bel po’ di dolci entrò in azione il Bonannella: “Cavaliere ha una borsa favolosa di coccodrillo, costerà un  bel  po’ di  quattrini.” “Giovane  non  fare  insinuazioni,  io l’ho pagata i n c o n t a n t i!”  Tutti in coro: “Si con tanti ringraziamenti!” Risata generale e ritirata strategica del povero Alfio M. Quella mattina la pattuglia di Alberto composta dall’immancabile Bonannella e da altri due finanzieri era in verifica,  unitamente ad altre pattuglie, ad alcuni grandi magazzini sparsi per la città  del commendatore  Giuffrida che godeva fama di benestante: macchine di lusso, moto per i due figli, un entrobordo di dodici metri e villa favolosa alla foce del fiume Simeto oltre ad grande appartamento in via Etnea situato all’ultimo piano  con vista panoramica sulla città. Venuto a conoscenza della verifica in corso, il commendatore Giuffrida si catapultò in uno dei suoi negozi dove incontrò il maresciallo Alberto M: ed i suoi accoliti. A questo punto è d’obbligo una descrizione del cummenda: cinquantenne, non molto alto, faccia sempre sorridente (in quella occasione un po’ meno) epa da commendatore con gilet e catena d’oro con orologio antico pure d’oro. Divorziato dalla moglie, aveva sposato una ragazza dell’est europeo, ungherese, che tutti descrivevano favolosamente bella; era stata una modella, bruna, occhi invitanti ed il resto  immaginate voi.“Che piacere incontrarla qua, avrei voluto conoscerla prima ma non c’è stata occasione, venga nel mio ufficio.” Discorsetto indirizzato ad Alberto M. il quale capì subito l’antifona. Il commendatore la prese alla larga prima di arrivare al punto. ”Mi dicono i miei consulenti che la mia contabilità è regolarissima ma voi dovete pur trovare qualcosa, fate voi. Penso che dopo una settimana di lavoro con questo caldo avrete un po’ bisogno di riposare, non pensi che la voglia corrompere ma vorrei invitarla nella mia modesta villa alla foce del Simeto, dietro c’è una oasi naturale che potrebbe visitare, è molto rilassante.” Alberto accettò, voleva rendersi conto dove il commendatore andasse a parare. Si presentò in villa una domenica alle nove del mattino vestito sportivo come richiedeva il posto. Il  commendatore gli venne incontro sorridendo. “È un vero piacere averla qui, non le domando nulla della verifica vorrei che lei passasse una giornata distensiva, alle tredici un pranzetto a base di pesce, ho una cuoca molto brava per il vino ovviamente un bianco dell’Etna, poi vedrà, per ora, se si vuole spogliare andremo sulla spiaggia. Capanno enorme e con tutti i confort. I due sotto l’ombrellone guardavano il mare, avevano poco da dirsi. Alberto era ad occhi chiusi per ripararsi dal sole quando ad un  certo punto il sole sparì lasciando allo stupefatto spettatore una visione difficile da definire, forse angelica: capelli castani lunghi sino alla vita, costume alla brasiliana, immaginate voi, seno non molto pronunciato da modella, viso non c’è altro aggettivo che bellissimo insieme alla vita stretta ed alle gambe chilometriche. Forse Alberto aveva in viso un’espressione forse un pò ebete tanto che il commendatore si mise a ridere riportando il suo ospite alla realtà. “Vedo che mia moglie l’ha impressionata, anche se è un po’ più giovane di me (alla faccia dell’eufemismo) mi vuole molto bene, vero cara?” L’interpellata annuì, prese una sdraia e si posizionò vicino ad Alberto. “Sono Brigitta, ho imparato un po’ l’italiano, mi piace la vostra lingua, è armoniosa. Lei è sposato, fidanzato o che…” “Niente di tutto ciò in quel campo vivo alla giornata, quando avrò l’età del commendatore andrò in Ungheria…” La conversazione prese un’altra piega, Alberto aveva la licenza del liceo classico e si mise a parlare di scrittori italiani, francesi e russi, di magiari non ne conosceva, Brigitta lo seguiva affascinata, anche lei aveva seguito studi classici e così la conversazione, escluso il commendatore, seguitò sin quando un cameriere annunziò  che il pranzo era servito.  Arredamento moderno e di gusto sicuramente affidato ad un bravo architetto. “Commendatore complimenti per la sua magione, veramente favolosa!” “La ringrazio ma ora diamoci ai piaceri della tavola, il finale come immaginerà sarà a base di dolci catanesi innaffiati con un Dom Perignon del 1954, difficile da reperire. Dopo una siesta sotto un albero vicino alla villa, Alberto decise di rientrare alla base. Stava per salire sulla sua vecchia ed amata Cinquecento quando ricordò di aver lasciato il suo borsello all’ingresso, lo recuperò, salutò di nuovo i suoi ospiti e poi in caserma nella sua camera. Classico sonnellino alla romana e poi al risveglio la sorpresa; rovistando dentro il borsello trovò un biglietto esplicito: ‘Mi sei piaciuto subito, chiamami a questo numero di cellulare per stabilire quando potrai venire in villa a …farmi compagnia.B’
Alberto pensò a lungo alla situazione: il commendatore aveva le polveri bagnate e sperava con l’aiuto della consorte di mettergli la museruola. Questo gli fece ancora di più drizzare le orecchie che pensò quali potessero essere le magagne, sicuramente di grossa portata per convincere il marito di quella gnocca a farsi…Evidentemente non si doveva trattare della solita evasione fiscale, in quel periodo era molto di moda far girare i propri capitali fra vari paradisi fiscali per la loro non tracciabilità, ovviamente si doveva trattare di ingenti somme di denaro ed in questo senso indirizzò le sue indagini. Col passar dei giorni capì che aveva fatto centro, informò dell’accaduto il maggiore Trifirò comandante del Nucleo di pt che lo incoraggiò a seguitare nell’accertamento col massimo segreto. Alberto però voleva dare un colpo oltre che al cerchio anche alla botte…A questo punto ricordò gli insegnamenti del vecchio nonno Sinesio, padre di sua madre, vecchio  furbo mignottaro (alcuni dei figli delle contadine gli assomigliavano un po’ troppo!) il quale prima che lui si arruolasse in Finanza lo chiamò da parte e, indicando l’ombra sul terreno che faceva la sua figura gli disse una frase che rimase impressa nella mente del giovane Alberto: “Vedi quell’ombra? Nella vita non devi fidarti nemmeno di lei specialmente quando sarai in servizio della Guardia di Finanza.” Era stato esplicito ed Alberto tenne questo consiglio sempre presente. Applicandolo nel suo caso pensò malignamente, ma forse giustamente, che Brigitte lo volesse far andare nella villa dove potevano essere stati posizionati telecamere e microfoni per registrare le sue mosse e le conversazioni con conseguente ricatto. Contattò il direttore dell’hotel ‘La Ville’ Ferdinando G. un romano che aveva modo di conoscere (ed… aiutare un po’) in occasione di una verifica e: “Hello how are you my friend?” Arbè t’ho riconosciuto subbito, inutile che cambi lingua, noi romani tra de noi…” “Vecchio zozzone mi occorre una stanza nel tuo albergo dove entrare senza essere visti da altri, si tratta di una signora molto conosciuta…” “Famme sapè  giorno e ora, sarò addisposione.” Alberto chiamò il numero del cellulare indicato da Brigitta. “Aspettavo la tua telefonata, quando puoi venire in villa?” “Ho dovuto cambiare programma per motivi che ti dirò a voce,  domani sera va con la tua auto nella piazzetta del Consolato del Mare e aspettami.” Il motivo della scelta di quella piazzetta era  perché poi si diramava in quattro strade e sarebbe stato difficile indovinare dove sarebbe andato Alberto. “Avevamo concordato che venivi in villa…” “Ne parleremo a voce, a domani.” I sospetti di Alberto divennero certezze, il commendatore doveva aver fatto piazzare telecamere e microfoni in ogni punto della villa ma… gli era andata male.”  Come riuscire a seminare qualcuno che sicuramente avrebbe seguito la signora? Con l’aiuto di Bonannella che, messo al corrente  della situazione, non parve vero entrare nello spirito dello spionaggio. ‘Lingua veloce’ per fortuna aveva una cinquecento dello stesso colore di quella di Alberto cosa che aiutò molto nell’esecuzione del piano per sfuggire a qualche investigatore privato messo alle calcagna della moglie dal commendatore. Dietro richiesta di Alberto Bonannella aveva portato in macchina la consorte posteggiando dietro la Cinquecento del suo capo sezione; giunse una BMV guidata da Brigitta che, dietro invito del suo prossimo amante si infilò nella sua Cinquecento che partì a tutto vapore. Il resto lo raccontò Bonannella: “ Un po’ lontano, dietro la sua macchina era giunta una Mercedes  dal quale erano scesi due individui che a gesti indicarono la sua auto,  a questo punto ‘lingua veloce partì in direzione diversa da quella presa da Alberto e vide che la Mercedes lo seguiva: tutto a posto il commendatore era stato servito!“ Alberto chiamò al telefonino Ferdinando il quale gli disse di posteggiare dietro l’albergo, lì c’era un’uscita di servizio ed un ascensore che portava ai piani superiori. Tutto filò liscio, Ferdi accompagnò i due amanti in pectore che entrarono in una stanza grande e ben arredata anche con fiori freschi, il direttore si era fatto onore. All’inizio un po’ d’imbarazzo, Alberto spiegò a Brigitta il perché di tutto quel traffico, la cotale si fece matte risate e poi: ”Hai indovinato quel panzone  voleva incastrarti, ben gli sta anche per le corna che prossime venture gli compariranno sulla fronte. E così fu: dopo la doccia simultanea Alberto ebbe modo di scialarsi alla vista di un corpo magnifico e soprattutto molto disponibile. Dopo il primo…assalto Alberto: “Scusa ma da quanto tempo…” “Ho capito dove vuoi arrivare, mio marito è quello di: vado, l’ammazzo e torno, dopo un minuto tutto finito e poi mi fa anche un po’ schifo.” Al mattino alle nove il telefono: “Sono Ferdinando vi porto la colazione, penso abbiate fame…” La storia ebbe un lieto fine per Alberto che ebbe un encomio da parte del Comandante della Zona di Palermo per il brillante risultato ottenuto, il commendatore era finito all’hotel ‘Piazza Lanza’  (carcere di Catania) ma a Brigitta la cosa era del tutto indifferente in quanto nel suo conto in banca il marito le aveva accreditato una notevole somma di denaro, inoltre si godeva la villa al mare e l’appartamento in città oltre che di una BMV; del dodici metri non gliene fregava nulla, l’avevano preso i figli del cummenda. Vi domanderete come finisce la storia: i due amanti si erano innamorati e poi, dopo il divorzio di Brigitta, sposati. Alberto si era fatto trasferire alla sede di Messina dove trovò colleghi e superiori cordiali e amichevoli per la sua simpatia e per i suoi risultati di servizio conosciuti da tutti.