Pagine di musica - (ri) ascolto: "Meddle", Pink Floyd (1971/2)

                                                                 Il mito Pink Floyd iniziò con questo disco nel                                                                       1972 e si elevò in excelsis con l'album                                                                                successivo "Dark Side Of The Moon"
= Riccardo Bertoncelli =

 Composto all'inizio dei settanta, cioé un momento tendenzialmente slow del gruppo, questo disco si rivelò, invece, artisitcamente, tecnicamente e musicalmente valido (nonostante avesse avuto vendite a dir poco blande negli States!). Anzi, a suo modo, rappresentò esso una sorta di ponte, di anello di congiunzione tra le fasi artistico‐musicali precedenti (epoca barrettiana psichedelica e "Ummagumma") e la successiva; ovvero, dicasi della performance "premonitrice" di quanto accadrà due anni più tardi ai Floyd...dalle parti "dark" della luna!
‐ One Of These Days: bellissimo pezzo "elettronico" dalle atmosfere "viaggio sulla luna" (cioé, da "Spazio 1999", come diceva il nonno di un mio amico!) o "kubrickiane" (cioé, da "2001: odissea nello spazio");
‐ A Pillow Of Winds, Fearless&Seamus: un mix di poesia e pittura in note musicali (o le classiche ballate acustiche di stampo floydiano?! Fate pure voi!); ovvero, quadri impressionisti in musica. Del primo brano, in particolare, sono da dire due cose: la traduzione italiana é "Un cuscino di venti" e ‐ le piume finali dell'imbottitura ‐ scrive Bertoncelli nel suo "I cento dischi" (Rizzoli, Milano, 1986), ‐ altro non sono che i cinquantamila tifosi del Liverpool che incitano i reds ad Anfield Road; ‐ inoltre è un pezzo romantico, romantico, romantico e bellissimo, struggente: il che, a volte, proprio non guasta!
‐ San Tropez: pezzo scritto da Waters, con atmosfere jazz delicate, soffuse; propiziatorio, quasi propedeutico, prima del gran botto finale; ovvero, prima della "marea" psichedelico‐visionaria di Echoes.
Il brano finale del disco, appunto "Echoes", era in principio "Return To The Sun Of Nothing", ed a proposito di echi quello che segue è un mix, una miscellany (come sono soliti dire i britannici!) di impressioni relative ad esso. Il suddetto [Echoes], col titolo originario di cui sopra, venne suonato il 15 maggio 1971 durante uno spettacolo di due ore e mezzo al Crystal Palace Garden Party di Londra, con fuochi artificiali inframezzati e proprio mentre un polipo gigante gonfiabile emergeva dal lago. Un certo Johann Sebastian, in  arte Bach, affermava che ‐ la musica (più) vera è quella che ruota su se stessa all'infinito..."; ed infatti, lupus in fabula ‐ :Quando suonammo questo pezzo, ‐ disse Nick Mason una volta, ‐ pensavamo a qualcosa che non dovesse finire mai (appunto!); od anche: ‐ il finale è stato ideato pensando ai disegni di Escher, alle scale impossibili che danno in altre scale e non portano da nessuna parte (Roger Waters). Lo stesso Riccardo Bertoncelli, infine, scrive: "E'il brano più esemplare del disco, spalmato in chiusura in tutti i suoi ventitré minuti. E'uno dei tanti trips sonori disegnati dai Floyd avendo in mente ben altri "viaggi" e come quelli, appunto, è lungo, incerto, vano e da l'impressione di non terminare mai". Uno dei tanti ‐ e famosi ‐ trips, certo, che hanno reso i Floyd immortali insieme, ovviamente, alle ballate acustico‐elettroniche, alle musical poesie romantico‐sentimentali, alle visioni stupefatte e stupefacenti, anarcoidi, apocalittiche, paranoiche (quelle di Waters) e premonitrici (vedi "The Wall", del 1979), ai viaggi psichedelici dell'era Barrett ("Ummagumma", "The Piper At The Gates Of Dawn", "A Saucerful Of Secrets"), futuristici e futuribili ("Atom Heart Mother"), prog‐fantasy ("Dark Side Of The Moon", "Wish You Where Here", "A Momentary Lapse Of Reason", "The Division Bell"), oltre a tanto e tanto altro ancora.
Il brano "Echoes" è un riff straordinario ed immenso, pulsante talvolta ed ossessivo; talora anche profetico e lugubre, quasi infinito, interminabile. Un groviglio di musica e suoni, un viaggio nella alienazione dell'uomo, nella pazzia e nella sua solitudine; all'interno della sua coscienza, nei meandri più reconditi, quasi oscuri e inimmaginabili della sua psiche e del subconscio. Visione onirica (intensa), profetica; forse menzoniera?! Grandi, veramente grandi furono i Pink Floyd nell'architettarlo e metterlo in musica: grande la loro immaginazione! Da molti (come da me stesso) è considerato il "pezzo" (simbolo) del gruppo. Da molti è considerato il manifesto cult, simbolo d'una intera generazione: quella post‐sessantottina (o sessantottesca); da molti è considerato il manifesto della psichedelia e del prog‐fantasy; o meglio ancora del rock psichedelico‐progressive: uno stile, cioé, del tutto nuovo, perché inventato dal gruppo inglese.
LUCE E BUIO, BUIO E LUCE; LUCE O BUIO: SOLO E SOLTANTO ECHI...E BASTA, RISVOLTI DI UNA STESSA PIEGA NELLO STRANO GIROVAGARE DELL'UOMO LUNGO LE STRADE DELLA VITA: UNA MATASSA CHE SI DIPANA E POI SI RIANNODA DI NUOVO...LEI, LA PERFETTA "GUERRA" DEI DUE MONDI INTERIORI DELL'UOMO: QUELLA TRA CUORE E COSCIENZA, TRA CERTEZZE E PAURE. SCHERZI DI LUCE O DI BUIO, DI BUIO O DI LUCE, CHISSA', SCHERZI DI LUCE E DI BUIO, SONO IN FONDO QUESTI ECHI!
Meddle (scheda tecnica)
Tipo                             Studio
Date                            30 ottobre 1971 (Usa), 5 novembre 1971 (UK)
Durata                         46"49
Tracks                         6 
Etichetta                      Harvest Record, EMI
Produttore                   Pink Floyd World&Music, Pink Floyd Music Publishers Ltd.
Registrazione              EMI Studios‐Associated Independent Recording Morgan Studios                                      (London)
Charts                          USA 70°, UK 3°
= Testi esemplari =
A  Pillow of Wind (Un cuscino di venti)
Una nube di piumino si disegna intorno a me
Ammorbidendo il suono
E'tempo di dormire quando sono coricato col mio amore accanto
E lei respira piano, e la candela si spegne.
Ora si sveglia la civetta, ora dorme il cigno
Guarda un sogno, il sogno è finito
Verdi campi, una fredda pioggia
Cade in un'alba dorata.
E nelle profondità del terrenno i suoni di prima mattina
E io scendo
E' tempo di dormire quando sono coricato col mio amore accanto
E lei respira piano, e io mi alzo come un uccello
Nella foschia quando i primi raggi toccano il cielo
E i venti notturni muoiono.
(traduzione di Alessandro Besselva Averame in "Pink Floyd, the lunatic ‐ testi commentati", Arcana Ed.ce, Roma, 2008).