Per com'io la

Per come la vedo io, io con il corpo me ne sto immerso in una materia tipo gelatina torbida spessa tre metri. Immerso ed al sicuro e mimetizzato, lì steso beato s'un divano posto sul suo fondo e. E per procurarmi ciò che mi serve o anche per guardarmi attorno e vedere posti o individui emersi dove magari mi piacerebbe andare, ho un periscopio e cioè un cervello, che s'allunga dilatando il collo, emerge a sua volta e funziona da occhio che, ruotando a 360 gradi, mi mostra e nel frattempo analizza, tutto. Una cosa tipo che il cordone dei neonati fosse un telescopio atto, prima di nascere ad ammirare e conoscere il fuori dall'ombelico della madre. Che in effetti. In effetti a pensarci bene uno impara di più e qualitativamente meglio, in quei nove mesi che in un'intera vita. Che cavolo una volta o l'altra qualcuno scoprirà quant'è profonda la tana del consiglio. Che sì in pratica ciò sembra non calza nulla col discorso precedente, ma è una frase che m'è sempre piaciuta e m'è ritornata in mente giusto adesso ed allora l'ho finalmente scritta una volta per tutte e. E pertanto forse era il caso. Che d'altronde e di nuovo per come la vedo io, niente è improbabile e la terra di per cui è un ariario ermetico e chi ci vive dentro il pesce rosso e fammi boccheggiare che ne valga il senso, amore mio. Fammi boccheggiare che ne valga il senso: l'unica certezza. Una sciccheria codesta però e viene unicamente a certi per istinto distinto che. Che noi siamo bravi e la persona giusta per noi la riconosciamo subito solo. Solo. Solo sarebbe con quella ingiusta che normalmente abbiamo problemi e. E venite pertanto menteopatici nel mio nuovo agrifuturismo. Che poi è strano. Che io e te ci conosciamo da secoli e ci siamo sempre piaciuti e fra di noi ci sono stati pure episodi casti ma, come dire, lo stesso intimi eppure. Eppure non ci siamo mai messi insieme. ‐Be' sai io. Io in verità sono. Sono rimasta a quella notte. Noi due soli nello scompartimento del treno di ritorno dal festival rock. Tendine chiuse. Intimità. Carezze. Bacini e bacioni e poi. Poi io che bollente mi chino ed armeggio nella tua patta bella rigonfia per aprirla, estrarre e fare un volutissimo pompino, che nel frangente sentivo nulla e nessuno avrebbe potuto impedire e‐. Ed io che mi ritraggo e prendo scuse a caso e divago di pericolo controllore e mollo la presa e mi giro e m'addormento e che. E che sia mai! Che. Che in realtà così facendo, a tua insaputa e rischiando con successo di fare figura tapina, t'ho praticamente lasciato integra dallo schifo la vita futura in proposito. E ripeto, la vita futura in proposito: otto giorni ed otto notti, senza doccia o bidet e con le medesime mutande incollate addosso. Otto. Otto giorni otto e. E con l'afa che c'era. Che va bene dare alle intenzioni un senso alto, bensì in seguito s'applicano raso terra e ci resti sul sasso di testa e difatti quando penso la mia non è piena e quando non penso la mia non è vuota. Che ho la sensazione di saper scrivere solamente s'è la penna che conduce la mia mano. Come se la scrittura fosse già sul foglio e venisse mentre prende forma aspirando l'inchiostro, attraverso mano, braccio e collo, risucchiata fino al pensiero che sta sbocciando. Che con la testa piena scrivo. Che con la testa vuota scrivo e quindi ed ancora per conto mio di nuovo, giunti fino a qui ed all'uopo proseguendo coerente, potremmo proporre tranquilli un oggi c'era stata la tempesta e poi poeticamente e come d'uso da noi, appena passata la gallina è tornata sulla via a ripetere il suo verso e. Ed ha fatto cadere rovinosamente a terra tre ciclisti: che uno per non investirla quasi veniva travolto da un motociclista, frenare rumorosamente cinque autovetture: che due si sono anche toccate con relativa constatazione amichevole e. E ritardare il tram, bloccato nel tappo stradale di pensionati venutosi conseguentemente a creare, di quaranta minuti buoni; al che il Gino ha perso la coincidenza con il treno in stazione ed indi non vede la morosa e nonostante s'era lavato e cambiato lo slippino di fresco e non accetta che. Che io lo capisco. Si sentiva allo zenit di Topolino ed invece si ritrova al nadir di Topogigio se non che. Se non che, mio buon Gino, non tutto avviene nel momento sbagliato, che quardacaso di codesti giorni sto terminando il mio primo saggio estremo esistenzialista ed è sul serio pieno di novità rispetto al come interpretiamo la riproduzione. Che dimostra in modo inequivocabile la postura e soprattutto l'angolo d'incidenza nel momento dell'orgasmo, dei protagonisti durante il rapporto sono fondamentali. Che alla pecora dall'alto generi un tipo di discendenza e dal basso un altro, alla missionaria sul fianco un altro ancora e via via così di posizione in posizione e d'angolatura in angolatura. E sono differenze caratteriali o anche proprio fisiche importanti codeste e. E non anticipo altro se non un vuoi Gino, quando prenderai il treno, un figlio alto, intelligente e forte? Ecco prima passa da me che ti spiego e. E se lo vorrai genio a. Altrettanto e basta e fatto. Concluso. Finito. Che progettavo da tempo un serio e dettagliato racconto minestrone, ottenuto con gli ultimi ingredienti del mio orto alfabetico meccanico casuale, da proporre fumante e frullato e per il come la vedo io finale rischio d'averlo fatto buono e dal profumo invogliante e dal gusto ch'invita a continuare e vederne il fondo se. Se qualcuno oltre a me è arrivato fino a quaggiù rischio. Rischio perfino d'averlo fatto buono.